Recensioni per
Watson in pillole
di K_MiCeTTa_K

Questa storia ha ottenuto 42 recensioni.
Positive : 42
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
06/07/19, ore 13:49
Cap. 9:

E chi mai potrebbe resistere di fronte alla pelle lattea e liscia di Sherlock? È un kink che sono certa abbiamo in molt*.
Quelle cicatrici poi, quanto avrei voluto che John le vedesse, così da rendersi conto che non solo lui ha passato due anni di inferno.
Qui però è ancora troppo ferito per vederlo, il sacrificio di Sherlock, il fatto che abbia fatto tutto per lui, perché lo ama più di se stesso.
Ed è triste, tantissimo, questa ferma severità DI John, questa sua ostinazione a guardare senza vedere.
Una bellissima drabble, mi è davvero piaciuta ed è scritta anche molto molto bene, non so se l'ho già scritto un'altra recensione ma io non ho il dono della sintesi, perciò apprezzo doppiamente chi riesce ad emozionarmi con poche parole.
Bravissima!
A prestissimo
Baci
MissAdler

Recensore Master
05/07/19, ore 22:16
Cap. 7:

Geniale l'intreccio di malintesi che costituisce la trama di questa breve ma sorprendente ff.
Lo scenario ce l'ho chiaro davanti agli occhi perché è quello del pranzo di Natale a casa Holmes, ospite un John frastornato da quello che di è rivelato il vero volto di sua moglie, oltretutto incinta di sua figlia. Quindi una situazione davvero densa di tensione e di "lavorio" mentale.
Siamo alla fine della S3, precisamente il riferimento è ciò che abbiamo visto in HLW.
Ma tu arricchisci il tutto facendo venire a galla il groviglio d’inespresso che Watson si porta dentro da anni, sepolto sotto un cumulo di "non detto" e di "non fatto".
È una vera e propria commedia degli equivoci quella che hai allestito, in cui il dialogo si snoda attraverso situazioni molto diverse, sul filo del malinteso.
Sh e Mary che vengono sovrapposti nelle parole della signora Holmes ed in quelle di John. Tutto fila liscio, fino all'inevitabile colpo di scena finale che, secondo me, va ad ornare il tessuto variegato della Johnlock.

Quello che è protagonista di questa storia è un John che, al contrario di chi abbiamo, ahimè, visto nella S4, ha rielaborato lo shock della ricomparsa di Sh e della scoperta di essere stato chiaramente lasciato indietro dal consulting a macerarsi nel vuoto di un terribile, finto lutto.
Qui Watson è pacato, e dimostra di seguire un ragionamento che lo porta all’accettazione della finta morte di Sh, che, per lui, è stato un vero dramma, più la scoperta della menzogna che non il fatto in se stesso, secondo me.
Hai scritto con leggerezza un piccolo brano che ha la piacevolezza di una scena rassicurante, magari fosse andata così, con Mary, rispettata sì da John come donna incinta di sua figlia ma nel pieno riconoscimento di quello che conta veramente per lui, cioè Sh.
Uno dei punti forti di questo pezzo è il variare degli atteggiamenti di John. Si sta preparando, infatti, ad un discorso importante con Mary, quindi sta usando tutto il suo autocontrollo ma l’intervento inaspettato della signora Holmes lo coglie di sorpresa e fa uscire quello che lui ha veramente in testa (“…fu come risvegliato dalla voce della donna…”).
Sei stata davvero abile a giocare sul filo dell’equivoco, costruendo un brano breve ma riuscito, in perfetto equilibrio tra il malinteso e la realtà.
Quando in Watson viene meno il controllo della razionalità, lascia uscire quello che il suo cuore ha da dire. Impagabile la reazione della madre di Sh.

