Recensioni per
Natale ad Arras
di Dorabella27

Questa storia ha ottenuto 131 recensioni.
Positive : 131
Neutre o critiche: 0


Devi essere loggato per recensire.
Registrati o fai il login.
Recensore Master
14/12/21, ore 19:16

Hai un modo di scrivere molto ironico e un po' ti diverti a prendere in giro i nostri Oscar e André.
E in effetti mi sono divertita anch'io a leggere tutto d'un fiato questi capitoli. A questo punto, aspetto l'aggiornamento....

Recensore Veterano
14/12/21, ore 11:03

Che bel capitolo ricco di "istantanee" di vita! Dalla panoramica della mente di Oscar della quale si sente addirittura il rumore degli ingranaggi mentre cerca di catalogare le sue sensazioni e ridurle a qualcosa di "accettabile", ad immagini nitide di un'infanzia che ha i contorni di quella che ricordo anch'io (il sole picchia come un fabbro nel cielo scialbo, e nell'afa, opprimente mentre si ha ancora negli occhi il blu del mare...bellissima immagine!)
Per non parlare di Justine Legris (un nome, un programma), così ben descritta nella sua pudicizia e nella sua insonnia ansiosa (ogni riferimento è puramente casuale? ;))
E la dama in nero? Considerando da dove sei partita, forse potrebbe essere qualcuno appartenente all'altro universo, non quello ikediano bensì quello di de Laclos...
Sono curiosissima di sapere come procederà questa vacanza natalizia...
Bravissima, c'è da perdersi nei tuoi scritti!

Recensore Master
14/12/21, ore 09:51

Ciao Dorabella. Mi è dispiaciuto leggere dello stato d'animo di André.
Justine ha donato un tocco di leggerezza e ho letto con piacere al riguardo. Sarò curiosa di sapere chi ha incontrato Oscar. Fai bene a esprimere quello che senti attraverso la tua fantasia, dove è sempre bello scambiare opinioni. Al prossimo capitolo. Un caro saluto.
(Recensione modificata il 14/12/2021 - 09:53 am)

Recensore Master
13/12/21, ore 22:11

I ricordi a volte risucchiano; ma forse questo incontro inaspettato può avere risvolti inaspettati per Oscar.

Recensore Master
13/12/21, ore 21:13

Carissima Dorabella, sei una miniera di inventiva, nelle cui profondità si possono rilevare tesori di arguzia e grazia, ricordi e aneddoti persi tra passato e presente, che danno tutti insieme un’impronta indimenticabile a questo tuo scorrevolissimo racconto, il quale, utilizzando sapientemente vari registri, ci immerge nell’animo ora di un protagonista ora di un altro, ma facendo giungere al lettore finale intatte le sensazioni da loro provate.
La serata appena trascorsa, e poi con quanto era accaduto nella notte, non potevano che lasciare degli strascichi che, opportunamente e prontamente, Oscar ha deciso di cercare di sbrogliare da sola. Forse in solitudine avrebbe avuto la capacità di comprendere se ciò cui aveva assistito la facesse rabbuiare, la inquietasse, le provocasse malanimo o peggio gelosia, o forse, tutto sommato la indisponesse soltanto. Ma doveva tentare, quanto meno, di fare chiarezza in modo da guardare negli occhi di André in maniera diretta come sempre avevano fatto.
Chi invece non guarda direttamente Monsieur André, ma gli dà più di un’occhiata di traverso, è la cameriera Justine Legris, che ossequiosa si fa presso un André pensieroso, che poco la sta ad ascoltare, poiché la sua mente è in altri pensieri impegnata, con il pensiero fisso su Oscar e su come può aver trascorso il resto della nottata e quali fossero state le sue riflessioni conseguenti. E’ talmente turbato da non accorgersi di sbagliare il nome della cameriera, che ai suoi modi gentili risponde in maniera altrettanto gentile, ma perso in un’altra dimensione.
Ma il pezzo forte è la parte centrale del racconto, dove se ne può apprezzare la diversa texture con quella trama di ricordi che si snodano mentre Oscar sta attraversando il paesino e ha gli occhi della gente puntati su di lei ma che neanche se ne accorge. In quella fredda mattina di dicembre, chissà perché le è tornato alla memoria il ricordo di una delle avventure condivise con André, in una lontana fine estate nella quale, tornati dalla Normandia, avevano voluto tentare di prolungare il piacere del soggiorno normanno con una delle ottime idee di Oscar per divertirsi e delle quali André non poteva non fare parte. André sa benissimo che se Oscar si picca di voler fare qualcosa, o con lui o senza di lui ,lo avrebbe portato a compimento, quindi meglio che fosse in sua presenza. Divertente quindi l’episodio delle caccia alle vespe, con conseguenti punture occorse ad Oscar, e André che ha dovuto intervenire mettendo un poco in soggezione Oscar per l’ardire di quanto si accingeva a fare. Sono riuscita ad immaginarmi la scena di André che succhia i ponfi dalla bianca coscia della sua amica di avventure e sputa via il veleno affinché non avesse delle conseguenze. Ma mentre André è preoccupato e occupato in quella operazione di salvataggio, Oscar invece avvertiva sensazioni che si diramavano dalla coscia allo stomaco, quasi dispiacendosi che quella dolce tortura fosse già terminata.
E poi, si torna al presente, con un nuovo incontro in quella piazza che attira l’attenzione sia degli astanti che di alcuni ragazzini i quali volevano solo divertirsi ai danni di una dama in nero, opportunamente salvata da quell’orda di mocciosi, e che nel ringraziare Oscar, per la sua gentilezza nel venirle in soccorso, la riconosce e si mostra a lei alzando la veletta del suo cappellino che nasconde un volto deturpato dal vaiolo. Chi può essere la dama velata, anche perché Oscar non ha detto alcuna parola che ci possa far comprendere se l’abbia o meno riconosciuta.
Davvero una narrazione che coinvolge i sensi su più livelli. Che altro dirti se non brava....
Questo tuo esperimento meta letterario, come lo hai definito tu, non finisce mai di continuare a stupire per la fantasia con la quale lo stai arricchendo.
Adesso siamo ulteriormente curiosi, quindi ti aspetto presto! Un caro saluto.

