Ecco a voi l'ennesima storia su una ipotetica sesta serie, dopo la tristissima 5x13. So che ci sono già moltissime fanfiction sullo stesso argomento, ma ho voluto comunque dare la mia versione. Spero che vi piaccia!

[Pirate!Frerard - Colonia inglese in Giamaica, anno 1715]
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Frank si sforzò di ignorare quelle parole, ignorare l'immagine della mano di Way - sempre più nitida nella propria testa -, ignorare quanto tutto ciò gli piacesse.
“Andiamo...”
“Sta' zitto” sibilò, ma scoprì quanto la propria voce fosse impastata di esitazione solo dopo averla sentita.
“Avanti, non sarebbe eccitante? Un pirata e un soldato della marina militare... un'attrazione immorale e irresistibile...”
Tentò di tenere ferme le gambe, improvvisamente tremanti. Era già successo: per freddo, o paura qualche volta. Ma la sensazione che ora stava scuotendo ogni fibra del suo corpo, era totalmente sconosciuta. Gli annebbiava la mente e la vista, gli dava l'impressione di essere fragile come un filo d'erba, gli accelerava il battito del cuore come fosse malato, lo accaldava di frustrazione. Odiava e amava quella sensazione allo stesso tempo, esattamente come odiava a morte quel pirata ma in quel momento desiderò poter cancellare ogni distanza tra loro.
“Sono qui, ragazzo” continuava ad ansimare lui. “Sono tuo se mi vuoi. Non c'è nessuno oltre noi, nessuno lo saprà mai...”

Brian abbassa lo sguardo sul pavimento e chiude un attimo gli occhi. Sa che per allontanare le persone bisogna ferirle. È l’unica cosa che ha imparato da quello stronzo di suo padre. Un padre che, sin da quando era nato, lo aveva calpestato col suo odio immotivato, troppo ubriaco per occuparsi di lui, troppo bastardo ed egoista per volergli bene. Ma lui non è Jack. Perché lui, a differenza di suo padre, quando ferisce gli altri, quando è costretto a ferire le persone a cui tiene per allontanarle e dare loro modo di vivere la vita che hanno sempre desiderato, ferisce soprattutto sé stesso. E allora cerca di farsi forza, Brian, cerca di non crollare e fa violenza sul proprio cuore, prima di rialzare la testa e ritornare a fissare Justin negli occhi.
«Io non ti voglio qui», inizia, duro e freddo come il ghiaccio. «Questa non è più casa tua. Tu non sei niente per me.»
[Questa storia ha partecipato al Contest "Show Me Your Teeth" sul Forum di EFP indetto da Lady_Nonsense classificandosi al Secondo Posto].

Dal cap. 1: "Ho solo un problema: una mano che fa i capricci."
Mi sono chiesto se ci credeva veramente o se voleva solo che ci credessi io.
Nel caso lui ne sia convinto, deve essere in fase di negazione, perché quando entra nel loft ha la schiena tesa e si guarda attorno come se non ci fosse mai stato. Sembra non sapere dove mettere la sua roba, e non si è posto questo problema neanche quando mi conosceva da un paio di settimane.
Racconterò i primi giorni in cui Justin è andato a vivere da Brian dopo l'aggressione. Andrà probabilmente dalla 2x02 alla 2x05 o forse 2x06, non ho ancora deciso.
Rating rosso per i capitoli più avanti.

Post 4X09. Rivisitazione della seconda metà della 4° serie, con qualche aggiunta e piccole modifiche alla serie originale.

Justin ha 17 anni ed è gay. Vive nella Grande Mela ed è totalmete fuori dal controllo dei suoi genitori e quando una sera tira troppo la corda, viene spedito a Pittsburgh per rimettere la testa a posto.

"Non lo farò. Non penserò a te. Quando uscirò da quella porta, ho intenzione di non guardare più indietro e voglio che tu faccia lo stesso". Cosa sarebbe successo se Brian fosse partito lasciando indietro Michael e Justin? Chi avrebbe rimesso assieme i loro pezzi? A volte la persona più vicina al nostro dolore diventa il migliore amico di tutta una vita... a volte anche qualcosa di più.