Recensioni per
Nemesis ~ Stelle per Tutti
di Quintessence

Questa storia ha ottenuto 199 recensioni.
Positive : 198
Neutre o critiche: 1 (guarda)


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Recensore Master
13/05/11, ore 23:02
Cap. 14:

Arrivo sempre in ritardo a leggere, scusa.
Aspettavo da tanto questo capitolo perché mi chiedevo come avresti risolto la situazione di Usagi, forse la peggiore che avevi creato all'interno della tua storia. Usagi più di tutte era l'artefice non solo del proprio male, ma anche del male delle altre e non riuscivo a immaginare per lei una catarsi efficace.
Questa per me lo è e non lo è.
Non lo è nel senso che mi è sfuggito il passaggio il passaggio emotivo cruciale. Nel momento in cui scrivi 'Usagi capì', anche continuando a leggere o rileggendo i passaggi precedenti, io non ho sentito di vivere assieme a lei questo cambiamento. Forse perché per me il nodo di questa Usagi che si era autodistrutta distruggendo gli altri era Chibiusa e una volta che Usagi ha avuto questa bambina il suo percorso era più facile; tale in un certo senso mi è sembrato. Forse avrei voluto vederla senza la sua Chibiusa, che 'capiva' mentre ancora viveva nella disperazione. Comprendo però che la scoperta di Chibiusa è stato il motore che ha dato il via alla rivoluzione necessaria alla trama della storia.
Tornando a sopra, perché ho detto che è una catarsi che funziona allora? :)
Perché l'hai descritta con immagini ed emozioni tangibili e magnifiche. L'uscita delle ali è meravigliosamente dolorosa, cruda e maestosa. Le ali sono la volontà di Usagi e la straziano quando si decidono ad uscire, così com'è doloroso cominciare ad agire invece che accettare passivamente la realtà.
Mi sono piaciute molto anche le parole rivolte a ciascuna delle sue amiche, come quando Usagi dice a Minako che distruggerà tutti gli specchi perché veda il riflesso di beltà solo nei suoi occhi, oppure quando pensa che avrebbe voluto poter trovare il modo di raccontare ad Ami cento volte la stessa storia di otto anni dimenticati, soffrendo assieme a lei.
Non sono delle scuse, sono dei rimpianti e dei propositi che Usagi non ha più intenzione di dimenticare, preziosi per questo. Immagino la Usagi che esce da questa prova come una ragazza che cercherebbe di amare le sue amiche di nuovo anche se loro tentassero giustamente di respingerla. E ci proverebbe ancora e ancora, anche se non si trovasse mai a ricevere nulla in cambio.
Questa Usagi è una Usagi che apprezzo. Non sono riuscita a collegarla completamente alla Usagi precedente, però la mia può essere un'impressione esagerata.
Grazie anche di questo capitolo, alla prossima :)

Recensore Master
06/05/11, ore 14:01
Cap. 14:

Finalmente ce l'ho fatta a leggere questo capitolo così ricco di suspence; sospettavo seriamente che Usagi si sarebbe schiantata al suolo. Questa catarsi che ha dovuto intraprendere è stata la più significativa di tutte, nonchè quella più emozionante; ora che tutte sono consapevoli delle loro qualità, non resta che ripristinare la squadra delle senshi... oppure hai intnzione di tenermi ancora un po' sulle spine? :p Senti, ormai nelle tue recensioni sono diventata troppo ripetitiva, però non posso fare a meno di dirti che hai davvero talento :)
A presto, Ellie

Recensore Master
05/05/11, ore 14:09
Cap. 13:

Sono in ritardo clamoroso, spero di riportarmi presto in pari con la tua storia (dato che ho ancora un capitolo in sospeso). Ci ho messo una vita a leggere queste righe per immaginarmi ogni singola mossa delle pedine sulla scacchiera; alla fine ci ho rinunciato, mi girava la testa :p Però devo dire che l'hai descritta in modo molto efficace; fino ad ora, questa è stata la prova che mi è piaciuta più di tutte... poi, non so, magari quando leggerò quella di Usagi cambierò idea. Bravissima ;)

Recensore Master
02/05/11, ore 22:57
Cap. 14:

