Seconda classificata al contest Sfida alle 100 parole – IV edizione
Grammatica: 10/10
Perfetta!
Stile e lessico: 8/10
Partendo dallo stile, trovo che la tua storia abbia un ritmo molto particolare: accelera e decelera d’improvviso, con degli scossoni violenti che richiamano la violenza che i tuoi personaggi si riversano addosso l’un l’altro – capoversi brevi, dialoghi isolati, frasi sintatticamente più pretenziose, è un ritmo da montagne russe che hai saputo gestire bene, perché comunica con efficacia il significato e l’emozionalità stessi di ciò che stai raccontando.
La scelta di un punto di vista specifico, quello di Lily, fatta tramite la narrazione in seconda persona, non ha penalizzato lo svolgersi della vicenda né l’interfacciarsi dei due personaggi, stilisticamente quindi è una narrazione riuscita, perché non inficia la comunicazione, ma anzi dà quella dose di crudo distacco che consente al narratore di porsi a metà tra le emozioni dei personaggi e la curiosità dei lettori.
Alla narrazione in seconda persona hai associato il tempo passato, scelta molto indovinata: se avessi usato il presente non avresti potuto dare al ritmo quell’andamento da montagne russe, perché il presente attualizza e, volente o nolente, dà un ritmo più rapido allo svolgersi degli eventi – il passato, invece, è per natura cristallizzato, e il tuo alternare tra momenti passivi (imperfetto) e momenti attivi (passato remoto) ha ovviamente collaborato alla particolarità del ritmo.
Un altro elemento strutturale che caratterizza la raccolta è l’aumento progressivo del discorso diretto: dalla prima alla terza drabble aumentano le frasi dette dai personaggi, trovo che questo escamotage ti abbia permesso di svelare lentamente le caratterizzazioni e “le carte in tavola” – trovo che questo sia ancora un altro elemento collegato al ritmo della storia di cui ti parlavo. L’insieme è gestito molto bene, c’è coerenza e la progressione è calibrata in maniera tale da risucchiare il lettore in questo vortice che, ad un certo punto, incalza.
Ci sono solo due situazioni che a mio avviso presentano qualche piccola incertezza e sono il motivo per cui il punteggio in questa voce è 8/10 anziché il massimo:
“ti sussurrò contro le labbra, con quel sorriso divertito ch’era così crudele, così Black, il suo retaggio e il suo terrore”: l’espressione in corsivo trovo che non sia coordinata al meglio con i segmenti precedenti. Probabilmente qui ha giocato un ruolo determinante il limite di cento parole, ma l’espressione appare sintatticamente slegata, manca un coordinante (una parola, un’espressione o un segno di punteggiatura più efficace della virgola, forse una lineetta avrebbe già reso più coeso il tutto). Il soggetto grammaticale sembra essere “sorriso”, e immagino che il senso dell’intero periodo sia che il sorriso di Sirius rimanda al suo essere un Black, quindi al suo retaggio e al suo terrore più grande (somigliare ai membri della propria famiglia), ma il concetto non è espresso al meglio, a mio avviso è infatti penalizzato dalla costruzione della frase.
“Pensasti di fermarti, ma sapevi che lui non l’avrebbe permesso. Era stata la tua stupida vanità a spingerti tra le sue braccia, era stato il tuo unico difetto... e ora sarebbe stata la sua, di vanità, a impedirti di scappare via – nessuna chiudeva con Sirius Black, nessuno poteva spezzargli il cuore perché le statue di sale un’anima non l’hanno”: ho riflettuto a lungo se riportare questa situazione in “grammatica” o in questo parametro, ma considerata l’impostazione stilistica della tua storia ho reputato corretto parlartene qui. Tu infatti hai alternato imperfetto/trapassato prossimo e passato remoto per alternare i momenti attivi e quelli passivi. In questo caso specifico passi dall’uno all’altro nello stesso periodo, scelta non del tutto corretta, difatti a una prima lettura si può avere l’impressione che tu abbia fatto confusione con i tempi verbali. In coerenza alla struttura della storia, quel “Era stata” e l’intero periodo che ne segue va introdotto in un capoverso a parte, utile a creare il passaggio temporale da un piano all’altro della narrazione.
