Recensioni per
Diademi di Quetzal
di fervens_gelu_

Questa storia ha ottenuto 146 recensioni.
Positive : 146
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
18/12/17, ore 16:45

E allora, eccomi riapparso!
Oddio, non ancora del tutto, insomma, ma il fatto che io sia già qui a scrivere è un bel traguardo, te lo assicuro, mio caro amico!
Come ti ho ampiamento assicurato, pian piano riprenderò il passo con le tue bellissima produzioni: nel mentre, ovviamente, potrai gustarti le mie prolissi recensioni e le mie analisi quanto più a lungo possibile. Devo ammettere che, innanzitutto, recensire una tua opera mi mancava!

Il tema di questo componimento sembra voler saltare fuori dallo schermo, tanto le espressioni e il lessico usato fanno chiari riferimenti al fuoco e alle fiamme, a tutto ciò che, insomma, può bruciare ed essere bruciato. Torna un tòpos già citato ed analizzato in questa raccolta; quel rancore prorompente - o almeno questo è ciò che il testo sembra trasudare - che brucia e distrugge ogni ricordo, come una miccia, come una fiammella che, da delicata come sembra essere, in un fienile di paglia secca, rade al suolo ogni più possente corpo. 
E i fuochi fatui? Ti dirò, non mi sono interrogato più di tanto sulla presenza di un titolo così forte e così allusivo. La storia ci insegna che già dalle antiche civiltà mesopotamiche, presso i Sumeri o gli Egizi, e ancor più avanti con i Greci, tali fiammelle erano riconosciute quali entità soprannaturali, e loro era spesso affibbiato il valore di anima. I nostri avi credevano che i fuochi fatui fossero le anime dei defunti che si manifestavano nella loro essenza fuoriuscendo dal terreno sotto cui i corpi erano sepolti. Un'anima che, però, faceva presto a scomparire nella notte.
Ed è qui che credo la poesia voglia andare a parare: laddove l'amore distrugge tutto con la passionalità focosa delle fiamme, laddove una storia finita nel peggiore dei modi non può che suscitare rancore e spesso un incondizionato odio, ci sarà sempre quel piccolo fuoco fatuo disperso che, come l'anima dell'amante, fuggirà via dal suo corpo, lasciando le membra spente e il guscio di pelle privo della razionalità proprio dell'individuo in quanto tale.

Insomma, anche questa volta sei riuscito a stupirmi: ormai questa raccolta è diventata una pietra miliare delle mie letture. Sai che stimo molto il tuo modo di scrivere in versi, di coniugare poesia, sentimenti e originalità delle immagini. 
Come sempre, grandioso e tanto, tanto poetico. Ci rivedremo presto, caro fervens ;)

Makil_
 
(Recensione modificata il 18/12/2017 - 04:47 pm)

Recensore Master
11/12/17, ore 14:35

Buon pomeriggio.
Sempre molti giochi di immagini, ormai sono un po' ciò che caratterizza il tuo stile.
Ormai sei un poeta provetto, sai muoverti bene in questo mondo di termini e di concetti.
Una poesia triste, che trasporta...
Mi aspetto che un giorno scriverai anche componimenti molto più lieti ^^
Buon proseguimento di giornata e a presto :)

Recensore Master
10/12/17, ore 10:03

Buongiorno.
In questa poesia riconosco un po' meglio il tuo stile iniziale; questa forza che inserisci nelle immagini che ci descrivi.
Noto che ti piace dar peso a ciò che i tuoi componimenti dipingono, mentre li si legge.
Un modo di far poesia che riporta sempre alle immagini, e questo è suggestivo, perché si può leggere e allo stesso tempo immaginare.
L'accenno a quei poveri pesci rossi mi ha colpito molto, mi ha sempre fatto molta pena vederli alle fiere.
Bene ^^ complimenti anche qui.
Buona giornata e buona domenica :) a presto!

