E ora sono al parco, seduti sulla panchina della prima canna.
Calum indossa la canottiera che aveva su al suo primo rave, Luke porta ai piedi le stesse scarpe che aveva usato la sera della prima sbronza, prima hanno cantato Try Hard e adesso è Calum a piangere come un bambino.

Annie era anche silenzio.
Meraviglioso silenzio di acqua che scorre.
[...]
Annie era anche silenzio.
Struggente silenzio.

CAP. 7 «Allora in bocca al lupo, Roel Flos. C’è qualcosa che avresti voluto dire a Liv prima di andare?» gli chiese il presentatore, come a volergli dare un ultima chance, l’ennesima frase che avrebbe fatto andare in delirio il pubblico – che avrebbe permesso alla sua Mentore di trovare altri Sponsor.
Roel chinò il capo per qualche secondo.
Se Liv fosse stata ancora viva le avrebbe detto qualcosa come “Mi dispiace, piccola. Perdonami”, ma lei era morta, e con l’ennesima bugia mormorata avrebbe ferito solo se stesso. Avrebbe voluto dirle di aspettarlo a casa, che appena sarebbe tornato l’avrebbe sposata, e invece alzò gli occhi verso le telecamere con un sorriso.
«Ti amo, tigre… » sussurrò, «solo questo».
CAP. 8 Rimase lì, gli occhi spalancati ma stanchi, delusi e stufi di quella situazione, nauseati dal sangue che gli macchiava il cappotto e i guanti, dalle grida dei Tributi che aveva ucciso.
Era in momenti come quelli che avrebbe voluto morire, che il pensiero di tornare da lei lo consolava e cullava, facendogli implorare la fine.
▪ 73rd Hunger Games | ◊ Roel Flos ◊ DISTRETTO 2 |
▪ EDIT: revisionata in data 22/01/15

Dalla storia
"Sapevo che era sbagliato ma non riuscivo a smettere. Era più forte di me"
"Lo facevo a volte, senza una ragione. A volte lo facevo quando i miei erano arrabbiati con me. A volte semplicemente perché mi sentivo triste. Ed avevo paura. "
"Odio i miei stessi pensieri, ma è la verità non posso farci niente."
Tratta temi delicati, se vi infastidisce il sangue, ferite, autolesionismo, non leggete.

«Non sarà il canto delle sirene in una notte senza lume, a riportarci sulle nostre tracce, dove l'oceano risale il fiume, dove si calmano le onde, dove si spegne il rumore».
I marinai più anziani e superstiziosi la definivano un mostro del mare, una sirena che aspettava il calare della notte per immergersi nelle acque e rapire qualche uomo solo, annegandolo e divorandolo. Ma Narek no: lui non credeva a queste leggende, e trovava che quegli occhi e quel viso malinconico non sarebbero stati in grado di ferire nemmeno una piccola formica.
Era troppo bella per essere vera, troppo dolce per essere una sirena.
▪ | Narek Yakir e Marja Seiren | DISTRETTO 4 | a radioactive ♡ |
▪ PREQUEL de "Quando si muore, si muore soli".