Recensore Veterano
13/12/21, ore 21:10

Buonasera Dorabella, che delizia la tua storia.
E' irresistibile la tua Oscar che prima cataloga come semplice "disappunto" [ndr: si chiama gelosia Oscar, mi spiace per te!]  il fastidio provato per l'incapacità di Andrè di arginare l'esuberanza alcolica di Hortense e poi recupera fra i suoi ricordi  l'episodio delle quindici [dico quindici] punture di vespa e relativi rimedi ..olistici ...diciamo.
E scopriamo che fra le innumerevoli capacità di Andrè, oltre ad un incrollabile autocontrollo,  c'è anche quella di  accatastare la legna  "in modo tale che le fiamme si spengano naturalmente, senza diffondersi". Insomma un uomo così non bisognerebbe proprio farselo scappare.  Sospiriamo tutte innamorate perse, assieme a  Madame Justine Legris ....
A presto!
 

Recensore Master
13/12/21, ore 19:24

Gentilissima autrice Dorabella, eccoci giunti ad un nuovo scoppiettante episodio del tuo esperimento metaletterario ,a mio modesto parere, a tal guisa sarebbe giusto modificare le note introduttive che annunciano il missing moment sostituendolo con uno slice of life ben più appropriato poiché in questa storia abbondano i ricordi, i flashback, gli spaccati di vita che entrano prepotentemente nel presente come naturale prosecuzione e/ o motivo di riflessione seppure in modo lieve, leggiadro.
Per quanto riguarda l' aneddoto molto buffo delle vespe, io comprendo la licenza, magari per Oscar il "rimedio "adottato da André sarà stato efficace chissà (oltre che produrre in lei una sorta di turbamento)comunque, casomai non lo sapessi al tempo, quando non esistevano gli antistaminici, si usava fare degli impacchi col ghiaccio oppure con erbe curative...
.15 morsi di vespa sono tanti, non so se André con tutta la più buona volontà sarebbe stato in grado di scongiurare un pericolo di infezione. Le vespe accidenti, non sono come le api, sono molto velenose....due volte mi hanno punta, non me lo dimentico!
Il capitolo si chiude con un pizzico di suspense, chi sarà mai la dama nera col volto deturpato dal vaiolo? Perché è andata a cercare la famiglia Jarjayes nella loro tenuta di Arras? E per quanto riguarda la giovane infatuata di André, ci sarà un seguito?
Un caro saluto e a presto
P.S. la tua esperienza con le vespe durante gli esami di maturità (senza rimedi per ore?!? e l' interrogazione?)è davvero inverosimile. Maaah , per come ne parli sembravano zanzare non vespe....da non credere!
Buona notte e alla prossima. Ciao.
P.S. Grazie di aver accettato il mio suggerimento, sei gentilissima.
Scusa se non avevo creduto alla vicenda vespe durante gli esami di maturità, alcuni amano esagerare, ma non era il tuo caso. Un saluto affettuoso, buona giornata
(Recensione modificata il 14/12/2021 - 07:58 am)

