Recensioni per
La seconda battaglia della Valle Chiusa
di Entreri

Questa storia ha ottenuto 35 recensioni.
Positive : 35
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
09/04/14, ore 21:47
Cap. 1:

Un prologo brevissimo e altrettanto intenso. L'immagine è una sola e di una rapidità impressionante, eppure è costruita come un prisma che deflette i raggi di luce in decine di altre direzioni, attirando il nostro sguardo verso scorci istantanei e potenti. I miei complimenti!

Recensore Junior
06/04/14, ore 23:40
Cap. 2:

Mi è piaciuto questo contrasto iniziale, stridente, fra i cliché poetici e la realtà del panorama che si snoda sotto lo sguardo di Adikan: credo che non solo dia il La a tutta la storia, ma sia anche annunbciatore di quello che avverrà in seguito.
L'Io narrante di questo capitolo è gestito davvero bene: il carattere di Adikan colpisce con la forza di uno schiaffo il lettore, con quel suo miscuglio contraddittorio di autocommiserazione e superbia, perché Adikan sembra avere tutto e se ne lamenta, invidiando al fratello quell'ammirazione - quell'amore - che lui è incapace di scatenare negli animi di coloro che li circondano. È per questo che ha escogitato questa dubbia strategia? Per dimostrare a tutti e a se stesso che, alla fin dei conti è lui il più intelliggerrimo, bellerrimo e figherrimo fra loro due, l'unico a essere il degno erede e non solo per una questione di primogenitura. Immaturo come atteggiamento? Certo, ed è per questo che funziona.
Inoltre non posso fare a meno di invidarti il modo magistrale con cui sai descrivere questo genere di scene, usando le parole come se fossero pennellate di colore: il paesaggio si staglia netto (perché la luce è ambrata? Sarà che cromaticamente io associo questo aggettivo al marrone e all'ocra, ma non sarebbe stato meglio usare un dorata o addirittura rossastra? Scusa, ma anni di acquerello e la deformazione professionale mi portano ad essere alquanto pignola con gli aggettivi cromatici) così come il defilarsi dell'esercito nella neve sporca. si sente il freddo pungente di fine inverno e si sente la fatica della marcia. Io me le sogno, certe cose XXDDD

Alla prossima,

D. Rose

Recensore Junior
24/01/14, ore 23:28
Cap. 1:

Oddio, non so perché ho postato qui la recensione per la storia di syssy! XXDDD

Che si tratti di un lapsus freudiano? non sarebbe la prima volta che mi succede. E visto che la recensione devo comunque modificarla e che le due storie le avevo iniziate a leggerle in parallelo, ne approfitto per dirti che questo prologo al contrario è su-bli-me: mi ha colpito per quei piccoli dettagli che riempiono queste poche righe, che riflettono quelli che (almeno secondo me) possono essere i pensieri di un uomo sul punto di morire. Povero Adikan, di certo s'era immaginato tutt'altro esito quando era partito per la campagna!

Ai prossimi capitoli,

D. Rose
(Recensione modificata il 24/01/2014 - 11:45 pm)

Recensore Veterano
28/12/13, ore 18:42
Cap. 7:

TERZA CLASSIFICATA AL CONTEST "QUADRI E PICCHE" di Gaea, S.Slappy e phoenix_esmeralda

Valutazione di phoenix_esmeralda

Grammatica: 10/10

 
E che dire? Una grammatica più che perfetta, che non perde un colpo!
Le uniche cose da segnalare sono alcune sviste di battitura che, come per tutti gli altri in gara, non ti hanno penalizzato. Te li segnalo però, se volessi correggerli.
1) Pag. 4 “Comandate” invece di “comandante”
2) Pag.8: stessa identica cosa. Ora, ho il tuo dito si rifiuta di schiacciare la N in questa parola... oppure “comandate” era la parola che volevi davvero scrivere? o_o
3) Pag.20 “cerando” invece di “cercando”
4) Pag. 23 “di parare con al propria spada”à LA
 
Stile: 10/10
 
Uno stile impeccabile, preciso, “altolocato”. Fine e affilato, dagli accostamenti che suonano al contempo improbabili e perfetti. Ho amato certe scelte lessicali, che sanno dare alle tue espressioni una sonorità unica, come nei casi qui sotto riportati (da me particolarmente amati):
“un'esasperazione secca”;
“Se potessero si entrerebbero sottopelle l'un l'altro.”
 “ad Adikan parve che l'ombra delle montagne approfittasse del silenzio per colmare il passo con le tenebre dell'imbrunire”
“con l'efficienza rapida e scontrosa della stanchezza.”
Sono solo alcune delle parti che mi hanno affascinata e che mi hanno spronata a darti il massimo in questa voce. Mi sono permessa di appuntarmi un paio di suggerimenti in due pezzi che ora ti mostro:
Pag.8 “La voce di Adikan non era difficile da seguire, chiara e limpida, risuonava nell'aria come la sferzata di una frusta di raso, sempre pronta a suggerire lasciando intendere di ordinare, a commentare celando appena di schernire.”  Quella virgola dopo “seguire” non rende l’intonazione della frase: sarebbe meglio un “due punti”.
 