Che prova dolorosa..
Povera Bunny. La sua prova era la più particolare

Recensore Veterano
02/05/11, ore 22:51
Cap. 14:

Non so se dire se mi sento più sollevata o inquietata.
Capitolo mirabile, assolutamente. La lotta di Usagi è stata una presa di coscienza che, almeno in parte, già era presente dapprima, ma in maniera imperfetta.
Voleva riunire le amiche per salvare il mondo. Non solo. Ha compreso che per prima cosa doveva ricominciare ad amarle, amare Mamoru ed amare se stessa, ma amare come si doveva.
L'idea delle ali mi ha spiazzata tantissimo, più che altro perchè ho faticato un po' a comprendere cosa stava succedendo: il tirar fuori le ali non è stato solo metaforico, quindi.
Caspita, sei stata molto ingengosa...e poetica, poichè non sarei mai e poi mai riuscita ad immaginare una prova del genere.
Complimenti.
Alla prossima.
kià

Recensore Veterano
02/05/11, ore 22:50
Cap. 14:

Allora, innanzitutto appena ho visto l'aggiornamento mi si sono sgranati gli occhi e sono stata felice *___*
Come sempre il tuo tratto è duro, tagliente quasi, nel descrivere la prova di Usagi, della sailor che le ha unite tutte, ma che le ha anche distrutte, di colei che protegge una vita ma che la voleva perdere, distruggere, annientare.
La descrizione di Voluntas è meravigliosa, soprattutto questo pezzo:Era il cristallo che aveva cercato di uccidere per suicidarsi, e le cicatrici che le solcavano il viso e le braccia lo denotavano con forza
è il risultato dell'aggressione dei primi capitoli, dell'incrinatura, del nero che cerca di impossessarsi del cristallo.
« Io voglio vivere » ...
« Non basta dirlo »

Quanto è vero... è facile aprire la bocca e darle fiato, ma poi? poi viene il vuoto, e il cercare di sopravvivere a tutti i costi, per ricucire i rapporti, per tentare almeno, per abbracciare Rei e fermare le lame, per essere le gambe di Makoto, per dire a Minako quanto è bella, per raccontare ad Ami la sua vita, per sorridere finalmente con il cuore sereno a Mamoru.
E per ritrovare finalmente le ali andate perdute.

Capitolo bellissimo, davvero.
Immagini stupende, tempi meravigliosi, sembra una canzone. In una parola: WoW
Adesso non vedo l'ora di vedere l'incontro :)

Recensore Master
02/05/11, ore 15:04
Cap. 14:

Ed eccoci quindi all'ultima prova, quella di Usagi.
La prova di Usagi era ben diversa perchè mentre le altre sono state colpite per qualcosa di loro, per i loro punti di forza, lei è stata colpita perdendo qualcuno che amava. Non solo chibiusa, ma tutto il mondo che la circondava e quindi le era mancata proprio la volontà per andare avanti.

Quindi alla fine decide e capisce di lottare non solo per se stessa ma per gli altri e capisce anche che sarebbe disposta oggi a rimediare agli errori. E' come se usagi in qualche modo si scusasse con ogni guerriera non tanto per ciò che ha fatto ma più per ciò che NON ha fatto in tutti questi anni.

E' un capitolo molto bello come al solito e questa storia è davvero avvincente non solo per la trama originale ma per i temi trattati. non si parla più di un nemico qualsiasi o di amori e cuori infranti, qui si parla di sensazioni VERE che possono portare anche alla morte. Si parla di sofferenze e di problemi che colpiscono tutti e tu li sai affrontare molto bene.
Dettagliatamente, ma non in maniera cruda e fredda, anzi. riesci a trasmettere perfettamente il punto di vista e le tue opinioni ed è anche per questo che la storia è favolosa.

Continua così!
Ora sono curiosa di vedere cosa succede dopo le prove..
Un bacio^^

Recensore Veterano
02/05/11, ore 13:28
Cap. 14:

Bellissimo capitolo...
Veramente^^
Usagi, ha finalmente capito i suoi sbagli
e ora può spiccare il volo,
come un angelo custode eheheh^^
Non ho le parole per descrivere quanto mi
sia piaciuto questo
capitolo...
Uao...
             