Recensore Master
04/12/17, ore 10:03

Buongiorno.
Che forza!
Una poesia che, della sua essenza, ne fa prestigio.
Insomma, un testo di una potenza assoluta; hai utilizzato un lessico molto, molto forte, e credo che questo sia voluto, e non può lasciare impassibile chi legge. Sembra un po' apocalittica, come poesia.
A me è piaciuta anche questa.
Buona giornata e a presto :)

Recensore Master
30/11/17, ore 11:02

Buongiorno.
Una poesia classicheggiante, molto monocorde.
Manca un po' di vivacità, eppure mentre la si legge ci si sente pervasi da un profondo senso d'impotenza.
A me è piaciuta anche questa poesia :)
Buona giornata e a presto :)

Recensore Master
27/11/17, ore 06:30

Buongiorno, anche qui.
Una poesia che ha un po' il sapore della malinconia.
Ci sono alcuni riferimenti alle bugie, a quello che purtroppo ci capita spesso di udire... purtroppo la realtà non è semplice, bensì molto articolata.
Anche dire la verità a volte non lo è, per alcuni.
Bene, un'altra poesia molto sentita e passionale ^^
Buona giornata e a presto :)

Recensore Master
22/11/17, ore 07:41

Buongiorno.
Beh, una poesia bellissima!
Quanto sono terribili gli amori a senso unico, o gli amori impossibili? Quelli che si sa che non radicheranno mai, fin dall'inizio.
Ah, allora resta solo la sofferenza interiore, ma non si smette di amare.
La tua è una poesia che mi ha donato una marea di emozioni, è stata davvero piacevolissima da leggere.
Complimenti ^^
Buona giornata e a presto :)

Recensore Master
18/11/17, ore 11:24

Buongiorno.
Un'altra poesia molto personale, devo però dire che ho gradito molto tutti questi riferimenti alla natura. A me piace molto l'ambiente ^^
Poi, hai citato anche le conifere, eh eh ^^ :)
Una poesia in fondo triste, ma piena di descrizioni bellissime da immaginare.
Complimenti anche qui :)
Buona giornata e buon fine settimana :) a presto!

Recensore Master
14/11/17, ore 13:57

Buon pomeriggio.
Una poesia molto originale, direi! A dire il vero, mi sembra ermetica, molto chiusa, molto da poesia dalle caratteristiche novecentesche...
Hai scelto qualcosa che richiama il classico, ma in modo complesso.
Bene, sei sempre una sorpresa! ^^
Buon proseguimento di giornata e a presto :)

Recensore Master
11/11/17, ore 16:26

Buon pomeriggio.
Caspita, che bello!
Il componimento è enfatico e grintoso, mi ha colpito molto positivamente!
Non ti fermare. Continua così, che stai andando davvero alla grande!
Bellissima l'ultima strofa, che ho trovato fantastica.
Buon fine settimana e a presto :)

Recensore Master
07/11/17, ore 15:35
Cap. 25:

Buon pomeriggio.
Una poesia che ho amato molto, perché sembra riprenda certi spunti di riflessione da una famosissima canzone di Ligabue, che ha ormai qualche anno ma che continuo ad adorare senza ritegno ^^
Comunque, la tua poesia è assolutamente originale, e mi è piaciuto il fatto che riprenda il tema metaforico delle stelle che ardono ^^
Bellissimo, complimenti!
A tra poco :)

Recensore Master
04/11/17, ore 14:47

Buon pomeriggio.
Bravissimo, ottimo lavoro!
Una poesia molto suggestiva, addirittura dal titolo... cosa colpisce di più di un cosiddetto fuoco fatuo? Poche cose.
Bellissimo, una poesia molto descrittiva che è stata piacevolissima da leggere, con un testo poco pesante e composto da parole semplici e rapide, che mi ha proprio affascinato.
Complimenti!
Buon proseguimento di giornata e a presto :)

Recensore Veterano
02/11/17, ore 17:36

E con questa concludiamo... e sì, mi sono rimesso al passo. Adesso si spera di poter seguire con la stessa sistematicità anche l'aggiornamento; ergo, già so che non riuscirò nell'impresa c.c

E anche qui, comunque, abbiamo un componimento davvero bellissimo. Non solo attinente all'attualità dei nostri giorni, ma anche ben delineato sotto il comune aspetto delle ultime tue composizioni: un odio insito nel tuo animo che, da poeta magnifico quale sei, riesci a distillare in magnifiche parole e versi dalla suprema bellezza.