Pag.15 “Adikan proseguì, illustrando brevemente la tattica che intendeva utilizzare, spostando le pedine sulla mappa con le sue mani aggraziate, esponendo il suo piano con sicurezza, come fosse certo che nessuno avesse delle obiezioni da muovere”  Secondo me starebbe meglio “che nessuno potesse avere”. Oppure, mantenendo quel tempo verbale, toglierei il “come fosse”. E’ solo un parere soggettivo, mi pare che suoni meglio. .
 
Caratterizzazione: 10/10 
 
È piuttosto insolito in storie di questo genere trovare una caratterizzazione dei personaggi così ben delineata e che trovi uno spazio così profondo nella trama, tale da diventarne, alla fine, la parte portante.
Sei stata in grado di tracciare, in poche pagine, l’anima di più personaggi senza lasciare nulla al caso, portando per mano il lettore attraverso le sfumature dei tuoi protagonisti. Un esempio di questo?
 
“L'espressione del Duca Herrat si mutò in una maschera d'orrore. Agorwal, al contrario, lo fissò soltanto, a lungo e in silenzio: era uno sguardo freddo, giudice, carico della pesantezza di un'accusa mai pronunciata ad alta voce eppure mai messa da parte.” 
La tua caratterizzazione è profonda, affilata, capace in pochi tratti di definire con precisione gli aspetti dell’animo umano .
Oppure questa parte:
 
“Respirò e si osservò intorno, accorgendosi di conoscere l'orrore con cui gli astanti lo fissavano: era la stessa espressione che la gente riservava agli scatti d'ira di suo padre. Si sentì morire.”
Una frase rapida, eppure di un’espressività folgorante, che riesce a raccontare con precisione la personalità di Galoth.
 
Originalità: 9/10
Diciamo che la trama non è delle più originali, anche se con il tuo stile e la tua espressività sei riuscita a trasformarla in qualcosa di profondamente personale. Forse la caratterizzazione di Galoth suona leggermente stereotipata, ma un bel 9 non te lo toglie nessuno!

Adesione alle regole della squadra: 9/10  
 
Credo che solo Slappy possa giudicare con vera cognizione di causa questa voce, tuttavia, non potendo copiare la sua valutazione, ho dovuto ragionare con la mia testolina... xD   Ti ho dato il massimo per il Personaggio Difettoso e per il Tempo Difettoso... Invece la Situazione Difettosa non mi ha convinto del tutto, perché, nonostante la tragedia accada e il finale sia assolutamente antipositivo (anzi, l’angoscia accresce con tutte le previsioni nefaste che si concretizzano ineluttabilmente), non ho percepito a fondo questo “gigantesco climax grottesco” cui accennava Slappy. O meglio: è come se si concentrasse tutto nel finale, con la madre insultante e Margareth schifata e lui che non si libererà mai del fratello; ma non si percepisce nel corso della trama. Ma nel globale direi che hai fatto un ottimo lavoro!
 
 
Pacchetti Punti : 0/3  
 
Beh... tu stessa hai detto di non aver usato il pacchetto... Io ho provato comunque a pensare a un modo in cui la frase citata da Slappy potesse rientrare come morale della storia... ma proprio non ce l’ho fatta. U_U Magari le altre giudici ci riusciranno... *come vorrebbe sbirciare*.
 
Gradimento personale: 8.5/10
 
E qui viene la parte cruciale... Perché tu sei stata davvero bravissima e mi levo il cappello di fronte a cotanto talento...ma... ti spiego. Soffro di disturbo dell’attenzione e il tuo stile di scrittura fa parte di quel genere che io faccio una fatica bestia a seguire, a livello di concentrazione. Anche il genere non aiuta, perché scene d’azione o di battaglia sono per me la morte: non capisco niente e non so mai cosa sta succedendo, perché mi perdo, non sto dietro alle descrizioni, ai personaggi ... Insomma, per me è un disastro. -_-
A salvare la situazione, è intervenuta la tua immensa abilità introspettiva: tutta la parte centrale della storia (quando studiano la tattica, insomma) è piuttosto “ferma” e incentrata sui sentimenti, le emozioni, la caratterizzazione e le relazioni. Ecco: quella l’ho letta senza problemi e con gran piacere. Ho amato in particolare queste due frasi, intersecate fra loro:
“Mio signore era suo padre e, nella confusione del passaggio dal sonno alla veglia, fu pervaso dal terrore infantile che si fosse precipitato nelle sue stanze per punirlo.” 
e
“Mio signore era suo padre e Galoth gli somigliava al punto di avere paura di se stesso.” Le ho trovate meravigliosamente “abili” nel descrivere l’animo più intimo di Galoth.
Mi ha fatto ridere questa frase: “Marchese di Lorser è livido come il cinghiale del suo vessillo”  e ho adorato la parte finale, che ho trovato meravigliosamente intensa:
“Galoth non lo fece: perché non si stavano lasciando affatto ed era l'incubo peggiore che potesse immaginare.”
Potrei definirla la storia che ho contemporaneamente odiato e amato di più! xD Non volermene, ti prego, perché penso che tu sia bravissima!
 