Recensore Master
03/07/19, ore 21:28

No no, intanto smentisco subito le tue ansie espresse nelle "Note finali".
Infatti la tua ff mi ha strappato più di un sorriso.
Se posso esprimere un pensiero tutto mio: i consigli circa il vostro modo di scrivere ( o relativi ad un comportamento in generale), mi lasciano spesso perplessa. A proposito di chi si propone generosamente come Autore, mi troverei in difficoltà, come lettore, ad indicare una via espressiva o l'altra. Se uno non è portato per i pezzi umoristici o comunque alle sfumature di questo tipo nei suoi testi, non è un problema, a mio parere.

Se a me dicessero che dovrei potenziare il movimento sulle punte dei piedi e non sono una ballerina, beh, direi che non ci può proprio stare.
Infatti nei tuoi capitoli precedenti ho trovato un'originale impronta stilistica in grado di adeguarsi a vari contenuti,
anche con piacevoli sfumature ironiche dove servono. In più, nel pezzo presente si nota che sei in grado di farci sorridere, certo.
Ma, per esempio, la chirurgica lucidità di "Questa non è vita" o la struggente malinconia di "Sol minore" sono veramente notevoli. Significa che hai la capacità di parlare al cuore ed alla sensibilità di chi legge.
Se non ti senti orientata a pezzi umoristici, o solamente “conditi” in quel senso, non vedo problemi.

Ok…Disattivo la modalità "sermone" e arrivo a " Big Brother..." che, già visivamente, è caratterizzato da una struttura veloce ed immediata. Infatti, ciò che scrivi qui, si snoda piacevolmente sullo scambio tra Mycroft e John, basato sulla pressante richiesta d'informazioni e sui tentativi di arginare l' onnipresenza di "Big Brother".
Sh qui appare solo indirettamente, attraverso dei gesti quotidiani che le telecamere di Mycroft scandagliano incessantemente ma ne sentiamo la presenza che, per John, è sicuramente preziosa.
Ci sono vari punti forti per quanto riguarda il farci sorridere: la scelta dei nomi in codice ( Sierra, Whisky...), l'atteggiamento ossessionante di Mycroft, e quel John che "sistema" a modo suo l'invadenza degli scagnozzi di "Mister Inghilterra".
Sì, decisamente sai scrivere pezzi umoristici ma la qualità, secondo me, sta nell’arrivare dritta al cuore di chi legge.

Recensore Master
02/07/19, ore 15:24

Come nel primo capitolo di questa tua raccolta hai fotografato l'arrivo a Londra del reduce Watson così, anche in questa storia, cogli dei momenti prima del fatale incontro tra lui e Sh. Addirittura qui siamo, si può dire, anni prima, quando John non era ancora capitano ma tenente.

Molto interessante questo tuo orientamento alla ricostruzione di un periodo di vita "ante Holmes" che può essere prezioso per una più precisa connotazione del carattere e dei trascorsi che possono aver marchiato il suo futuro.
Siamo in Afghanistan e ci cali proprio nel mezzo di un'atmosfera angosciante, quella della guerra, appunto, dove la precarietà, la paura ed il trovarsi di fronte alla morte ed alla sofferenza incidono ferite nell'animo dei soldati, forse più gravi di quelle puramente fisiche.
Il tuo raccontare è secco, senza fronzoli, veloce ed affannato, perfettamente adeguato al contenuto. Il presente brano potrebbe benissimo essere pubblicato in una qualsiasi altra Sezione narrativa perché descrive con lucidità e verosimiglianza l'atmosfera terribile della guerra in generale. Quel tenente, quei soldati, quel bambino, usato mostruosamente come arma, diventano il simbolo della crudeltà umana ma anche dell'umanità colpita e marchiata da esperienze che trascendono i confini del "buono" e del "giusto".
Infatti, più che in una ff della Sezione di Sh, questo pezzo non stonerebbe affatto sulle pagine di cronaca relative a qualche conflitto come, purtroppo, se ne possono trovare ancor oggi nel mondo.
Lo scopo di definire meglio il vissuto di John, che possa illuminarci meglio su certi aspetti particolari del suo carattere di medico e di soldato, è da te perfettamente raggiunto.
Infatti, in quest'esperienza terribile, uguale sicuramente a tante altre da lui vissute al fronte, possiamo trovare le radici della sua caparbietà, del suo atteggiamento protettivo ma a volte duro nei confronti di Sh, della sua profonda attrazione per le situazioni ai limiti del pericolo mortale. In effetti, nonostante tutto, le scariche di adrenalina, necessarie in un contesto aspro ed inumano come può essere un teatro di guerra, segnano una dipendenza per il futuro, ed è questo che lui trova in Sh, accanto ad altri aspetti, ovviamente, e cioè la tensione, il rischio, il sentirsi vivo perché impegnato in qualcosa di sferzante e di pericoloso.
Un complimento sincero per il tuo stile che, come ho già precedentemente osservato, si adegua meravigliosamente al contenuto: qui diventa conciso, senza possibilità di voli fantastici o sentimentali perché lì, dove si trova il tenente Watson, si può morire da un momento all'altro. Brava, davvero.

