"Mi lascio cadere sul divanetto in fondo alla stanza. In quel momento lascio fluire tutti i pensieri e le emozioni represse nell'ora precedente: rassegnazione, rabbia, disperazione. Sento il vuoto comprimermi il petto, un groppo in gola si fa strada in me, indisturbato. [...] Mi sento una stupida pedina mandata a morire per il divertimento di chi ha il potere."
"Sette...sposto lo sguardo sull'arma, la mia unica possibilità, sei...Jake mi fa segno di tenermi pronta, lo sto facendo, cinque...posso quasi vedere il mio distretto riunito intorno a quel grande schermo insensibile, quattro...chiudo gli occhi, tre...mi posiziono, pronta per scattare, due...apro gli occhi, serro la mascella, mi concentro, uno...sento il battito del mio cuore e il pompare del sangue nelle orecchie...zero, salto giù dalla piattaforma, verso la spada, verso la morte."

Lei, tributo del distretto 11.
Lui, il suo mentore.
Che i Cinquantaseiesimi Hunger Games abbiano inizio.

Dopo avermi riferito le sue ultime parole si portò la sigaretta alla bocca,ne assaporò ogni minima parte come se quella fosse la sua unica consolazione al momento;poi tossì,tossì così forte come se stesse per vomitare l'anima.

Tiro fuori il telefono e lo sblocco.
Aspetta.
Lo blocco e guardo il display.
Sicuramente non avevo come sfondo Justin Bieber e Selena Gomez.
Lo sblocco di nuovo e vado a controllare i messaggi.
Ho scambiato il mio telefono con una ossessionata con Justin? Perfetto.
Selena, Scooter, Chaz, Christian, Taylor, Fredo.
Vado a vedere le foto.
Justin, Justin, Justin, un cesso, Justin, un braccio, un gufo.
Decisamente non è il mio telefono.
Grande.
Ho il telefono di Justin Bieber in mano e l'unica cosa che sono capace a fare è andare a vedere se tiene foto di se stesso nudo.