Tot: 56.5/63
Max totale valutazioni: x/201
punti
 
 
 

Recensore Junior
16/12/13, ore 16:11
Cap. 7:

Terza Classificata a "Quadri e Picche - Il contest delle sorprese!": LA SECONDA BATTAGLIA DELLA VALLE CHIUSA - Entreri

Grammatica: 9/10
Sei stata molto brava, vista la lunghezza del testo ci sono davvero pochi refusi e solo un paio di errori grammaticali, quali:
-“Le canzoni dicevano il cielo di inizio primavera non nascondesse la propria immensità”, qui manca un “che” tra “dicevano” e “il cielo”. Pensavo fosse un errore di distrazione, ma poi ho visto che l’hai scritto anche di seguito. Non so, per me stona parecchio senza;
-“«La vera domanda è perché voi tutti lo adoriate così tanto.»”, con il perché metterei un semplicissimo indicativo presente, “adorate”.
Stile: 8.5/10
Il tuo stile, come ben sai, mi piace molto. Lo trovo conforme al genere di storie che adori scrivere, molto descrittivo ed elaborato, ricco di un lessico artificioso e “regale”. Non solo le ambientazioni, ma anche le emozioni stesse dei personaggi sono simili ad una favola antica o ad una poesia, come se fossero “ricamate”, non so se rendo l’idea. E anche se sono una che non predilige troppo i periodi complessi e zeppi di subordinate e coordinate che si avviluppano tra loro, ritengo che in questo tipo di racconti siano abbastanza necessarie, se non d’obbligo (a meno che tu non voglia sconvolgere un po’ le “regole” del buon fantasy). Solo che in alcuni punti ho faticato davvero a leggere le frasi tutto d’un fiato. Mi spiego: ogni tanto mi è capitato di imbattermi in agglomerati di proposizioni che mi hanno fatta arrivare al punto fermo in apnea. Una serie di gerundi, virgole e relative descrittive, seguite immediatamente da un’altra coordinata senza stacchi né nulla, è un po’ difficile da buttare giù. Ad esempio:
Fece per alzarsi ma le prostitute protestarono vibratamente contro l'idea che se andasse, lagnandosi con insopportabili vocette stridule, cercando di trattenerlo con le loro mani prive di pudore e Galoth dovette controllare la sua ira montante, stringere i pugni contro il desiderio di percuoterle”, nulla di sbagliato a livello sintattico, ma il cambio di soggetto staccato solo da una congiunzione “e” dopo tutti quei gerundi depista e ti fa incespicare un po’.
[..] seppero che, se l'avesse lasciato al suo destino, la loro madre l'avrebbe odiato per sempre più di quanto non facesse già e Margareth che pure, forse, lo amava nel profondo del proprio cuore non sarebbe più riuscita a guardarlo in faccia”, qui invece è molto più fluido, se non fosse per l’ultima frase in cui le virgole anziché aiutare “fanno venire il singhiozzo”: “e Margaret, che forse lo amava nel profondo del proprio cuore, non sarebbe più riuscita a guardarlo in faccia”, lascerei stare il fatto di evidenziare il “forse”, se no tutto il resto si piglia a cazzotti.
Non è una lettura semplice, senza ombra di dubbio, e molti potrebbero trovarla anche troppo complicata e pomposa, specialmente per alcuni termini di scarso uso comune, ma appunto è una scelta stilistica personale.
Originalità: 10/10
Non ho mai letto storie simili finora. E per simili intendo nel complesso, non solo a livello di trama e caratterizzazione. Perché, se andiamo a vedere, quanti fantasy narrano di guerre, cavalieri e astiose successioni al trono? Però la tua è diversa, particolare, sia per come hai deciso di impostarla, da dove partire e terminare, cosa raccontare e come, sia per il fatto che, di per sé, non possiede una trama troppo articolata. Il cardine di tutto è questa battaglia tanto temuta e ostentata, una battaglia che però alla fine fa solo da sfondo alla vera vicenda, che propriamente si basa sui singoli personaggi. Ho amato che tu abbia deciso solamente di raccontare di loro, del loro carattere, dei loro legami e del loro modo di rapportarsi. È come se la battaglia fosse un pretesto per poter introdurli e cantarli, per dare un perché alla loro comparsa, per poterli incastonare in un contesto. Hai scritto relativamente molte pagine, d’accordo, ma senza far accadere troppo: il clou arriva solo nel finale, il resto è tutta una gigantesca descrizione dei protagonisti. E questo tuo stravolgere i canoni mi è piaciuto.
Caratterizzazione: 10/10
Il massimo anche qui, ma mi sembra logico. Ogni personaggio è stato delineato perfettamente, anche quelli che compaiono solo in un capitolo o due. Dopo due pagine sapevo già con chi avevo a che fare e come avrebbe potuto reagire, talmente hai descritto i tuoi protagonisti accuratamente. Ho adorato molto anche che tu l’abbia fatto attraverso gli occhi e le sensazioni degli altri personaggi, come se ognuno, a turno, parlasse dell’altro bene o male, a seconda delle proprie emozioni. Molto umani, devo dirlo.
Adesione alle regole della squadra: 8/10
Non so bene chi sia stato il vero protagonista della storia, se l’impulsivo e violento Galoth, o il viscido e subdolo Adikan, però posso dire con assoluta certezza che entrambi siano pieni di difetti. Il primo è una testa calda, un vanaglorioso che non ha voglia di sottostare agli ordini, che reagisce d’istinto senza pensare alle conseguenze, che ha un rapporto travagliato con i suoi genitori, sempre pronti a pretendere troppo da lui. Il secondo è quello che preferisco: abietto, tagliente, strafottente, egoista e opportunista, odia il fratello oltremodo, desidera a tutti i costi soffiargli il trono, la donna e la stima del padre. Ho riscontato in lui una vaga somiglianza in Loki, cosa che me l’ha fatto apprezzare ancora di più. Tanto bello quanto infame, e su questo sei riuscita a centrare il punto principale della mia squadra. Stessa cosa per il tempo difettoso: la storia inizia con la fine, che prelude la sconfitta inesorabile di Adikan. Per quanto riguarda la situazione, invece, non ho avvertito troppo il climax grottesco di sfortuna dilagante. Insomma, non c’è stato il “da cosa nasce cosa”, il rapporto tra i due fratelli è sempre stato travagliato e in una battaglia è quasi palese che gli accadimenti sfuggano di mano, solo che in questa invece non sono dovuti a qualcosa che hanno fatto i protagonisti in particolare. Litigare davanti a tutti ha solo suscitato sguardi e commenti delusi, ma nulla di più.
Gradimento personale: 8.75/10
Storia molto elaborata e particolare, introspettiva ad alti livelli, mi sono piaciute da impazzire le descrizioni e le sensazioni provate dai personaggi. Sei riuscita a farmi vedere cose che non avrei mai notato da una prospettiva diversa, più arzigogolata e in un certo senso impegnativa. Ho amato il finale simile ad un cerotto strappato senza preavviso e violenza, questa sofferenza di Galoth dovuta non tanto al fratello appena perduto quanto all’eterna tortura di averlo in qualche modo sempre con sé, nella memoria, nei sensi di colpa, negli occhi della madre e di Margareth. Una storia senza lieto fine, né eccessiva tragicità: non finisce, semplicemente. È come se avessi raccontato un episodio apposta per introdurre questi personaggi, un episodio autoconclusivo seppur senza una trama sostanziosa di base. Il mio punto e un quarto in meno va alla sovente eccessiva ricercatezza di alcune parti che, ripeto, è assolutamente consona al tipo di racconto. Sono solo io che prediligo qualcosa di più snello e spigliato.
Pacchetti: 0
Ahi, ahi. Come hai detto tu stessa, il discorso indiretto non c’è stato per tutto il filare della storia. Peccato, poteva uscire una cosa alternativa, potevi osare di più nonostante il genere limitante, metterti in gioco.

