Ciao, Miry!
Anche questa volta non ho resistito alla curiosità e ho letto entrambi i capitoli, finché sono dinanzi a minilong credo che le leggerò sempre tutto d'un fiato!
Non ti nascondo che l'ho letta ieri, ma mi ha lasciato così tante sensazioni addosso da non riuscire a scriverti subito una recensione, così mi sono presa un po' di tempo per metabolizzare questo racconto saturo, ma saturo davvero, di emozioni.
Quando ho letto il titolo, quel Protocollo speranza che mi suggeriva qualcosa di buono, mi sono chiesta cosa dovessi aspettarmi – non c'erano note che avvertissero un mutamento della trama originale né avresti potuto trattare la tematica affrontata in Almeno tu nell'universo, se l'avessi affrontata già qui, ho pensato, non l'avresti riproposta in un'alta minilong –, mi sono chiesta dove avessi raccattatto in fase di stesura questa speranza in un mondo che, ne ero già certa, per il tuo protagonista era ormai immerso nel buio.
Poi ho iniziato a leggere.
Ecco, le prime righe hanno rievocato da subito le sensazioni opprimenti della prima parte di We Are Connected (come ti ho detto, sono circa a metà del primo capitolo con quella!), è incredibile come tu riesca a calarti nel personaggio di Peter, a rendere così realistico il suo dolore. Non banalizzi mai, non ricorri a immagini stereotipate – non dici che sta soffrendo, lo mostri nella sua apatia, nelle sue giornate tutte uguali, nei suoi silenzi, nel suo isolamento, nelle sue lacrime di rabbia, nell'impotenza che gli scorre dentro, nel suo aver gettato tutto, maschera compresa, perché ormai niente sembra avere più alcun senso.
L'alternarsi di passato e presente, con il passato che rimanda al funerale di Tony, l'ho trovata una tecnica narrativa riuscita per questa storia, perché visualizza due momenti diversi, un dolore uguale e una lenta evoluzione e riscoperta della vita. Tra l'altro, pur non essendo una sostenitrice dei colori diversi all'interno di un testo, devo dire che la gradazione di grigio che hai utilizzato per segnalare i ricordi non mi è dispiaciuta, l'ho trovata un buon escamotage anche visivo.
La trama si snoda semplice e intricata al contempo, il punto di vista di Peter lotta con la linearità della tua sintassi, la aggroviglia perché aggrovigliati sono i suoi pensieri, che rimuginano, rifiutano, suppesano, rifiutano ancora, ma non smettono mai di annegare nel buio. Si arriva alla conclusione con un senso di amaro sollievo, è una consolazione triste quella che disegna di nuovo un sorriso sul volto di Peter – è l'incapacità di andare avanti da soli, l'impossibilità di accettare una realtà solitaria –, però è impossibile non empatizzare con il tuo protagonista e quindi trarre sollievo assieme a lui da quell'intelligenza artificiale che gli restituisce l'illusione di ciò che ha perso, quell'ultimo regalo di Tony che prima di andarsene ha voluto lasciare una scintilla di sé in coloro che ha amato.
Arrivando proprio ai personaggi e alle loro caratterizzazioni, ho trovato dolcissima Morgan, e di pari passo spietati i suoi occhi identici a quelli del padre, dove Peter arranca a cercare differenze, perché non può guardare lei e perdersi in lui. Ho poi apprezzato molto Pepper e la maturità che dimostra nell'accettare quello che in fin dei conti è stato un tradimento, e mi è piaciuta ancora di più la differenza tra lei e Peter dinanzi alla perdita: senza sottolinearlo a parole, poni in evidenza le età e i vissuti diversi, mostrando la reazione di un'adulta che deve farsi forza anche per la figlia e la reazione di un ragazzo, che tornato alla vita si è visto strappare via l'amore.
E poi Tony, il grande assente che è in ogni frase, parola, virgola di questo racconto – in tutti i pensieri dei personaggi, nel cuore straziato di Peter. Tony così Tony, che da egocentrico quale è pensa bene di lasciare brandelli di sé in giro, che persino in un video-messaggio di addio non riesce a esternare a parole i sentimenti, perché lui è uno che agisce, non uno da grandi discorsi e belle parole, uno che per risollevarti il morale ti dà uno spintone e non una pacca sulla schiena, uno che, però, ha letto dentro Peter senza neanche averlo dinanzi e si è prefigurato senza alcun problema il suo dopo se lui non ci fosse stato. Come ormai ti dico sempre, non ho una visione romantica del rapporto tra questi due personaggi, ma quando leggo le tue storie non posso fare a meno di crederci e sperare che ci sia un lieto fine per loro.
Arrivando a Peter, credo ormai di poter dire che sia il personaggio con cui, a mio avviso, riesci a empatizzare di più, perché lo trasporti su carta in una maniera eccezionale, è sempre così lui in ogni tua storia che sembra di averlo dinanzi. Arrabbiato, sofferente, felice, qualsiasi sensazione abbia addosso, qualsiasi emozione viva, tu riesci a tradurla in parole e dargli vita. È fantastico. Mi è piaciuta molto la sua evoluzione, il suo viaggio introspettivo, i conti che fa con se stesso e con la famiglia di Tony, i sensi di colpa martellanti, la sensazione di essere sopravvissuto per niente, perché il prezzo del suo ritorno è stato la vita di Tony. E, ovviamente, ho provato un moto di tenerezza infinita per la "soluzione" che trova per andare avanti, il suo Protocollo speranza che non cede a Pepper, per quello è solo suo, è solo loro.
Una storia meravigliosa, questa, e piena zeppa di emozioni. La potrei considerare una introspezione emotiva, ecco! Tanti complimenti come sempre, leggerti è davvero una bella esperienza.
Un abbraccio e a presto!
Rosmary |