“C’è qualcosa di strano, qui,” disse il Carro, infilandosi la t-shirt alla rovescia.
“Il tuo senso estetico,” ribatté l’Eremita.
“Qualcos’altro. È nell’aria. È come se ci trovassimo fuori dal tempo canonico.”
“Quanta tequila ha bevuto?”, si informò prosaicamente il Sole.
“Non abbastanza, evidentemente,” ribatté Brian.
“Finitela, sono serio.”
“E da quando tu credi ai fantasmi, Zacky?”
Il Carro sfilò pensieroso dalle mani di Jimmy il romanzo russo e lo aprì ad una pagina a caso: quindi, diceva il libro, ieri agli stagni Patraršie lei ha incontrato Satana.
“Da tutta la vita,” rispose.

Lei e Vegeta non erano mai stati una coppia e Bulma non avrebbe potuto dire se, posto che fosse tornato, l´intenzione di essere presente nella vita del piccolo Sayan gli avesse anche solo sfiorato la mente. A riguardo nutriva più di un dubbio, ma aveva già deciso da tempo che, qualunque fosse stata la sua decisione, lei non avrebbe interferito o giudicato.
Per Vegeta andare via non era stata una scelta, quanto una necessitá di tornare, per un attimo, a pensare a sé, a mettere lei da parte, per il tempo che sarebbe stato necessario, prima di tornare, prima di sconfiggere i suoi nemici, tutti i suoi nemici, prima di chiudere la porta al dubbio, alla frustrazione dell´essere l´eterno secondo, allora l´avrebbe ripresa, certo di trovarla ancora lí, ancora sua, ancora in attesa del suo ritorno.

In un mondo dove gli Omega sono di proprietà della classe sociale elitaria degli Alfa, rinchiusi e custoditi gelosamente da chi è abbastanza ricco da poterseli permettere, John non si è mai chiesto il sesso secondario del proprio coinquilino. Sherlock Holmes era un Alfa in tutto e per tutto.
Giusto?
Una scoperta involontaria ribalta la visione del suo mondo e John si ritrova a dover scendere a patti con il passato di Sherlock, mentre il susseguirsi degli eventi minaccia il loro futuro.

«Hey, baby doll.»
Steve ingoia parole, respiro, cervello.
Per un lungo attimo l’unica cosa che riesce a fare è guardare il vuoto, con il cellulare tra le mani e, nel petto, un cuore appena esploso.
Dall’altra parte della linea non devono aver gradito la pausa; la voce si fa impaziente.
«Sei ancora in linea?»
Poco per volta esce dal torpore in cui l’intero corpo si è rinchiuso, ritrovandosi avvolto dai toni bassi e suadenti di una voce sconosciuta che sente per la prima volta e che, per la prima volta, lo lascia col culo tremante d’anticipazione su una seggiola in dormitorio.
{ stucky; scritta per la Stucky Bingo 2019 - college!au }

“Ma quindi cosa siamo, noi? Due buoni amici che si baciano ogni tanto?”

“Che ti ho appena detto sui ‘cosa’?"

“D’accordo… però vorrei saperlo lo stesso.”

Jimmy sospirò, come se toccasse ancora una volta a lui fare le veci di un Padre celeste scorbutico ed assenteista.

“Siamo tutto ciò che tu vuoi che siamo, piccola.”

“Due spiriti del vento?”

“Certo.”

“Due chicchi di riso.”

“Anche. Due cespugli in fiamme nel deserto.”

“Due stelle cadenti prima che inizino a cadere.”

“Due elfi dei Rifugi Oscuri con il mal di testa.”

“Due cestini pieni di ciliegie.”

“Due lapidi di marmo bianco.”

“Con sopra due vasi di calle e rose.”

“Due etti di prosciutto crudo.”

“Due punti. O un punto e virgola.”

“Due lumache sposate da vent’anni.”

“Due cretini.”

“Quello sempre.”

“Dobbiamo parlare seriamente”, annunziò quella specie di cartomante fuori servizio che lui si era scelto come compagna di vita.

Che palle, pensò lui. Lui era James, ma per tutti era Jimmy.

“Una tazza di tè?”, propose Grace, che non andava facendo altro da quella mattina, ma lo disse guardandolo e lo disse in quel modo che, lui lo sapeva, significava che palle. Si sorrisero. La cartomante li vide, e si rabbuiò. Matt Shadows entrò abbattendo di netto la porta d’ingresso, e non fece in tempo a sfilarsi gli occhiali da sole specchiati.

“Che cazzo è?”, chiese, indicando allarmato un brutto scheletro di cartapesta.

“È tua madre”, gli rispose la cartomante.

“Non mi sembra”.

L’orologio a cucù batté le cinque del pomeriggio.
Valary Sanders si sporse sulla ringhiera della veranda e cominciò a urlare “sciò, sciò.” in tono monocorde ad un ristretto stormo di gazze ladre che si intrattenevano in giardino.