Slappy

Recensore Master
16/12/13, ore 13:58
Cap. 7:

Ecchime, te metto alla fine la recensione del concorso ^^ e poi FORSE mi metterò a lasciare qualcosa più punto per punto. (Anche se preferirei avere un credito di recensioni da usare per le prossime storie, che ci saranno, vero? *occhi luccicanti*). 

Grammatica: 8,5/10 
Stile: 9/10 
Originalità: 8/10 
Caratterizzazione: 10/10 
Adesione alle regole della squadra: 7/10 
Gradimento personale: 10/10 
Pacchetti Punti : 0 
52,30 

Lancia in resta e via. Parto dalla fine, così mi lascio da parte le cose difficili… Allora. Direi che il gradimento non ha nulla di difficile da spiegare. Ho amato ogni singola riga, ho adorato i personaggi (tutti… e questo è un male! Ma ne parlo dopo) e mi hai davvero tenuta incollata allo schermo. Ci sono state frasi come «Sono più che legati. Se potessero si entrerebbero sottopelle l'un l'altro.» o la citazione di Hartaigen di Usen, o la fiaba del Re e del Pozzo (che PRETENDO di vedere in forma scritta a breve, diciamo per Pasqua)… mi hanno davvero commossa. Tipo piccola sindrome di Stendhal. Brava, brava, brava. Anche il titolo che, a tuo dire, non ti convince… a me invece piace, trovo renda bene (nonostante forse sia davvero poco epico) l’idea che questa sia una battaglia come le altre, non la grande guerra che gli aedi, secondo Adikan, avrebbero cantato. Una cosa triste, sanguinosa e banale. Ho particolarmente amato l’epilogo, lascia un senso di desolazione addosso che è palpabile, si resta davvero in pena per Galoth. 
Che tutti i personaggi si siano rivelati ai miei occhi meritevoli di comprensione e, in vari gradi, di affetto… come dicevo, è un male. Perché per le regole della squadra, il tuo protagonista doveva essere qualcuno con cui fosse impossibile empatizzare. Ora, il problema (forse mio) è che con Adikan ho più che empatizzato. Mi è piaciuto. Sbaglia? Sì! È altezzoso, malvagio, sprezzante e stupido? Sì! Eppure hai delineato troppo, troppo bene il perché dei suoi comportamenti per renderlo un personaggio semplice da odiare. Sono riuscita a capirlo, sebbene non l’abbia mai giustificato: ma l’ho capito e ammetto che in certi punti sono anche riuscita a calarmi nei suoi panni e a pensare che, forse, mi sarei comportata in maniera simile in quelle circostanze. Perciò, piccola penalità. Il secondo punto invece, il climax di progressiva sventura, mi sembra utilizzato nel migliore dei modi: non sei caduta nel grottesco, hai invece saputo gestire magistralmente un’assurda aspirazione di gloria (e riscatto?) finita in tragedia. Se è soltanto sette su dieci e non otto è per un’altra faccenduola… potrebbe rientrare nel gradimento, quindi potresti benissimo tirarmi pietre, te lo dico. Si tratta del flashback. Slappy pretendeva il flashback all’inizio e tu l’hai usato. Ma, a mio modesto parere, l’hai usato “troppo”. Io mi sarei interrotta nel pezzo in cui Adikan vede Galoth andare verso di lui e poi venir bloccato dai nemici. Non avrei spoilerato già la sua fine. Perché avrebbe lasciato più suspense poi, nel corso della lettura, vedere la rivalità e l’odio fra i due… e chiedersi il perché Galoth, all’inizio, stia tentando di salvarlo. La caratterizzazione è davvero perfetta a mio avviso, ci sono frasi che tratteggiano immediatamente tutto il contesto, come quando il Duca di Herrat descrive le “mani da giovinetta” di Adikan: è una descrizione bella, è un modo per descriverne l’intima bellezza, ma ha anche un tale “sottostrato” di disprezzo che la rende una delle mie frasi preferite. Il POV di Argowal è in assoluto il mio preferito: si avverte il dolore del riconoscere l’ipocrisia altrui, ma del non poter fare nulla per smascherarla. Stupida Margareth. Ad esempio quando, verso la metà del racconto, teme che tutta la campagna non sia che una sorta di capriccio di Adikan… trovo meraviglioso come il vecchio sospetti, ma non ammetta nemmeno a se stesso quanto profondamente ritenga il proprio comandante uno sciocco vanaglorioso, pronto a far morire così tanti uomini per nulla. 