Recensore Veterano
13/12/21, ore 18:10

Carissima Dora,
questo tuo esperimento (meta)letterario mi sta piacendo veramente un sacco.
Non posso non provare simpatia per la mitica Justine Legris (lei e' tutte noi!) che si mangia Andre', il nostro villano ripulito, con gli occhi e si prepara per la prossima confessione. Ho notato che Andre' non si ricorda neppure il suo nome (Augustine?), povera. A chi non è capitato di prendersi una cotta per un ragazzo bello e dannato che manco la calcolava? E' proprio vero: chi hai denti non ha il pane...
Mentre Justine fantastica su "Monsieur Andre'", Oscar e' già in città, al centro degli sguardi dei paesani che osservano con stupore e interesse chiunque venga dalla capitale. Oscar - che più che indisposta mi sembra chiaramente gelosa - dopo aver visto la mano di Andre' sulla coscia della sorella, ricorda, senza volere, quando Andre' ha toccato, pardon, succhiato il veleno dalle punture di vespa sulle sue cosce e le sensazioni conseguenti (mi è morto piaciuta questa tua licenza poetica, così sensuale e innocente al contempo). 
Alla fine del capitolo Oscar incontra una sua vecchia conoscenza, una dama vestita di nero: mi verrebbe da pensare all'ex favorita del re, la contessa du Barry... ma, magari, mi sbaglio di grosso!
Questo capitolo così colorito mi è piaciuto molto e mi lascia con una gran voglia di leggere il seguito di questa vacanza natalizia. Bravissima, come sempre!
Un abbraccio e buona serata, G.

Recensore Veterano
13/12/21, ore 14:38

Ma qui stiamo virando nel noir, Dorabella carissima!
Comunque la cosa che più amo dei tuoi scritti è che proprio si capisce quanto tu ti stia divertendo mentre li scrivi: la povera Justine (Legris! come non notare questo cognome?) che fantastica di un suo alquanto improbabile giacere con André e che poi confessa il tutto pudica al confessore è un'invenzione narrativa meravigliosa, così come il dettaglio dell'Abbè a letto con l'attacco di gotta. E poi la magnifica scena delle vespe, in cui Oscar va incontro a un pericolo ben più grande delle "quindici punture"!
E ancora quella sfilata di Oscar nel villaggio: lei, tutta presa a ridimensionare quello che ha visto, ad addomesticarlo per renderlo accettabile e quindi rendere meno inquietante l'emozione che il fattaccio ha suscitato in lei, e gli altri, quelli che la guardano, ammirati e stupiti di quella strana bellezza.

Sempre bravissima, che altro dire?
Attendo il prosieguo!
Un caro saluto,
Sett.

Recensore Veterano
13/12/21, ore 14:00

Questa è proprio Oscar, Dorabella! Razionalizzare, addomesticare, dare una veste accettabile ai sentimenti ed alle emozioni che non può permettersi di portare al livello cosciente. "...catalogare e depotenziare l'increscioso incidente sotto una rubrica lecita e ripetibile, cui riguardare, aprendo il libro della sua memoria, senza troppa bile e senza sentirsi pungere da sensazioni troppo moleste". Perché Oscar, esattamente come a dodici anni, anche adesso non osa dare forma ai suoi pensieri. E a sua discolpa bisogna dire che le circostanze, adesso come a dodici anni, sono tutte a suo sfavore. Io poi sono sempre della scuola di pensiero che è facile, troppo facile, giudicare male Oscar, trinciare un generico "Non la capisco!", senza tener conto della metaforica prigione di spine che, dal primo momento della sua vita, condiziona tutte le sue scelte, tutti i suoi pensieri, tutte le sue emozioni, tutti i suoi ribollenti sentimenti.
L'inconscio, però, che ha logiche completamente diverse, ha già recuperato il ricordo al quale riallacciare uno stato d'animo che, evidentemente, Oscar non è riuscita a "disinnescare" del tutto.
E rimaniamo anche nel dubbio che per André, che invece cataloga correttamente e lucidamente tutti i suoi sentimenti, possa essere persino peggio.
Una situazione non facile, ma noi siamo speranzosi. La (meta)letteratura a volte fa miracoli! Dico bene?
A presto.
Octave

