SofiaAmundsen, autore su EFP Fanfiction

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SofiaAmundsen

Membro dal: 02/04/12
Recensore Junior (66 recensioni)

Occorre avere il caos in se per partorire una stella danzante

F. Nietzsche

La solitudine è indipendenza: l'avevo desiderata e me l'ero conquistata in tanti anni.
Era fredda, questo sì, ma era anche silenziosa,
meravigliosamente silenziosa e grande come lo spazio freddo e silente nel quale girano gli astri.

Hermann Hesse

Suicidio

Darei la vita
Per essere morta.

Aborto

Sono stata partorita dal tuo
amore
E tu mi hai abbandonata
Sporca di sangue e placenta
Al ciglio di una strada deserta.

Come gli alberi in inverno

Spoglia
E nuda
Al freddo, mi hai lasciata.
Come gli alberi in inverno

Muffa

Avevi gli occhi di cioccolato
Le labbra di rose
E il seno di pesche.
È tutto marcio ora.

Petali secchi

Vorrei scrivere una canzone su di te
Ma tu sei morta
E dai petali secchi non fiorisce nulla.

Resti umani

Quest'abitudine che abbiamo
Di sbranarci a vicenda
Senza mai uccidere
Dovremmo cancellarla.
Siamo tutti gli scarti della codardia di qualcuno.

Quando starò di nuovo bene

Ti farò sapere
Quando starò di nuovo bene
E non ti importerà più, ma sarà solo per dire:
grazie del dolore, grazie dell'amore.

Fragile

Mi sono messa tra le tue mani
Fragile che potevi uccidermi
E tu hai stretto
E mi hai ucciso.

Io mi ricordo

"Io mi ricordo dei corpi vuoti
galleggiare sul mare
della loro speranza naufragata."
Poche strofe per mettere in relazione la sofferenza attuale degli immigrati che scappano da paesi di guerra con quella che l'Italia stessa ha vissuto.

Lettera a una mamma che non ha saputo amare (me)

- Ultimo capitolo

Sta per suicidarsi, ma prima, ha qualcosa da dire a sua madre. E così le scrive una lettera. Una lettera che è una vita intera.

A Virgilio, l'attore

"Gentili parole,
divine e ineffabili sillabe
urgerebbe il parlando sfiorarti."

Giacomo

"Bèati, mondo,
degli occhi sorridenti:
sono l'aurora dei tuoi giorni."

The game is over

La verità è che Sherlock non vuole vederlo morire.
Non così, con tutte le parole non dette, i baci non dati, i sospiri non soffocati, le carezze non regalate.
È su quella sedia di plastica, che gli hanno imposto a forza, da ore. C’è voluto Greg per farlo sedere, dopo averlo visto camminare tutto il giorno per la piccola stanza di ospedale e insultare chiunque entrasse a controllare i parametri di John. O anche solo ad assicurarsi che Sherlock non lo riportasse a Baker Street in spalla.

John è gravemente malato e Sherlock non perderà la sua ultima occasione di dirgli cosa prova.

Even if

“Ti amerei anche se tu stessi con una donna”.
Quando Sherlock lo dice ti metti a ridere. Di quelle risate soffocate e divertite che ti strappa spesso quando fate sesso, con quella lingua affilata e capace non solo tra le tue gambe.

Tu cambi, io resto

Sherlock aveva visto John cambiare.
L’aveva visto farlo lentamente, sotto i suoi occhi attenti, profondi scrutatori, curiosi. Poi l’aveva visto cambiare di colpo, quando lui non era stato lì a guardare.

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