1927. James Potter è costretto da circostanze ignote ad abbandonare suo figlio presso l'orfanotrofio di Mrs Cole. Tom Riddle e Harry Frost crescono insieme in un rapporto atipico fatto di taciti accordi e tante menzogne. Harry riuscirà a tenere testa a Tom o diverrà un suo convinto sostenitore? Scoprirà chi sono i suoi genitori?
Infine, perché Voldemort e Harry sembrano imprigionati nel mondo dei ricordi quando la loro vita prosegue? Due destini che s'intrecciano, una Profezia che giace nell'ombra mentre passato, presente e futuro si confondono. Un viaggio nella memoria al termine del quale si apre un bivio.
Tourniquet è il laccio emostatico. Conduce alla morte, ma può anche mantenere in vita.
[Tom/Harry | OOC | Note all'interno]

MOMENTANEAMENTE INTERROTTA
Fay D. Fluorite alle volte si faceva scappare qualcosa, si concedeva delle minime sbavature nella sua esecuzione perfetta di un vivace con brio: ma poi si riprendeva sempre in un attimo e ricominciava instancabile a mentire. I suoi occhi invece non mentivano mai, perché nemmeno una briciola della sua allegria artefatta li toccava. Quelle pozze azzurre, sempre troppo fredde soprattutto a contrasto con il calore dell'atteggiamento del mago, nascondevano un segreto nelle loro profondità e Kurogane voleva a tutti i costi scoprirlo, perché altrimenti si sarebbe sentito preso in giro da un idiota - ed era una cosa che non poteva assolutamente accettare.
[Un tentativo di rileggere le vicende di Tsubasa dal PoV di Kurogane e nella prospettiva del rapporto tra il mago e lo spadaccino]
Capitolo 3 - Secondo Movimento
“Se qualcuno cerca di uccidermi, lo uccido. Se qualcuno cerca di far del male alle persone che amo, lo uccido. Ormai ho perso il conto di quante persone ho ammazzato. Non sono il tipo che usa belle parole, ma sappi che quelli che odio di più sono coloro che buttano via le loro vite prima che sia svanita ogni speranza”
“Ciò significa che io sono il tipo di persona che odi di più...”

Albus Severus Potter era un cotta-dipendente. Con questo termine Scorpius non voleva dire che l’amico fosse affetto da qualche disgustosa malattia esotica, né tanto meno avesse un feticismo per gli incantesimi riscaldanti e i camini accesi. Quello che intendeva dire era che il moro non sembrava essere capace di passare neanche un secondo della propria vita senza essere preda di qualche travolgente passione, afflitto dalle spire del tormento d'amore, scagliato negli abissi più profondi dell'Eros: cotto a puntino, insomma.