WARNING: Spoiler pesanti dal capitolo 184 - se non ricordo male - in poi.
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Endeavor ed Hawks sono considerati agli antipodi. Il primo è silenzioso, brusco e totalmente incapace a gestire anche i rapporti interumani più basilari. Il secondo è tremendamente loquace, affabile, sempre disponibile.
Sono completamente diversi, eppure entrambi nascondono segreti più grandi di loro.
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Dal testo:
Enji sussultò nel sentire la mano tiepida di Hawks posarsi sulla sua spalla e subito si voltò verso di lui: [...] gli sorrideva. Hawks era stata la prima persona a sorridergli in quel modo, senza veli, senza artifizi. Gli sorrideva con l’anima e ciò rendeva Endeavor schifosamente vulnerabile. E, per una volta nella sua vita, gli piaceva sentirsi così.
[...]
Il giovane sollevò di scatto lo sguardo sul viso dell’eroe numero uno [...] – distrarsi, doveva distrarsi di nuovo, perché non voleva soccombere ai suoi compiti da eroe, voleva ancora rimanere là, tra le braccia salde di Enji, e aggrapparsi a lui e amarlo ancora e ancora fino a smettere di pensare.
[...]
Hawks attendeva la morte.
Endeavor la resa dei conti.
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{Hawks/Endeavor ❤ | Super angst perché sono una brutta persona | dedicata a Lia}

Un giovane e sexy professore di storia dell'arte che ha lasciato il suo passato alle spalle, ma non troppo; un ragazzo introverso, silenzioso, dubbioso della sua sessualità; un adolescente, o quasi, fin troppo ribelle, portato in quel paese per costrizione, non per scelta, costretto a legarsi ad una persona che nemmeno conosce.
Un professore davvero meraviglioso, che senza rendersene conto, ha preso posto nel cuore di un suo alunno ancor prima di provarci, ma troppo accecato dal suo passato per accettarlo.
Dal capitolo 6:
«Non scherzare.»A quelle parole Yuri abbassò lo sguardo, ridendo di scherno.
Stai soffrendo?
«Perché dovrei mentire?»
«Smettila.»
Mi stai odiando?
«Di fare cosa?»
«Sai meglio di me che tra di noi non potrà mai esserci niente.» Il suo cuore, lentamente...
«Victor, io non provo niente per te.» Si stava...
«E io amo mia moglie.» Spezzando.

La luna piena, un sakura ormai quasi del tutto sfiorito, e i passi leggeri di sandali di paglia sul tappeto di petali rosa e bianchi. Un fruscìo, poi un lieve sciabordìo d'acqua in una tinozza.
Anche stavolta, la missione di Arakita Yasutomo era conclusa. Alzò lo sguardo alla luna, mentre il suo corpo seminudo accoglieva la brezza notturna e le macchie di sangue sul kimono immerso nell'acqua andavano sbiadendo.
Imprecò piano, quando un rumore improvviso gli fece estrarre la spada.
Era solo un gatto.
Ripose la katana nel fodero, non senza aver accarezzato distrattamente l'incisione di un lupo alla base della lama, per poi abbassarsi a coccolare la piccola creatura nera come la notte.

Da quel maledetto giorno non hanno fatto che scagliarsi uno contro l'altro, cercando di ferirsi a vicenda nello sforzo di cancellare quelle ferite invisibili di un'amicizia interrotta nel peggiore dei modi.
Ma nessuno dei due voleva che finisse così. Nessuno dei due voleva davvero ferire l'altro.
Misaki stringe la stoffa pregiata della sua divisa con i pugni serrati, cerca dentro di sé la cosa giusta da dire, lottando contro una forza che nemmeno la sua dannata testardaggine riesce a contrastare.
Fushimi non ha ancora detto nulla, annaspa e non riesce a trovare nessun tipo di sollievo nell'aver infranto quel legame una volta per tutte.
Fa male. In ogni caso.

[Questa storia non segue le vicende dell'anime di Kuroko no Basket, non è scritta con scopi di lucro e i personaggi non mi appartengono]
Tratto dal primo capitolo:
[...]
Alla Kiseki no Sedai viene affidato un compito molto difficile...Ma la vera difficoltà sta nel mantenere il patto che hanno fatto tra di loro e a loro stessi.

Non riusciva a togliersi quell'immagine dalla testa. Per quanto cercasse di non pensarci, la sua mente continuava a tornare a quel momento come un loop infinito.
Fissava il soffitto della stanza assurdamente vuota, ostinato a non guardare a nessun costo il letto accanto al suo.
Yukinari non sarebbe tornato, doveva accettarlo.
Nonostante ciò, sobbalzava ad ogni rumore in corridoio, aspettandosi da un momento all'altro che il suo compagno di stanza nonchè assist spalancasse la porta, salutandolo con quel suo sorriso un po' simile a un ghigno e ravviandosi indietro i ciuffi argentati che gli ricadevano sul viso.
[Ashikiba Takuto, Kuroda Yukinari][Spoiler][Character Death]

La strada era libera, il silenzio quasi totale. Makishima strinse le manopole inferiori del manubrio, tendendo i muscoli delle gambe e sollevandosi dal sellino. Eccolo, il vecchio Peak Spider. I capelli iridescenti non ondeggiavano più a destra e a sinistra, ma il suo pazzo dancing era sempre lo stesso.
Toudou Jinpachi guidava da qualche ora. Non gli era mai piaciuto spostarsi in macchina, ma a volte era necessario. Non amava neppure quello stupido pickup con il logo dell'onsen gestito dalla sua famiglia, che tossicchiava sempre al momento di accelerare.
Un contrasto forte con il vecchio Jinpachi, che si faceva vanto della sua accelerazione silenziosa.
Sì, decisamente pedalare gli mancava.
[8 Years Later] [MakiTou]