Recensore Master
02/05/11, ore 12:45
Cap. 14:

Attendevo impazientemente questo capitolo ed oggi è arrivato!!!
E' il capitolo in assoluto più bello!!! E devo anche confessare che è stato il più difficile da leggere in quanto a volte qualche lacrimuccia faceva capolino sui miei occhi!!
Devo farti tanti complimenti perchè è scritto veramente bene e i pensieri e i sentimenti erano descritti proprio con le parole giuste..
"Non voleva vivere per salvare gli altri. Non voleva vivere per paura di perderli. Non voleva vivere per paura. Non voleva vivere per timore del suolo o della morte. Voleva vivere perché aveva paura della vita, e voleva vincerla. Adesso. Per gli altri, certo. Per Mamoru, e per Chibiusa. E per Makoto, per Rei, per Ami e per Minako… Ma soprattutto per se stessa. Avrebbe difeso il mondo perché non voleva che altri morissero senza volerlo, come stava toccando a lei. Ma soprattutto, perché voleva vivere. E non aveva nessuna intenzione di morire".
Queste sono le parole che mi sono piaciute molto e mi hanno toccato...
Poi quando Usagi si rivolge alle sue amiche e a Mamoru per me è stato il momento più carico di emozioni..
E come hai detto tu questa prova è stata sicuramente la più importante!
Adesso tutte e cinque hanno superato la prova.. Adesso cosa succede?
Ce la faranno a tornare unite per difendere il mondo? Supereranno tutto il dolore che si portano dentro e riusciranno ritrovare il l'amicizia che le ha sempre legate?
Sono troppo curiosa di sapere cosa succede, quindi, non per metterti fretta, ma pubblica presto il prossimo capitolo!!!!
Ancora tanti complimenti!!! :)
A presto

Lulu

Recensore Master
02/05/11, ore 02:07
Cap. 12:

Riuscirò a mettermi in pari con questa storia? Ci provo, in fondo mi manca solo questo ed un altro capitolo e, come dicono le leggi del Limbo, "volere è potere" quindi io voglio finire ste recensioni e le finirò! E dopo quest'opera di auto-convincimento di cui non interessa a nessuno, passiamo alla recensione di questo capitolo. Ed eccoci alla terza prova, quella di Makoto. Come negli altri casi, finora, questa è quella che più si incentra sull'incidente. Come al solito, le frasi all'inizio del capitolo introducono perfettamente quello che deve avvenire ma il punto focale di tutto si trova nell'ultima domanda: "La forza vera è uccidere o perdonare?"
Poi si viene catapultati nella storia...ma ho l'impressione che stavolta questo sia stato un passaggio più graduale... più soft, diciamo... come se, in qualche modo, Areté volesse proteggere Makoto. Le altre nemesi sembrano in qualche modo risentite con le loro protette, forse perché i loro problemi se li sono causati da sole... Areté mi pare molto più protettiva, verso Makoto, è consapevole che la sua condizione è dovuta solo in parte a lei stessa e ne tiene conto. Infatti si palesa quasi subito a lei, le dà giusto il tempo di realizzare dove si trova..e la prima cosa che esce dalla sua bocca è una domanda "Come va?", mentre Kalìa e Psyché si sono limitate, all'inizio, a degli ordini, più o meno sottili. Anche lei, come prima cosa, analizza il luogo in cui si trova, ma se per le altre si trattava semplicemente di una stanza, per lei è qualcosa di dolorosamente più familiare di cui le è sufficiente un singolo particolare per sapere il nome: il luogo della sua personale catastrofe, quello dell'incidente. Lei è quella che, secondo me, almeno finora, è costretta ad affrontare la prova più dura, rivivendo nuovamente, quella situazione che le ha tolto tutto... il suo coraggio in primis. Infatti non vorrebbe vedere, non vorrebbe rivivere quella situazione, non può sopportare la vista sua e delle sue amiche ridotte in quelle condizioni di nuovo... ma è costretta a riviverne ogni minimo particolare, ad osservare l'inizio della sofferenza sua e delle sue amiche... e continuerebbe ancora se, poco dopo, Areté non le facesse avvertire la sua presenza, rassicurandola e spronandola a non temere il suo passato, anche se le ha fatto così male. E a questa rassicurazione verbale ne seguono altre due: una gestuale (la mano sulla spalla) e una visiva, quando Makoto si volta e mette a fuoco per la prima volta la sua nemesi, grande quasi il doppio di lei ma non per questo spaventosa, nonostante le cicatrici che le attraversano il volto… anzi… quelle in particolare sono segno della sua forza, una forza doppia rispetto a quella di Makoto, quella stessa forza che una volta era anche della guerriera di Giove e che lei ora non ha più. Descrivi molto chiaramente il suo aspetto e ci permetti, quasi, di vederla con gli occhi di Makoto: i capelli raccolti e rasati in parte, gli occhi di due colori differenti, le cicatrici… è come se fosse esattamente davanti ai nostri occhi
Sono grande, e forte, perché tu sei piccola e debole: Assolutamente MITICA questa provocazione e azzeccatissima per Makoto, per farla reagire… in realtà, tutto il periodo è azzeccatissimo, ma quella frase in maniera particolare. Dopodiché pronuncia una frase che mi ha fatto dire, sinceramente “Ecco, i soliti cliché” ma ho continuato a leggere, per vedere come avresti sviluppato il tutto. Quindi, la scena riparte, mostrandole quello che già sa..e sembra quasi questa, in un primo momento, la prova: vedere quanto resisterà e quanto sopporterà di rivivere quella tragedia. Poco dopo, però, ci si rende conto che non è così, perché, pur proseguendo, Makoto vede la storia da un’altra angolazione, che fino a quel momento non aveva considerato: le viene permesso di vedere in faccia colui che ha causato l’incidente, un tossicodipendente, a quanto sembra per il quale Makoto non può non provare al contempo pena e rabbia. E l’immancabile provocazione di Areté fa scattare il suo istinto e la voglia di ucciderlo.. ma ancora una volta si rende conto di essere completamente inerme e si arrende all’unica cosa che può fare: aggredire verbalmente la sua Nemesi che, al contempo, cerca di farla ragionare, facendo nascere in lei dei dubbi sensati: è corretta la sua accusa? Chi lei ritiene colpevole, lo è davvero? Parla con cognizione di causa? Ed è in quel momento che Makoto fa la prima ammenda, rendendosi conto in parte che non si può giudicare ciò che non si conosce. Ma non ha tempo di soffermarsi su questo pensiero, perché arriva un’offerta troppo allettante: un paio di gambe nuove, funzionanti, una spada per colpire, per fare male, per infliggere la stessa pena che lei ha subito per nove anni. E le gambe, la spada che Areté le dona, sono una tentazione irrinunciabile: la rendono di nuovo forte, di nuovo indistruttibile e anzi, le concedono, a loro volta, la possibilità di distruggere qualcuno.. di fargli subire la stessa sorte toccata a lei… e inevitabilmente, ci si chiede “qualcuno chi?” Ed ecco, immediata, la risposta alla domanda: la scomparsa del buio e l’apparizione di varie figure… tutte a lei note, in un modo o nell’altro: il drogato, il camionista, Rei, Minako, Usagi, il giudice, il motociclista… tutti, in qualche modo, colpevoli dell’incidente.. tutti che sibilano le loro giustificazioni, tutti che scatenano in Makoto l’impulso di tagliar loro le gambe (e qui mi sono chiesta… perché anche Rei, se l’ha sempre ritenuta innocente e continua a farlo anche in quel momento?) e si culla nei suoi sogni finché non si accorge del particolare all’apparenza insignificante: la tristezza nei loro volti. Ed è a quel punto che li vede veramente, grazie ad Areté realizzando che, come quell’incidente ha cambiato la sua vita, togliendole l’autonomia, ha anche influito sulle vite degli altri, togliendo loro qualcosa. Ma non mi sento di condannare il suo punto di vista: “Era come dire che uccido un uomo, ma poi ne salvo un altro e così sono innocente! Falso, la colpa c’era lo stesso!” Questa è verità assoluta: si può tentare d rimediare ad un omicidio in mille modi, con tutte le scuse del mondo… ma non restituirai mai chi hai ucciso alla sua famiglia. Il problema è un altro… lei non può punire la colpa, perché punendola scenderebbe al livello di quelle altre persone..ed è in quel momento che inizia a fare capolino nella sua mente l’idea di perdonare, realizzando che, per farlo, deve prima compiere un altro passo molto più difficile: smettere di attribuire colpe e cercare colpevoli. Solo così alla fine, potrà perdonare davvero. Ma non può farcela da sola, ha bisogno di un esempio… e trova questo esempio in Usagi, la sua migliore amica, la sua Princess, colei che ha perdonato anche la sua peggior nemica… ed è grazie a lei che trova la giusta via, la soluzione che può risolvere tutto e capisce che il vero nemico non sono gli altri, ma lei stessa, la sua voglia di tornare ad essere come un tempo, senza rendersi conto che lei come un tempo non lo è più, che è, anzi, molto più forte. E le si presenta, ora, l’ultima prova, contraria a quella affrontata prima: ognuno dei presenti la incita a colpire lui… ma Makoto finalmente ha raggiunto la consapevolezza di ciò che è giusto ed ha trovato in se stessa la forza di farlo, perdonando. Ed è pensando a se stessa ma anche a tutti gli altri di fronte a lei che si taglia le gambe, rinunciando per sempre al suo desiderio più grande, ma dando prova di un coraggio fuori dal normale. Non posso fare a meno di chiedermi se se le sia tagliate davvero..se davvero uscirà dal limbo senza più gambe… mi inquieta il fatto che nel Limbo “La volontà è verità” e quindi, in teoria, lei dovrebbe uscirne con il solo busto… ma non posso pensarla così…”monca” se mi passi il termine… sono sicura che troverai una soluzione per restituirle le gambe :)

