Recensioni per
Novel of a Dreamless
di Ellie_x3

Questa storia ha ottenuto 142 recensioni.
Positive : 142
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
12/10/19, ore 12:49

Cara Ellie! ^^

Ma veramente sono arrivata alla fine? A una fine drammaticamente aperta sul coraggio di una Miki così cresciuta da voler ignorare l’odio degli dèi e le minacce di Shiga per compiere un dovere morale – salvare della gente che non si è solo sovrapposta alla sua realtà, ma che fa parte della sua vita nel bene e nel male e che Miki, semplicemente, non può abbandonare così. Ciò che il lettore già sapeva – che Chizuru è viva ed è morto, invece, Kaworu, viene compreso da Okita Souji in una scena di tortura che lascia presagire senza narrare, grazie al mantenimento di un complesso equilibrio. Tutto il capitolo oscilla tra introspezioni e ricordi volti anche a tirare le fila del passato e delle scelte dei protagonisti e un futuro tinto di rosso, che già appartiene al passato.

Okita con i ricordi dell’infanzia, con le sue metafore del cuore come uno straccio strizzato quando pensa a Kondou, Okita che ha difficoltà nel dire addio a Miki perché lei gli ha mentito sono dei pezzi curati alla perfezione: Souji è rimasto linearmente quello che è. Un ronin che sembra una vera e propria macchina da guerra, ma nel corso dei capitoli si è incupito. Con l’avvicinarsi di luglio il ragazzo dal sorriso felino è diventato ancora più feroce e il grosso merito di questo mutamento è senz’altro da imputarsi alla consapevolezza della sua malattia e della morte ingloriosa e inutile sue e di Kondou. Certe riflessioni sulla morte che porta via brandelli di anima rimangono in un certo senso ancora più vivide e significative soprattutto se fatte da un guerriero spietato come il ragazzo in questo contesto particolare. Il legame con Miki, che negli scorsi capitoli si è pesantemente incrinato, rivive attraverso la sensazione di compiacimento che Okita prova durante il supplizio di Furutaka, quando capisce cosa sta succedendo e di aver ucciso non Chizuru, ma il fratello, e che Miki lo sapeva e aveva tentato di avvisarla.

Il passaggio introspettivo di Miki lungo questa Kyoto che cerca di salutare ma in cui, alla fine, sceglie coraggiosamente di rimanere, è molto bello e lungo e curato. Risulta realistico proprio perché il personaggio di Miki non è statico ne è sempre perfettamente consapevole di cosa fare, dove e perché. Vaga per la città e cambia idea, trastullandosi con Okiku e con Sayuri, ritardando il momento di andarsene, avendo fretta quando Sayuri la invita a fissare lo scorrere del fiume. Un atteggiamento estremamente umano che tiene conto delle nostre naturali esitazioni e delle incertezze che contraddistinguono uno spirito mosso da numerose pulsioni, come insegnava anche Freud. Il discorso di Sayuri con l’ammonizione circa l’ira degli dèi è presagio di sventure future e di difficoltà e la presenza di Murasaki complica e potrebbe proteggere Miki da ciò che accadrà, vista anche la fusione tra la californiana e lo spirito che le fa sostanzialmente da doppelgänger. Idealmente la fine si ricollega con l’inizio proprio perché Murasaki, scegliendo di restare, accoglie una tradizione di famiglia che ha sempre ricusato – mi riferisco al pensiero della nonna e di come avrebbe agito lei, in contrasto anche con quanto dicesti nei primi capitoli circa il fatto che Murasaki doveva essere il nome di Miki, a detta delle zie. La tradizione di un Giappone sempre sentito e percepito come ostile ed estraneo (cosa in parte vera data la natura di gai-jin di Miki) si fonde con l’intraprendenza occidentale, in un finale che, pur rimanendo aperto, chiude il viaggio introspettivo della protagonista mostrando la sua lunga e travagliata crescita. Una fine che lascia aperte delle situazioni, dunque, ma ne risolve abilmente delle altre. Mi sento già orfana di questa long bellissima **, ma per fortuna ho visto che sei andata avanti con i suoi seguiti, quindi che altro dirti se non bravissima e a presto? Ah, sì: ormai questi personaggi che conoscevo distrattamente mi sono entrati nel cuore e tutto è merito tuo.
Un abbraccio,
Shilyss ^^

Recensore Master
05/10/19, ore 11:45

Cara Ellie, ^^
che sabato mattina sarebbe senza la tua recensione? Uno brutto, ovviamente. Adoro le sensazioni tattili di Miki di fronte a Shiga, in questa resa dei conti che sembra veramente uno di quei momenti sia epici all’occidentale, alla HP, sia orientaleggianti, sotto questa pioggia scrosciante, come adoro che Miki sia tornata a utilizzare termini fortemente pop, come nel riferimento a Gossip Girl, più contemporaneo di Sherlock e più vanesio di Potter. Veste dei panni non suoi e le pesa la presenza della seta bagnata addosso, di un vestito che non le appartiene e che è, invece, di Murasaki. La discussione con Shiga apre delle possibilità che la morte considerata imminente e l’ansia galoppante degli ultimi capitoli avevano del tutto trascurato. Tornando a casa, Miki ripristinerà l’ordine stabilito e sarà salva. Una considerazione che si lega anche al fatto che non solo la Shinsegumi è destinata inevitabilmente a essere distrutta dalla Storia, nonostante i tentativi poco efficaci di Miki per convincere Hijikata a chiedere una mano alla neo potenza bellica degli Stati Uniti.

C’è stato un momento in cui la nostra californiana credeva di essere parte di una squadra di lupi, ma l’integrazione /inserimento ha finito per spezzarsi nel momento in cui la sua necessaria bugia è venuta a galla. Okita ha determinato il ritorno a casa di Miki, dato che la rottura del loro rapporto, questa fredda coesistenza e coabitazione in cui sono precipitati dopo la tremenda rivelazione circa la morte e la sconfitta di Kondou, hanno dimostrato in maniera inevitabile l’alienità di Miki. Credo sia anche per questo che la ragazza sia contenta di poter finalmente tornare a casa. Non solo per il terrore dovuto ai Rasetsu, presenze inquietanti che la coabitazione col fantasma rendono decisamente più insopportabili (deduco che sentire così intensamente l’odore del sangue derivi proprio da questo), ma anche dalla consapevolezza di non avere la forza di mutare il destino di questo gruppo di samurai: Souji, pur malato, pur conscio di come e dove moriranno lui e Kondou, non modificherà il suo destino né lo faranno gli altri, intrisi come sono di valori morali squisitamente nipponici, non troppo distanti da certi atteggiamenti che richiamano anche Orlando quando, con la sua Durlindana in pugno, si fa massacrare sui Pirenei.