Proprio in virtù di questa alternanza che hai portato avanti, non reputo scorretto né inesatto il passato remoto in questo punto:
“Ripetesti, soltanto per il gusto di ferirlo, di fargli del male”: ho interpretato come scelta specifica l’utilizzo del passato remoto per il verbo che regge il dialogo.
Per completezza ti riporto anche un’espressione che, a voler badare alla grammatica virtuale, potrebbe risultare inesatta, ma che in realtà non poteva essere scritta diversamente:
“Non era l’ultima, l’ultima volta?”: il soggetto è “l’ultima volta”, la frase non marcata sarebbe infatti “l’ultima volta non era l’ultima?”. Ma è evidente che tu qui abbia riprodotto un gergo colloquiale e che abbia riprodotto con l’uso della punteggiatura la marcatura del parlato, che inserisce una spontanea cesura all’altezza della tua virgola – “non era l’ultima / l’ultima volta”. Quindi, ottimo lavoro!
Passando al lessico, non ho appunti da farti. L’ho trovato gestito molto bene e adatto di volta in volta alla narrazione indiretta e al discorso diretto. Diversamente dal tuo solito, il lessico in questo caso non appare particolarmente ricercato né pieno, è invece molto spontaneo e diretto, un mix adatto a una trama fatta di istinti e a uno stile dai ritmi altalenanti – non hai scelto una veste pomposa e pretenziosa per il registro linguistico, ma hai saputo comunque tenerti al di fuori del cerchio della banalità e al contempo hai saputo scegliere parole che comunicassero nell’immediato il senso di ciò che accade nella storia.
In conclusione, quindi, a parte quelle situazioni riportate, come sempre lo stile e il lessico non presentano sbavature e sono scelti con estrema attenzione.
Titolo: 5/5
Credo che il tuo titolo sia tra i più riusciti. È sicuramente presente nella storia, ne è anzi un elemento portante, un filo conduttore che si snoda lungo l’intera raccolta: dalla prima alla terza drabble. È poi un titolo molto intrigante: Come statue di sale incuriosisce, apre a più scenari. È inoltre un presagio di sventura, di conseguenza anticipa e prepara all’atmosfera che si respira lungo l’intera narrazione – dire di una persona che somiglia a una statua di sale, è noto, non è complimento, implica un fermo immagine, l’impatto con un evento inaspettato e spiacevole. Un elemento che ho poi trovato particolarmente interessante è il fatto che il testo etichetti come statua di sale sempre e solo Sirius, e non Lily che è il personaggio-punto di vista della narrazione; la cosa crea un effetto molto singolare, perché la tua Lily – che “accusa” Sirius di essere una statua di sale, illudendosi dunque di essere migliore di lui – si rivela forse la “statua” più riuscita: vittima della propria vanità, si ritrova, alla fine, a rivolgersi a Sirius fredda e apatica come una statua di sale e finalmente disposta ad accettare di essere indegna come lui (parafrasando il tuo “sono degna di te”) – ed è qui che il titolo risulta pienamente compiuto: il suo plurale acquisisce un senso e dà grande spessore alla storia. Perfetto, sul serio!
Utilizzo (e originalità) del prompt: 9/10
Vanità, forse uno dei prompt più complessi, perché tra i più banali. Hai ragione quando nelle note scrivi che è stato difficile trovare una chiave di lettura, perché Vanità è oggettivamente banale: un peccato, una caratteristica, un vizio – comunque lo rigiri, resta banale perché stra-abusato, soprattutto nelle narrazioni. La sfida consisteva proprio nel cucirgli un abito che fosse al tempo stesso su misura (quindi senza tradirne il significato) e originale, trovo che tu ci sia riuscita! La vanità su cui è costruita la tua storia non è fisica né mentale, è una vanità emotiva: i tuoi personaggi credono di saper gestire le emozioni, ed entrambi restano impigliati nella tela che loro stessi hanno tessuto con vanità e arroganza. Inoltre, sei riuscita a tramutare un concetto come “vanità” in un pretesto di lussuria, elemento non del tutto innovativo, ma neanche così scontato. Passando all’utilizzo vero e proprio, è indubbio che il prompt – ripreso anche testualmente – sia alla base della storia: ne condiziona sia lo svolgersi della trama che le caratterizzazioni dei personaggi. Il motivo per cui ho dovuto, mio malgrado, detrarre un punto è la compresenza di un altro concetto, che è così forte, presente e totalizzante da oscurare in alcuni punti il prompt scelto: parlo delle famose statue di sale. Se mi avessero chiesto di indovinare su quale prompt fosse stata costruirla la storia, sarei stata molto indecisa tra i due concetti. Per questo motivo ho dovuto assegnarti 9/10 anziché 10/10: è una penalità minima perché il lavoro fatto sul prompt è davvero ottimo, ma non posso ignorare che vi sia un altro elemento portante e che sia tanto invasivo da oscurare talvolta il prompt.