Recensore Master
01/05/11, ore 13:26
Cap. 13:

Letto :)
Allora... conosco gli scacchi, ma non abbastanza bene da fare matto a nessuno (:D) o da comprendere il succo della partita che hai descritto. Trovo tuttavia che i pensieri di Ami permettano di seguire il suo svolgimento in modo fluido, senza tanti problemi. Mi è piaciuta soprattutto la parte finale: anche se non è una partita che hai ideato tu, i sentimenti di Ami dietro ogni mossa la rendono una partita sua, emozionante e dal ritmo sempre più incalzante.
Mi sono piaciuti i momenti in cui legava i ricordi a ogni pezzo perso e guadagnato. L'idea che perdere un pezzo equivalesse a perdere un ricordo è crudelmente geniale: negli scacchi qualcosa lo devi sacrificare sempre, ma in questa partita era un pezzo di lei ed ero lì a sperare che ne perdesse il meno possibile. E quando guadagnava qualcosa rivedevo quel passato assieme ad Ami, felice per lei.
Credo che l'evoluzione di Ami in questo capitolo sia stata fluida, non lineare per scelta di lei: è stata la perdita e l'acquisizione dei ricordi, che ogni volta l'hanno un poco cambiata, a plasmare il suo modo di proseguire con la partita e con la sfida con se stessa, quella in cui si era di fatto data per vinta in tutti gli anni precedenti.
Poiché l'impedimento di Ami era fisico e, almeno apparentemente, non aveva colpa o influenza sulla sua perdita di memoria che la colpiva ripetutamente, la ragazza mi è sembrata un po' troppo dura con se stessa. Bisogna trovare il coraggio di non rivolgersi solo ad un diario, certo, ma lei aveva ogni volta solo pochi giorni per processare tutto quello che le accadeva. Tuttavia penso che una Ami che stava ricordando sempre più cose dimenticate potesse finalmente fare un quadro più completo della situazione e pentirsi proprio come se avesse sempre avuto ricordi così completi del proprio atteggiamento e delle reazioni degli altri.
Se ho capito bene le ultime righe, nel distruggere il diario Ami ha rilasciato altra luce (Sophia è 'disperata per la dispersione'), ma questo comunque è stato un atto di volontà e coraggio.
Stai arrivando quasi alla fine di queste prove. Le donne che stai facendo rinascere sono persone nuove, ma non ragazze a cui non è successo niente e che potranno comportarsi con le altre con un bel 'tutto come prima!' Sono curiosa di vedere che scene ne salteranno fuori :)
Alla prossima!