Qui, giochi tutto sulla tradizionale festa di Halloween, fondamentalmente intrecciata al significato che tu doni alle sue maschere, alle sue simbologie più importanti e ai dolori dell'animo.
E' tutto particolarmente incentrato sulla falsità degli individui, messa ovviamente in risalto dalle maschere che si indossano per questa particolare ricorrenza.
Maschere che non solo coprono le incomprensioni, ma celano anche gli aspetti più profondi dell'animo, di cui occhi e espressioni facciali sono probabilmente i migliori rappresentati.
Per un giorno spaccato, e qui ti cito, ogni uomo si trasforma in un "tipo": in una chiave prettamente pirandelliana, tutti indossiamo continuamente maschere e siamo, in relazione alla circostanze, alle persone e agli eventi, uno, nessuno e centomila tipi.

Le maschere, che ci relegano tutti alla stessa identica faccia, celano ovviamente qualsiasi tipo di uomo. E dietro una in particolare, quella più feroce, coi denti di plastica affilati, e gli occhi da verme, si dipinge la figura di un assalitore vampiresco, il cui compito qui non è quello di succhiare certamente il sangue della preda, bensì la sua essenza dal suo corpo. Il morso sanguinolento che riserva alla fine l'immagine del mostro dai denti di plastica non è altro che la personificazione del "sobrio passato che emerge tra di noi", che assale il povero e sensibile protagonista e lo azzanna con un impeto ferino.

Perché se le maschere possono celare le persone, di certo non riusciranno mai a coprire le memorie che a esse sono legate. E quando queste immagini sono crudeli e sanguinose e gravano continuamente attorno a qualsiasi tipo di persona... ecco che è tutto un grande, grandissimo Halloween ogni giorno dell'anno!

Be', caro, così concludo. Un'altra poesia, quest'ultima, degna di nota e molto, molto interessante sia per immagini, sia per tema trattato e modo utilizzato nel farlo. Niente da fare: questa raccolta continua a riverberare di una luce che abbaglia tutte le altre... da sempre.

Buona serata, caro.
Makil_
(Recensione modificata il 02/11/2017 - 05:40 pm)

Recensore Veterano
02/11/17, ore 17:17

E rieccomi!
Wow, semplicemente fantastico: qui raggiungiamo livelli di lirismo astrali, concentrando un sentimento devastante quasi quanto un tornado in poche, spesse, austere e rigide parole.
Ed il significato del titolo è presto detto: insensibile ad ogni rintocco, più il tempo scorre, più la pelle si abitua alle intemperie della vita, tanto che diviene di ossidiana, una dura scorza dentro cui si abbarbica un cuore fragile, spesso un'anima fin troppo propensa a coltivare un sentimento come l'amore, e che odia soccombere.

La prima strofa, che si apre con l'immagine di una gru, evidente simbolo di una buona dose di compassione, che abbraccia un volto sbarbato, giovanile e fresco, perciò più esposto al dolore che l'amore può causare, si presenta quale causa di una serie di elementi successivi che verranno identificati come effetto.
Il dolore di cui il componimento è intriso è una vera e propria essenza pulsante: le immagine che riesci a rendere vivide, idillio di magnificenza allo stato puro.
Mentre il tutto ruota attorno alla semplicità di uno sguardo grigio, annebbiato dalle lacrime e dal silenzio, ecco che si realizza l'effetto della precedente causa citata.

Il desiderio - alquanto negativo, direi - di smettere di provare amore. Il perché è facilmente intuibile: la sofferenza che da esso scaturisce è spesso maggiore della durata del sentimento stesso. E' vero, si rimane, talvolta, talmente attaccati ad una persona, che questa finisce per costringerci a dipendere da essa. Il male è ciò che viene dopo: l'assenza dell'amata è causa di ovvio dolore... un dolore talmente atroce da costringerci a pensieri immoderatamente errati: un esempio, quello di non provare più sentimenti.