Recensore Master
01/07/19, ore 16:52
Cap. 4:

Davvero splendido questo pezzo che si distacca dai precedenti, seguendo le molteplici sfumature del tuo stile.
Per esempio, in “Pensiero fisso” il filo conduttore è una piacevole ironia che si esprime attraverso il POV di un John, quest'ultimo alle prese con la strenua difesa delle sue paure e dei suoi dubbi nei confronti di ciò da cui non ci si può difendere facilmente, cioè il fascino magnetico di Sh.

Qui, invece, l'atmosfera vira decisamente verso toni velati e struggenti di una grande tristezza. Evidentemente siamo nell'immediato post Reichenbach e Watson sta vivendo la tragedia che, ai suoi occhi, ha, come immagine simbolo, l'angosciante sequenza di quell'ormai mitico "volo" dal tetto del Bart's.

Ora non gli rimangono che il
vuoto ed il silenzio assordante che lui tenta di esorcizzare affidandosi agli occhi del cuore.
Ciò che rappresenti, secondo me, è animato dal contrasto tra quello che è vita, dolore, concretezza, disperazione, che diventano i dati connotativi del John che troviamo qui, e l'inconsistente e fugace essenza del ricordo e della struggente nostalgia, che riportano dolorosamente le sensazioni relative alla presenza di Sh.
Sh e l'espressione di sè più magica e libera da malintesi e fraintendimenti, cioè la musica espressa dal suo cuore, attraverso il suo violino.
Il contrasto di cui parlo è, ovviamente si tratta di un'impressione personale, rivelato dalla scelta delle parole relative ai due personaggi. Ciò che riguarda John é concreto, doloroso ("...ancorato...ventre...cassa toracica..."), ciò che ritrae Sh é evanescente, leggero ed ha la consistenza del ricordo ("...si dipana...dita affusolate...ricci...suono dolce...").
Infatti, sfuma dopo che la musica finisce, lasciando solo John, nel vuoto terribile di quell’ “assenza”.
Come ho scritto all’inizio delle mie osservazioni, il tuo pezzo mi è piaciuto molto perché, pur non indugiando nell’evocazione dell’atmosfera che lo accompagna, sei riuscita a racchiudervi tutta la disperazione di Watson, il suo rimpianto di non aver saputo esprimere prima ciò che lo legava a Sh ed il doloroso senso di privazione che il (finto, ma non per lui) suicidio di Holmes gli ha fatto dilagare intorno.
Inoltre non mancano rapidissime pennellate che fissano in rapidi, ma efficaci, tratti il fascino unico del consulting.

Recensore Master
29/06/19, ore 23:33

C'è un'atmosfera decisamente diversa in questo brano, in quanto dalla piattezza della quotidianità che sta soffocando John, durante la sua convivenza con Mary, qui si passa ad un'energica ironia, modulata attraverso il POV del medico che rende tutto più vivace. E la cronaca di quanto succede è resa da te, proprio attraverso questa strategia narrativa, con freschezza, con vivacità. Tali variazioni stilistiche, da un pezzo all'altro, non fanno che confermare la duttilità del tuo modo di scrivere che tu sai adeguare al contenuto.