Recensore Veterano
30/04/11, ore 19:50
Cap. 13:

Sophia sembra con quei capelli lunghi Rapunzel.
Io non gioco a scacchi...
Però sei stata veramente
brava a descrivere questa partita
Ho trovato questo capitolo interessante
Ami finalmente
a capito dove sbagliava.
Brava come sempre Quintessence

Recensore Master
27/04/11, ore 01:36
Cap. 11:

Ok, sono sempre più convinta che non ce la farò mai a recensire tutta la tua storia come si deve -.- ma devo almeno provarci! Sono di nuovo indietro di un'infinità -.- inconcepibile -.-. Eppure, e giuro che è la verità, questa parte delle prove è quella che in assoluto ho preferito. Vediamo un po' di recuperare, va... e cominciamo un po' da quella che per me è stata la prova più difficile da capire ( che neanche a farlo apposta è anche il primo capitolo che ho segnato da recensire...sarà un caso? :P). Sulle prime righe, quelle che riassumono il capitolo, devo dire che ci ho passato più tempo che le altre volte...ci ho riflettuto un po', soprattutto sulla parte finale "Chi è sfigurato sul volto lo è anche nell'anima? Le cicatrici dell'anima sono quelle che restano per sempre. Mostruoso, è quello che c'è dentro." . E dal riassunto poi si viene letteralmente catapultati in quello che Minako è diventata: il suo desiderio di cioccolato è quasi palpabile, le prime righe ci mostrano il suo problema in tutta la sua complessità..la sua fissa e l'odio che al contempo nutre per il cibo: vorrebbe nutrirsi solo per vomitare, vorrebbe poi non vomitare e bere solo acqua, acqua, acqua fino a scoppiare...e finalmente, prende coscienza di dove si trova e la storia inizia ad entrare nel vivo...ed inizia  forse il suo cambiamento già da lì... dal fatto che il suo pensiero, una volta realizzata la situazione, sia riguardo la sua sopravvivenza e che metta da parte l'autocommiserazione a favore di un comportamento decisamente più adeguato : fermarsi e iniziare, almeno in parte a studiare la situazione, cercando di comprendere dove si trovi. E dopo il primo botta e risposta con Kalia, le si presenta subito la prima prova:  confrontarsi con quella bellezza che ora, ritiene, non le appartenga più, quella bellezza che ora dimora soltanto in Kalìa e che la guerriera di Venere non riesce a sopportare... Kalia, così diversa da lei, eppure così identica, con quegli occhi che ammaliano Minako molto più di quanto non sia riuscito a fare il resto del suo corpo così perfetto perché è in quegli occhi che la bionda, probabilmente, comincia a rivedere una parte della vera se stessa. Ma è solo un attimo, al termine del quale, Minako ripiomba nella realtà e nell'evidenza che non accetta: Kalìa non è lei, è molto più di lei, è tutto quello che lei non è più...e non può accettarlo, non può sopportare un simile pensiero e reagisce nell'unico modo in cui sa farlo: aggredendo, così come ha aggredito Makoto quando ha tentato di scuoterla. Ma se Makoto ha ceduto perché era più debole di lei, Kalìa non può cedere e non lo fa, non gliela dà vinta e la sfida, la sfida continuamente, sottoponendola a continue provocazioni. Ma per un attimo, la situazione sembra placarsi e le due ragazze hanno un confronto serio:Minako, finalmente si sfoga davvero, per la prima volta e Kalia, per la prima volta in nove anni, la tratta come la persona che è sempre stata ma che era nascosta dietro la cicatrice e il terrore di non essere più perfetta e le dice la verità che lei si ostina a negare: nonostante la sua imperfezione, lei è perfetta.
