Poesia appartenente alla serie Ode funebre alla cancelleria.
Questa volta ad avermi lasciato è stato il mio blocchetto di post-it, dopo che gli ho accidentalmente rovesciato sopra dell'acqua bollente.
Addio, fedele amico.
Oh blocchetto dispendioso
di post-it finora illesi,
che col retro appiccicoso
sui miei libri stanno adesi...

Questa poesia fa parte della serie Ode funebre alla cancelleria.
Il mio righello si è scheggiato e ormai non posso più usarlo per tirare linee rette.
Ma è davvero importante tracciare linee rette? Non basta che sia stata retta la sua vita?
Addio, righello.

Un evidenziatore serve a mettere in rilievo le parole importanti; quando ti abbandona, però, ti rendi conto che ad essere importanti non erano le parole, ma lui.
Quinta poesia dall'Ode funebre alla cancelleria.

Il quarto capitolo dell'ode funebre alla cancelleria. Stavolta è la matita ad avermi lasciato, dopo implacabili temperate di lei non è rimasto che un "frammento marcio d'una storia pura"...

Continua l'ode funebre alla cancelleria... Dopo lo sbianchetto e la gomma, è il turno della mia amata penna, che è esplosa tra le mie mani. Non chiedetemi come.
"A te, mia antica penna preferita,
dono versi dal cuore e dall'aorta,
tu che d'inchiostro ungevi le mie dita
ed ora altro non fai che giacer morta..."

Sequel della mia poesia "Sbianchetto", ode funebre al mio sbianchetto morto.
Come suggerito dal titolo, qui l'ode si rivolgerà alla sua amica gomma. Anch'essa morta. Buona lettura.
"Giaci sul fondo d'un astuccio vuoto,
gomma, mia gomma non più immacolata;
già dall'usura tu fosti provata,
con grande pena donasti l'ignoto.."

Il mio povero sbianchetto è morto, si è rotto. E questa è la poesia che gli ho dedicato per dirgli addio...