Anche Galoth è descritto splendidamente e, usando un termine che di solito si utilizza per le fanfiction, ma che mi sento ben in diritto di poter utilizzare anche qui… IC fino al midollo. Sul serio, la scena della tenda mi ha immediatamente riportata a Galoth che, scanzonato, parla con Sorot dopo essersi ubriacato. Certo, è più adulto, più amareggiato: ma già qui ho sentito lo stesso modo di pensare che si avverte nelle altre storie in cui è citato. L’originalità è altalenante. Per quanto l’intero mondo sia senz’altro originale – soprattutto io, conoscendone già l’impianto, lo considero tale – gli elementi presenti nella storia sono cliché letterari. Che poi, la cosa non è per nulla negativa: se i cliché sono tali è perché, col passare dei secoli, si sono dimostrate le soluzioni più efficaci. L’odio fra fratelli, padre e madre dagli alterni affetti, il fatto che Adikan si paragoni al top delle leggende, tutto per guadagnare la stima del padre… è una sorta di Caino e Abele, senza grandi divinità a controllare dall’alto. Persino il litigio nella tenda è un po’ “deja vu”. Ma, come ho detto all’inizio, ciò non inficia la qualità del tutto: è un classico fantasy, una saga epica. Laddove pecca di “originalità generale” ha una propria “originalità interna” che compensa più che egregiamente (e lasciare il proprio fratello in mezzo a una tormenta è di una crudeltà talmente gratuita da dare il nervoso. Ma per colpa della ragazza fessa che non ha saputo rendersi conto della realtà, eh, non per Adikan che cercava solo una scusa per liberarsi senza troppo clamore dell’ingombrante fratellino). 
Lo stile è – come al solito – estremamente peculiare e riconoscibilissimo: il linguaggio non è mai eccessivamente aulico, ma nemmeno piano: un buon mix che rende bene il senso di “altro tempo, altro luogo”, senza far perdere la quotidianità della situazione narrata. Stellina d’oro, fra l’altro, per aver saputo modificare lo stile in maniera coerente con la narrazione, facendolo accelerare per descrivere la concitazione della battaglia (sì, sono cattiva a sottolineartelo, ma ammiro e odio il tuo saper scrivere tante subordinate senza aggrovigliarti e/o annoiarti e mettere punti fermi e aggressivi ovunque. Io sono favorevole al moderno dilagare della paratassi. Ipotassi, go away). 
Eccoci alla correttezza. Allora. Ci sono alcune imprecisioni, per lo più errori di distrazione e punteggiatura (pochi typos e qualche virgola, per essere precisi). Tutta la punteggiatura del prologo ha qualcosa che non mi torna nelle pause: so che l’interpunzione è uno dei punti più labili di una correzione e suscettibile di soggettività, ma avrei usato una virgola (o addirittura un punto e virgola) prima di “e fu guardando”, per enfatizzare il distacco fra “le canzoni” e “il reale”; inoltre metterei i due punti a “non lo riconobbe”, in quanto ti lanci in una spiegazione (quindi un ampliamento, quindi due punti). Più sotto [far sospirare le fanciulle e sognare della guerra ai ragazzini; a lui bastava che ogni ora di marcia lo portasse più vicino al nemico da sconfiggere]. Sognare è retto da fare, quindi “far sognare i ragazzini”. Non è un errore, ma è molto più pesante, già hai anticipato l’oggetto, credo basti a rendere il senso di “fantastycytà”. [La voce del Duca di Herrat era sferzante come il vento freddo delle sue montagne, dura nel criticare quanto nell'enunciare dati di fatto, (inciso non chiuso!) al punto che era difficile per Adikan distinguere la sua indifferenza dal suo biasimo. […]; allo stesso modo, durante il primo consiglio di guerra, aveva… (anche questo è un inciso, è un “inpiù”)]. 
[Adikan gli aveva risposto fra turbinanti fiocchi di neve: “me ne sono scordato, ho dato precedenza a tua sorella”] Serve la maiuscola. [solo per accorgersi, cerando gli stendardi con lo sguardo, che erano avanzati troppo] ovviamente non s’è messo a dar la cera agli stendardi, ah? ^^ 
Infine, non è un errore, ma sappi che ti ho odiata per la punteggiatura “di chiusura” all’interno delle virgolette: non lo segnalo errore perché è una “norma editoriale” più che altro, ma sappi che ti avrei voluta avere fra le mani per i punti fermi all’interno delle virgolette – li avrei voluti cambiare tutti! Argh. 
P.S. A un certo punto, in una nota, te ne esci con un “ Avere un'araldica e non usarla è una cosa terribile” … bambina mia, USALA! SCRIVI! 