Se Miki rimanesse non solo diventerebbe preda di Shiga, che non potrebbe più esimersi dall’ucciderla, ma non eviterebbe comunque di vedere morire davanti ai propri occhi delle persone che ha imparato ad amare o di cui riconosce le qualità. In lei c’è una dose di rimpianto per non aver potuto, ad esempio, stringere determinate amicizie a fronte di personalità meritevoli per mancanza di tempo e la voglia di non vederli morire – bellissimo, a tale proposito, il riferimento al fatto che non voglia estrarre dei proiettili dal corpo di un membro della Shinsegumi. Vorrei dire anche altre cose sullo stile, il trafiletto che fa da intro, sempre così squisitamente evocativo, la ricercatezza delle citazioni, il bellissimo rapporto di ricerca/distacco col nobile Hijikata, la natura strafottente, demoniaca e distante dalle beghe umane di Shiga che sta lavorando e non ce lo manda certo a dire. Verrebbe veramente un trattato infinito se dicessi nel dettaglio quanto è coerente e ben dosato tutto quello che hai creato: ormai posso dire che non ci sono capitoli filler, che certi riferimenti brevissimi contestualizzano la storia meglio di mille spiegoni e tu questo non lo dimentichi mai (penso al riferimento a Chizuru presente qui, poco più di tre frasi, ma quanto potenti)!

Come sempre devo farti miliardi di complimenti per questa long incantevole di cui non vedo l’ora di iniziare la seconda parte, ormai una dolcissima abitudine del sabato mattina e… oddio, ho scritto una recensione lunga quanto una shot! Non chiamare la postale! Un caro saluto,
Shilyss ^^

Recensore Master
28/09/19, ore 11:50
Cap. 29:

Cara Ellie! ^^

Che sabato mattina sarebbe senza la tua storia? Forse è proprio la lontananza da Souji – la mancanza di una connessione mentale, la fiducia tradita per colpa di una dichiarazione sbagliata, a far fare a Miki un passo indietro. Se negli ultimi capitoli aveva tentato come poteva di rimanere alle regole, adesso c’è uno sprazzo del personaggio che abbiamo conosciuto a inizio capitolo, che vuole dimostrare di essere ancora se stessa a discapito del resto, inquietante e forse inevitabile. Il fatto che Souji le abbia ridato lo Xanax è un po’ triste perché denota come il ronin abbia smesso di tenere sotto controllo Miki e voglia, tentando di combattere anche in forte svantaggio numerico, dimostrare anche lui che la morte non esiste, che la tubercolosi non lo sta rendendo debole, anche se ne vediamo i drammatici effetti in questa magrezza che fa male al cuore <3. Il punto è che siamo alla resa dei conti e il fatidico giorno di luglio tanto atteso è arrivato. Il momento in cui ho tremato di più di tutto il capitolo è stato senz’altro quando Chizuru, guardandola, ha riconosciuto quello che hai detto per capitoli e capitoli tra le righe e che ora acquisisce un senso vero e totale perché viene annunciato nero su bianco da un’oni potente che sa guardare. Murasaki era già uscita. Il punto di vista della ragazza, perfettamente gestito, ha reso questa long sulla possessione demoniaca ancora più intrigante proprio perché Miki solamente qui si rende conto che Murasaki si è già manifestata (e nello scorso capitolo, quando parlava con San’an, era anche abbastanza evidente, soprattutto col famoso senno del poi).

Cominciamo così a vedere quello che Miki non sa e non ricorda e a mettere insieme, come lei, i pezzi di quanto successo e di quanto già detto – perché, cara Ellie, quando Hijikata si è messo a parlare di come Sayuri sia una maiko che si occupa anche di spiriti io mi sono detta che lo sapevo, che era chiaro, ma il collegamento mentale sul fatto che Murasaki non fosse così sotto controllo come pensa Miki è detto tra le righe nel modo giusto e in maniera costante, tale che ora, in questo preciso punto della storia in cui tutto è evidente, il lettore rimane sorpreso e con la voglia di saperne di più ed è soddisfatto perché aveva gli elementi interpretativi utili per capire e comprendere. Per esempio, Miki è stupita dal fatto che Murasaki, nonostante tutto, sia uscita e dice che non vuole ricorrere al suo aiuto, salvo poi informarsi se il fantasma potrebbe farla correre più velocemente. La connessione tra le due è forte e in alcuni punti persino simbiotica non per una mancanza particolare della pur sventata Mayfair, che fa quello che può in una situazione e in un periodo storico comunque alieno e ostile, ma perché la condivisione di un corpo porta a una commistione inevitabile e questa problematica l’hai affrontata bene, è realistica ed è anche ricca di spunti affascinanti.

Souji non si è distaccato totalmente da Miki, ma continua a essere freddo nei suoi riguardi. È un comportamento che trovo adeguato al personaggio e che segue bene il suo carattere, così come ho adorato la reazione di Hijikata (deluso, controllato, arrabbiato) col kimono antico e l’impossibilità per Miki/Murasaki di spiegare qualcosa che in effetti è confuso anche per lei. Mi immagino Okita che ascolta Miki inveire contro di lui e mi chiedo come e quale sarà la sua reazione finale, ora che i monsoni di luglio sono giunti e la leggenda distorta sta finendo il suo tempo.
Resta un’incognita Shiga. Gironzola attorno a Miki tenendola d’occhio, ma è evidente che non è ancora il momento per lui di agire, dato che avrebbe potuto ucciderla in mille modi differenti ma non l’ha fatto. Intrecciare così bene una trama dalle fortissime connotazioni sovrannaturali e storiche e portarla avanti fino alle ultime battute in maniera coerente, con capitoli lunghi e godibilissimi, sempre, tutti, è un vero dono e sono felice di aver letto questa storia, emozionata perché mi mancano solo due capitoli alla fine e non vedo l’ora di ributtarmi sul sequel e onorata per aver potuto leggere una storia così curata, ben scritta, ricca e profonda. Bravissima!

