"Avrei mai rivisto quell'uomo misterioso?
Senza trovar risposta a quel quesito, mi addormentai fissando il bianco intonaco del soffitto, uno spicchio di luce a filtrare dalle tende tirate.
Quella non era la mia città, no, ma, in fondo, non era poi così male."

Nella Parigi d’inizio secolo, la famosa e indipendente scrittrice Edith Cushing è ancora vittima dei suoi fantasmi. Uno su tutti ha gli occhi blu e il viso sfregiato. Ma se non si trattasse affatto di uno spettro? Ricordo che sir Thomas Sharpe venne a prendermi a casa. Era all’ingresso, seduto su un divano; tra le mani stringeva il cappello a cilindro, l’ultimo fregio d’una passata ricchezza, di una vecchia eleganza. Mi convinse a seguirlo, afferrò il mio cuore increspando le labbra sottili in un sorriso accennato. Il mondo si sciolse e così le mie resistenze.
[Edith/Thomas]
[ ♦ Storia Seconda Classificata al contest "Tutti pazzi per i musical!" indetto da Mari Lace sul forum di EFP e Vincitrice del "Premio Malinconia." ♦ ]

L'idea per questa storia è nata dal fatto che mio padre si è scottato!
E ovviamente ne è nata una storia no sense
Thorin è in vacanza e si scotta , cosa farà Bilbo per porvi rimedio?
Una buona lettura!

Thomas vive tra le crepe dei muri incrostati di ogni casa abbandonata, come un incubo esiliato dalla mente. Vive tra gli scricchiolii sinistri di lunghe gradinate di legno o tra assi marce di un pavimento polveroso, nel gracchiare di grossi corvi neri o tra i bisbigli del vento d’inverno che odora di neve ed eternità.
{ thomas/edith }

Perché la felicità non era un finale adatto per quella storia, perché quel maledetto dolore, quella ferita, non le avrebbe mai dato pace se non in quella casa.

Una drabble sul composto dolore elfico di Thranduil.

In un universo, Sherlock è morto cadendo dal tetto del Barts.
In un altro universo è sopravvissuto, ma lui e John si sono allontanati al punto da essere diventati due estranei.
È triste, ma è una situazione a cui nessuno può porre rimedio, perché gli universi paralleli sono destinati a non incontrarsi mai.
A meno che una certa cabina blu non si metta in mezzo.
[Doctor Who crossover]
Capitolo 15 - ultimo capitolo: Lentamente, John e Sherlock ricostruiscono le loro vite e camminano insieme verso il futuro.

Era un uomo alto, molto alto, le spalle larghe e i muscoli della schiena si tendevano ad ogni movimento del corpo. Era vestito casual, jeans scuri che fasciavano le gambe infinite e una giacca di pelle. Ai piedi indossava un paio di scarpe da running nere e, in generale, trasmetteva una sensazione di forza e grande prestanza fisica, come una pantera pronta a scattare al minimo pericolo. I capelli erano chiari, leggermente lunghi sulla nuca a formare dei riccioli delicati. Marnie non poteva vedere altro ma ebbe la sensazione di conoscerlo, quel familiare formicolio di piacere alla base del collo le disse che lo aveva già incontrato da qualche parte in passato. Scosse la testa e si diede dell'idiota, non poteva essere così. Un'improvviso scossone fece perdere l'equilibrio allo sconosciuto e lo fece voltare proprio nella sua direzione. Portava gli occhiali da vista ma avrebbe riconosciuto quegli occhi gelidi anche al buio, quella sfumatura grigia così inquietante. Il naso dritto come una lama, le labbra sottili. Aveva la barba lunga, almeno 2 settimane senza radersi, ma Marnie non ebbe più alcun dubbio.
Era Tom.

Non sono tanto brava nelle intro, ma proverò comunque...
E se il viaggio verso il Monte Fato fosse stato differente? E se la compagnia fosse stata di undici membri e non nove?
Insieme agli originari membri della Compagnia dell'Anello ne faranno parte anche due guerriere elfiche: Estryd e Alhena, figlie di Elrond di Gran Burrone.

