ATTENZIONE: LA STORIA NON E' MIA, MA E' SOLO UNA TRADUZIONE DEL TESTO ORIGINALE.
I suoi occhi erano scuri, famelici, determinati.
Era evidente che sapeva quanto fosse spaventata mentre un sorriso compiaciuto gli attraversa il volto.
"C-cosa vuoi da me?" Chiese Bella coraggiosamente.
Allora l'afferò per la vita, forzandola contro gli armadietti.
Tutti sentirono, ma nessuno ebbe il coraggio di incrociare il suo cammino.
"Ti voglio."

-“Saranno si e no otto metri Williams…come fai a combinare sempre casini?!”-disse il biondo con aria divertita.
-“E’ solo che lei è unica, cadere o inciampare le piace da morire”- disse la sorella ancora più divertita affacciandosi dal finestrino. Li guardai storto e feci una faccia da offesa…
-“Ok allora vado a piedi…visto che sono un disastro potrei anche far capovolgere la macchina mentre è in corsa e provocare incidenti mortali per tutta la città…”-dissi sempre fingendo di essere offesa.
Girai le spalle e comincia a camminare lentamente.!
Mi sentii prendere per un polso… la mano era delicata ma grande. Mi girai…era Niall con quei fantastici occhi azzurri come il mare in estate, che mi fissava con aria da cucciolo.!
-“Eddai stavamo solo scherzando..” – disse ancora con aria da cucciolo. Io sorrisi a quell’espressione anche se ero “offesa”. Gli feci una linguaccia. Lui sorrise. Era troppo dolce.
-“Lo sai che ti voglio bene e che non ti lascerei mai andare a piedi…”- Lui si girò tenendomi ancora il polso e portandomi verso la macchina. –“E poi con il bel fisico che ti ritrovi, provocheresti davvero qualche incidente..”-

Emma non ebbe bisogno di alzare del tutto lo sguardo per capire chi fosse: soltanto una persona a scuola aveva la pelle ambrata di quella perfetta sfumatura che ricordava il miele, solo un ragazzo era talmente incurante delle regole da fumare a meno di un metro dalla porta d'ingresso e, sopratutto, soltanto dallo sguardo di un ragazzo, Emma, si sentiva trapassata da parte a parte. Non aveva bisogno di alzare gli occhi per incrociare quello sguardo, lo sentiva perfettamente su di sé senza bisogno di vederlo.
* Non c'era niente in lei che esprimesse disordine, o caos, che invece per lui erano parole all'ordine del giorno.

“Shannon” mi accorgo un secondo troppo tardi di aver urtato accidentalmente Tomo che sta entrando in ospedale con Vicki, lo guardo privo di espressione, lui fa cenno alla ragazza di avviarsi.
“Tutto bene?” domanda, sinceramente preoccupato, continuo a non rispondergli “Shannon!” insiste ed io fisso i miei occhi nei suoi.
“Non ce la faccio” sono le uniche parole sensate che riesco a dire e quando leggo la comprensione sfiorare l’oceano nero dei suoi occhi, il sollievo mi invade completamente.
“Devi andare via di qui”
Pseudo continuo di "Tra finzione e realtà"
"Ho la sensazione che tutto stia cambiando e che io stia solo seguendo il naturale percorso del destino"

Tutti desiderano vivere in pace, senza troppi problemi o senza troppe preoccupazioni inutili per la mente. Ma no, la vita di nessuno è perfetta.

*STORIA REVISIONATA E PUBBLICATA SU AMAZON*
Chiara accusò malamente il colpo, sapendo che lui l’aveva azzeccata in pieno. Era proprio così: oscillante tra i grandi autori che studiava e le banali storielle d’amore su cui sognava – libri di scarse pretese, Harmony, fanfictions -, lei aveva dovuto ammettere che la realtà non poteva mai competere con l’immaginazione, e non era riuscita ad accontentarsi, nella sua esistenza. Così, aveva finito per non avercela quasi, un’esistenza: pochissimi amici, con cui non usciva molto, poche relazioni naufragate di fronte alla sua incapacità di amare gli uomini di carne come amava quelli di carta, poco di tutto. Tranne che di parole. E di amore, che finiva per riversare sulle parole.