[Scooby-Doo]
[Fred/Daphne]
Mi volto di nuovo verso Daphne, notando però che non c'è; al suo posto vi è una flotta di non so quanti ragazzi pompati ed abbronzati attorno al suo lettino. In confronto mi sento una mozzarella molliccia, io, che sono sempre stato il più bello ed il più in forma ovunque andassimo. Ma non posso permettere un certo affronto, tutti quei senza cervello che l'accerchiano, si offrono di portarle da bere, di farle aria, di metterle la crema sulla schien- Eh, no! Questo no!

E' come la fine di un libro, quando giri e ti accorgi che quella era l'ultima pagina, così ti chiedi cosa ne sarà della tua vita.
Lui stringeva forte la sua baionetta tra le mani, stando attento a non sparare a chi aveva l'uniforme blu. Aveva imparato a pregare ogni sera per i suoi compagni, chi coraggioso - come anche quel giorno - si buttava nella mischia per affrontare i rivali, tutti uniti per combattere con un unico ideale: la libertà.
Ma cos'era veramente la libertà? Pensavano sul serio di sentirsi soddisfatti dopo aver versato così tanto sangue? Fare la guerra per la pace è come trombare per la verginità, lo diceva anche John Lennon, come diceva che non ci va il formaggio sulla pasta col tonno.
Che illuso quel povero soldato, solo ora si rendeva conto della tragedia che loro in primis avevano creato, un bagno di sangue fratricida in cui vinti o sconfitti sarebbero stati lo stesso degli assassini.

[I Fantaeroi / Sidekick]
« Cosa ti è successo? » domandò di nuovo.
Trevor non rispose, continuò a guardare il cielo, non potendosi muovere da terra. Normalemente l'avrebbe ridotto ad uno straccio se si fosse permesso di non risponderle ad un'altra occasione, ma stavolta l'aveva già fatto.
[Pairing: Trevor/Vana]

Avrei fatto sesso quella notte. Sarei andato da Shelby, da Quinn o qualunque sciacquetta che mi sbavasse dietro.
Solo che poi è arrivata lei.

22 Luglio 2012. Una serie di tweet tra Naya e Grant. Nulla di che, certo. Ma è proprio così?
Continuo a girare sulla poltroncina a rotelle assieme a Kevin, quando improvvisamente l'iPhone vibra e devo fermarmi per poter leggere ciò che - twitter mi ha avvisato per messaggio - Grant ha scritto, o meglio risposto.

Ultime azioni e pensieri di Madge Undersee prima della sua morte alla fine di Catching Fire.
Cammino, cercando di vedere dove stanno andando, ad un passo nettamente più lento della corsa dei cittadini del Distretto. Arrivo persino a pensare che il tempo per me si sia fermato o che non riesca più a muovermi, mentre chi mi circonda va troppo veloce. Ma poi capisco che mi sono fermata veramente quando vedo Sae la Zozza che si stringe al braccio di Gale e che lui la sta aiutando ad affrettarsi per andare nella direzione del Prato. Stanno scappando.

Fece un tiro e poi lo rilasciò quasi a fior di pelle sul viso della ragazza, che tossì rumorosamente. « Fanculo, Duncan! » lo maledì, cercando di non soffocare.
Sulle labbra del ragazzo si dipinse un ghigno. « Dai, Courtney, la sigaretta dopo quello che abbiamo fatto non me la puoi negare. E‘ come un rito! »
Si avvicinò con le labbra alla pelle della ragazza, che però lo scansò, mettendosi a braccia conserte e voltandosi leggermente per dargli le spalle. « Fumare qualche volta va bene, ma per te è come una droga! » protestò la perfettina. « Dopo una ne vuoi subito un‘altra! »
Raccolta di one-shot sulla Duncney, niente di più, niente di meno.

E’ cambiato, forse troppo, ma posso riconoscere i suoi occhi azzurri. Non l’azzurro da barbie che aveva Lindsay, una mia vecchia conoscente forse fin troppo stupida per esistere davvero, o quelli del mio amico Geoff.
No, quelli sono gli occhi di una tonalità particolare d‘azzurro, tremendamente chiari da risultare il mare di qualche paradico tropicale. Occhi verde acqua. Occhi di ghiaccio. Occhi da spaccone. Occhi inconfondibili, indimenticabili.
Quelli sono gli occhi di Duncan.
Lo fisso.

