Macciao! Finalmente trovo tempo e modo di commentarti questo secondo capitolo, a qualche eone di distanza dal primo :') Come ti ho accennato in precedenza, è stato esattamente questo a conquistarmi completamente, e nel rileggerlo non ho potuto che apprezzarlo ancor di più!
L'inizio con Tony è a dir poco scoppiettante, e stavo ridendo già dalla. Prima. Riga. Ed è andata peggiorando! Il modo in cui riesci a rendere l'atteggiamento irritante di Tony è da manuale, ancor di più se si considera che è una versione più giovane e totalmente priva di controllo, filtri o freni inibitori; e la conseguente reazione di Steve è anche canonicissima. Ce l'ho visto, con delle sfumature viola-bordeaux in faccia che prega di sprofondare nel pavimento e trascinare possibilmente l'amico (stronzo, stronzissimo) con sé. E poi, eccola qui, la parte incriminata che mi ha catturata del tutto nella mia ormai credo evidente ossessione per Tony e tutto ciò che lo riguarda: la scena sugli spalti.
In particolare, la definizione che dai di Tony come un qualcuno a "compartimenti stagni", che ho adorato e trovo estremamente icastica per lui. Così come tutto il discorso che la precede, che oscilla tra la presa in giro e la realtà effettiva: perché sì, Steve può anche irritarsi con Tony (a ragione, Dio sa come non l'abbia ancora strozzato) e con la sua lingua puntuta, ma sa che ha ragione. Su più fronti, in realtà: non solo quello della vita sociale, ma anche su quello dell'orientamento sessuale. Mi sembra molto chiaro dalla chiacchierata del giorno prima con Winter, e dovrebbe esserlo anche a lui, che non possa ritenersi etero al 100% senza alcuna ombra di dubbio in merito, e dovrebbe almeno considerare la possibilità di essere bi o gay. Però è ovvio che un percorso d'accettazione e scoperta in questo senso sia molto arduo, soprattutto per qualcuno di così "quadrato" come Steve e che, soprattutto, non si è mai nemmeno soffermato a riflettere sulla questione in sé, preso com'è dai suoi mille impegni che gli occupano la vita ma non lo fanno vivere davvero.
Tony non possiede certamente la delicatezza necessaria a intavolare una discussione in merito, ma non è ottuso e, a parte tutto, quarantasei minuti di chiamata su una linea erotica gay non sono poi un arcano così indecifrabile. O almeno, è un qualcosa su cui Steve dovrebbe riflettere per il proprio benessere, invece di fossilizzarsi su una cotta irraggiungibile come quella per la Carter, che sembra usare quasi come "scusa". Sono molto curiosa, e fiduciosa, su come porterai avanti questa parte della storia: nella maggior parte delle stucky e simili che mi è capitato di leggere, Steve o chi per lui è già perfettamente consapevole del proprio orientamento, e mi interessa molto seguire invece questa sua indagine graduale.
Bene, chiudo il papiro pseudo-filosofico, e mi sposto sul fronte esplicitamente Stucky e altrettanto intrigante. Il modo in cui riesci a descrivere Bucky unicamente tramite la voce, il respiro, i piccoli rumori che provoca al telefono, è fenomenale. So che te l'ho già detto, ma trovo giusto ripeterlo. Nel leggere sembra di avere la cornetta premuta sull'orecchio come Steve... che, diciamocelo, a chi dispiacerebbe avere un Bucky/SebStan che ci mormora paroline suadenti? Ecco, appunto :'D E oltre a ciò, anche i gesti "a vuoto" che Steve gli rivolge nella sua mente colorano perfettamente il discorso con tutto ciò che, tramite una telefonata, non può necessariamente trasparire ma che farebbe parte di una conversazione a quattr'occhi.
Mi fa invece una tenerezza tremenda Steve che, giustamente, prende tutta la carica seduttiva ed erotica di Winter come parte del suo mestiere. Più che lecito e sensato sia considerando la situazione, sia il fatto che Steve è Steve e, in quanto tale, è un po' un tordo che non riesce a cogliere bene i segnali, che siano le moine delle sue ammiratrici o il fatto che il centralinista di un call-center non è solito "chiacchierare e basta" col cliente, e soprattutto esternare determinati stati d'animo... come glissare su una domanda innocente alla quale avrebbe potuto tranquillamente rispondere con una bugia ben congegnata o con una frase preconfezionata a sviare l'attenzione.
Il silenzio, invece, dice molto di più di quanto crede Winter, e l'immagine che, letteralmente, dipingi nel confrontare il sospiro suo e quello che Steve ha attribuito a quel dipinto, è veramente poetica e contribuisce ad acuire l'impressione che quel centralinista, con Steve, non stia instaurando il solito rapporto lavoratore-cliente, al di là di quel "tu sei tu" che Steve prende ancora con le pinze.
«...pensa a Russell Crowe incontra Sebastian Stan.»
«Chi?»
«Ma dai! Hai vissuto congelato nei ghiacci dell’Antartico, finora?»
Ecco, qui ho sputato un polmone per il genio indiscusso di queste battute, vorrei rendertelo noto :') E sì, Russel Crowe è un figo da paura... oltre ad essere il motivo per cui ho iniziato a scrivere ff, ma questi lati oscuri del mio passato forse è meglio non rivelarli e sono semplicemente lieta di condividere l'opinione su di lui u.u
Tornando a noi, la chiusura di capitolo mi ha lasciata con l'amaro in bocca, lo ammetto... l'accenno a Rebecca mi ha allarmata, così come la digressione nostalgica, la scusa che rifila a Steve ancor di più, e la riserbatezza sul nome ha fatto partire direttamente la sirena antiaereo. Steve non è il solo ad avere un brutto presentimento, e ringrazio che tu abbia aggiornato, così potrò cercare di scacciarlo, anche se prevedo angst <3
Chiudo con un piccolo elogio a parte per la chicca dell'orologio di Tony che richiama Iron Man, per l'allusione al chiosco di Shawarma sponsorizzata da Stark e a Fury allenatore di football irascibile: le ho apprezzate tutte tantissimo e le ho trovate ottime escamotage per costruire una solida cornice marveliana attorno al contesto studentesco e universitario :)
Sparisco, che sennò mi ritrovo la postale sotto casa!
Un bacio,
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