Un caro saluto e a presto, non chiamare la postale per questo papiro infinito che vale come una shot.
Shilyss :*

Recensore Master
21/09/19, ore 10:50
Cap. 28:

Cara Ellie! ^^

Un pigro sabato mattina non sarebbe assolutamente tale se non passassi a leggere uno dei tuoi capitoli (e sapere che ne mancano così pochi è veramente, veramente terribile. Fortuna che il tuo account è bello ricco in tal senso). Questo è stato un vero tripudio di emozioni. Essere nel passato conoscendone più o meno le trame e gli artifizi è una specie di maledizione, specie se, come in questo caso, stava nascendo qualcosa. Miki ha perso il sostegno di Okita dal momento che gli ha rivelato l’inconsistenza dei suoi sacrifici, della sua vita, dello scopo che si è prefissato puntando ad aiutare Kondou-san.

Nella prima scena, quella in cui Miki va a trovare San’an e gli chiede indietro il kimono, mi è parso che la natura del fantasma stesse prevalendo su quello della ragazza. È una specie di partita a blackjack, dove entrambi vogliono tenersi le informazioni migliori da parte prima di sfoderare la carta più alta. Il modo in cui vengono appellati i Rasetsu, poi, richiama anche il tradimento rimasto nell’aria nello scorso capitolo, quando Toshizu si è trovato a dover combattere quasi totalmente da solo. Murasaki che chiede indietro il kimono che ha viaggiato nel tempo, che insulta i Rasetsu, che visita San’an fanno di contro a una Miki che si sveglia dopo una notte serena. Questo dettaglio particolare mi ha fatto immaginare (ma forse è un mio flash causato dalla ricchezza di questa storia di samurai, intrighi, fantasmi e mostri) che Murasaki possa svegliarsi quando Miki dorme serena e che le cose non siano esattamente così sotto controllo come sembravano negli scorsi capitoli.

Toshizu che va a donne e si becca il rimprovero mentale di Miki è una perla (tra l’altro potrebbe anche fare la combo. Mettere incinta Sae e beccarsi la sifilide). I dialoghi tra i due sono sempre tesi, sull’onda di un rapporto indefinibile che è influenzato anche dall’amore del fantasma per il capitano, ma il senso della realtà di Miki l’ho trovato spassoso e ha smorzato un po’ la tensione riguardo uno degli ennesimi duelli verbali tra questi due – nemmeno un tè riesce a portargli senza che vi sia sempre un’attenzione particolare alle parole scelte. Tra l’altro con una riga hai mandato a monte questa ship che poteva avere il sentore di un triangolo Murasaki/Miki/Hijikata. Ma ho gongolato enormemente quando l’interesse di Miki per la vita di Toshizu è spiegata dalla volontà che quest’ultimo protegga Okita <3 (tu sai che lo amo, grazie a te lo amo moltissimo **). E la scena finale è sua e ho amato come Kaoru ne percepisca l’odore e la sete quasi demoniaca di sangue. Il combattimento è descritto con grande grazia e adoro come riesci a descrivere in maniere originale e mai scontata il verde degli occhi di Okita, queste biglie a volte ammiccanti e sornione come quelle dei gatti, e il suo essere un ronin spietatissimo. In poche righe ne hai descritto la forza e la grandezza persino al cospetto di Kaoru – la sua morte mi ha lasciata a bocca aperta – e questa bravura come ronin di Souji, ora così definitivamente distante da Miki, è ancora più tragica perché sappiamo che non morirà affatto sul campo di battaglia e questa consapevolezza che adesso, per colpa della ragazza, conosce nel dettaglio anche lui, senza nessuna flebile speranza a fargli chiudere più serenamente gli occhi, lo rende ancora più magnifico e tragico. Ok, non chiamare la postale per questa recensione entusiastica, ma INFINITA <3
Stupendo, in una parola <3

Shilyss

Recensore Master
15/09/19, ore 11:13

Cara Ellie,

Mi piace davvero molto come hai gestito questo capitolo. Gli ultimi due erano stati un crocevia di emozioni e rivelazioni ed è stata una buona cosa avvicinarci di nuovo a Hijikata, meno lucido del solito nelle sue divagazioni sui kappa. C’è un’ironia amara nel suo desiderio di rivolgersi alle creature verdi mitologiche giapponesi, un’ironia che sembra il compiacimento di uno vicino all’esaurimento nervoso… Del resto, si accennava a una buona notizia e in un clima in cui la shinsegumi deve fronteggiare addirittura delle creature demoniache come gli Oni non è poi così assurdo pensare ai Kappa. Ma il sorriso si spegne immediatamente dalle labbra del lettore allorché viene sottolineato lo strato di prostrazione fisica di Toshizu, insonne, stanco e a digiuno. Il riferimento al destino di Kazama e Chizuru, poi, è stato graditissimo.

Avvicinandoci alla fine della storia (sic, ne sentirò tragicamente la mancanza), anche l’umore all’interno della Shinsegumi pare essersi fatto affilato come una lama. In particolare, ho dolcemente sofferto un po’ vedendo come Souji sia diventato più cupo e meno propenso alla vita in generale, come hai ben sottolineato nel dettaglio degli animali randagi che non suscitano più l’interesse del ronin. In questo clima di isolamento, Miki si accorge una volta di più di essere sola all’interno di un mondo e di un tempo in cui non le appartengono, agnello in un branco di lupi. Anche l’amicizia con Sayuri, tuttavia, manca della spontanea genuinità dei capitoli precedenti. Tra le due c’è sempre stata una forte intesa che quasi annullava le differenze (e grazie per aver dato uno scorcio della vita delle Geishe, col riferimento alla vendita della verginità), ma sembra che dopo l’esibizione della maiko quest’amicizia si sia vagamente oscurata, come velata dagli eventi, dal bacio, dal successo di Sayuri stesso. Di contro, è proprio questo il momento in cui Miki torna a parlare e a comportarsi come la teenager californiana che è e a rimpiangere persino l’assenza di Shadow/Brian, parlando con la ragazza di cose spiccatamente da XXI secolo. Ed è la primissima volta che lo chiama così – coincidenze??

