Carissima Cosa, Shilyss, dei della carbonara (T'ho spiazzata, eh! 'Sti complimenti gratuiti, tsk!)
Quanti ricordi riaffiorano in questo terzo capitolo, così legato al dolore di che Infinity War, ad un anno quasi dall'uscita, ancora distrugge le nostre anime e i nostri cuori?
Ci hai riportato Loki nelle vesti di spettro, e ce lo mostri come lo ricordiamo, come tu lo rappresenti, nella sua forma più austera e arrogante, ma con quella saggezza data dal sapere che gli appartiene in quella realtà dove è confinato. E' morto. L'hanno perso e quasi certamente non tornerà più. Non ha la possibilità, ahimè per lui, di proferire per primo parola e questo, conoscendo il personaggio, ne limita il suo potenziale di cui è estremante consapevole. Una perdita per il proprio orgoglio, per come la vedo io, per come ho imparato a conoscere i suoi modi attraverso i tuoi scritti, che gli rendono sempre giustizia.
Thor apre le danze, mantenendo quell'atteggiamento di un Re che non lo è mai stato davvero, alla ricerca di risposte che ottiene a metà. Loki sa che suo fratello ha sbagliato, contro Thanos. Avrebbe potuto porre fine, anzi, avrebbe potuto evitare lo schiocco con una strategia migliore che ha preferito non usare, per mantenere l'animo da guerriero e veder morire il Titano di fronte ai suoi occhi, come una sorta di trofeo ricercato. Lo sgrida, quasi. Gli fa notare l'errore, di cui il Titano stesso lo ha reso consapevole. Ma Thor vuole solo sapere se il sole sorgerà ancora su di loro, se c'è speranza, perché per come sono andate le cose, ora come ora, sembra che non sia possibile. Thor ripone comunque la sua fiducia in Loki, come ha sempre fatto e, davvero, mi ha colpita tantissimo il concetto di un dio degli inganni che promette fedeltà a Thanos con un coltello dietro la schiena, che ne annulla ogni buona intenzione e ne fa vacillare la credibilità sotto ogni aspetto e, di fatto, con ogni persona con cui ha a che fare.
E Sigyn? Sigyn è un ricordo rimpianto. Un amore lasciato solo per un tentativo di redenzione, che Loki ha cercato sacrificando se stesso e salvando suo fratello, eppure non lo ammetterà mai. Però la sua curiosità è profonda. Vuole sapere come sia possibile che lui si trovi lì, di fronte a loro, e qual è il potere oscuro che ha permesso loro quel colloquio.
È troppo difficile, per Sigyn, rivelargli l'esistenza di quel figlio. Come potrebbe farlo, ora che lui non è parte della sua vita – della vita di nessuno a cui è caro? L'assenza di Loki è forte tanto quanto la sua presenza che, malgrado la sua morte, continua ad esplodere nelle loro vite, che ne crea il bisogno costante di ricordarlo e così sarà, nella rivelazione del dio degli inganni. Sarà sempre dei pensieri della sua amata e, sebbene questo possa sembrare un concetto romantico, lo è in parte. Sigyn rivedrà Loki sempre, in quel figlio avuto insieme che gli somiglia troppo e non placa il dolore della perdita.
Il testo è permeato di una profonda dolcezza, ma anche di malinconia e rancore, di occasioni perse da parte di tutti e tre. Thor ha perso un fratello e una battaglia, Sigyn ha perso un marito e un padre, Loki ha perso la vita che amava e che non avrebbe mai abbandonato per nessun motivo. Insomma, un testo forte, che non si sofferma solo su quel che sarà, sulle speranze, ma anche sui rimpianti e sul passato che mai e poi mai può essere dimenticato.
Insomma, l'ho amato. L'ho amato davvero molto e, ad una settimana da End Game, ci voleva un bel ripasso di cosa significa aver sofferto per quel maledettissimo film, no?
Co', che dirti? Stupendo, davvero. Mi ha spiazzata per la profondità e il sentimento che ne trapela. Quindi, daje!
A presto, se sopravvivo.
Un abbraccio da Cosa, Miryel, quella che c'ha il nome elfico che tutti scrivono male (sigh, maledette ypsilon...)
A presto ♥ |