"Crimson Peak era ancora nei suoi incubi, ogni notte si svegliava con il ricordo di quei mesi passati in quella casa degli orrori, si svegliava vedendo il sangue di quella donna sulle sue mani, il suo Thomas riverso a terra e gli uomini che arrivavano da lontano per aiutare lei e Alan.
Mentre gli occhi dalle iridi castane sono fissi sul soffitto, ancora ricorda il freddo della neve sotto i piedi, le domande dei poliziotti e il ritrovo del cadavere di Lucille Sharpe in mezzo alla neve. La mano si allunga, in ricerca del petto di lui, dei suoi capelli scuri e ricci, di quel calore di cui aveva bisogno per tornare a dormire, si volta e lo trova come ogni notte nel suo letto, sorride come solo una madre può fare e le si riempie il cuore mentre osserva dormire in modo così beato quel fagottino di quasi tre anni. Il piccolo Carter era l’unica cosa buona di quel periodo di orrori, di quegli incubi che le tormentavano l’esistenza, e più cresceva più somigliava a suo padre. "

Salve sono una nuova iscritta mi chiamo stella del vespro, conosco questo sito da poco lo ringrazio molto per avermi dato la possibilità di poter scrivere questa storia. Io sono un appassionata di Tolkien da anni e devo dire e ho scritto questa storia perchè che come coppia mi piacciono li vedo molto bene assieme, mi sono sempre chiesta cosa succede ad Arwen dopo la morte di Aragorn perchè non mettere insieme Thrandui, anche lui un personaggio che io stimo moltissimo , secondo me il regista avrebbe dato più spessore. Ho iniziato con questo primo capitolo con la morte del Re, quindi Arwen prima incontri Thranduil fa un viaggio assieme a Gandalf per riuscire a trovare la forza dentro di se per sconfiggere il dolore, trovare un'altro amore.
Anche Thranduil anche lui fa lo stesso viaggio verso di lei , spero che vi possa piacere .
Grazie.

[Au].
ThranduilThorin. Un mix tra il film e il romanzo.

Anche quella piccola orfanella aveva un padre…aveva. E ora dove sarebbe cresciuta? Se non aveva altri parenti, dove sarebbe andata? “no, piccolina, tu non rimarrai sola, mi prenderò cura io di te” pensò il re di Bosco Atro.
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“emh…ecco, mi perdoni, io non sapevo che questa stanza fosse occupata, vi prego di perdonarmi” si giustificò l’altro “il mio nome è Legolas Verdefoglia, figlio di Thranduil” si presentò il ragazzo.
“oh, non sapevo che voi foste il principe…” mormorò lei per scusarsi
“stiate pure tranquilla, sono entrata nella vostra stanza in così malo modo, poi dammi del tu, non mi piacciono troppo le cerimonie, qual è il vostro nome?”
“va bene, Legolas, il mio nome è Tauriel, figlia di Elmros dammi pura del tu” rispose l’elfa.

Vendetta.
Una parola, un desiderio.
La vendetta può spingere le persone a compiere gesti folli. Può spingere un Re a mettere in pericolo la vita della propria figlia. Può spingere una giovane Principessa a rischiare tutto, per seguire la volontà di suo padre ed onorare la memoria di suo fratello nel migliore dei modi. Rispondendo al sangue con il sangue. Alla morte con la morte.
Ma alcune volte, anche sul sentiero di un piano architettato alla perfezione per venti lunghi anni possono essere posti degli ostacoli. Ostacoli che non erano stati considerati. Ostacoli che nessuno avrebbe potuto immaginare. E la preda può divenire protagonista di qualcosa di molto più complesso. Un sentimento, ad esempio.
Un sentimento contrastato dalle leggi che regolano il Mondo. Un sentimento che porterà la giovane Melian a prendere delle decisioni sul proprio ruolo nella Terra di Mezzo. Dal testo:
“Dartho na nin.”
“Cosa significa?”
Thranduil la guardò. I suoi occhi, così spontanei, cercavano una risposta che lui, in un primo momento, non avrebbe voluto dare. Ma successivamente, fu quello stesso sguardo a convincerlo a parlare. Con la mano sinistra avvolse i fianchi della giovane, avvicinandola dolcemente a sé.
“Resta con me.”

Elfi e umani non possono stare insieme, neanche dopo la morte. Questo, però, non ferma l'amore.
Partecipa alla fanfiction challenge II.