Un’altra cosa su cui vorrei porre l’attenzione è che lo schifo profondo di Miki è ambiguo; anche se l’aver baciato Hijikata non l’ha sconvolta, eppure il suo pensiero indugia e si crogiola (colpa di Murasaki?) all’idea di un ménage con Sayuri e Toshizu. Del resto, lo yorei continua a permanere nella mente di Miki e quasi si fa più prepotente nella vivida scena della visione/sogno, che mi è piaciuta semplicemente da impazzire proprio perché stacca all’interno del capitolo e lascia spaesati. Sono felice anche di rivedere Rafael e il suo atteggiamento moderno e sprezzante nei confronti di Kazama. Un atteggiamento scanzonato che ricorda da vicino Miki, ma soprattutto rivela la necessità che la ragazza resti in vita. Una sottotrama politica che, ovviamente, non può che farmi gongolare. Siamo a pochi capitoli dalla fine e tutto continua a filare con una semplicità incredibile. Magnifico capitolo, come sempre. **
A prestissimo e buona domenica, cara!
Shilyss :*

Recensore Master
14/09/19, ore 15:30

Cara Ellie,

Sono stata risucchiata dallo shopping, ma sono tornata in tempo per il pranzo e per mettermi in pari anche con questo capitolo. La prima parte, con Souji e la sua reazione giustificabile è stata bellissima e non solo perché questi due li ho shippati a bestia. Ricollegandomi ai discorsi che ti facevo nella scorsa recensione, c’è da aggiungere una sola cosa. Nessuno dovrebbe sapere come morirà. L’onniscienza è una punizione, una maledizione che ci impedisce di vivere ciò che abbiamo. In questo caso, Murasaki ha ragione nel rimproverare Miki e Miki peca nell’eccessiva sincerità. Chi ha liberato, rivelando il fardello della conoscenza? Se stessa o Souji, consapevole di non poter impedire la morte di Kondou, corroso da un male tremendo e sfiancante? La Storia determina chi era dalla parte del giusto e chi del sbagliato, perché a farla sono i vincitori e la Shinsegumi verrà sconfitta. No, nessuno dovrebbe conoscere la propria morte e allora Souji non può rimanere con Miki, anche se la sua natura e il suo carattere particolari gli consentono di accettare e amare la ragazza. L’assenza del ronin perdura per tutto il capitolo, regalandogli una dolce malinconia, acuita da ciò che Miki propone con leggerezza: che Okita possa tornare in un mondo dove tutti coloro che conosce sono fantasmi.

L’altra grande evoluzione di questa eroina pop è l’ammissione di una colpevolezza e una leggerezza che dimostrano come, priva degli orpelli del XXI secolo, Miki abbia trovato la grande forza di ritenersi responsabile di qualcosa. La sua crescita emotiva è stata una costante della long, portata avanti con perizia e attenzione. Non ci sono stati bruschi cambi di rotta o mutazioni improvvise, ma solo una presa di coscienza lenta e inesorabile, una maturazione che rende Miki sempre Miki. E Chizuru, simile all’acqua cheta? Confesso che il personaggio di Shiga mi piace moltissimo, principalmente perché è una creatura estranea a qualsiasi realtà e tempo. Il suo anacronismo e la sua alterità lo rendono profondo e interessante. Il suo gioco di potere con la Oni che vorrebbe essere umana (e che agli umani è fedele) è profondo e offre uno spaccato interessante proprio di lei, della ragazza che ha sconvolto la Shinsegumi. La sua fedeltà ai samurai viaggia parallela al suo senso del dovere come fidanzata di Kazama, in un equilibrio molto umano. Sebbene sia il classico personaggio che, se non ben caratterizzato, provoca nella donna moderna un certo qual fastidio, grazie alla tua penna rivive in maniera profonda e vivida in un’accezione più matura e che le rende una giustizia maggiore. Una donna che, pur nelle maglie del proprio ruolo di oni rimpiange una vita perduta e non aderisce totalmente a un’altra imposta.

Che fa quello che può in nome di un’integrità morale che non sacrifica all’altare dell’obbedienza, ma che non sfodera in maniera stupida o fuori luogo. L’ultimo di cui vorrei parlarti è Shinpaichi. La sua gentilezza e la sua cortesia fanno a pugni con un destino tremendo, che ogni volta mi spacca il cuore. Amo questa storia, lo sai. Raggiunge sempre inaspettate vette di profondità e di introspezione <3
Buon weekend e alla prossima settimana ^^
Shilyss

Recensore Master
07/09/19, ore 17:01
Cap. 25:

Cara Ellie! **

Devo prendere gli appunti per farti una recensione coerente, porca miseria ^^. Miki ha fatto troppo e credo che il senso di colpa la stia in qualche modo schiacciando. Lei si è intromessa nel passato mutandolo e sostituendosi a un fantasma che la abita e protesta a gran voce. Lei ha baciato l’uomo che Murasaki ama, Hijikata, per dimostrarle di non essere fusa con lei e di non essere lei. Ha anche messo in pericolo lo stesso, generando un grosso punto interrogativo che potrebbe portare la shinsegumi a un altro esito. Ha rifiutato l’aiuto di Shiga, un personaggio che si muove con invidiabile scioltezza nel passato e nel presente, tra umani e oni, latore di una conoscenza ancora oscura per la ragazza. Ma, soprattutto, ha parlato troppo con Okita. A un malato di tisi si può dire che mancheranno quattro anni alla sua morte. In fondo, dubito che Souji abbia potuto valutare con occhio poco critico quelle che sono le sue palesi condizioni. Un uomo come lui, con una vita come la sua nonostante la giovane età sa riconoscere quando il fisico si indebolisce e ci tradisce, soprattutto se è una piaga come la tubercolosi, appunto. Un conto, però, è dire a un uomo che sa di essere malato che il suo tempo sarà limitato e che morrà, un altro è dirgli che la persona cui ha affidato la sua vita e la sua lama, per cui ha lottato e che dovrebbe dare un senso alla sua vita, morirà e sarà sconfitto.

