Un inferno di ghiaccio eterno conteso fra tre sovrani. Un principe. Un angelo caduto. Un posto dove non c'è spazio per l'indulgenza e in cui lei dovrà combattere per la propria dignità e i propri sentimenti contrastanti.
estratto:
"Percepì il piccolo cuore battere furioso nel petto di lei, tanto da poterlo avvertire sulla propria pelle e udirne i tonfi. Un impeto di compiacimento gli illuminò gli occhi.
Delineò lentamente il profilo della vita fino ad arrivare sopra il petto, all'altezza del cuore, su cui si soffermò.
-Potresti dirgli di fare meno casino?- soffiò sulle sue labbra."

INCOMPIUTA
Quando sentii due colpi alla porta, per poco non cacciai un urlo.
«Chi è?» esclamai.
Non ottenni nessuna risposta.
«Chi è?» chiesi di nuovo; la voce mi tremò un paio di volte.
Non avevo il coraggio di guardare dallo spioncino.
Non rispose nessuno. Mi accasciai a terra, tenendomi la testa tra le mani.
Sentivo il cuore sbattere violentemente contro il petto, il battito mi assordava, mentre le mie gambe iniziarono a tremare.
[...]
«Ti apro» dissi cercando di controllare il tremolio della voce.
Quando spalancai la porta – dopo aver tolto catena, chiavistello e aver dato tutte le mandate possibili – mi ritrovai davanti un Louis stranito.
«Va… va tutto bene?» chiese insicuro.
Seguii il suo sguardo e vidi che stava osservando il coltello che avevo in mano. E il mascara colato sulle guance.
Scossi il capo in modo confuso, per poi annuire decisa e stamparmi un sorriso falso in faccia.
«Benissimo» dissi, sperando non avesse notato la mia voce incrinata.
«Lyn… sei sicura? Insomma… hai un coltello in mano» disse con fare ovvio.
«Oh» mormorai. Dovevo sembrargli una fuori di testa. In fondo lo ero. «Io… stavo cucinando».
«Piangendo?»
Inarcò un sopracciglio.
«Cipolle» dissi in fretta.

Tratto dalla storia:
«Zayn era impenetrabile e silenzioso in modo che metteva i brividi. I suoi occhi nocciola sembravano due sfere nere: assorbivano tutto e non rivelavano nulla. Non che di lui volessi sapere altro. Quello che avevo visto in superficie non mi era piaciuto e dubitavo potesse piacermi ciò che si celava in profondità. Peccato che non fosse del tutto vero. In effetti, parecchio di quello che avevo visto mi era piaciuto. I muscoli lunghi e asciutti delle braccia, le spalle larghe, il sorriso, allegro ma seducente e misterioso al tempo stesso. Ero in conflitto con me stessa, perché cercavo di ignorare qualcosa che in realtà trovavo irresistibile.
Purtroppo non era solo bellezza, c’era qualcosa in lui che non andava. Qualcosa che lui nascondeva del suo passato. Qualcosa di oscuro e misterioso che mi attirava a lui sempre di più. Qualcosa che non potevo fare a meno di evitare. Averlo vicino mi trasmetteva desiderio e inquietudine al tempo stesso.
Dal momento che l’ho conosciuto la mia vita non è stata più la stessa. Trovarlo è stato come trovare un angelo all’inferno. Lui ora era diventato il mio inferno.»

-Sei squallida, Fitch, non mi stupisco che tutti i weekend torni a casa all'alba sola barcollando su quei trampoli dopo essere stata con non so quanti sconosciuti.
- E lasciala, Zayn.
- Harry, guardala, è la cosa più penosa che abbia mai visto.
- Falla andare a casa, non incasinarti per una troietta.
- Non è finita qui, Fitch.-
“Chi ti vorrebbe se tu non facessi la fame per avere quel corpo perfetto, non ti imbottissi il reggiseno per avere quelle due belle bocce e non ti tingessi i capelli tornando ad averli di quell’anonimo biondo slavato da ragazza della porta accanto?” Si tormentava con questi interrogativi che non avevano una risposta semplice.
Fanfiction in revisione.

'Quando ti vedo mi viene voglia di gettarmi dalla finestra.'
'Non frenare le tue voglie, Malik.'
Il talebano pronto a farci saltare tutti in aria – meglio conosciuto come Zayn Malik - era il capitano di pallanuoto più stronzo che la Lincoln High School di Londra avesse mai conosciuto. Oltre questo era anche fastidioso, insulso, patetico e più stupido di un Lama.

Emma non ebbe bisogno di alzare del tutto lo sguardo per capire chi fosse: soltanto una persona a scuola aveva la pelle ambrata di quella perfetta sfumatura che ricordava il miele, solo un ragazzo era talmente incurante delle regole da fumare a meno di un metro dalla porta d'ingresso e, sopratutto, soltanto dallo sguardo di un ragazzo, Emma, si sentiva trapassata da parte a parte. Non aveva bisogno di alzare gli occhi per incrociare quello sguardo, lo sentiva perfettamente su di sé senza bisogno di vederlo.
* Non c'era niente in lei che esprimesse disordine, o caos, che invece per lui erano parole all'ordine del giorno.