P.S.2 : no, a me la mamma quella frase non l'ha mai detta, nè sono una che si lamenta quando ottiene le cose ;) meno scuse e più agilità sulla tastiera, su su!


 

Recensore Veterano
09/12/13, ore 00:22
Cap. 7:

eccomi a recensire, anche se parecchio in ritardo causa assenza da casa per qualche giorno e successivi andirivieni per vari motivi.
il finale, chiaramente aperto sia per le ovvie conseguenze (già narrate in precedenza), sia per le riflessioni di Galoth, lascia spazio a molti interrogativi. nonostante tutto, nel precedente capitolo mi è parso chiaro che abbia effettivamente provato a soccorrere il fratello, ponendosi pure in pericolo di vita nel tentativo di raggiungerlo. sua madre potrà anche pensare il contrario, così come lo steso Agorwal o Margareth, dato che non erano certo nei dintorni, ma lui sa la verità, e quantomeno questo lo può rendere un degno fratello, nonostante tutto. è sicuramente più di quanto Adikan potesse dire di se stesso. ovviamente non è un qualcosa che lo salverà dagli sguardi sospettosi o accusatori degli estranei, soprattutto se consideriamo che i suoi unici testimoni sono anche i suoi soldati, uomini al suo comando che tra parentesi lo hanno sempre avuto in grande simpatia, al contrario di Adikan che invece ha condotto l'esercito al massacro.
piuttosto tetra è l'idea di Galoth di non essersi liberato nemmeno in questo modo del fratello. sfortunatamente, non riesco a vedere una situazione in cui avrebbe potuto andare diversamente, troppi sono i modi in cui avrebbero potuto addossargli la colpa... è qualcosa con cui dovrà convivere, nel bene e nel male.
spero che i risultati del contest siano soddisfacenti (dopotutto, questa storia merita). a presto!

Recensore Veterano
29/11/13, ore 03:14
Cap. 6:

ed eccoci, quindi, che assistiamo alla disfatta annunciata, in cui adikan trova la morte. immaginavo che sarebbe finita così, anche senza prologo era facile supporlo: troppa arroganza, troppa presunzione sono state messe nella ricetta della vittoria. il duca herrat aveva ragione a temere una catastrofe, e qualcosa mi dice che probabilmente nemmeno i suoi guerrieri avrebbero potuto aiutare adikan a uscire diversamente dal combattimento contro i nemici. potremmo quasi chiamarla "giustizia divina": il presuntuoso, arrogante adikan, il personaggio negativo della vicenda, che viene messo da parte dalla storia del suo stesso regno, quella storia in cui sperava di diventare un eroe e in cui invece sarà ricordato solo come uno dei tanti che combatterono e caddero in uno scontro perso in partenza. anzi, peggio ancora: come colui che fu così arrogante da pensare di riuscire là dove nessuno avrebbe potuto.
invece, galoth è sopravvissuto, o almeno così lascia intendere adikan, nella sua rabbia prima della fine. il che chiuderebbe il cerchio, anche se non servirebbe a risolvere tutti i problemi. in fondo, è solo un ragazzo ancora immaturo e giovane, impreparato agli oneri della corona. se dovrà farsene carico, avrà bisogno di molto aiuto da parte di chi può fornirglielo. chissà come prenderà la morte del fratello: si odiavano apertamente, entrambi avrebbero volentieri visto il cadavere dell'altro, ma erano pur sempre legati dal sangue e dal passato che hanno condiviso, per quanto tetro possa essere.
aspetto l'epilogo, e ti chiedo scusa per essermi fatto attendere. a presto!

Nuovo recensore
22/11/13, ore 20:09
Cap. 5:

Compatisco non poco il padre di questi due disgraziati... Essere in una posizione di potere e avere queste due "cose" come figli, oltre a dover far pensare, mi farebbe pensare seriamente al destino che aspetta il paese.
Devo dire che trovo molto facile impersonarmi nel Duca Herrat, nel suo modo di agire e nella volontà di tutelare i propri uomini. Fossi in lui lascerei lì piantato Adikan e partirei con armi&bagagli.
Ancora una volta hai reso il racconto in grado di trasmettere immagini vivide e quasi quasi il dolore della zuffa ed il fastidio che Galoth prova nel momento in cui Adikan semplicemente solleva le braccia :)
See you soon.

Nuovo recensore
22/11/13, ore 18:50
Cap. 4:

Leggendo questo capitolo ed unendolo al prologo, non posso che immaginare l'escalation nell' immediato futuro.
Adikan si sta dimostrando un personaggio sempre più negativo: ha la soluzione a portata di mano, persone che potrebbero aiutarlo ed assisterlo, ma vista la sua cocciutaggine non le raccoglie per partito preso. Confesso che la cosa mi faccia venir voglia di sbattere violentemente la testa contro un muro, ma in questo caso ci vedo del positivo perchè se mi viene spontanea tale pulsione è perchè il personaggio in sè è spontaneo.

Recensore Veterano
22/11/13, ore 11:57
Cap. 5:

il quadro dei punti di vista si chiarifica sempre di più e adesso, finalmente, abbiamo anche quello di Galoth che, nonostante le apparenze, non è lo stupido che ci è stato descritto finora. naturalmente è ancora molto immaturo, e i suoi comportamenti, al di là dell'arrivare tardi, del passare la notte in compagnia di due prostitute e di mostrare le natiche ai soldati, sono ancora inadatti sia a un generale che a un re, entrambe posizioni a cui non può aspirare. cedere così alle provocazioni, sfortunatamente, è ciò che lo diversifica da suo fratello, che non ha bisogno di ricorrere alle mani per vincere e, soprattutto, che sa mantenere la rabbia dentro di sé, senza mostrarla mai troppo apertamente. a suo favore si può dire che ha pienamente ragione: Adikan è uno sciocco se spera di vincere mettendo in fuga nemici che non si voltano mai solo perchè un suo antenato c'è riuscito. credere di poterlo emulare solo perchè è un parente vuol dire nutrire un'autoconsiderazione così grande che sconfina abbondantemente nell'arroganza, arroganza di cui dovrà pagare un prezzo molto salato. ho il timore che, alla fine della storia, non otterrà né il trono né la mano di margareth, cosa per la quale galoth potrà ringraziare, sempre che almeno lui ne esca vivo.
e tornando a parlare di galoth, mi da l'idea di non essere così privo di speranza, a essere sincero. come ho già detto è immaturo e irresponsabile, troppo per il comando, ma una battaglia persa in partenza, un massacro come quello che sospetto avverrà, possono dargli la spinta necessaria. se dovesse sopravvivere non potrebbe uscirne senza portarne i segni, e chissà che questo non lo aiuti a migliorare e a crescere, spingendolo verso quella maturità di cui ha un disperato bisogno.
leggendo tra le righe, mi pare di capire che i consiglieri fidati non gli mancano, dopotutto: Agorwal ha dato la chiara impressione di essere per lui quel fratello maggiore che Adikan non sarà mai, e Herrat nonostante il suo chiaro disprezzo per i comportamenti suoi e di Adikan, è un uomo che sa passare sopra i sentimenti personali per amore del proprio dovere. di conseguenza, se dovesse sopravvivere alla battaglia (e anche a suo fratello), galoth dovrebbe comunque impegnarsi molto, ma potrebbe diventare un ottimo sovrano. avrebbe solo bisogno di lavorare su se stesso.
a presto!