E’ chiusa da più di un’ora in quel bagno e mi scappa tremendamente. Quando sento lo scatto della serratura che si apre, mi fiondo nel bagno ma devo resistere ancora, perché l’eccessivo profumo mi fa lacrimare gli occhi. Esco da quella camera a gas e vedo mia madre vestita e truccata, che prende la sua borsa. Inclino la testa, guardandola confuso.
« Dove stai andando? » domando.

« Addio, DJ. » dice, con una punta di malinconia.
« Arrivederci, Chef. » rispondo, mentre vedo la sua espressione sorpresa che nasconde un pizzico di speranza.

« E' il nostro piccolo segreto. »
Raccolta di one-shot su una specifica bromance dei One Direction, la mia preferita e non ci vuole molto a capire qual è. Beh, cosa dovrei aggiungere? Nessuna storia segue un filo, quindi l'unico modo per saperne di più è leggere. Spero vi piacciano.

Non sorrido molto, non ne sono proprio il tipo, oramai mi sono quasi scordata come si fa, sono anni che non faccio un sorriso sincero, le uniche volte sono per beffarmi degli altri o per esprimere la mia eccitazione nel boicottare il governo di Capitol City. Il mio è un vano tentativo di dimostrargli che gli sono e gli sarò sempre affianco. E se non lo esprimo a lui, a chi posso farlo? Lui è l’unica persona importante che mi è veramente rimasta, il mio migliore amico, forse l’unico, da sempre. Sono sola e lui è l’unica persona in grado di dimostrarmi il contrario. Ma questo Capitol City non deve saperlo, o potrei finire come quella Everdeen, sempre in cerca di un modo per far sopravvivere il suo bel ragazzo innamorato. In realtà, non me ne frega nulla della Ghiandaia Imitatrice, se dovessi scegliere preferirei sempre la vita di Finnick ad ogni cosa. Lui se lo merita. Una vita felice. Con Annie. Perché lei ha bisogno di lui, come lui ha bisogno di lei.

Dischiusi le labbra, non sapendo cosa dire, né cosa fare perché in una situazione del genere non mi ci ero mai trovata prima d’ora. Poi, però, sento un leggero e caldo tocco che cerca di stringere le mie dita, per ora troppo grandi per lui. Sorrido, notando qualche ciuffo scuro sulla piccola testa quasi del tutto pelata e gli occhi di quella strana ed indefinibile tonalità di verde che, spalancandosi, mi guardano.
« Ciao, Finnick. »

Ero qui, in questa precisa stanza, mentre sistemavo la mia Canon per le riprese, poi passai a fare una prova acustica con la chitarra e cantai Lego House di Ed Sheeran. Cantai con tutta l’adrenalina che avevo in corpo, finché non mi bloccai, non soddisfatto di me stesso.
Poi, però, la sentii. Una voce mi stava rispondendo, proseguiva il mio canto. Era bella, mi piaceva, acuta ma non eccessivamente forte.
Non so perché lo feci, ma il mio istinto mi consigliò di correre ed andare in strada, così mi ritrovai una ragazza che camminava impacciata, giocando fra le vie poco innevate di Roma.
Lei si voltò ed io rimasi a guardarla.
Mi sono innamorato della sua voce, poi di lei.
Fu quello l’inizio di tutto.

Panem, prima dei Giorni Bui.
« L‘albero degli impiccati. » commentò con un pizzico di macabra ironia uno degli uomini in bianco che avevano giustiziato il moro, ancora appeso alla quercia, ma stavolta con una figura femminile al suo fianco.
Il suo collega annuì, portandosi alle labbra quella strana cartina arrotolata che aveva anche il giorno prima, a Capitol City la chiamavano “sigaretta”, ma era normale che nei Distretti la gente non avesse mai visto nulla di simile, prima di tutto perché in teoria non si dovrebbe fumare in servizio, secondo perché il tabacco veniva prodotto solo nel Distretto 11.
Dovevano togliere i corpi da lì o avrebbero iniziato a puzzare, ma mentre lo facevano uno strano motivo s’intonò dalle loro labbra, una canzone fin troppo familiare in quel posto, che però stavolta veniva cantata con le parole di un triste e macabro testo.