"...Porto una mano tra i suoi capelli neri. No, un attimo, è bionda...": secondo me questo è il punto focale di tutta la situazione. Allora, descrivi in maniera frizzante un “tre continenti” Watson alle prese con un caso ordinario di seduzione veloce e sicura. Tutto nella norma, anche perché John non è certo un uomo che passa inosservato, visto il fisico discretamente accettabile e la sua aria rassicurante. Ad un certo punto inserisci in modo inaspettato e, sarò sincera, decisamente comico, una "sovrapposizione" d'immagine che lo porta a far uscire dal suo inconscio il tipo di capelli che lui vorrebbe davvero avere tra le mani, neri, e non è un fatto casuale. È chiaro che, chi ha in mente e domina i suoi pensieri ed i suoi desideri, non è sicuramente la malcapitata Hanna. Da questo punto fai scaturire una situazione che mi ha suscitato una risata sincera, quando da "gay" salta fuori, in un goffo tentativo di mascheramento, addirittura: "...non sono Gary...". Grandioso, molto originale, veramente.
Metti in evidenza come John sia davvero “prigioniero”, ed io lo ritengo un piacevole “prigioniero”, di quel pensiero fisso, che tu evochi nel titolo di questo pezzo che, altri non è, che il nostro impareggiabile Sh.
Il tuo si può considerare, in questa ff, uno sguardo affettuoso ed ironico, proprio ben riuscito, su quella meraviglia che è la Johnlock. Brava.

Recensore Master
29/06/19, ore 08:05
Cap. 10:

Ma povero piccolo nanetto... giuro mi ha fatto una tenerezza assoluta questo tuo Watson che non sa come fare per accorciarsi i pantaloni (Ma le sarte cinesi non ci sono in Inghilterra?"). E per tutto il tempo non ho fatto che domandarmi quale fosse il suo enorme problema e per cosa gli servissero le lezioni di cucito di Mrs Hudson! Naturalmente era per una questione di vestiario, mi pareva strano che John facesse corsi aggiornamento sulle suture al 221b da una signora anziana. Ma a parte questo, è stata una lettura molto leggera e divertente. Non sempre le storie contenute in questa raccolta hanno avuto toni come questo, vuoi per angst, vuoi magari per malinconia molte di queste sono state molto più "Pesanti" (nel senso emotivo del termine). Questa invece è stata piacevole, divertente e anche molto carina. E credo sia la prima in cui non ho sentito la presenza di Sherlock in qualche modo. Cioè, sappiamo che c'è, perché John vive al 221b ormai da un po', anche se secondo i tuoi tag siamo ancora nella prima stagione. Anche nelle altre non c'era, non in tutte almeno, e come mi hai detto tu stessa in risposta a una mia passata recensione, quando c'è neppure parla... qui però non si sente la sua presenza. Vuoi perché alla fine il tono della storia non è angst, ma è molto più leggero o perché Mrs Hudson ha un ruolo preponderante. Insomma l'ho sentito molto di meno e questa è, per questa raccolta, una novità. Naturalmente mi è piaciuta moltissimo, molto originale e tengo a dirti anche questo, mi piace sottolineare l'originalità di una storia quando penso ci sia, anche se non ne faccio una malattia. E naturalmente aspetto aggiornamenti. Intanto complimenti, perché questa raccolta diventa sempre più bella e ricca di cose sempre diverse.
Koa