Morire sul campo di battaglia è da sempre considerata una fine eroica, per un guerriero, ma l’idea che le spoglie non abbiano una sepoltura onorevole e che i resti vengano lasciati agli avvoltoi e simili è un pensiero che agghiaccia. La morte è un destino comune a tutti, ma la sconfitta no e vanifica una vita di sacrifici. Considerando anche ciò che ha detto Okita a Miki qualche capitolo fa, davvero credo che abbia parlato troppo, ma come fargliene una colpa? È stata una serata che avrebbe provato chiunque. Prima di chiudere con le mie deliranti recensioni, volevo complimentarmi per Raphael. Adoro quando lo fai comparire nella storia perché ne sottolinei l’alterità rispetto al mondo feudale giapponese e la vicinanza col nostro mondo. Interessante è anche il suo punto di vista su Miki. Penso che, di lei, abbia una visione distorta e che non tenga conto della maturazione degli ultimi capitoli e che la etichetti un po’ tramite delle categorie. Miki è ancora la californiana problematica dell’inizio, ma in più di un’occasione si è rivelata qualcosa di più e credo che Shiga non ne stia tenendo conto. La bellezza del capitolo è racchiusa anche nel fatto che non sappiamo ancora che fine abbia fatto Hijikata. Splendido, invece, come tu abbia reinserito la drammatica figura di Shinpaichi, soprattutto alla luce di quello che ha detto Toshizu nello scorso capitolo.

Come sempre una lettura pregna, densa, avvincente. È impossibile non rimanerne affascinati <3
Bravissima, mia cara, a presto :* :* :*
Shilyss

Recensore Master
30/08/19, ore 17:57

Ellie carissima! ^^

Finite le vacanze torno a recensirti nel giorno a te dedicato, il venerdì. E inizio dicendoti “ma tu vuoi che muoro??” Questo capitolo è esplosivo e temo di non riuscire a dire tutto quello che devo – sentiti in colpa! Dunque. La parte relativa a Shadow è carica di una dolcezza e di una malinconia terribili. Il suo pensiero è distante e l’amore che lega Miki a questo ragazzo buono e dolce e presente è un affetto, una tenerezza ben lontani dalla passione. Eppure Miki è una brava ragazza e l’idea dei sentimenti contrastanti che la animano sono parimenti in grado di sconvolgerla e farle dubitare. Colpa anche del fantasma di Murasaki, qui visto per la prima volta in modo più sereno e tranquillo, col suo sorriso da principessa a dare da mangiare alle carpe (e niente, ho amato ‘sta descrizione <3).

Lo spettacolo di Sayuri è l’occasione per Miki di rimanere sola con Hijikata a chiarirsi, arrivando fino al punto di rischiare il tutto per tutto con un bacio che, anziché confondere la ragazza, le ha ridato un’identità. Miki e Murasaki non sono la stessa persona e la prima non nutre i sentimenti dell’altra – banalmente, non lo è. Questo è un tradimento, nei confronti di Shadow, necessario (ahimè, sì, l’ho scritto), volto solo a sperimentare cosa è suggestione e sogno e cosa è vero. E che il ronin ci sia caduto, nella rete di Miki, è stato delizioso. La passeggiata tra i ciliegi in fiore, però, è servita anche ad approfondire il rapporto complicatissimo tra Chizuru e la shinsegumi agli occhi esterni di noi e di Miki. E qui Miki è apparsa umana, accorta fin dove il suo carattere vulcanico e la sua parlata con pochi filtri le concede e molto moderna, così come sincera in modo spiazzante è stata relativamente alla questione Shinpaichi o alla superba bravura di Sayuri, che noi sappiamo quanto sia costata dagli scorsi capitoli. In mezzo a questo delirio scritto benissimo c’è sempre il riferimento a ciò che Miki conosce perché ricorda (la leggenda) e ciò che sarà/è mutato col suo arrivo (la vera storia). E continuo a pensare che tu abbia reso in maniera squisita tutto quanto <3.

La recensione sta venendo lunga in una maniera semplicemente imbarazzante **, ma con le storie belle il problema non è trovare cosa scrivere, ma fermarsi e dire tutto in modo da non fare un mega flusso di coscienza. La scena d’azione finale, troncata così, è crudelmente perfetta; da autrice ti applaudo perché è lì che deve finire il capitolo, da lettrice sostengo tu sia stata cattivissima. Tutto lascia presagire che Hijikata non ce la farà, visto il rapporto sfavorevole cinque a uno, e la cosa peggiore è che l’imboscata era prevedibile, è avvenuta dove c’è stato un altro incontro. È uno dei capitoli più belli, Ellie, non so che dire. La profondità che stai raggiungendo con le sfaccettature di Miki, l’inquietante legame con Murasaki, sono delle perle, semplicemente. Sono profondamente ammirata e onorata di aver scoperto questa bellissima long! Ora ti mollo, che superate le cinquecento parole è sequestro di persona! :*
Un abbraccio e a presto,
Shilyss

Recensore Master
24/08/19, ore 15:08
Cap. 23:

Carissima Ellie! ^^

Mio appuntamento del weekend che questa settimana si è sommato al parrucco! Più mi immergo in questa storia più ne apprezzo e scovo i dettagli, sempre curatissimi. All’inizio, Miki non voleva ascoltare la voce di Murasaki, mentre ora ella diventa il suo demoniaco Sherlock. Del resto, sappiamo che un kimono è sparito (quello del passato, che ha viaggiato nel tempo). A indagare su ciò che accade è sempre lei, Miki. Non ho termini per dirti quanto stai descrivendo bene il legame tra alcuni membri della Shinsegumi e Chizuru. Noi sappiamo qualcosa più di Miki, ma il fatto che non ci sia stato lo spiegone rivelatore, ma solo una serie di indizi volti a ricostruire la questione della ragazza oni è un esempio di come hai valutato ogni elemento in maniera matura, permettendo al lettore di azionare il cervello e fare il famoso 2 + 2. Chizuru è un personaggio che è facile rendere stereotipato e odiare; se reso in maniera non efficace c’è il rischio di renderla lo stereotipo della ragazzina tenera e innocente e, a ben pensarci, vedendo l’appeal che ha con i vari ronin è difficile non sentirsi stizzite e impotenti come Miki, che ne sbaglia (forse) il nome, ma il sottile equilibrio che hai creato consente di vedere anche il dramma di una Oni che credeva di essere umana e che ancora non ha fatto del tutto pace né con la sua natura né col suo passato. Così come chi l’amava non riesce a piangerla o a dimenticarla.

