Ciao!
Avrei dovuto recensire questo capitolo tempo fa, ma per un motivo o per un altro non ho più avuto tempo. Rimandando, poi, mi ero convinta di aver lasciato il mio parere da un pezzo, ma invece non era affatto così. Perciò eccomi qui, pronta a rimediare alla mia mancanza. Ma andiamo con ordine, non mi piace lasciare dei pareri frammentari.
Innanzitutto ci tengo a fare una parentesi su Agnes. Lei è un personaggio fantastico, forse il classico tipo di donna che reputerei così forte da mettere al centro de “La libertà” di Delacrix. È combattiva, tenace, con un mordente tale da non poter passare in secondo piano. E questa sua forza spirituale è ciò che la rende magnifica ai miei occhi. Bisogna lottare di fronte a situazioni come la sua, bisogna alzare la testa e mai chinarla. Ha più dignità di chiunque, probabilmente, ed è un esempio oltremodo positivo. Hai fatto benissimo a caratterizzarla così, credo che sia davvero fonte d’ispirazione per chi legge. Fortifica il lettore – o, per essere più precisi, le lettrici. Perché si sa, dopotutto il mondo in cui viviamo è ancora fortemente maschilista. Le donne sono riuscite ad avere delle rivincite nell’arco del passare degli anni, ma ancora non hanno raggiunto la vera parità ei sessi. Perché lo dico? Ne stavo giusto parlando ieri con una mia amica: gli uomini sparlano. Sparlano delle donne, delle fidanzate, delle mogli – non tutti, forse, ma la maggior parte. Le reputano un gradino sotto, pensano di essere i soli a “spaccarsi la schiena”, a poter fare grandi cose, a poter vincere. Insomma, il discorso del “portare i pantaloni” – per non usare termini scurrili nella recensione. Ebbene, non è così. Agnes dimostra di avere le cosiddette, dà speranza a tutte e fa capire come sia possibile mostrarsi a testa alta anche di fronte alle situazioni più turpi e pericolose. La stimo tanto come personaggio, davvero. Non posso che farti i miei complimenti per come ha tenuto testa al marito e per la sua azione sconsiderata che ha suscitato un mio applauso. Lei non deve la vita a Huge, lei deve la vita a se stessa. Nessuno può metterla in catene!
Poi c’è la seconda parte, quella dedicata a Dirk, Silas e Lothar. Ebbene, penso che la situazione sia stata ben giostrata ancora una volta, anche se a dirla tutta sarebbe stato meglio eliminarlo definitivamente per non avere ritorsioni future. Ma si sa che chiunque avrebbe lasciato correre, perfino io, preoccupandosi perlopiù dello stato mentale di chi viene accusato. Voglio dire, Silas non è certo il colpevole delle perdite del gruppo, perciò additarlo come tale è solo un modo per liberarsi la coscienza. Un individuo di così bassa leva morale non merita considerazione. La notte è stata abbastanza scossa di suo, non necessitava di aggravanti. Eppure ci si è messo di mezzo Bruno. La sanità mentale di chiunque andrebbe a farsi friggere. Sono curiosa di leggere il seguito della storia per vedere come Lothar farà un bell’intervento di maxillo facciale al bulletto.
Alla prossima,
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