Recensore Junior
11/12/21, ore 19:18

Buonasera Dorabella27,
ho letto questa storia tutta d’un fiato, tanto è piacevole, stupendomi del collegamento tra Oscar ed il visconte di Valmont – che meno simili di così non sarebbero potuti essere – e ridendo per il ragno di fil di ferro. In effetti già un viaggio in carrozza, per giunta d’inverno non doveva essere piacevole, tra sobbalzi e spifferi. Se a ciò aggiungiamo gli strepiti acuti di una ragazzina fuori di testa che entrano nelle orecchie e si conficcano nel cervello, il ragno è servito!
Ora ritroviamo quella stessa ragazzina, adesso cresciutella, che non è felice con suo marito e proprio non vuol saperne di farsene una ragione, dandosi per esempio al ricamo, alla pittura o al gioco d’azzardo. Prende il malcapitato di turno, guarda caso André – che evidentemente non aveva mai sentito il proverbio ‘chi si fa i fatti suoi campa cent’anni’ – e comincia a chiedergli ‘cos’ho io che non va?’, esibendo le sue grazie. Il richiamo alla commedia all’italiana ci sta proprio tutto perché la sorella di Oscar nei suoi eccessi è farsesca. La sua dovrebbe essere una tragedia familiare, ma scade nel burlesco anche perché ad essere ferito non è tanto il cuore, quanto l’orgoglio smisurato della bella signora e non si riesce davvero ad empatizzare con lei.
Oscar reagisce stizzita. Che non avesse mai avuto simpatia per la petulante sorella non era un mistero, ma qui sembra avercela soprattutto con André.
Alla prossima!
Match Point

Recensore Master
11/12/21, ore 00:42

Certo che, in casa Jarjayes, c’è una propensione tutta femminile ad alzare troppo il gomito! Il Generale, invece, no, lui è tutto spartano e monomaniaco fino in fondo e, se non si è ubriacato dopo la nascita della sesta figlia, non lo farà mai. Di Oscar e della nonna di André, si sapeva mentre è stata una sorpresa Madame de Jarjayes.
Quanto a Hortence, confermo il mio giudizio precedente: non soffre tanto di amore tradito e di abbandono, ma di lesa maestà. Ha una psiche molto narcisista che non tollera il dissenso e non si capacita che il marito possa guardare altrove se ha lei. Dipinge le sue rivali come dei mostri, probabilmente ingigantendo dei difetti fisici magari minimi, ma il problema è nel carattere. Sicuramente, il marito, con lei, si sente in galera o ha addirittura paura.
Se il rimando è alla commedia all’italiana, Hortence dovrebbe essere Edwige Fenech e André Lino Banfi? :-D
Oscar, di certo, non tollera il disordine né l’assenza di decoro. Poi, sicuramente, è gelosa di André, ma come uomo, come amico e come “proprietà”?

Recensore Master
08/12/21, ore 15:43

Ciao Dorabella. Mi sono piaciuti quei dettagli riguardo il bere e i pensieri della nonna al riguardo. Appena ho letto della Contessa che ha iniziato a parlare con André in quelle circostanze ho pensato che potesse accadere qualcosa di sconveniente. Ho immaginato l'imbarazzo di André in questa conversazione e poi la donna gli mostra il seno. Oltre a questo Oscar li vede e, come scritto, "che razza di situazione." André al momento non è riuscito a parlare con Oscar e sono curiosa di sapere cosa dirà. Mi piacciono gli inserti da commedia e ho percepito il fatto che ti sia divertita. Un caro saluto.
(Recensione modificata il 08/12/2021 - 03:46 pm)

Recensore Veterano
08/12/21, ore 11:43

Ma povero André, non gliene va dritta una 🤣
Ma in questo clima tragicomico da commedia all'italiana, è ben evidente una delle tante, inconsapevoli scenate di gelosia da parte di Oscar. L'aspetto tragico invece è dato dalla situazione femminile dell'epoca, a volte talmente insopportabile da rendere necessario ricorrere all'alcol...a ciascuno il suo, ovviamente😉
Questo registro narrativo ti è uscito proprio bene...ma quale non ti riesce?!?
A prestissimo!

