|| m e r t h u r || m o d e r n A U || b u r l e s q u e ||
[ ... ] Qualcosa lo bloccò, la presa ferrea di Arthur sul suo esile polso, che lo fece avvicinare nuovamente a se.
« Dimmi come ti chiami ... »
Gli disse nell'orecchio, cercando di essere il più chiaro possibile nonostante la musica ad alto volume.
Il moro sorrise ampiamente al biondo, e posando le labbra sul suo orecchio rispose in un sussurro ben preciso.
« . . . M e r l i n . »
Disse prima di indietreggiare verso i suoi compagni che ancora cantavano in coro attendendo il suo arrivo per la strofa finale. [ ... ]

Merlino è un medico sportivo che abita in una grande villa Vittoriana che sorge sul lago di Avalon, insieme con Viviana, la sua coinquilina, nonché sorella del suo fidanzato, Galvano. La vita di Merlino va a gonfie vele: una splendida carriera, una grandiosa vita sentimentale e una casa da sogno. Tutto sembra andare per il meglio fino a quando nella sua vita non piomba Artù Pendragon e tutte le certezze di Merlino sembrano crollare.
MerlinoxArtù/MerlinoxGalvano/ArtùxMordred

{Modern!Au}
Merlin è un ballerino. Professionista. E balla su tacchi vertiginosi. Ed è indecentemente bello quando lo fa. E se non fosse per tutte le convenzioni a cui la società lega le persone, Arthur sarebbe già con le mani sui suoi fianchi.

Scansando all’ultimo minuto uno studente che correva contromano, Merlin imprecò mentalmente rischiando di sfracellarsi su una sporgenza del muro.
A lui bastava solo arrivare in fondo a quell’ultimo anno sano e salvo, e poi avrebbe fatto un bell’aereo di carta del suo diploma A-Level GCE, o forse vi avrebbe dato fuoco, oppure… oppure lo avrebbe consegnato a sua madre, a metà tra l’orgoglio e l’imbarazzo, e Hunith – santa donna – si sarebbe asciugata gli occhi lucidi di commozione, prima di tirar fuori quella cornice nascosta in cucina, che aveva comprato, appositamente per questo, almeno un anno fa.
C’era solo una cosa che si frapponeva tra la fine del suo supplizio scolastico e la libertà: il corso di matematica.
(...) Merlin seguiva puntualmente ogni lezione in prima fila e veniva considerato un mago in tutte le altre discipline, ma odiava visceralmente la matematica, e l’odio era ferocemente reciproco, a detta sua.
[Modern!AU, Merthur, High School, teacher-student relationship (hints); ratin giallo per linguaggio colorito].

Era una di quelle orrende e letali situazioni di impasse verso cui Hanamiya provava un fascino magnetico – ovviamente soltanto quando erano gli altri ad esservi sottoposti –.
E se la madre di Hanamiya trovasse l'amore nel padre del suo peggior nemico?

Merlin lo aveva aspettato. Giorni, anni, secoli, completamente da solo. Aveva visto morire tutti coloro a cui aveva voluto bene e non aveva potuto fare niente per evitarlo.
Era rimasto completamente alla mercé di se stesso. Unico custode del suo segreto, unico custode della propria identità, della propria unicità.
Merlin lo aveva aspettato ed alla fine, dopo più di mille anni - Cristo, mille anni! - era impazzito. Aveva dato di matto.
Iniziò a buttarsi quasi consapevolmente, contro i tronchi degli alberi.
Il dolore era giusto. Doveva essere punito. Aveva bisogno, del dolore.
Merlin si era perso, stava radendo al suolo Albion, aveva ucciso delle persone.
Ed era tutta colpa sua.

Poi qualcosa che galleggiava nell'acqua attirò la sua attenzione.
Non riusciva a focalizzarlo bene, era piuttosto lontano, e in più la vista appannata non lo aiutò per niente.
Sbattè più volte le ciglia, e quando finalmente mise a fuoco la visuale, andò a cercare con lo sguardo l'oggetto che galleggiava. Tuttavia, quando lo vide, non riuscì comunque a identificarlo, era troppo lontano.
Ma si stava avvicinando.
Si alzò dall'erba che era cresciuta lunga e selvaggia per anni.
Si avvicinò, iniziando a sentire il freddo dell'acqua pungergli le caviglie, ora le gambe, poi lo stomaco.
Quando fu abbastanza vicino e l'oggetto pure, lo guardò per qualche secondo prima di riuscire a realizzare cos'era.
Una barca.
Era una dannatissima barca.
Il respiro gli si fermò, accompagnato dai battiti del cuore che si rifiutavano di continuare.
Tutto, in effetti, in lui smise di muoversi.
Era completamente immobile.
Deglutì più volte a vuoto.
Era una barca.
A dire il vero, non era una barca, era quella barca.
La barca dove aveva messo il corpo di Artù.
Iniziò a tirarla lentamente verso di lui.
Poi, quando gli fu davanti, guardò all'interno.

Aveva promesso a Merlin che non si sarebbe più avvicinato; non esageratamente almeno. Ma come poteva farlo quando toccava a lui servirlo?
Aveva promesso di non toccarlo, sfiorarlo e fargli alcunché. Ma erano le sue mani a vestirlo, lavarlo e a curargli le piccole ferite.
Lo sfiorava in modo impercettibile, leggiadro.
Lo toccava con gesti delicati, attenti. Il calore delle esili dita si trasmetteva sulla sua pelle ed esse scivolavano sul suo corpo con gentilezza. Tocchi premurosi sulle ferite lievi, piccoli sorrisi di incoraggiamento e cortesia. Gli occhi luminosi e vitali.
Ma c’era troppa frustrazione e disagio tra loro. Era tutto così palpabile da poter essere tagliato con un coltello.
Merlin non mentiva ai suoi occhi, non negava quello che era successo e non poteva dimenticare come credeva avesse fatto lui. Semplicemente tentava di non pensarci.
I suoi sorrisi, le sue attenzioni e la sua fedeltà erano sincere, ma non poteva ignorare quando il valletto tremava leggermente nel momento in cui si avvicinava troppo o il contatto diventava troppo intimo.
Poteva vedere quelle immagini scorrere nei suoi occhi, vive e reali.
Poteva vedere le sue pozze chiare inumidirsi ed il tocco rallentare e vacillare.

Merlin uscì dalla porta per prendere in fretta le sue cose in modo che non dessero fastidio agli altri inquilini del palazzo, quando tutto il suo corpo si ghiacciò improvvisamente: un ragazzo biondo, vestito solo dei boxer era in piedi sulla soglia dell’appartamento vicino al suo. Capelli biondi umidi di sudore, le labbra rosse e morbide, le spalle tornite, i muscoli delle braccia ben delineati, il petto ampio, ricoperto da una sottile peluria bionda... E quegli occhi azzurri che sembravano spogliarlo, sfiorandogli la pelle come una carezza lasciva.
“Ah… tu sei il mio nuovo vicino” constatò il ragazzo, guardandolo. Era il ragazzo più oscenamente sexy che avesse mai visto. “Sono Arthur Pendragon..."