«La maglia dei Kasabian, le camere da letto comunicanti con il tubo dei pompieri, la terra sotto i nostri piedi che sembrava assecondare i nostri passi ogni volta che ci muovevamo per incontrarci. Vicini, eterni, imbattibili.
Poi, la vita.
La vita spesso ha un modo suo di rivelarti le cose. Non te le dispiega davanti come un elenco, una certezza, non te le sottolinea in rosso tre volte per fartele identificare come importanti. No. Le insinua. Silenziosamente. Inesorabilmente. Piccole biglie che si incollano l'una all'altra per creare un disegno, filtrare una luce. Ti rendono edotto di quale sia la realtà, e ti dicono che non importa se quelle che hai vissuto fossero solo illusioni, purché siano state belle.»
Sequel di "Niente virgolette nel titolo". Perché? Lo sa Dio.

One-shot ispirata da una delle canzoni di Mina che preferisco.
Un Vegeta triste e rancoroso, una Bulma che vorrebbe confortarlo a modo suo... ma non sarà così semplice.
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"Lei si era messa in piedi e aveva mosso qualche passo, tenendo ancora il lenzuolo tra le dita a coprirle le forme. Era bianco e le sbiadiva la pelle già chiara, mentre il candore dell’asciugamano di lui andava a contrastare deliziosamente con il suo colorito ambrato. Bulma gli si avvicinò con dolcezza.
- Fammi restare.
- Perché non capisci che No è no?
- Perché ti amo.
Lui aveva distolto lo sguardo, infastidito.
- È un problema tuo."

È davvero possibile stravolgere e riorganizzare la struttura cellulare di un uomo comune per renderlo straordinario? Tale doveva essere la sfida contenuta nel siero del supersoldato, ma la scienza, negli anni ‘40, era lontana dalla scoperta del DNA.
Quello di cui gli scienziati disponevano da circa un decennio era un siero, ancora in larga parte sperimentale.
Alla luce dei recenti accadimenti che hanno coinvolto il capitano Rogers è consigliabile un riesame delle sue reali condizioni fisiche al fine di valutare la rias--------------
Attenzione: [Stucky] [Omega!Verse] [Mpreg]

[Pirate!Frerard]
[Seguito di "Show me who I am"]
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“Hai ancora bisogno di me”
“Fammi il favore!” balbettò, sforzandosi di sembrare riluttante.
Il pirata sfoggiò uno di quei maledetti sorrisi. “Non mi allontaneresti se non lo sentissi anche tu”
“Gerard, non ha importanza. Qualunque cosa sia ciò che sentiamo, chiaramente non siamo fatti per stare insieme!”
“Oh, finalmente ne dici una giusta”
Accadde tutto con una velocità disarmante. Prima che Frank potesse registrare quelle parole, un corpo quasi il doppio del suo gli si era gettato addosso. E la bocca di Gerard lo aveva già assalito. Una voce nella sua mente iniziò a ripetere freneticamente Smettila, vattene, no. Ma si affievolì fino a dissolversi, quando la schiena di Frank sbatté contro il muro di pietra. Rispose a quel bacio perché era fisicamente incapace di non farlo. Lo invase un sollievo familiare, traboccante, incontenibile. Neanche ricordava l'ultima volta che un piacere così intenso gli aveva frustato di brividi la schiena. Strinse le sue spalle con le braccia, chiudendo i pugni sulla stoffa della camicia.
Gerard aveva ragione. Aveva ragione tanto da irritarlo. E lo irritava tanto da eccitarlo in una logica che solo nel mondo di Red Crow esisteva.

È l’inverno del ‘36 quando Bucky lo trova. Il freddo ha zanne aguzze quell’anno e la strada da percorrere è ancora lunga.
Lui è un cane abbandonato sul ciglio, sporco di neve e ubriaco di tempo.
«Che… anno è?»
{ stucky ; endgame what if }

[Stucky / Steve & Bucky / Post-Winter Soldier / Pre-Civil War]
(...) Lui ti cerca da mesi, tu non ti sei mai allontanato.
Ti cerca ovunque, lontano, in posti di cui ignorava persino l’esistenza, prima di lanciarsi in questa folle impresa: ritrovare il suo Bucky.
Non tu, no. Tu non sai nemmeno bene chi sia questo Bucky, ma chissà per quale scherzo del destino ti ricordi di lui.
Steve Rogers. (...)

Un viaggio attraverso il periodo cupo del principe che a due anni dal Torneo di Cell ritrova nella famiglia e nella gelosia per la moglie - non senza l'insofferenza che lo permea - l'unica strada per la sopravvivenza. Breve sperimentazione di qualche capitolo in cui non mancherà il genere angst e lemon.

Lui: sadico, incontrollabile, perverso, cupo, perfido, quasi bestiale.
Lei: autolesionista, insicura, timida, quasi totalmente passiva.
Fratelli.
Gemelli.
Innamorati.
***
«Che differenza fa, come lo definisci? In qualunque modo lo chiami, è comunque un legame. Il nome è una convenzione».
***
Sono uniti per la mente, è vero, ma sono diversi.
Lontani.
Divisi.
***
In realtà lui lo sa che non è nella sua natura replicare, ribattere – perché non è nella sua natura contrastare, ribellarsi.
Lui la conosce bene, meglio di chiunque altro.
Eppure, lei gli è completamente incomprensibile.