Recensore Master
08/12/21, ore 10:43

Cara Dorabella, con levità, ma utilizzando gli accenti giusti, ci hai mostrato un quadro di una famiglia nobiliare che dietro il paravento della forma e della dignità mostrata in pubblico, nasconde piccole e grandi pene.
Attendevo con curiosità lo svolgimento della cena, con tutta quella variegata compagnia riunita e, decisamente, stranamente assortita per stare tutta insieme ad una stessa tavolata. Ma la cena si è svolta con l’educazione che il rango richiedeva, con André che diventa quasi l’oggetto di rivalsa, o meglio il punto fermo, al quale aggrapparsi in una occasione nella quale non si sa bene come destreggiarsi. André sempre in bilico tra due mondi, sentendo di non appartenere più pienamente ad uno e impossibilitato ad essere considerato nell’altro. André che viene a trovarsi in una posizione scomoda ma che, con la sua intelligenza e la sua innata buona natura, riesce a barcamenarsi anche nelle situazioni più strambe che gli si presentano, proprio come quella che ci hai descritto, corredandola di tutti quei piccoli grandi particolari che tanto mi piacciono, poiché danno la sensazione di essere partecipe della scena che vai descrivendo.
Decisamente, come già osservato anche da altri prima di me, l’uso di alcolici in casa Jarjayes è una pratica ricorrente e che serve a mascherare momenti di stato d’animo in subbuglio, di particolare solitudine, o semplicemente per cercare di dimenticare accadimenti che hanno lasciato strascichi pesanti e che il calore dato dall’alcol sembra assopire il tumulto provato.
Oscar e Hortense in questa vacanza cercano di non pestarsi i piedi, ma è evidente che stare insieme nella stessa stanza fanno un notevole sforzo. Ecco che, non appena finita la cena, che Oscar ha a malapena assaggiato, si ritira nei suoi alloggi seguita dal solito André a cui però dà la buonanotte con la scusa della stanchezza per il viaggio effettuato.
Ma per André quello è l’inizio di una serata che avrà dell’incredibile. Non avrebbe mai potuto pensare a una evoluzione più sconcertante e sconclusionata proprio con Hortense, la quale si è quasi addormentata nel salottino cinese dopo aver bevuto in solitaria almeno tre bottiglie di champagne con la conseguenza di essere rimasta vittima di una “sbornia triste”. E il capro espiatorio su sui riversare sia il suo dolore che il suo malumore è il nostro povero André che con la Comtesse non sa che pesci pigliare per arginare quel fiume in piena di confessioni giunte al limite del consentito persino di un famigliare, figuriamoci se rivolte ad un servo, tra l’altro piuttosto inviso in quanto sempre in compagnia di quella sorella con la quale proprio non aveva nulla a che spartire. Tutta l’evoluzione della situazione è stata un crescendo di note dolenti che si sono alzate di botto con l’ingresso di Oscar, nel cuore della notte, in quel salottino, attirata dal rumore che ne proveniva, e trovando sia André che sua sorella Hortense in una posizione compromettente. Mai forse André si era tanto vergognato, pur non avendo fatto nulla, ma avendo visto lo sguardo tagliente di Oscar che non aveva saputo decifrare, come suo solito, se fosse di riprovazione o gelosia. Decisamente una serata particolarmente pesante che forse nemmeno il sonno sarebbe riuscito ad alleggerire, pensando soprattutto quali erano stati i pensieri sia di Oscar che di André quando avevano pensato alla vacanza ad Arras: che forse sarebbe stato un Natale memorabile!
Sei molto versatile nella tua narrazione in grado di cambiare registri e renderli coinvolgenti, come in questo caso, regalando ad ogni partecipante alla vacanza un pensiero, anche usando come filo conduttore l’alcol che sembra scorrere a fiumi fra le donne Jarjayes; l’unico a non farne uso pare essere il Generale, uomo rigoroso e forse già ubriacato di suo per le glorie del suo casato e le imprese militari.
Racconto godibilissimo che non vedo l’ora di proseguire.
Un augurio per la festa dell’Immacolata e a risentirci presto!