Recensioni per
Watson in pillole
di K_MiCeTTa_K

Questa storia ha ottenuto 42 recensioni.
Positive : 42
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
26/07/19, ore 22:01

Ehi! Alla fine non ce l'ho fatta a recensire capitolo dopo capitolo, ero troppo curiosa di sapere che cosa avevi scritto in quello successivo🙈❤️ per queste ultime due posso chiederti perché non le hai messe insieme? Giusto così, per curiosità, perché non sono particolarmente lunghe, quindi pure che speravi le 500 parole ci stava bene😍 Hai mai pensato di fare una bella raccolta sul nostro John in tempo di guerra? No perché ti viene dannatamente bene: è originalissimo, e tu riesci a immaginarti delle situazioni e dei fatti tanto semplici quanto toccanti, e riesci a rendere proprio l'istantanea. Ribadisco inoltre che io adoro leggere del rapporto tra fratelli, e anche qui ho amato il detto non detto, e il flashback di Harry e Clara.
La raccolta nel complesso mi piace tantissimo, soprattutto per la su natura molto narrativa e poco incline all'introspezione (che spesso e volentieri, se mal gestita, diventa pesantissima), e anche perché, come dicevo prima, riesci a cogliere delle istantanee, dei flash di vita, dei pensieri, degli stralci, e doni loro grazia e freschezza, perciò complimenti e attendo con ansia il prossimo aggiornamento.
Prometto che cercherò di essere più puntuale e assidua con le recensioni, anche perché mi fa piacere lasciare qualche parola, so quanto sono importanti per le scrittrici ❤️❤️❤️
A presto
Vedra

Recensore Veterano
25/07/19, ore 15:53

Ahahhahahahahaha, qui francamente mi ha fatto morire dal ridere soprattutto la parte finale! Hai reso perfettamente il carattere di Mycroft, anche se con pochissime battute, e Sierra e Whiskey sono dei nomi in codice bellissimi, ma li hai elaborati pensando a qualcosa? Tipo non so a qualche dettaglio della serie oppure così un po' a caso?
Personalmente mi piacciono molto le storie costruite sui messaggi, anche perché molte si perdono troppo sull'introspezione e la descrizione, mentre se andiamo avanti a messaggi la storia deve per forza proseguire, quindi è più movimentata e meno esposta al rischio di essere lenta.
Immagino che l'ambientazione sia dopo la scomparsa di Irene Adler🙈
A presto
Vedra

Recensore Veterano
25/07/19, ore 15:47

Ciao! Ti lascio qui qualche parola sia su questa sia sulla precedente storia, perché l'altra era troppo breve e rischiavo di lasciare una recensione più lunga del capitolo stesso🙈 Una notevole carrellata di sofferenza (potevi almeno graziarci mettendo in mezzo qualcosa di allegro! 😂❤️❤️) ma è soprattutto quest'ultima che mi è piaciuta. Uno scorcio interessante sulla vita di John prima che lo conoscessimo, e anche se forse lo disegna come più umano, io forse avrei calcato di più la mano sul fatto che John alla fine non è stato costretto ad andare in guerra, ma ha volontariamente deciso di arruolarsi. Quindi ci sta che comunque non sia proprio un ambiente con fiori rosa e unicorni, ma mi sarebbe piaciuto anche trovare una, per così dire, ancora: il motivo per cui John è andato, per cui sta rimanendo, quello che lo ha spinto e che lo fa andare avanti. Detto ció complimenti davvero per l'originalità 💞
A presto
Vedra

Recensore Veterano
23/07/19, ore 23:26

Eh! Manco più un bacio può dare John Watson senza che un fastidiosissimo e invadente Sherlock Holmes gli compaia davanti al naso (materialmente nella serie e metaforicamente nella tua ff). Quando ha detto ad alta voce "io non sono gay" mi sono data una manata in fronte perché ok Sherlock, ma non puoi essere così tanto idiota da dirlo davanti alla ragazza che hai deciso di rimorchiare e che stai baciando! È così incredibilmente da idioti e terribilmente da John 😂
E comunque niente, devo andare più spesso a fare la spesa: il supermercato è fonte inesauribile di donzelle e cavalieri 😍
Vado con la prossima❤️
Vedra

Recensore Veterano
23/07/19, ore 18:41

Ehi! Ciao! Sono imperdonabile, sono stata assente per quasi due mesi, ma tra la tesi e gli esami non ho avuto davvero nemmeno un minuto libero, e apena ho potuto sono tornata a questa raccolta, che a suo tempo mi aveva interessata un sacco, ed effettivamente mi trova ancora interessata come due mesi fa. Ero convintissima di aver almeno recensito i primi due capitoli, e invece avevo lasciato qualche parola solo per il primo. Questo mi ha tratto tremendamente in inganno: il tè con il latte e con lo zucchero, questa routine così inglese, tutto mi aveva portato a pensare a Sherlock, e a una Johnlock Canon, ma niente, hai ribaltato la situazione con poche righe finali, e nonostante questo hai mantenuto quel guizzo di rimpianto per i biscotti allo zenzero, forse una sorta di rimpianto metaforico per Sherlock, che mi è piaciuto tantissimo 😍❤️
In questi giorni continuerò sicuramente a leggere la raccolta, tra il mare e la piscina 😏❤️