Recensore Master
27/06/19, ore 23:11

Come già avevo avuto modo di notare in precedenza, il tuo modo di scrivere ha uno dei suoi punti forti nella tua preziosa capacità descrittiva che riesce a regalarci un quadro suggestivo e particolareggiato di ciò che avviene e dello scenario circostante. Davvero efficace è la minuziosa successione di azioni mediante le quali John procede alla preparazione del té, quasi in una catena consolidata di gesti rituali.
Io non so se tu volevi dare una connotazione particolare a questa ff, ma a me ha lasciato un senso di malinconia, uguale a quello che si prova di fronte ad uno splendido esemplare d'aquila, rinchiuso in una mortificante gabbia.
Davvero, quello stesso John che abbiamo visto rincorrere l'agile ed elegante figura di Sh per le strade di Londra, in situazioni la cui atmosfera era adrenalina allo stato puro, ora lo troviamo impegnato in una quotidianità che, sicuramente, non ha, per lui, la stessa intensità che intervallava i momenti indimenticabili trascorsi con Sh, nella risoluzione dei casi. Ora c’è Mary e, credimi, ciò getta ulteriormente un’ombra di tristezza sul capitolo anche perché lei è un personaggio che non mi ha mai convinto del tutto.
Hai saputo rappresentare in modo significativo e convincente l’apparente equilibrio e la presunta serenità con cui John trascorre il suo tempo libero a casa con Mary ma tutto, ai miei occhi, trasuda falsità, precarietà: da un momento all’altro il “felice” quadretto coniugale può frantumarsi in mille pezzi e far emergere la vera identità di chi Watson, nel profondo del suo cuore, vorrebbe davvero accanto a sé. I biscotti allo zenzero, l’Earl Grey, sono come la punta di un iceberg che si cela sotto una routine domestica fatta di ripetitività, priva di sentimento.
Una delle frasi più significative in cui è racchiuso tutto ciò è: “…Mette su un sorriso…”. Un sorriso come un vestito, da indossare quando occorre. Nulla di più triste e sconsolante. Bella ff.

Recensore Master
26/06/19, ore 23:05

Eccomi, ancora una volta, con un ritardo considerevole, vedo infatti che sei già arrivata a pubblicare il decimo capitolo di questa raccolta. Non perdo altro tempo in spiegazioni noiose ma, purtroppo, è il mio andamento irregolare nel recensire che, spesso, mi porta, come nel tuo caso, ad arrivare sul pezzo quando magari un Autore meno se l’aspetta. Ma, come ho scritto in altre occasioni, la lista delle mie storie da recensire, è chilometrica e mi dispiace se do l’impressione di trascurare delle ff che valgono la pena di essere, se non altro, lette.
Questa “Ritorno a casa” mi ha colpito in modo particolare per il momento della vita di John che tu hai voluto focalizzare.
Se non ricordo male, in tutte le ff che ho letto in questi anni, può anche darsi che mi sbagli, eh, non ho trovato i riflettori accesi, sia pur per un breve spazio di tempo, sul ritorno a Londra di John, reduce dalle terribili esperienze della guerra e, soprattutto, marchiato nell’animo dalla frustrazione di essere stato “messo da parte” dall’esercito per aver subito una ferita grave e quindi non più in grado di assolvere ai suoi compiti di militare.
Quindi, quello che ci presenti, è un Watson spento e deluso dalla vita, privato di quelle situazioni estreme in cui, comunque, per lui era diventato essenziale il sentirsi vivo, travolto dall’adrenalina e partecipe di qualcosa di unico.
Un Watson prima dell’abbagliante comparsa del consulting.
La scena, che ci descrivi e che incornicia il ritorno di John a Londra, è da te riportata con leggerezza e cura minuziosa dei particolari, strategie queste che ci rendono partecipi di ciò che ci racconti.
E nei pensieri del reduce le sensazioni positive che gli trasmettono i due bambini, suoi casuali compagni di viaggio, gli richiamano alla mente ed al cuore la figura della sorella, suscitando in lui un senso di colpa per non aver saputo vivere con lei dei momenti di affettuoso scambio fraterno.
Harry è un personaggio appena accennato e mai visto nello Sh dei Mofftiss, non sappiamo molto di lei, solo dei problemi legati all’alcol ed alle sue relazioni sentimentali. Se se ne fosse parlato di più nella Serie BBC, avremmo avuto più informazioni sul passato di John.
Una storia breve ma suggestiva, questa, che ci riporta indietro, all’inizio di tutto, che coglie la sfumatura di malinconia che caratterizza, in modo IC, la figura del medico.
Mi piace il modo con cui l’hai scritta e l’argomento, decisamente originale. Brava.