Recensore Veterano
19/11/13, ore 16:41
Cap. 4:

beh, corto o meno, questo capitolo da comunque la chiara misura di quanto la situazione sia ingarbugliata. se non nel futuro scontro (per il quale nutro seri dubi, sinceramente), quantomeno tra le fila dei capi dell'esercito.
Herrat ci da un altro punto di vista ancora della situazione, più distaccato e ragionevole, ma non meno venato dalla scarsa e malcelata tolleranza che nutre nei confronti di Adikan e di suo fratello. già la definizione "mani da signorina" verso l'inizio mi ha fatto chiaramente comprendere quanto poco consideri Adikan.
parlando invece della "necessità" di un capitolo come questo, posso dirti che non mi pronuncio né cotro né a favore: dipende dalle esigenze della trama e dalle preferenze dell'autore. un paio di volte mi è capitato di scrivere cose di questo genere, altre volte invece no. non sempre sono necessari, e possono anche essere evitati. ad esempio, nella mia storia "L'Ultima Guerra - Atto finale", quando vengono schierate le due armate, perdo sì un po' di tempo per la suddivisione degli avversari peggiori, ma non mi metto a discutere di strategia. diversamente ho fatto in un'altra storia, che qui non ho ancora pubblicato, dove indico un vero e proprio consiglio di guerra. in sostanza, non fustigarti e pensa che, almeno, ci hai presentato nel suo ambiente un uomo che mi si è affacciato nella mente come intelligente, temprato e coscenzioso, un guerriero che ha le sue battaglie alle spalle e sa meglio di molti altri come combattere una guerra che si preannuncia più difficoltosa di come viene dipinta dai suoi superiori. superiori che farebbero meglio ad ascoltarlo, a mio dire... gli accenni dati finora mi fanno pensare che la situazione non sia così buona come ritengono.
non ho errori da segnalare, stavolta, quindi niente correzioni. a presto!

Nuovo recensore
18/11/13, ore 11:06
Cap. 3:

Di tutti i personaggi di cui hai scritto credo Adikan sia, al momento, quello che preferisco di meno... mi da l'idea della persona viscida e subdola, col suo modo di fare sempre cordiale (palesemente falso) e spesso cieco all'evidenza dei fatti.. Nonostante questo, sono curiosissima di sapere come prosegue la storia e soprattutto di scoprire le reali cause della sua morte (sarà davvero colpa di tutti i suoi errori o ci sarà dell'altro?). Aspetto con ansia il prossimo capitolo!
E ultima cosa...l'ho sempre detto che dovresti pensare alla pubblicazione di un libro, e vedendo questa storia ne sono ancora più convinta! Il tuo mondo ha così tanto da raccontare!!
Bravissima, continua così :D

 

Recensore Veterano
14/11/13, ore 16:25
Cap. 3:

cambio di punto di vista, cambio di metro di giudizio. le considerazioni di agorwal sono piuttosto differenti da quelle di adikan e dalle sue visioni di questa guerra. in un certo senso (e ammetto che possa sembrare una contraddizione, alla luce di quanto ho appena affermato), questi due uomini mi sembrano più che altro le due facce di una stessa medaglia: molto simili, molto vicini sotto certi aspetti, ma ugualmente contrapposti e distanti.
entrambi sono ligi al proprio dovere, consci di una profonda necessità di unirsi contro il nemico comune e, seppur malvolentieri, disposti a mettere da parte i sentimenti personali per il bene della patria. e non parlo solo di guerra: nonostante se ne rammarichi, nonostante se ne lamenti segretamente, agorwal non sta effettivamente facendo nulla per impedire ad adikan di sposare sua sorella, e non perché non tenga a lei, ma perché sa bene che il regno deve venire prima. sfortunatamente, fare il proprio dovere è spesso un dolore, e lo sa bene un uomo che nonostante il freddo e la stanchezza si aggira nell'accampamento per controllare che le cose siano a posto.
d'altra parte, va detto che se agorwal non tradirebbe mai ardikan (non senza essere convinto che è giusto metterlo da parte per il bene della sua patria), arikan, invece, potrebbe facilmente decidere di liberarsi di lui, in un modo o nell'altro, se mai dovesse decidere che gli è d'intralcio. un chiaro esempio è ciò che è accaduto a suo fratello, e nessuno garantisce che l'episodio non si ripeterà. anzi, il contrario: è molto probabile che riaccada.
un paio di errori che ho trovato:
-"ogni qual volta": "ogni qualvolta", va tutto attaccato;
-"simili speculazioni erano non erano": inutile dire dov'è l'errore;
-"replicare, la risposta": io metterei un punto al posto della virgola.
a presto!

Nuovo recensore
12/11/13, ore 16:59
Cap. 2:

Penso proprio che Adikan non mi piaccia.
E', diciamo, un po' viscido, altero, supponente e non prende minimamente in considerazione le possibili reazioni che possono avere le persone circostanti o il nemico. Chiuso in sè stesso, autoreferenziale se vogliamo andarci pesanti :)
Carino come hai reso l'immagine che lui dà di sè stesso, quella della vittima con la vita rovinata da un padre che non picchiava lui. Almeno Adikan aveva un genitore che lo amasse..
Ottima impressione iniziale per il Duca, spero ci sia un capitolo dal suo punto di vista!
^^