A proposito di questo, gli oni stanno avendo sempre più piede nella storia. Più la trama si snoda verso il momento decisivo, quel giorno di luglio dove deve finire tutto, più motivazioni, personaggi e pensieri vengono svelati. Allo stesso modo è indicativo come la ridondanza dello Xanax e dell’Iphone, medicina contro i fantasmi nella testa e feticcio inutilizzabile, ma offre sicurezza, non vengano più menzionati a favore di rapporti umani spesso non facili, intrecciati con dei lupi, dei ronin. E qui devo menzionare Souji.

Ora che sappiamo che la tubercolosi ce lo porterà via, fa male leggere (ma è bellissimo farlo) di come appaia magro, di come sia veramente molto intelligente. Sono tutte cose che spariranno nel tempo ed è tristemente bello vedere quella punta di rancore che traspare in Miki di fronte alla fedeltà di Okita a Kondou, come se il secondo non fosse degno di tanta attestazione di stima da parte del guerriero, sempre descritto in una maniera tale che innamorarsene è praticamente impossibile. Lokuccio, non ti ingelosire! XD! Un caro saluto, Ellie: sei veramente bravissima e nessun sabato ormai è tale se non ti leggo. **
Un abbraccio, **
Shilyss

Recensore Master
17/08/19, ore 16:03
Cap. 22:

Ciao Ellie! <3

Che weekend sarebbe senza la mia iniezione settimanale delle tue storie? Il problema è che il capitolo è stato così denso di suggestioni che spero di riuscire a dire tutto quello che ho pensato, ma proprio tutto. Volevo iniziare a scrivere la recensione man mano che leggevo, ma non ci sono riuscita: dovevo andare avanti Il fatto che Miki abbia dentro di sé Murasaki è un concetto che torna sempre più prepotentemente capitolo dopo capitolo, ma che non stufa, anzi. Voglio saperne di più e capire, cogliere le implicazioni dell’avere questo simbionte nella testa. A volte Murasaki suggerisce, altre contrasta, altre ancora impone, come nel caso del suo amore per Hajime. Miki, però, è una leonessa e il modo in cui valuta momento dopo momento se e quanto dare retta alla voce interiore ed estranea del fantasma è credibile e indice di una lotta continua, che si svolge su più fronti.

La riflessione sulla caducità della vita di Okita mi ha spezzato il cuore; è terribile che l’abilissimo ronin debba morire di tisi e non combattendo, ma è ancora più angosciante (e narrativamente bellissimo) che ciò debba capitare a prescindere da una sconfitta. Certo, lui è baldanzoso, persino irriverente, nel momento in cui sintetizza la sua sorte nella possibilità di ammazzare chi gli pare, ma è la strafottenza tipica del guerriero, quella. L’ineluttabilità della morte è uno dei motivi per cui amo la mitologia scaldica e vedere Okita sapere perfettamente di stare dalla parte sbagliata della storia, capire che il suo è un sacrificio tremendo, mi spezza il cuore.

Poi c’è la questione del forte dimagrimento del ragazzo, dovuto alla malattia corrosiva. È come quei casi in cui certi campanelli d’allarme suonano, ma ci accorgiamo che lo stanno facendo solo a posteriori, col senno di poi. Una volta che Miki ha saputo della malattia, ha avuto conferma delle condizioni critiche di Okita, improvvisamente cade il velo e inizia a vederlo per quello che è – un ragazzo che sta morendo, che morirà a prescindere dalla guerra. Lascio da parte Miki e Okita per dire due parole anche su Okiku e Hajime. Sono bellissimi e la geisha è stata fantastica, ma più brava ancora sei stata tu a creare questo mix di introspezione e dialogo che rivela moltissimo del rapporto sotteso e precedente a questa long, intercorso tra i due ex amanti. Il ritratto che ne fai rende Okiku semplicemente splendida.

È la volta della sempre IC Chizuru. L’incontro con Miki e il suo atteggiamento mite e puccioso sono resi perfettamente, così come il disagio nel portare un messaggio in una casa cara. Chizuru, però, con la sua dolcezza, riesce a fare quasi da muro di gomma nei confronti di Miki, scaltra teenager americana. Ho apprezzato, di lei, che non abbia intuito assolutamente nulla della natura oni della ragazza; lo trovo un elemento di forte realismo e l’ho apprezzato davvero tanto. Credo di aver toccato i punti fondamentali di questo capitolo ricchissimo e spero ti arrivi quanto mi stia piacendo la storia in generale e questo capitolo in particolare. Mi arriva tutta l’enorme cura che hai messo in questa long affascinante, lo studio della caratterizzazione, la coerenza, l’attenzione per ogni dettaglio anche solo culturale. Leggerti è sempre un piacere immenso,
Buon weekend, mia cara **
Shilyss

Recensore Master
10/08/19, ore 17:29

Ciao Ellie! ^^

Il mio appuntamento settimanale con questa bellissima storia prosegue ** nonostante le vacanze, anzi: le allieta, decisamente, perché la tua scrittura è fluida e piacevolissima da leggere. E poi, adoro Miki e le sue avventure. Stai presentando molto bene il personaggio di Chizuru e di Kazama. L’introspezione trapela anche dai loro piccoli gesti e dal modo in cui questa donna Oni così diversa da Miki e dagli altri personaggi vive in un ambiente che è suo pur non essendolo, in un contrasto particolare in cui l’identificarsi con gli esseri umani finisce per cozzare con la natura tipica di un Oni. Come se non bastasse, abbiamo risolto il segreto del kimono. Ero convinta che valesse il principio, caro ai viaggi del tempo, secondo cui ciò che è in un tempo non può essere presente in più copie, ma qui le cose sono leggermente più oscure e, di nuovo, la colpa è degli Oni e dei Rasetzu. Il vero kimono dunque è stato effettivamente rubato e Miki ha dimostrato un’altra delle sue debolezze da teenager americana – e non solo. Forse è solo un caso, ma il sonnambulismo della ragazza compare proprio quando si parla di ansia da prestazione da cheerleader.

Una contrapposizione da cui Miki/Murasaki si discosta subito e che lascia spazio anche a certe discussioni poco amene tra Hajime, vero perno della storia, e Miki circa quest’uscita a Gion e verso Souji e la tubercolosi. Certe cose diventano vere solamente quando se ne parla e qui sta succedendo proprio questo: il fortissimo ronin dal sorriso di gatto (<3 adoro 'sto dettaglio) è tanto vicino alla morte da non poter essere impiegato per uscire – ma questa potrebbe anche solamente essere una scusa che Hajime rifila a Miki, soprattutto alla luce delle parole di Souji stesso circa l’inattendibilità del capitano.

