I vizi e le virtù dell'Inghilterra dell'Ottocento come non ve li hanno mai raccontati. Nessun filtro, nessuna poesia, i fatti nudi e crudi. Tra scandali e balli di corte, il mondo inglese filtrato dagli occhi di Violet Cavendish, tra gli amori e le convenzioni e l'improvviso fuoco di un duca dagli occhi di ghiaccio.
- Sei bellissima... - sussurrò lui, troppo vicino al suo viso. Violet sentiva gli occhi del ton su di lei, nonostante la sala fosse affollata.
- Non credo che dovreste stare così vicino. - gli disse, a testa alta. I suoi occhi di ghiaccio la perforavano oltre ogni limite: non avrebbe dovuto avere reazioni del genere, William aveva parlato con suo padre, avrebbero dovuto sposarsi. Ma perchè Nicholas si ostinava a procurarle sensazioni del genere?
- La mia presenza ti infastidisce Violet? Lo so che non è così. - insistette lui, soffiandole vicino ad un orecchio e provocandole un brivido lungo la schiena.
- Vi prego di smetterla. - cercò ancora di sottrarsi lei, ma lui le prese una mano.
- Tu mi vuoi. - soffiò. E quelle parole risuonarono come dalle porte dell'inferno.

«Fatina mia, se Babù è una streghetta e Vì non lo è, le due sorelle devono essere divise. Le giovani streghe ricevono un'educazione speciale, diversa da quelle delle bambine senza poteri. I Nonmagici non possono conoscere i riti, gli incantesimi, le arti segrete delle streghe: crescere una streghetta e una nonmagica nella stessa casa è vietato.» Il Terribile 21 non è mai arrivato a Fairy Oak, ma è successo qualcosa di peggio: Pervinca non ha ereditato i poteri. Ma le gemelle non possono essere divise, e Tomelilla decide a malincuore di infrangere la legge. La cosa non va a buon fine, e il consiglio dei Saggi stermina la famiglia Periwinkle. Tomelilla riesce a salvare solo Vaniglia e, dopo aver concesso ai Saggi di cancellarle la memoria, scappa con lei e Felì ad Aberdurville, dove vivranno da quel giorno in poi.
Ma tornare a Fairy Oak è il destino di Vaniglia. Ed anche senza la sua memoria, senza sua sorella o la sua famiglia, in un modo o nell'altro il villaggio della Quercia Fatata la richiama a sé.

«secondo me stai benissimo così.»
«stai zitto.»
«no, davvero.» la spinse con un dito, ma bastò a farla cadere di nuovo stesa sul letto, e si mise sopra di lei.
«Oh santo cielo, levati subito o urlo. Ah, dimenticavo di essere comunque in un covo di psicopatici.»
«E se ti baciassi, May?»
«Sarebbe l'ultima cosa prima di mandarti all'ospedale in terapia intensiva.»
Harry si avvicinò, ad un centimetro di distanza dal suo viso. «Accetto la condizione» sussurrò, prima di poggiare le labbra sulle sue.

Mi ricordo tutte le prime volte.
Diciannove. La prima volta che facemmo una lunga chiacchierata.
Venti. La prima volta che si sedette accanto a me in mensa e mangiammo insieme.
Ventuno. La prima volta che mi presentò ai suoi amici.
Ventidue. La prima volta che capii di essere innamorata di lui.

"Ed io sbaglio a continuare ad inviarti messaggi, a chiamarti. Sbaglio ogni volta che apri una mia chiamata e rimani in silenzio mentre io mi dispero e poi ti chiedo scusa, prima che chiudi il telefono. Non so neanche se ascolti tutto quello che ti dico ogni volta, Tu non dici mai niente.
Credo che sia il momento di lasciarti andare, o almeno provarci."

Ora sono passati cinque lunghissimi mesi da quel giorno. Harry è solo con le sue lacrime. I genitori di Taylor sono in analisi, cercano di capire dove hanno sbagliato con la loro unica figlia. La migliora amica di Taylor, Cher, è finita in un brutto giro; droga e alcool sono il suo pane quotidiano. Il piccolo cugino, a cui Taylor era veramente affezionata, ha smesso di parlare con gli amici e con i genitori. Per quanto riguarda le swifites, le persona che più l'hanno amata e che più continueranno ad amarla, non hanno retto alla perdita. Tagli, sigarette, spinelli, alcool: questi sono gli sfoghi di quelle ragazze che hanno dedicato la loro vita a quell'unica persona.