Perchè Sherlock rinuncia a John per una vita intera? Questi sono i futuri che avrebbero potuto vivere.

Tutto quel che rimane a John, è una manciata di monete e un cuore vuoto. Prima che qualcuno torni, a raccoglierne e ricomporne i pezzi.
"La moneta è visibile, adesso, stretta nella presa incerta tra l’indice e il pollice, così che l’uomo possa percepirne il contorno, l’argenteo bagliore riflesso dai vetri umidi fin sulla strada. Lo guarda osservarla, il bravo soldato, il buon medico, il pessimo uomo, aspettando che egli pronunci il suo verdetto, se non con le parole con lo sguardo, con un cenno, con un passo appena accennato nella sua direzione.
Si sente uno sciocco, un uomo irragionevole che indossa la follia come fosse un abito cucito a sua misura, vivendo in quella dissennatezza come se non ci fosse, al mondo, altro modo d’esistere.
Da bambino, qualcuno gli aveva detto che i frantumi di un cuore spezzato si tramutano in monete d’argento, quando perdono ogni traccia d’amore. Da ragazzino, qualcuno gli aveva detto che una moneta d’argento era il prezzo da pagare per riavere indietro un pezzo.[...]

L'amore è credere. L'amore è uno sbuffo di fumo che si dirada nell'aria senza che tu nemmeno te ne accorga. L'amore è ritenere prezioso ogni secondo della vita di un'altra persona. Per Sherlock, invece, è guerra.
“Avresti potuto chiedermi di parlarti di me” sbotta lui, con una voce che di dolce non ha più nulla. “Avresti potuto presentarti e porgermi la mano. Io avrei potuto stringerla e soddisfare con piacere ogni tua curiosità”.
E’ arrabbiato e lo leggo nei suoi occhi, il blu scuro quasi completamente scomparso in favore del nero pece delle sue pupille, notando il modo curioso in cui piega il labbro all’ingiù quando è visibilmente indispettito da qualcosa. Io non ho intenzione, per quanto stia cercando di contenermi, di sedare il suo disappunto. Non posso permettermelo.
“Forse non voglio saperlo” rispondo, attento a non far trapelare alcun segno di cedimento nel mio tono di voce. “Magari non m’interessa nulla, di te”.[...]

Un giorno, memore di una promessa forse mai realmente pronunciata e di parole scambiate in un momento d'amore, John decise di reagire. Sherlock era capace di fare qualunque cosa, e soprattutto cose per chiunque altro impossibili.
Così, quel giorno, John cominciò a cercare.
“Sarà esattamente così, John. Quando morirò, non voglio fiori o lapidi, o cose del genere. Io sarò ancora in giro, nelle fattezze di qualcun altro, magari qualcuno del tutto dissimile da me. Potrei essere il ragazzo dei giornali, o il barista di uno squallido bar di Soho. Tu dovrai solo fare attenzione. Dovrai solo guardarti intorno”.
John rise di gusto a quell’ affermazione, pensando se davvero Sherlock sarebbe stato capace di una cosa del genere. Conoscendolo, non dava poi per scontato che non dicesse la verità.
“Ci credo” disse, scherzosamente. “Ne saresti capace”.
Sherlock gli baciò la fronte, delicatamente, scivolando poi alla tempia con la carezza del suo respiro.
“Mi cercheresti, John?” chiese poi, e a John sembrò terribilmente serio. “Non è vero?”.
John gli catturò il viso tra le mani, sorridendo e baciando il detective dolcemente, con devozione.
“Ogni giorno, Sherlock”.[...]