Oltre a questo intreccio tra ronin e demoni e storia, oltre alla presenza di Miki e del fantasma di Murasaki che sconvolgono la shinsegumi, ci sono anche i rapporti amorosi taciuti, che fanno parte del sostrato dei personaggi e che possiamo indovinare: Chizuru e Hajime, Hajime e Okiku… resto ogni volta incantata dalla ricchezza dei tuoi capitoli e della long in generale perché oltre ad avere altissimi livelli di coerenza al suo interno è anche ricca di tematiche classiche e più contemporanee. Il personaggio di Miki è splendido e fa da vero e proprio ponte che collega il Giappone feudale con una modernità fragile e astuta come la nostra rossa ragazza mezzo giapponese. Come sempre, non vedo l’ora di potermi ritagliare un’altra mezz’ora per leggerti!
Un caro abbraccio, mia cara!
Shilyss :*

Recensore Master
02/08/19, ore 14:52
Cap. 20:

Cara Ellie, ^^

Non si fa. Non si inizia un capitolo con “Iris” dei Goo Goo Dolls, perché per me è una canzone specialissima e io l’ho cantata e riconosciuta. L’immagine di Okita Souji riverso in un letto e consumato da un male romantico come la tisi – che di romantico non ha niente, ma è il modo in cui muore Violetta/la dama delle Camelie nelle rispettive opere, è straziante, soprattutto perché lui è un guerriero, nonché un amico prezioso di Miki. A proposito della ragazza, mi chiedo se davvero Hiroaki sia stato casuale. Il menzionarlo ha reso più visibili i fili della trama, ma se fosse un segno del destino? Un elemento volto a condurre la nostra californiana eroina sempre più lontana dal suo mondo fatto di moda, vuoto e pettegolezzi verso il culmine della storia? Nel capitolo hai nuovamente menzionato Shadow, il fidanzato ombra di Miki e questa figura evanescente è quasi più inconsistente della presenza della Shinsegumi che, come ricordiamo, è destinata a fallire e questa ineluttabilità (che fatica immensa usare questo termine ☹)domina i pensieri di Miki che sono corrosi da quelli di Murakami. Una delle cose che più apprezzo della tua long, lascia che te lo dica/ripeta pure stavolta, è il grado di introspezione che raggiungi, il modo in cui oscilli tra la mente di Miki e i sogni di Murakami, il grado di fusione misto a contrasto che viene raggiunto.

Credo di aver capito che il kimono del futuro è sparito, sostituito dal presente, come se non potessero esistere due oggetti uguali nella stessa dimensione e tutto questo mi affascina, come mi ha affascinato l’introspezione che ha robustamente connotato ogni elemento di questo capitolo persino nel momento in cui viene messa in scena la bruttissima rappresentazione di una delle leggende nipponiche più celebri. Persino allora c’è il velo di tristezza, l’elemento stonato, quasi, come quella voce che suggerisce sentimenti a Miki. E Okita… è un fratello e qualcosa di più, ma cosa? E come sopravvivere all’idea della sua morte e non vederlo come un fantasma? Resto sempre più incantata da questa bella storia, mia cara Ellie, e ti faccio un milione di complimenti. Che weekend sarebbe senza la tua storia? Non voglio nemmeno pensarci!
Un bacio e a presto,
Shilyss

Recensore Master
27/07/19, ore 14:14

Mia carissima Ellie! ^^
Eccomi, finalmente, eccomi!
Questa settimana sono passata semplicemente tardissimo, ma tu sai perché e sappi che la prima cosa che ho fatto oggi è stata leggerti. Anzitutto, chapeau per aver descritto minuziosamente le operazioni che prevedono la vestizione con un kimono, ma anche lo studio dietro il mondo delle geishe, che ricordo vagamente e per sommi tratti per il romanzo e il film “Memorie di una geisha.” Gli elementi culturali e tipici del Giappone vengono da te padroneggiati con una maestria particolare e questo vale non solo per questo capitolo, ma per tutti in generale. Qui si sta formando una specie di triangolo. Miki e Souji hanno un legame, una preferenza, un’intesa e condividono informazioni, ma ultimamente Miki si è effettivamente legata molto a Hijikata, persino troppo e sono del parere di Okita e non solo perché shippo con lui la protagonista. Ma questa cosa che stai creando, questo continuo punzecchiarsi, questo incontro tra due personalità totalmente differenti e l’influsso sempre più potente di Murasaki sono stati dei passaggi introspettivi che ho adorato.

Poi c’è il tema conturbante della “vestizione” che può essere sottilmente erotico più di una svestizione. In questo senso, anche il modo in cui hai interrotto la scena con un Souji schietto e glaciale è stato bellissimo e coinvolgente. Il momento del kimono prende quasi tutto il capitolo, ma nessun elemento collaterale viene dimenticato: è presente il senso di morte perenne, la consapevolezza del poco tempo di Miki espletato anche da Sayuri, il riferimento a Chizuru e a Okiku (e sulla prima Hijikata ha quasi mentito) e anche le divisioni interne alla Shinsegumi, con Harada che non si fida, Souji che mette in guardia Miki in un modo che oh! Ho adorato! Ecco, Miki mette il kimono della leggenda – quello nuovo, non quello che le sarebbe spettato di diritto e che ha ereditato dalla nonna – e, improvvisamente, gli eventi si fanno più incalzanti e anche il rapporto con Murasaki sembra più fluido. La sentiamo parlare molto di più rispetto agli scorsi capitoli, la sentiamo reagire alle mani di Hijikata e allora mi chiedo: com’è essere invasi da un fantasma disperatamente innamorato di un’altra persona? Inutile aggiungere quanto questa long mi stia prendendo perché quando non il tema a me caro del viaggio del tempo a farla da padrone, ci sono le sottigliezze politiche di questa banda di ronin, il sovrannaturale e persino l’aspetto più antropologico e culturale. Una vera perla da gustare ^^!