Bella, molto bella, la frase con cui si conclude il componimento: "vorrei non dovermi innamorare più, ma so che non ce la farò... continuando a morire". Ebbene sì, perché il lungo processo di destabilizzazione che causa la fine di un amore è spesso morte dell'animo razionale dell'uomo, che soccombe fino a perire.
Però è bello sapere che non è possibile smettere di amare: dopo la morte - una morte continua, perpetua - alla fine si ha sempre una resurrezione. L'amore è un sentimento meraviglioso che, se coltivato con la persona adatta, sa essere duraturo e forte.
E, benché trovi che affrontare la tristezza sia un ottimo modo per fuggire il dolore causato dalla fine di un amore, sono del parere che sia più utile, allo stesso modo, canalizzare il dolore, renderlo parte di sé stessi e farsene immuni: solo in questo modo si può veramente divenire insensibili al dolore. Ma la domanda è... ne vale davvero la pena?

Questo componimento è davvero stupendo. Che dire, caro fervens... sai sempre toccarmi il cuore!
A presto,
Makil_
(Recensione modificata il 02/11/2017 - 05:19 pm)

Recensore Veterano
02/11/17, ore 16:56

Buon pomeriggio, caro!

Ci sono nuovamente... e finalmente, direi a gran voce!
Ho letto la risposta che hai riservato alla mia scorsa recensione: dici che le poesie che seguiranno saranno intrise di rammarico e tristezza? Ebbene, io rispondo che apprezzo molto la cosa: è giusto che, nello scrivere qualsiasi cosa, ognuno di noi inserisca nella sua opera un pezzo di sé stesso. Se è questo che al momento prevale in te, e mi dispiace, allora è giusto esternare il sentimento che, da cattivo e tetro qual è, può assumere forme e tonalità proprie di componimenti belli come i tuoi. Considero la tristezza e il dolore nell'ottica distorta di "padri di tutte le cose". Eraclito, filosofo molto rinomato, era solito usare questa espressione nel parlare della guerra. E io dico che, dal mio canto, la tristezza è anch'essa una guerra; silente, vero, che si dissolve nell'animo umano... ma che causa molti danni e tanti frutti ;)

Ma passiamo alla nostra poesia.
Anche questa volta, un lavoro ineccepibile per un componimento che, sotto molti punti di vista, ha suscitato in me due tipi di sentimenti. Nella prima parte (che farei iniziare e terminare con i versi 1/10), ho avvertito come la leggerezza di un rapporto fatto di abbracci soffici, belle e dolci parole, carezze gentili segnate da "parole odorose" e vergate sul palmo delle mani di entrambi gli amanti, in un vincolo che lascia trasparire quasi un senso di subordinazione di uno rispetto all'altro.

Senso che, attraverso questa lata cobla capfinidas, si ricollega strettamente alle figure evidenziate - con lessico e immagini, come sempre perfettamente utilizzati - anche nella "seconda metà" del componimento (quindi, a differenza di prima, 11/fine). Il senso di subordinazione rimarcato dall'aggettivo "ferino", che introduce la figura del cane - creatura, per antonomasia, docile ed addomesticabile, facilmente propensa a sottomettersi all'uomo - ripresa subito dopo.
Il cane, infatti, che sembra essere a tutti gli effetti l'amante abbandonato dall'amata (il padrone, in effetti), che vaga solo per i litorali sabbiosi, perdendo lentamente la sua vita.
E in questo contesto, dunque, si sottolinea la conclusione del sentimento amoroso che legava cane e padrone, amante e amata. Tramite una serie di immagini e aggettivi (cancerogeno amore [che personalmente ho apprezzato tantissimo], fetido, spire, etc...)

Ed è, peraltro, con una struttura circolare, direi quasi a mo' di parallelismo, che la poesia si conclude con la stessa delicatezza con cui è iniziata.
Tu, autore, ci richiami al silenzio, alla pacatezza di una conclusione immobile, con l'immagine di questo fido che si allontana verso l'astratto, in luoghi in cui nessuno potrà più trovarlo, sconfitto e timoroso.
La leggerezza delle prime parole del componimento (leggeri, vetri soffiati, dondoliamo, cullandoci etc...) vengono richiamate alla mente tramite la sofficità di un singolo e solo aggettivo: silenti.

Un componimento straordinariamente bello, che mi sono divertito molto ad analizzare sotto i suoi numerosi aspetti. Sono sicuro che c'è molto altro dietro, nascosto in questi angoli remoti che si citano, ma mi auguro di aver compreso, anche questa volta, abbastanza.
Felicissimo di seguirti sempre, grazie per le belle poesie che ci regali. Vedo di passare al prossimo,
Makil_