Caratterizzazione e IC dei personaggi: 10/10
Non era per niente facile, eppure ci sei riuscita! Come sai, sono molto critica sulle Sirius/Lily a causa dell’ingombrante presenza di James – è difficile rendere IC un Sirius Black che tradisce James intrattenendosi con Lily, ma tu hai aggirato l’ostacolo in maniera molto furba e a mio avviso molto coerente alla controparte cartacea.
Inizio proprio con Sirius, il mio preferito (in questa storia, ma un po’ in tutte!), che brancola nel buio della propria esistenza e delle proprie false illusioni, che appare un po’ indispettito dall’idea di dover dividere James con Lily e che per questo motivo tenta una meschina rivalsa su di lei: “La perfezione in natura non esiste”, lei è come tante altre anche se è riuscita a conquistare James. Nelle azioni di Sirius ho rintracciato il bisogno di rivendicare il primato, di marcare il territorio nel modo più sbagliato possibile: agisce d’istinto, non ragiona, non capisce che potrebbe ferire se stesso, lei e soprattutto James, tutto ciò che il tuo Sirius riesce a capire è che Lily deve sapere di essere una tra le tante, che forse James un giorno si stancherà di lei, che non sarà mai alla sua altezza, che James alla fine preferirà sempre intrattenersi con un proprio pari – Sirius. Hai messo in scena la parte peggiore del personaggio, la parte più Black, che gli si ritorce contro alla fine della storia, quando Lily, come una statua di sale, gli ricorda che sono entrambi peccatori, che hanno sbagliato alla stessa maniera, che essendo traditori sono degni l’uno dell’altra – e lì Sirius rivela le proprie fragilità, costretto a vedere un riflesso impietoso di se stesso. Una caratterizzazione ottima, molto profonda e molto IC.
Passando a Lily, l’ho trovata ben caratterizzata: ne hai caratterizzato una debolezza e ciò la rende umana. Ho trovato molto originale il fatto che tu abbia usato ciò che sappiamo di lei (“è perfetta”) per ribaltarlo al negativo: la Lily della tua storia è imperfetta, è una giovane donna vittima della vanità che cede alle lusinghe di un diavolo tentatore. Nonostante questo, però, nel finale Lily riacquista parte delle caratteristiche positive che la contraddistinguono, perché la sua ammissione di colpa non è altro che il coraggio di assumersi le conseguenze delle proprie azioni; forse non confesserà a James di averlo tradito, ma è lì a fare i conti con la propria coscienza, a prendere atto delle proprie debolezze, ad ammettere con lucida freddezza di non essere affatto perfetta. Non reputo OOC questa caratterizzazione perché sappiamo poco di Lily Evans ed è lecito supporre che non potesse essere perfetta – nessuno lo è – e la maniera in cui hai approfondito i suoi demoni è a mio avviso realistica e convincente.
Menzione a parte per James: lui non c’è, ma si sente. È nella sfida tra Sirius e Lily, nella gelosia irrazionale e immotivata di lui e nei rimorsi di lei. James è una presenza invadente, e mi spezza il cuore dire che lui c’è perché c’è Sirius che lo considera una parte di sé pur nel tradimento – un tradimento che comprende solo alla fine.
Totale: 42/45 |