Due bande rivali. Regole inviolabili. Mantenere il proprio nome in alto.
"Non puoi amare colui che porta la tua morte"
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*Rivivevo il momento in cui i suoi occhi e i miei si erano incontrati, il momento in cui mi era mancato il fiato e, soprattutto, quell’indimenticabile bacio che mi aveva letteralmente aperto le porte del Paradiso.
Peccato che non ci fossi entrata.
Perché se quello in cui stavo attualmente era il Paradiso, potevo concludere dicendo che era una bella merda, davvero.
*"Ripetè quel passaggio varie volte, prima di tornare a guardarmi con gli occhi ardenti, così luminosi che sembrava ci avessero versato dell’oro liquido. Non era possibile che una persona del genere fosse umana, doveva per forza essere un demone inviato sulla Terra con delle fattezze angeliche.”

Senza che io potessi rispondere mi trascina dall’altra parte del campo, in un posto dove non c’è mai nessuno. Mi sbatte al muro. Gemo dal dolore. Inizia a leccarmi il collo e io rimango immobile. Be, non so cosa fare. Il piano non era questo. Il piano era quello di far innamorare Justin di me cosicché io potessi giocarci e infine lasciarlo e farlo sentire una merda, come lui aveva fatto con me qualche anno fa. Ma in realtà era lui che stava giocando con me.

-Facciamo un gioco.- propose, con voce convincente.
Mi voltai verso di lui e spostai i capelli dietro alla spalla. -Quale?- domandai, ero curiosa.
-Ti faccio delle domande e tu devi rispondere.- enunciò, restando vago.
-Non mi piace questo gioco.- lo interruppi, scuotendo il capo.
-Non ho ancora finito. - sussurrò, avvicinandosi di qualche passo, posando l'indice e il medio sotto al mio mento. -Se dirai la risposta giusta, potrai togliermi i vestiti.- spiegò, fondendo il suo sguardo con il mio. Mi toglieva il respiro, avrei potuto collassare solo per quello sguardo.
-E se sbaglio?- chiesi, attorcigliando le braccia attorno al suo collo.
-Se sbagli ti svesto io.- replicò secco. Quel gioco mi piaceva, mi piaceva parecchio.
-E una volta finito il gioco?- perseverai con le domande, facendolo quasi spazientire.
-Sta a te immaginare il resto.- affermò, poggiandomi le mani sui fianchi e continuando a tenere su di me quell'occhiata che non mi permetteva di rinunciare.
-Ci sto. -

Elysandra ha trascorso quasi due anni innamorata del suo professore del college, ma non ha il coraggio di confessare il suo amore.
Dopo un'interruzione sfortunata nella classe, si deve recare  nell'ufficio del professore per scoprire che, per fortuna, i sentimenti che ha non sono unilaterali.
Justin Bieber è un professore e aspetta solo che una delle sue studentesse finisca il college per farla entrare nel suo letto e farla sua.
Dopo averle fatto passare  un brutto momento in classe, le dice di andare nel suo ufficio per parlare.
Il problema è che non puà controllare i desideri del suo corpo verso di lei.

Lo conoscevano tutti come Jason Jack Bieber, la pop star internazionale. Insomma, era il genere di pivello che veniva seguito dalle ragazzine in piena crisi adolescenziale con gli ormoni a palla. Capelli neri come la pece, occhi verde smeraldo, fisico scolpito.. un dio greco. Cosa si potrebbe desiderare di più? E se questo ragazzo avesse una doppia identità? Quando tornava a casa, poteva finalmente essere se stesso. Un normalissimo ragazzino che vive Miami e che frequenta la Yancy Academy. Capelli biondi come grano, occhi color caramello, un sorriso che farebbe sciogliere chiunque. Il ragazzo perfetto. Justin Drew Bieber.

Dal primo capitolo:
'tu che ci fai qui?di solito ci sono sempre solo io'. dissi sorpresa.
'beh,mi reputano 'pericoloso' '. disse indifferente. 'e tu?' mi chiese subito dopo.
'beh,io stavo dormendo durante la lezione'
si mise a ridere. mi piace la sua risata.
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'cosa stai facendo?'
'sei il nemico' gli dissi.