A mano a mano che la data fatidica si avvicina, poi, subentra anche il resto: la consapevolezza di dover dire addio a tutti e, peggio ancora, di sapere come moriranno i ronin. C’è chi dice che la più grande delle maledizioni sia proprio questa, sapere di che morte bisognerà morire. Leggendo questo tuo bellissimo capitolo, ne sono convinta anche io.
Un caro saluto, mia cara, e sempre infiniti complimenti **
Shilyss – che tifa per Souji sempre.

Recensore Master
20/07/19, ore 12:28
Cap. 18:

Cara Ellie!

Eccomi qui, sorpresa da questo capitolo bello e lungo e intrigante <3 – non volevo che finisse, calcola. Mentre il terribile giorno di luglio del destino si avvicina, ecco che Miki è ancora sconvolta dal colpo che ha stroncato una vita (e giustamente). Il suo tormento e il desiderio di chiedere conforto a Hijikata, così nobile eppure tagliente, è reso benissimo soprattutto perché questa evoluzione del rapporto si inserisce in un momento particolare. Miki è giustamente incapace di elaborare il suo gesto ed è rosa dai sensi di colpa, è vittima della voce innamorata e prepotente di Murasaki ed è anche consapevole dell’imminente fine della Shinsegumi, per quanto il suo viaggio nel tempo abbia sconvolto il passato divenuto futuro, alla Endgame. È pure una notte insonne, quindi tutto perfetto – e chi dormirebbe beato con un simile peso sulla coscienza?

Il punto più amaro e vero del capitolo per me è senz’altro l’amara domanda senza risposta del capo della Shinsegumi: il suo comportamento con Miki è influenzato dal passato con Chizuru; con la rossa americana egli cerca di non replicare gli errori fatti con l’oni, ma resta l’umano e legittimo dubbio, quell’ – e se? – che è un vero tormento della natura umana perché senza soluzione.
Se il rapporto con Hijikata assume sfumature più tolleranti da entrambi i lati, quello con Okita assume i risvolti di un legame più fraterno. Un equilibrio raggiunto difficilmente perché Souji ha un carattere felino. Spietato e divertente, implacabile e scherzoso pare vivere in un costante equilibrio precario tra sanità mentale e follia. Ho sentito tutto lo sforzo di Okita per cercare di dare il conforto fraterno di cui Miki, è evidente, in questo momento ha bisogno, ma era evidente (e ovviamente ben scritta) anche quella vena eccessivamente scanzonata che ha reso Souji un festaiolo. E questa festa non è semplicemente un modo per dirsi addio, ma ha anche in sé una componente rinnovativa. È il funerale di Murasaki, il segno che il destino può cambiare, un punto di passaggio, un modo per esorcizzare la morte e mille alte cose ancora. Da notare anche che Miki è sempre più immersa nel passato divenuto presente, dimenticando quasi il resto. La vita in America appare sempre più per immagini sporadiche, laddove all’inizio il legame della ragazza con la sua vita alla “Gossip Girl” era molto più preponderante.

Chiudo il capitolo con l’intermezzo di Chizuru (anche se ci sarebbero da dire mille cose sull’Ishida e Murasaki stalker/fangirl, qui ho riso male). La stai svelando piano piano e anche il suo profondo senso di inadeguatezza nel suo ruolo di oni e di futura moglie hanno una triste dolcezza che quella poesia che non trova compimento esprimono più di mille paragrafi. Il mio weekend ormai non è più tale senza questa tua bellissima long e sono sempre più curiosa a ogni capitolo che passa. Bravissima! **
Un caro saluto e a presto,
Shilyss :*

Recensore Master
13/07/19, ore 13:08

Mia carissima Ellie! **

Ma ti pare citare Enrico V? Mi vuoi “moruta”? Ma bando alle ciance, ché qui si fangirla come se non ci fosse un domani. Nello scorso capitolo Miki uccideva casualmente e con un sol colpo un avversario. Il realismo della storia prosegue nell’elaborazione del gesto fatto: in fondo, seppure precipitata in mezzo a una banda di ronin destinata a essere sconfitta, Miki è pur sempre una ragazza americana avulsa da questa realtà che ormai l’ha inglobata. E credo sia importante che nelle ore immediatamente successive allo sparo ella ascolti Murasaki e quasi voglia chiamare Okita affinché resti con lei. Un momento di debolezza del tutto plausibile, che arriva anche a scatenare, nel corso del capitolo, un momento decisamente più tenero e persino romantico nell’abbraccio tra i due. Tra l’altro, ho adorato la descrizione tattile di questa stretta, il fatto cioè di sentire il corpo magro del ronin sotto la stoffa. Ricco di dialoghi, il capitolo mostra l’introspezione di Miki anche riguardo al futuro, finendo con un incubo onirico che trae proprio dal dramma storico scespiriano la sua forza. L’impresa dell’ex principe Hal è baciata dalla fortuna, ma come ben sappiamo è foriera di morte, dato che l’intrepido re morirà a strettissimo giro. Ecco dunque un’altra assonanza con la shinsegumi, votata al massacro in nome di un ideale che nemmeno il “patto demoniaco” con gli Oni può risollevare. In tutto questo gioca un ruolo fondamentale la sostituzione di Miki con Murasaki.

Se prima la leggenda dello spirito veniva indicata come “Murasaki della leggenda” la consapevolezza della nostra più stabile protagonista rende lei stessa “Miki della leggenda.” Un’accettazione lenta, che passa per il biglietto lasciato dalla nonna, che deve ancora essere spiegato e rivelarsi e che si scontra anche col ruolo di Miki tra i ronin. Penso al rapporto ambiguo con Hijikata, ma anche al processo di integrazione che la ragazza sta svolgendo presso la shinsegumi. Uno dei più grandi scogli che Miki deve affrontare è se stessa e la sua sfida nel ricordare/comprendere la realtà circostante. Quel “fidati del tuo istinto” suggerito dalla nonna e messaggio di un altro tempo non è così facile da mettere in pratica, soprattutto se i tasselli di Ezo e di tante altre cose faticano a mettersi a posto nella testa della ragazza. Tra l’altro, questo è il primo capitolo dove non c’è un riferimento né al telefono di Miki né allo Xanax. Permane il modo di parlare per hashtag, ma il distacco dal presente è sempre più forte, per ora. Bellissimo capitolo, come sempre! Io sono incantata! ^^
Shilyss

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