Kaylin 17 anni distruggeva tutto ciò che le stava attorno.
Dal capitolo 9.
“Okay, non sono la ragazza perfetta, ognuno ha i propri difetti, il mio più grande difetto credo che sia quello di allontanare la gente, anzi ne sono sicura.
Il fatto è che io non voglio essere ferita di nuovo, tornare ad essere una persona debole.
Tu però riesci a tirare fuori la parte buona di me, e la cosa mi spaventa, ma allo stesso tempo mi fa sentire fiera di me perchè realizzo che ho ancora dei sentimenti, che c'è qualcuno che mi ha aperto gli occhi su delle cose che non volevo realizzare."

La verità è che il passato ritorna sempre.
Non importa il luogo, il tempo. Anche quando pensi di averlo superato, che sia tutto acqua passata, prima o poi ti troverai a dover fare i conti con ciò che avevi sepolto per far sí che venisse dimenticato.
Non è solo una supposizione, una frase filosofica da quattro soldi, è una fottuta certezza.
Sono passati sette anni da quando Matt si è trasferito in quella squallida soffitta. Quel povero ragazzo farebbe di tutto per evitare di avere a che fare con il mostro che tormenta la sua vita, persino convivere coi topi.
Invece per lei è diverso. Lei è abituata ad affrontarli in modo diretto, i problemi. Sin da piccola. È abituata ad affrontarne le conseguenze, che spesso sono più gravi di quanto si possa mai immaginare. È abituata a cadere e a rialzarsi subito dopo, è così che scrive nelle sue canzoni.
Potranno mai queste due anime così diverse riuscire a colmare il Grande Vuoto, scontrandosi?

“Lei non era mai stata una di quelle ragazze che si faceva mettere i piedi in testa, lei era sempre stata sicura di se stessa, non aveva mai avuto paura di niente, ma questa volta era diverso perché quando si trattava di lui riponeva le armi, abbassava la guardia e si lasciava andare a qualsiasi cosa. Lui aveva il suo completo controllo, lui era il suo punto debole”

Apro quel maledetto cassetto di nuovo, prendo quei farmaci del cazzo e li butto tutti nel gabinetto.
"Bisogna cambiare pillole, queste hanno effetti collaterali."
dico in tono serio tirando lo sciacquone. Mi giro verso di lei e la vedo annuire, ancora un po' scossa.

dal primo capitolo:
È questione di un attimo.
Abbassa la testa in modo da potermi vedere meglio senza dover guardare attraverso le lenti scure. Due occhi azzurri bellissimi mi guardano.
La mia bocca si ammutolisce, il mio cuore inizia a pulsare all’impazzata, le gambe mi tremano, sembrano cedermi da un momento all’altro. Il vinile dei Pantera mi cade dalle mani per schiantarsi a terra.
L’uomo appena si accorge della mia reazione tira su immediatamente la testa per poi voltarsi di nuovo di spalle.
Troppo tardi: l’ho visto. L’ho riconosciuto. È lui, non ci sono dubbi.
Ma come cazzo è possibile?
ciaaaaaaao. è la mia prima ff, siate clementi con me çç
se vi va di leggerla ve ne sarò molto grata.
vi dico solo che la storia è nata da un sogno che ho fatto una notte, la mattina mi sembrava un'idea carina per una fanfiction, e così ho iniziato a buttarla giù.. fatemi sapere se vi piace ^^

Due mondi diversi si fondono. Emma, giovane fresca di studi e James, batterista di una band Heavy Metal molto famosa. Un intreccio fitto di segreti, passioni, amicizie ma soprattutto voglia di rinascere, da parte di entrambi.

"Due chitarre vibrarono potenti imbracciate da due chitarristi, spalla contro spalla, in piedi su una pedana,dritti davanti a noi. Era cominciata "Afterlife" ed erano già tutti su di giri.
Io non lo fui del tutto finchè non vidi apparire lui su quel palco. Il suo berretto con la visiera all'indietro da cui spuntava la bandana,i rayban scuri che odiavo a morte perchè nascondevano i suoi meravigliosi occhioni verdi. Ora sì che era cominciato il concerto."
Fanfiction nata per caso, da un sogno, tante chiacchiere, sogni e pensieri con l'unica ragione per cui io ho cominciato a scrivere su EFP. Martina. Gwen. la mia Red.
Spero che chiunque abbia letto la storia prima che venisse cancellata per problemi di html mi dimostrerà tutto il loro supporto riprendendo a seguirla. Vi ringrazio. Questa storia significa tutto per me.

[Mi allontano dalle sue labbra, lo guardo, è bellissimo.
Lo bacio una volta, due volte, si dirige verso le scale. Passo le mie labbra sul quel collo bianco. Inizio a leccarglielo fino a farlo rabbrividire.
Passo sulle labbra. Tre. Mi fa scendere. Quattro. Apro la porta della sua camera. Cinque. Mi toglie la maglia. Sei. Poi smisi di contare.]
[“Sai, ho notato una cosa dei baristi” dice, facendomi ritornare alla realtà
“Che ci provano con quelle fighe?” mi fulmina per poi scoppiare a ridere
“In realtà si chiamano quasi tutti Mark, oppure Justin. “
“E quanti Justin e Mark hai incontrato fin ora?”
“Finora vincono i Mark. Di Justin conosco solo il cane di mia nonna”
“Il cane di tua nonna si chiama Justin?”
“Esatto, e la sua mucca Olivia. Strano nome per un mucca vero?” mi guarda per poi scoppiare a ridere. Porto la bottiglia alle labbra e prendo un gran sorso di birra. Mentre lei, con calma sorseggia la sua]

Poteva avere tutta la musica del mondo in testa, ma Olivia era stata abituata al fatto che i sogni erano il carburante della vita, e pochi erano quelli che – nell’arco di una sola esistenza – riuscivi davvero a realizzare senza il talento, la passione, le basi necessarie ad affrontare i problemi e una discreta dose di buona sorte.
Magari ti illudevi di farlo, ma poi ti accorgevi che non erano davvero sogni, ma sfizi che – una volta raggiunti – non ti davano nessun tipo di appagamento.
Holly aveva intuito che qualcosa – nella retorica dei sogni – entrava in netto contrasto con la loro consistenza quando aveva appeso al chiodo la chitarra.