Prima classificata e vincitrice del Premio 100 parole al contest Sfida alle 100 parole - II edizione
Grammatica: 10/10
Perfetta, bravissima!
Stile e lessico: 10/10
Il tuo stile è pieno. Ti avvali di diverse tecniche stilistiche per rendere forte l’immagine che descrivi, per far sì che il lettore la visualizzi e la percepisca su di sé.
Partendo dallo strato più superficiale, la prima persona unita al presente catapulta il lettore accanto e addirittura “dentro” il protagonista, entrando in empatia con lui e quindi col momento descritto. A questa impostazione stilistica di base associ il dividere le cento parole in diversi capoversi, ognuno dei quali si differenzia per toni ed immagini create: il primo visualizza Gellert e immette il lettore nella trama narrativa; il secondo e il terzo creano un effetto illusorio, poiché anche il lettore, come il protagonista, ha la sensazione che Gellert sia reale; il quarto è l’inizio del disincanto e il tremore delle mani introduce lo stato d’animo del protagonista; il quinto è la disillusione pura: il lettore comprende dove si trova il protagonista; il sesto è il momento dell’abbandono. A questo punto inserisci un’interlinea, come una sorta di pausa forte necessaria sia alla voce narrante, che al lettore. Si riparte con gli ultimi due capoversi, entrambi carichi di dolore e capaci di chiudere la drabble con un fortissimo impatto motivo, con quel corsivo che sembra rimarcare il senso di colpa che violenta il protagonista.
Andando ancora oltre, riprendo l’accenno al corsivo, lodandone l’utilizzo: ti avvali di questa tecnica in tre occasioni, riuscendo nell’intento di imprimere ancora più forza in quelle espressioni, avvisando il lettore che deve tenerle bene in mente per cogliere il senso genere della drabble.
Gli unici due discorsi diretti inseriti hanno il pregio di sveltire molto la narrazione, è stata una scelta intelligente la tua, poiché dando voce ai personaggi hai guadagnato parole – il “Non posso”di Albus, ad esempio, tradotto in discorso indiretto avrebbe certamente necessitato di più parole. Inoltre, c’è un grande equilibrio tra discorso diretto e indiretto, l’introduzione della battuta non stona affatto.
Arrivando alla punteggiatura, non ho davvero nulla da appuntare! È perfetta, poiché inserita in modo tale da accompagnare il lettore nella storia, avvisandolo di pause più o meno forti, del “tono” con cui leggere. La lineetta utilizzata nel primo capoverso, ad esempio, dà l’idea di una specificazione non necessaria alla narrazione in sé, ma necessaria al personaggio, a cui “scappa” quella frase, “scappa” quella debolezza.
Il lessico, come lo stile, è perfetto! Ti avvali di un registro medio-alto, in coerenza con la tua voce narrante, che è Albus e che quindi si presume non sappia esprimersi in maniera più rozza. Ciononostante, sei stata brava a non eccedere, a non ricadere nell’errore di passare da un lessico ricercato a un lessico pomposo e quindi poco credibile.
Hai inserito anche delle ripetizioni, ma sono tutte giustificate sia dalla prima persona, che dal contesto, perché nessuna di essere disturba la lettura, ma anzi l’arricchisce di nuove sfumature.
Un ultimo appunto – per cui non ti ho detratto punti perché è solo un consiglio – è relativo alla punteggiatura nel discorso diretto. Tu apri una battuta con l’iniziale maiuscola anche se è preceduta da una virgola (Brame, “Non posso.”); in casi come questo, è più coerente rispettare le regole grammaticali e dunque far seguire la lettera minuscola alla virgola. Tutto qui, giusto un consiglio!
Non ho proprio altro da dirti! Lessico e stile della tua drabble sono perfetti, non ho proprio nessun appunto da fare, quindi 10/10!
Titolo: 5/5
“Ogni notte” è il tormento di Albus, è la sua condanna, la sua dannazione eterna che non lo fa dormire e che lo costringe a fissare in uno specchi i propri demoni. È un titolo incisivo, che si lega alla storia, ne riprende il contenuto e riassume il significato dell’intera drabble. È inoltre un titolo composto da sole due parole che hanno la forza di restare bene impresse soprattutto a fine lettura, quando il lettore ne afferra realmente il senso.
Trovo che sia anche un titolo a suo modo originale, con quel “ogni” che può essere una fonte sia di delizie, che di croci. Davvero un ottimo lavoro! Anche qui il massimo!
Utilizzo (e originalità) del prompt: 10/10
Qui devo dire che mi hai stupita molto, perché da un prompt come “Senza pietà” mi sarei aspettata un Mangiamorte che uccide o che tortura, qualcuno che schernisce e via dicendo. Invece tu hai interpretato in maniera originalissima il titolo scelto, rigirandolo contro il protagonista, che non ha pietà per se stesso, che ha dovuto essere impietoso con il proprio amore, il quale è a sua volta un amore impietoso, che non fa sconti di nessun tipo. Sei stata davvero originalissima, pur utilizzando il prompt in maniera letterale, perché lo hai associato a un contesto dove la pietà manca nei confronti di se stessi, dove tutta la propria vita è impietosa.
Riallacciandomi a questo, lodo ovviamente anche l’ottimo utilizzo: la drabble ruota attorno al prompt dall’inizio alla fine, perché l’assenza di pietà, e la presenza, per contraccolpo, di una ferocia latente, si respira sin dalle prime righe ed esplode nel finale con quel capoverso tutto in corsivo che è impietoso persino nei confronti di un lettore troppo emotivo!
Caratterizzazione e IC dei personaggi: 10/10
Ti confesso che qui ho avuto un po’ di perplessità, perché mi sembra di ricordare che in un’intervista la Rowling abbia detto che Albus nello Specchio vede la propria famiglia riunita. Il motivo per cui ho poi deciso di non penalizzarti è che, intervista a parte, ambientando tu la storia a seguito del duello con Gellert, è decisamente molto probabile che Albus lo veda nello Specchio delle Brame, che veda un Gellert intento a dirgli “Vieni da me” (dire che sei stata impietosa è poco, altro che prompt!). In fondo, la stessa Rowling ci ha ben chiarito che Gellert è stato il grande – e forse unico – amore della vita di Albus, così grande che è riuscito ad offuscare anche principi, razionalità e oggettività del preside di Hogwarts.
Fatta questa premessa, arrivo alla reale caratterizzazione! In primis, mi è piaciuto tantissimo il fascino tentatore di Gellert, tra l’altro molto coerente con l’immagine di lui che ricaviamo dei libri.
Passando al protagonista, nonché voce narrante, trovo che la caratterizzazione sia davvero riuscita, nonostante tu abbia scelto di ritrarre Silente in un momento di debolezza – come non siamo abituati a vederlo. Dalle tue righe emergono il folle amore provato, il senso di giustizia, lo strazio, il senso di colpa; in sintesi, emerge l’Albus uomo, che ha sbagliato, ha sofferto, e ancora sbaglia e soffre. In linea con il personaggio originale è anche l’amarissima conclusione, che lo vede voltare le spalle al sogno e tornare alla realtà carico di tutti i propri fardelli.
Sei stata bravissima! 10/10. |