Caro Diario,
(.....)
Mi chiamo Gea.
(.....)
Voglio dire....quale adolescente sano di mente come me non farebbe i salti di gioia per andare dal....*RULLO DI TAMBURI* ...dentista.
Dove per la cronaca ho fatto una figuraccia dopo l'altra.
La prima è stata di non centrare la sdraietta. E no, non mi chiedere come cavolo verza ho fatto.
La seconda è stata mordere la mano del dentista quando mi ha messo gli elastici fra i denti. Fa un male cane.
La terza è stata piantargli le unghie nella coscia mentre mi puliva con un aggeggio che mi ha fatto malissimo una gengiva, cosa che gli ha provocato...un leggero urlo e giusto una piccola ed insignificante bestemmia.
E beh, la quarta è stata sputare il collutorio nel mini lavandino non centrandolo pienamente.
Voglio dire......ma...non è che forse, ma dico proprio forse, sono leggermente sbadata e perseguitata dalla sfiga? Senza contare che mentre uscivo dallo studio tra poco non inciampavo adocchiando un russo biondo e dagli occhi azzurri tremendamente figo.

"Marina è indecisa.
Il vestito rosso le sta da Dio, ma è troppo scollato. Il tubino le parrebbe la scelta più azzeccata. Il problema è che la segna troppo in vita, e con quei due chiletti che ha messo su ultimamente…
Infastidita, si guarda allo specchio e cerca di tirare in dentro la pancia. Niente da fare. Alla fine opta per il vestito rosso.
Massì. Tanto alla festa c’è pure quel coglione di Marco, che l’ha lasciata due settimane fa per una troietta del II C. Così vedrà cosa si è perso.
In realtà, quello su cui vorrebbe far colpo non è lui. È Stefano. Il bellissimo Stefano. Ma sa benissimo che si tratta di un obiettivo troppo ambizioso. Eppure… Machiavelli non diceva che l’arciere prudente deve sempre puntare in alto, anche se sa che non raggiungerà mai il bersaglio, perché se tira verso l’alto la freccia arriverà comunque più lontano?..."

Dalla storia
Un taglio, il sangue che usciva dal mio polso macchiando il candido tessuto della mia maglietta. Non ci badai, ormai capitava spesso...
ATTENZIONE
ricordatevi che questo é un testo comico, non fermatevi alle apparenze ;D

[SOSPESA. Non si sa se e quando riprenderà.]
Bé, che c'è? Un po' straniti dal titolo? Oh bé, le studentesse che frequentano il liceo vengono chiamate "liceali", perché quelle delle medie non possono essere chiamate "medievali"? (Che poi io mi chiamo Vale-ntina e faccio le medie, quindi: Medie-vale.)
-Racconto vero, tutto ciò è successo veramente. Ho solo cambiato i nomi dei personaggi (a parte il mio e di qualcun altro)... E' un po' un racconto autobiografico, solo tramutato in una storia originale. Naturalmente, anche il nome della scuola sarà cambiato, come la città e bla bla bla... Ma basta parlare, poi troverete altre spiegazioni cliccando questo titolo. Buona lettura!...non posso dirvi molto, perché tre interi anni non possono certo essere raggruppati in quattro righe. Tre anni molto, molto complicati.

Cari ragazzi, come tutti sappiamo, uno dei più grandi problemi che attualmente minacciano la società e la sorte della vita della nostra Terra è l'amatissima matematica. Certo, mi direte: "Ma chi può amare la matematica?!" eh... cari miei... eppure ci sono queste persone che sembrano alieni provenienti da una galassia lontana... Ma di sicuro ci sono anche persone come me che la odiano a morte e, per questo, ho pensato di scrivere alla signora, anzi signorina (perchè è zitella) Matematica una lettera...

Un gruppo di amiche decide di andare alla festa di Carnevale vestendosi a tema.
La scelta ricade su Cappuccetto Rosso, ma alla fine i personaggi non sono esattamente quelli della fiaba...
Ecco come un panda è riuscito a infiltrarsi nella fiaba.

Dal testo:
"Il mio tipo ideale deve essere moro, con gli occhi azzurri, possibilmente intorno alla tonalità del ghiaccio, slanciato, ma io devo arrivargli almeno all’altezza del collo giusto per non sembrare sua sorella minore, e con la giusta quantità di muscoli, per il resto può essere generoso o egoista, dolce o il classico uomo delle nevi senza un cuore, non mi interessa molto.
Sono una ragazza semplice e per niente pretenziosa io!"
Classificata 2° e vincitrice del premio speciale: "Avrei voluto scrivere io questa storia" del contest: Questione di secondi indetto sul forum di EFP da M I K I

Questa bizzarra storia è il frutto di una giornata alquanto inusuale in compagnia di una amica.
La storia parla di un regno popolato da panini e altri esseri, il tutto ambientato nel Medioevo...
"C'era una volta, in un piccolo regno il re Cocò e la regina Rosetta, che conducevano una vita abbastanza tranquilla nel loro castello di cocoetti. [...] Nei fitti boschi attorno al castello, un nemico molto malvaggio mandato via dal regno, meditò una piccola guerra per spodestare il re Cocò. Il cattivo si chiamava Pane Duro, e organizzò il un piccolo esercito per meditare la sua vendetta"

Essere Nicolas Cage racconta in modo buffo com'è vivere nei panni di questo famosissimo attore.
In realtà scoprirete che il tutto è una metafora della vita quotidiana.

Dunque, immagina due bimbe paffutelle in un letto a castello. La più grande sopra e la più piccola sotto. Tocca alla sorellina minore raccontare la storia della buonanotte. Prima di tutto c'è silenzio. La sorella più grande si spazientisce perché vuole sentire la storia, insomma è il suo turno e lei non comincia?! No no, non si fa così. Però la più piccola, dopo interminabili minuti di silenzio, con l'ansia che cresceva nel petto della più grande, comincia la storia.

Dal testo:
Mi vesto felice ed esco nel mio piccolo giardino.
- Sapevo che saresti venuta prima o poi. Ti sei fatta aspettare, che dici?-

In questa storia vi racconterò le vicende di Jeremy e in base a quello che commenterete a partire dal 2°capitolo alle varie scelte deciderò come far continuare la storia.
Buona lettura.

Eppure ne ho sentita di gente parlare di noi come una bellissima coppia, ma noi non ci vedremmo mai, per il semplice fatto che lui è troppo stupido per me e sicuramente io troppo intelligente per lui.

la ferocia dell'uomo d'ufficio è pronta a demolire i motivi per cui ogni uomo esiste...

Sono rimasto solo.
Da un po’.
Mano a mano sono riusciti nel loro intento.