Ma Minako ha negato per nove anni questa verità e non è ancora veramente pronta ad accettarla tanto più da quella che per lei è ancora, palesemente, una perfetta estranea, nonostante sia una parte di lei. Ed è ricolma di queste convinzioni che si appresta ad iniziare la sua prova. Una prova all’apparenza scontata: due riflessi, uno perfetto e uno no, una lama, la distruzione del riflesso imperfetto… ma il problema è: qual è il riflesso VERAMENTE imperfetto? Quello che appare tale o l’altro?  Ad un’analisi superficiale, chiunque cadrebbe nell’errore iniziale di Minako, si farebbe, come lei, cullare dal desiderio di tornare quella che era… ma poi, lentamente, si rende conto che quell’esperienza l’ha resa migliore, cambiandola, facendole apprezzare altre cose, rendendola ancora più perfetta di quanto già non fosse.. e comincia, lentamente ad entrare nell’ottica che Kalia vuole  farle cogliere: la bellezza quella vera, non è quella che è alla mercé di tutti, non è quella che ti fa vicnere un concorso per la migliore miss..ma è quella che coltivi nell’animo tutto il tempo, giorno dopo giorno. E Minako ha una prima prova di questo quando viene sconfitta alla gara di kanji, dove la bellezza è solo qualcosa di effimero, che a nulla vale, dove conta di più l’intelligenza. Lei che ha sempre curato il suo aspetto quasi maniacalmente, per la prima volta riceve quella che in psicologia si chiama una disconferma… ma, nonostante tutto, continua ad insistere su quel punto, che considera il suo maggior pregio, migliorandosi fino all’impossibile. Ma finalmente, acquista consapevolezza che la bellezza è qualcosa di effimero, che non dura.. che può coltivarla quanto vuole, ma non è qualcosa destinato a durare… e soprattutto, che la perfezione è molto meno reale di quanto si creda, infatti è soltanto il riflesso imperfetto a risponderle, imitando i suoi gesti, è ciò che lei odia di più a donarle calore quando tutti l’abbandonano: l’ha fatto Kalìa prima e lo fa ora il riflesso rachitico imitando i suoi movimenti e dimostrando di essere DAVVERO il suo riflesso, in tutto e per tutto… e finalmente accetta la sua imperfezione, accetta di sacrificare la sua bellezza e prende tra le mani il cerchio e lo schianta contro il sogno che ha inseguito per tutto quel tempo, che ora, però, non fa più parte di lei. E questo si distrugge, va in pezzi facilmente… ma poi, la seconda prova, anzi, al terza: Kalia la invita a distruggere anche l’altro specchio. E devo essere sincera, in quel momento ho fatto mia la confusione di Minako e capivo bene la sua reticenza a separarsi da quel riflesso così rassicurante… per tutto il resto del capitolo non ho fatto altro che chiedermi il perché della richiesta… per poi arrivarci alla fine: non era nient’altro che una dimostrazione, per far capire, definitivamente a Minako che lei è indistruttibile e perfetta..e per indurla a superare l’ultimissima prova: avere fiducia in se stessa, quella che mai, neanche prima dell’incidente, aveva avuto. E finalmente, tutto va a posto, finalmente Minako assume la piena consapevolezza di se stessa, capisce di essere reale, talmente reale che non basterà una lama a farla a pezzi… e così accade. Alla fine della prova, Minako Aino è tornata lei stessa, indistruttibile e perfetta, in modo diverso da quello di nove anni prima, ma non per questo peggiore.

Recensore Master
27/04/11, ore 00:28
Cap. 13:

Hai davvero una fantasia spiccata e invidiabile, oltre al fatto di saper scrivere molto bene. Mi piace il tuo modo di scrivere, di raccontare le storie... La trama si fa sempre più interessante, capitolo dopo capitolo cominciamo a ricomporre i pezzi mancanti. Che dirti? Brava. Spero aggiornerai presto :-) sono curiosa kiss

Recensore Veterano
26/04/11, ore 21:44
Cap. 13:

Conosco il gioco degli scacchi.
Non certo bene come Ami. Io gico più ad istinto e molto ma molto meno con il raziocinio.
Il capitolo non è stato per nulla noioso, perchè hai saputo sapientemente alternare le mosse ed i pensieri di Ami, i suoi ricordi...o le sue dimenticanze.
Per tutto il lento scorrere della partita ho cercato di comprendere quale fosse la volontà di Ami, cosa realmente volesse, oltre ai suoi ricordi. Ed ecco lì, il finale che svela tutto e dona un sospiro di sollievo.
Attendo con trepidazione il capitolo su Usagi.
kià