Recensore Veterano
26/06/19, ore 02:37
Cap. 10:

Ma povero il mio nanetto adorato! Confesso che mi sono mangiata la testa per cercare di capire cosa mai dovesse rammendare ma avevo il buio totale. La soluzione al dilemma mi ha fatto tanto ridere, è una trovata davvero originale e divertente! Il pezzo in più che si ritroverà può sempre passarlo a Sherlock, magari ha bisogno di aggiungere qualche pezzo ai suoi pantaloni! La raccolta come ti dicevo è molto bella, anche se ammetto che il mio cuoricino preferisce le storie più allegre a quelle più tristi. Ma sono tutte meravigliose, sono io che sono una pappamolle. Non farti condizionare da nessuno e scrivi ciò che vuoi, perché il risultato in ogni caso è molto bello. A presto cara!
PS Adoro la signora Hudson!

Recensore Master
16/06/19, ore 09:54
Cap. 9:

Ciao, credo che in nove flash che hai pubblicato in questa raccolta, questa sia la prima in cui compare fisicamente Sherlock. E questo nonostante ci sia sempre stato, anche se non in modo tangibile. Se ne sentiva la presenza ma non era mai apparso, sembrava essere più che altro un'idea fissa nella mente di John. E persino in quella storia ambientata in Afganistan, prima che lo conoscesse. Là sei riuscita a far sentire a John la mancanza di un qualcuno di cui ancora ignorava l'esistenza. Qui invece Sherlock appare fisicamente e lo fa in un modo però silenzioso, c'è ma non parla e tutto ciò che di lui abbiamo è un postura seducente ma in modo involontario e poi anche un pensiero, che arriva alla fine di un breve ragionamento di John. Una breve frase sull'amore che nasce dopo una deduzione, dopo che ha capito cosa sta passando per la testa del suo amico. L'ambientazione è quella del ritorno a Londra, una delle più delicate in un contesto Johnlock. Abbiamo questo Sherlock che torna a casa dopo due anni di lontananza e che si subisce tutta la rabbia ferita di un John che qui sembra esser lontano dal perdonare. Mi sono sempre chiesta se John abbia mai saputo, o intuito, cosa ha dovuto sopportare Sherlock in quei due anni. Oltre al nascondersi e al lavoro da spia, la lontananza da casa, ci si sono messe perfino le torture fisiche. Non l'ho mai capito, così come non è mai stato detto se e quanti segni Sherlock stesso si porti addosso. Il fandom ha sempre dato una risposta a questa lacuna di sceneggiatura, e per come la vedo e considerato ciò che vediamo all'inizio di The Empty Hearse, è piuttosto ovvio che Sherlock abbia addosso delle cicatrici. Cicatrici che John vede e che lo colpiscono e forse è per questo che il suo non riuscire a perdonare diventa ancora più cattivo, più ingiusto. Dopo tutto quello che, ormai sa, Sherlock ha dovuto sopportare non può andar avanti e perdonarlo per ciò che ha fatto? L'errore che commette lo intuiamo subito non appena Sherlock esprime il proprio di pensiero, ovvero una frase che ribalta tutta la situazione. John è convinto che l'abbia fatto per un dovere, per lavoro. Magari per un suo cruccio personale di sconfiggere completamente la rete di Moriarty. Magari sa anche dei tre cecchini, uno dei quali lo minacciava, ma è convinto che Sherlock si sia anche divertito sino a un certo punto. Sbaglia completamente e fa male ciò che Sherlock pensa subito dopo. Perché lui l'ha fatto per amore. Certo, noi lo sappiamo e comunque si interpreti il legame suo e di John, è innegabile che il suo lanciarsi dal tetto del Barts è stato un gesto d'amore verso di lui, verso Lestrade e verso Mrs Hudson. Questo è innegabile. E proprio per questo fa male che John lo rifiuti in questo modo, e che non riesca a comprenderlo né ad accettarlo.

