"perchè ti piace così tanto la sequenza di Fibonacci?"
"boh, amo la matematica."

Josh morì di un tumore,aveva solo dieci anni,ma era abbastanza maturo per dire ad Ashley che le ha voluto sempre bene e che l’aiuterà in tutte le sue difficoltà in futuro; ed era proprio di questo che ora,a diciasette anni,aveva bisogno Ashley,di aiuto,da ben tre anni,da quando aveva cominciato il liceo con suo fratello,Harry.
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(DAL CAPITOLO 11)
Non ho mai avuto il coraggio di venire a trovarti. Pensavo che mi avresti non so, cacciato fuori o cose simili.
Ti desideravo ogni giorno di più. Volevo te, la mia sorellina, vista sotto un altro aspetto vicino a me.
Ora tu sei qui, di fronte a me sotto la pioggia, e la voglia di baciarti mi assale.
In questo anno ho capito questo Ashley, che tu per me non sei una sorella.
Sei la mia ragione di vita.
Posso abbracciarti?’ mi chiese alla fine. Scoppiai a piangere di felicità e lo abbracciai più forte che potevo. Voleva me, mi amava. Ma noi eravamo fratelli e io lo amavo, ma come fratello, non riuscivo a vederlo come qualcosa di più.
‘Hh-h-arry se-sei fantastico’ dico tirando su con il naso.
‘E tu sei bellissima’ mi disse alzandomi il mento con la mano.
‘Harry, però io non riesco a vederti come… insomma come un fidanzato’ lui mi sorrise. Un sorriso dispiaciuto.
‘Lo so che ti sembra strano, ma… almeno posso baciarti?’ annuì lievemente.
Mi avvicinai piano a lui e lui mise le sue mani sui miei fianchi e io misi le mani attorno al suo collo.
Ci avvicinammo sempre di più fino a sfiorarci con il naso. Giocherellammo per un po’ finchè non si fiondò sulle mie labbra.
Le nostre labbra erano ormai una sola sola, premevano una contro l’altra, fino a schiudersi e a far incrociare le lingue.
Fu un bacio lento e lungo.
Ci staccammo e ci sorridemmo entrambi. E lo guardai sorridere e andarsene di nuovo dentro.
Eccole, le farfalle nello stomaco, ma perché? Insomma è mio fratello.
Rimasi lì per un po’ a toccarmi il muso e a sorridere, finchè non me ne entrai anche io.

Ciao, io sono Effie Horan, diciannovenne apparentemente normale che abita in una cittadina irlandese che prende il nome di Mullingar.
Ho i capelli biondi lunghi e appena mossi, i miei occhioni sono azzurri e limpidi. Sono abbastanza alta, ho le curve al punto giusto e ho un fisico niente male.
Rispondo senza problemi alle persone, la timidezza non è nel mio dna e sono protettiva verso ciò che mi appartiene, ad esempio mio fratello Niall.
Qual'è il mio problema più grande? L'amore.
I suoi occhi sono così potenti e luminosi che sento il suo sguardo in lontanaza, se mi guarda mi trapassa e mi riesce a leggere in ogni particolare.
Il suo modo di ascoltare e capire con poche parole. Il modo in cui difende gli amici e cerca di non portarli sulla sua strada. Quel sorriso che potrebbe far innamorare chiunque, che ti fa sorridere come un ebete.
Ma posso chiamare questo sentimento amore? Io, Effie Horan, famose per non essersi mai innamorata, famosa per essere una mezza sgualdrina in silenzio perchè nessuno sa mai delle sue scappatelle può dire di essersi finalmente innamorata? No, non così, non di lui.

Amber è una ragazza di diciassette anni, vive da più di un anno assieme ai cinque ragazzi più importanti della sua vita: Harry, Zayn, Liam, Louis e Niall. Era innamorata di Liam, ma lui la tradisce e si ritrova ad amare la persona che mai avrebbe pensato di baciare.

Mentre mi allontanavo mi sentì prendere in braccio da dietro e mi tapparono la bocca. Era il tizio di prima,lo avevo riconosciuto. Mi porta in una specie di casetta fuori la palestra della mia scuola. OK,mi stavo preoccupando seriamente,cosa mi avrebbe fatto? Cosa voleva da me? Mi portò in questa stanza e chiuse a chiave. Mi sbattè sul letto con molta violenza.
-‘Che cavolo stai facendo? Sei matto? Lasciami staree’ urlavo io.
-‘Sta zitta,devo fare il mio lavoro’ Devo fare il mio lavoro? Seriamente,era questo il suo lavoro? Violentare le ragazze che conosceva da poco? Non sapevo cosa fare così cominciai ad urlare forte e lui mentre prendeva delle cose mi diede uno schiaffo in faccia e mi mise un panno intorno alla bocca,per non farmi urlare. Prende il fil di ferro e mi attacca le mani alla spalliera del letto.