Di come Connie Springer, una mattina nell'autunno dei suoi ventiquattro anni, scese in cucina per ritrovarsi davanti a una torta alla panna e un importante cambiamento.
"Non sarò più io il piccolo Connie"
"Allora? Constantine!"

Lacrime bollenti le rigavano il viso arrossato, mentre un urlo cresceva e le rimaneva intrappolato nel petto troppo compresso per riuscire a respirare...

La Terzultima Sera all'Accademia, il sonno imposto da Shadis ai giovani cadetti non durò che due ore. La 104 sgattaiolava fuori dal campo per la terza volta in due anni, per andare a ballare al villaggio. Nulla di programmato, nessuno sapeva nulla.
Ripensandoci appena poche sere dopo, Jean avrebbe preferito saperlo. Oh, se avrebbe voluto.

Connie e Sasha non erano una coppia normale, o meglio: facevano tutto quello che fanno le coppie normali, ma a modo loro. Questo includeva anche le serenate.
Perchè un diamante è per sempre, così come il ricordo di una splendida serenata, ma vuoi mettere una citazione trash nell'orecchio con alitata alcolica?

Aveva letto su una rivista, anni prima, che in realtà si smette di crescere verso i ventiquattro anni. Max ci sperava, ma la natura non era dalla sua parte, troppo impegnata a far diventare Chloe un prepotente girasole.
[A Sara, che a scuola mi promptava queste cose invece di fare discipline geometriche.]
Dal testo:
Max la squadrò "dal basso verso l'alto", rivolgendole uno sguardo stizzito. Parlava bene, lei, che per qualche strano miracolo era cresciuta addirittura fino ai vent'anni. Lei, che già la superava, aveva continuato a guadagnare centimetri. Certo, la differenza non era molta, ma Chloe letteralmente adorava fargliela notare.

Tenten odiava i fiori bianchi. Odiava portarli ai morti. Le ricordavano il pallore della pelle dei caduti e il candore perfido dei loro lenzuoli all'obitorio. Le ricordavano il colore degli occhi di Neji.
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I pensieri di Tenten dopo la morte di Neji, catalizzati nei confronti di un infame mazzo di fiori.

Quando verrà la mia ora...
...sarà la famiglia che non ho mai avuto
...e ci sarà una tavola
...e sotto di noi il sangue
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Levi ricorda i suoi morti, aspettando una marcia funebre che ritarda di giorno in giorno: la sua.

Era buona usanza del Distretto 12 ripulire e profumare il corpo del morto prima di seppellirlo: nell'aldilà doveva arrivare pulito, senza traccia alcuna del carbone e della sporcizia che lo avevano appestato in vita.
Katniss, sin da bambina, l'aveva trovato un inutile spreco di tempo. [...] Eppure, quando morì Prim, Katniss non avrebbe voluto altro che poterla seppellire.
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Dopo la guerra ci sono sempre i funerali. Ma come si può seppellire una bara vuota? Come si può dare l'estremo saluto a qualcosa che non c'è?

Le lenzuola grigie sono sporche e stropicciate; sul materasso sono sparsi i rimasugli della notte appena trascorsa: bottiglie di alcolici, forcine con capelli stopposi attorcigliati alle estremità, vestiti appallottolati e gettati via come fazzoletti di carta. Anche quella ragazza nel letto, Haymitch può considerarla un semplice rimasuglio? Lui ha già capito di esserlo, un ragazzo che passa di seno in seno senza pausa non è altro che il rimasuglio di quella persona prima dei Giochi, residuo di mile notti, passate e future, identiche a quest'ultima.
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Sulle note di "Drunk" di Ed Sheeran, Haymitch dopo i 50esimi Hunger Games.

Dal testo:
Stupido Cato, alzati in piedi e vinci. Calpesta il mio sangue e sguaina la spada, stupido, stupido Cato.
Clove non piange, non annaffia il prato dei suoi assassini.
Il cannone ha sparato. Clove è morta.
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Clove, la lanciatrice di coltelli, ha un solo limite, un'unica paura: la claustrofobia.

Neji Hyuga è conosciuto da tutti, amici e parenti, per il suo sobrio ed elegante guardaroba monocromatico, composto esclusivamente da camicie d'un bianco talmente immacolato da far vergognare la neve di sè stessa.
Ma arriva per tutti il momento dello shopping, o, per gli amanti del Do It Yourself, del restyling di vecchi vestiti. E quando una maestra d'armi ci mette lo zampino, per Neji è arrivato il momento di sfoggiare un favoloso arcobaleno.

Per Annie la vita non è facile. Non è facile crescere Norey da sola. Non è facile alzarsi ogni giorno e combattere contro il mondo, senza avere un appiglio.
"Annie non le avrebbe mai capite. Tutte quelle vedove come lei, rimaste incinte poco prima che i mariti cadessero in guerra. Si riferivano a questi bambini chiamandoli ancore o boe."

L'Ikea. Piaga del XXI secolo, ci propone mobili scrausi a prezzi "convenienti". Chiunque ha in casa almeno un articolo di questo colosso scandinavo dell'arredamento, e la famiglia Jäger non fa eccezione.
"-Mikasa...-
-Dimmi pure.-
-Possiamo chiamare i tecnici Ikea?- Indicò la figura dell'omino al telefono raffigurato sul libretto d'istruzioni -Qui dicono che possiamo rivolgerci a loro per qualunque...-
-Ma anche no.
-Papà! Puoi chiamare lo zio Armin! Lui è tanto intelligente, ti aiuterà a montarlo in un attimo!-"
(Modern!Au) (EreMika)