Naturalmente andranno avanti, non ci è dato sapere se Mary fa parte di questo contesto oppure no, dato che non viene nemmeno nominata e che, soprattutto, ci dai l'indizio che John possa vivere a Baker Street già da adesso. Il che cambierebbe completamente le carte in tavola. Perché avrebbe sceso le scale altrimenti? Per fare un giro nella sua vecchia camera? Dubito fortemente. Anche perché si presume che in quella posa meditativa Sherlock ci stia da ore, il che significa che John stava al piano di sopra da altrettanto tempo, se non di più. Il che significa che ha dormito al 221b di Baker Street, il che rappresenta una novità in un contesto come questo. Ma a parte questo, io sono sicura che John arriverà a comprendere ciò che ha fatto Sherlock e per quale motivo lo ha fatto, d'altronde è quello che fa nella serie. Gli ci vorrà del tempo, tempo che porterà però sofferenza al povero Sherlock ma la consolazione è che un po' di felicità la potranno agguantare prima o poi.

Altra gran bella storia, come tutte le altre del resto.
Complimenti, se non li avessi già fatti (altrimenti li rinnovo).
Koa

Recensore Master
15/06/19, ore 21:26
Cap. 7:

Buona sera^^ Rieccomi! Sempre con le mie tempistiche non proprio perfette... Adoro la signora Holmes. Mi piace quando nelle ff è un personaggio positivo che cerca di fare da collante tra il figlio, i figli, e il povero John che troppo spesso è un pesce fuori d'acqua. Qui il discorso è ancora diverso, perché sei molto fedele al canone e c'è ancora Mary, ma, proprio perché sei estremamente fedele al canone, John non se ne cura. Il suo primo pensiero è sempre Sherlock. Loro sono 1 famiglia.
Bella mini ff. Complimenti ❤️
Baci, Béa

Recensore Master
10/06/19, ore 13:16

Ciao, devo ammettere d'aver fatto un pochino di fatica a inquadrare l'ambientazione. Avevo letto che era una post seconda stagione, ma non mi è stato subito chiaro che fosse prima del ritorno di Sherlock (nonostante fosse ovvio). Mantenendo saldo il tuo obiettivo di raccontarci cose, fatti, momenti che nella serie non vengono mostrati, ci catapulti in una situazione che non dev'essere poi molto tempo prima che Sherlock ritorni. Lui salta in scena a fine ottobre, questo si presume debba essere il Natale precedente. Di conseguenza John e Mary non si conoscono da moltissimo tempo, anzi direi da molto poco e infatti dalla conversazione che hanno con i Lestrade sembra essere chiaro che ci sono ancora molte cose che Mary non sa riguardo John (e viceversa, mi verrebbe da dire). Sono rimasta invece sorpresa dal fatto che a questo punto Greg stia ancora insieme alla moglie, li davo per separati in modo definitivo dopo I Mastini dei Baskerville, in cui vediamo Greg senza la fede al dito, presumo che essendo questo comunque un what if, tu abbia giocato molto sulle possibilità. Insomma, quello che abbiamo è una scenetta che vorrebbe suonare come tipica e felice, ma che in realtà di felice non ha nulla. Per quel che riguarda John direi che è significativa la sua reazione non solo al Natale in sé, alla felicità zuccherosa che porta puntualmente ogni anno, ma soprattutto alla frase di Lestrade, quella sulla morte di Sherlock. Il silenzio che ne segue è quasi un pugno allo stomaco, ma aiuta a comprendere quanto John nonostante il tempo passato non abbia superato la morte di Sherlock, sottintende tantissime cose che in realtà non vengono affatto dette né accennate, ma solo intuite appena dal modo in cui tutto piomba in un silenzio che lo avvolge da due anni e che Mary non è stata in grado di spezzare in alcun modo. Direi che è significativo.

Il tentativo di Lestrade di rimettere in piedi il suo matrimonio è destinato a fallire clamorosamente, e lo sappiamo benissimo dato che dalla terza in avanti sarà un single triste e solitario (che per me andrebbe benissimo se accompagnato da un certo uomo molto alto ed elegante, che ha sempre con sé un ombrello). Qui suona tutto molto patetico, addirittura arriva a invitare John che sta messo molto peggio di lui, per salvargli il Natale. Insomma, mi è dispiaciuto per lui. Greg merita di meglio che tutto questo...

Un'altra storia, un altro missing moment molto interessante.
Alla prossima.
Koa

Recensore Veterano
10/06/19, ore 00:10

Ho adorato questa storia! Ammetto che di solito leggo solo Johnlock, però visto che sei tu ho voluto dare un occhio alla raccolta, ed è davvero molto bella, questa storia mi è piaciuta un sacco! Avrei il mondo da recensire, tra cui l'altra tua storia, ma ci tenevo a lasciarti un segno del mio passaggio. La trovo molto simpatica e divertente e mi piace tanto vedere il rapporto tra John e Mycroft, entrambi tengono tantissimo a Sherlock e si vede, anche se lo dimostrano in modo diverso. I nomi in codice mi hanno fatto scoppiare a ridere, soprattutto whisky. Mi è piaciuto tanto quando Mycroft dice che capisce che Sherlock (Sierra!) l'abbia voluto basso, ma pure scemo è eccessivo! Ma forse ancora di più quando veniamo a sapere che John ha malmenato Tango perché era diventato troppo insistente, che cosa bellissima. John resta un nervosetto geloso. Complimenti per la storia e la raccolta, a presto!

Recensore Master
22/05/19, ore 20:45
Cap. 7:

Con quest'ultima storia si va avanti, si procede con la terza stagione. Ho notato che non c'è un reale filone che lega ogni storia né una continuità a livello temporale. Prendi semplicemente dei momenti durante o prima delle varie serie e analizzi dei brevi momenti nello specifico. Il modo migliore di strutturare delle flash fic o delle storie comunque molto brevi. E ho notato che collochi sempre in dei momenti che in genere nelle storie vengono ignorati o a cui comunque non si dà molta importanza. Penso alla storia sul passato militare di John, ma anche al momento tra Mary e John nei primi capitoli... e penso anche a questa che vede John e la madre di Sherlock, una Mrs Holmes che per complessità caratteriale è decisamente una dei miei personaggi femminili preferiti (e troppo poco usata a mio avviso). Mrs Holmes che non sa proprio nulla di nulla, forse sospetta ma a noi non è dato sapere. Tutto ciò che dice riguarda Mary e John, ovviamente e il loro matrimonio che ormai naufraga. E sono lì per quello, Sherlock ce li ha portati per mostrare a entrambi un matrimonio che funziona da anni e anni (ma ottenendo solo di far vedere quanto lui e John siano in realtà una coppia sposata, ma va beh...). E infatti la cara Mrs Holmes si prende un momento per parlarne con John, per fargli capire che la vita di coppia può essere complicata certe volte e che serve pazienza e amore. E qui ho adorato come John fraintende. Come pensa immediatamente a Sherlock e non a Mary, è un pensiero istintivo il suo ma che fa capire dove la sua mente sia in realtà proiettata. Come se avesse sempre in mente lui e pensasse soltanto a Sherlock, come se la sua vita ruotasse attorno a quella di un semplice amico. Ci potrebbero essere molte conseguenze a queste parole di John, a questo aver collegato la vita insieme di una coppia a Sherlock e non a Mary, ma purtroppo tu interrompi tutto sul più bello e noi così non sapremo mai quale reazione ha avuto John dopo che Mrs Holmes se ne esce con quel: "Ma a chi si sta riferendo, caro?". A pensarci sinceramente non riesco nemmeno a immaginarmelo... quindi se stai pensando a un sequel di questa, anche se la raccolta non ha storie collegate fra di loro, io lo leggerei volentieri.

Come raccolta è molto interessante e mi sta piacendo parecchio, la trovo originale. Spero di trovare presto altre storie.
Koa