Recensore Master
18/07/19, ore 14:31

Ed è così che John apre la busta gialla che gli é pervenuta da Harry.
Il sentimento che prevale in lui è di colpa, per non aver mai risposto alle chiamate della sorella, se non ho capito male, anche facendosi negare al telefono. Ma lei non gli é assolutamente indifferente e tu lo concentri in quelle due parole, "lettura frenetica", che ci fanno davvero immaginare come lo sguardo di John scorra impaziente sulla lettera di Harry.
La personalità, sicuramente esuberante della ragazza, dilaga persino nei fogli scritti a mano, e si esprime "rumorosamente" nelle invettive rivolte a chi, secondo lei, impedisce al fratello una vita meno convulsa. Invettive che fanno ridere John, spiazzato piacevolmente dal calore che emana da quella lettera.
C'è anche ansia in ciò che scrive Harry, che si rivela in quella "grafia tremolante" che scorre sui fogli.
John viene a sapere di Clara e della sua decisione di rompere il legame con sua sorella. Così, da quelle righe scritte ansiosamente, trapela il dolore di una separazione ed il bisogno di avere almeno lui accanto per non sentirsi abbandonata del tutto.
Agli occhi della mente di John, a tal proposito, affiora un ricordo che ci trasmette, senza inutili mediazioni, quella che è l'essenza di Harry: assolutamente libera da pregiudizi, sicuramente legata al fratello, a cui confida spontaneamente i suoi desideri riguardanti l'altra ragazza. Anche di John, però, ci fornisci un particolare interessante, che comunque era, esplicitamente, emerso in ASIP: quando chiarisce a Sh di chi è veramente il cellulare che gli ha prestato al Barts e quando gli chiede se ha una ragazza ed il consulting risponde che le donne non sono in "my area", non sentiamo, infatti, alcun pregiudizio nei confronti della sorella, nessun accenno di rimprovero sulle sue scelte di vita, lo stesso riguardo ad Holmes ed alle sue "zone" di competenza.
E, grazie a questo tuo farci recuperare i primi momenti preziosi di una delle coppie più strepitose di tutti i tempi, Sh e Joh, appunto, mi hai fatto nascere delle riflessioni, una in particolare. Questa riguarda proprio il carattere ed i comportamenti di Watson nei confronti del consulting, espressi con il passare del tempo.
Mi viene in mente, per esempio, quel suo trincerarsi dietro al deciso "I'm not gay" che sbandiera come una medaglia d'onore, Troppo è stato il tempo, secondo me, perduto a soffocare parole ed azioni che avrebbero potuto, se dette e fatte nelle occasioni giuste, evitare le incomprensioni, i malintesi e quel senso di "sospeso" nei silenzi dei due di Baker Street.
Il mio dubbio é semplice: perché John, che non ha battuto ciglio di fronte alle esperienze della sorella, ha tutte quelle remore nei confronti di Sh… Evidentemente la risposta é nel suo passato, in cui molto probabilmente affondano le loro radici delle importanti carenze affettive che, però, rimangono "sotto traccia".
Ho trovato la tua idea di focalizzare il famoso cellulare, che Harry ha fatto pervenire a John, come un prezioso collegamento con i mitici tempi in cui il 221b era una fucina di energetiche follie.
Mi è piaciuto questo tuo muoverti entro i confini segnati dalla Serie: le esperienze della guerra, l'alcolismo e l'omosessualità di Harry, il tormentato rapporto tra i fratelli Watson.
Questi ultimi due capitoli molto intensi, brava.

Recensore Master
18/07/19, ore 14:22

Hai rivolto lo sguardo su ciò che costituisce il passato di John e, come sappiamo, ci sono la guerra ed Harry, la sorella. Dei due, sinceramente, non abbiamo la certezza su quale sia, ai suoi occhi, l'esperienza più impegnativa. Infatti, da una parte John è immerso nel senso di precarietà e nel costante pericolo di morte che accompagnano le esperienze al fronte ma, nei confronti della sorella, lui, comunque, si sente travolto da un groviglio di sentimenti contrastanti che vanno dall'affetto fraterno ai sensi di colpa per non sapere come gestirne la difficile realtà umana.
E, anche se sembra assurdo, il carico emotivo riguardo ad Harry è davvero coinvolgente, pure di fronte al costante pericolo di morte ed alle situazioni drammatiche in cui si trova come capitano Watson. Il tuo modo di raccontare non lascia spazio, coerentemente con il contenuto, ad indugi negli "ornamenti" formali di quando si raccontano emozioni positive o si è impegnati in descrizioni ai limiti del poetico. No, qui siamo in guerra, sul fronte afghano e sul fronte degli affetti più radicati e controversi, come possono essere a volte quelli familiari. In mezzo poni quella busta gialla, tra le mani di John, che reclama attenzione.
Del personaggio di Harry, i Mofftiss non ci hanno dato molte informazioni, sappiamo, da ASIP, del suo alcolismo, del matrimonio, concluso con il divorzio, con una certa Clara e, soprattutto, dei suoi rapporti non idillici con il fratello.
Dunque è sempre un tentativo lodevole quello, come il tuo, di dare più spazio ad un personaggio che può illuminarci meglio sui trascorsi di John e quindi sul suo carattere. Mi è piaciuta molto la definizione che ne hai dato in due riprese, prima all’inizio, poi alla fine: descrivi il ruolo che Harry riveste nel cuore di John, attraverso il suo POV e lui la menziona mentalmente come il suo opposto. Un fratello ed una sorella, dunque, agli antipodi l’uno dell’altro, come possono esserlo il caldo ed il freddo, il dolce ed il salato, il giorno e la notte. Intensa questa tua definizione che, secondo me, nasconde proprio il profondo legame che si stabilisce tra due personalità completamente diverse tra loro. Ed il tormento di John è che non vorrebbe più sentire parlare di sua sorella perché, il suo essere così diversa da lui, lo mette veramente a disagio, lo mette in discussione con se stesso. Tanto più in uno scenario privo di serenità come quello che dev’essere l’atmosfera di un fronte attivo di guerra. John, infatti, appare stanco anche moralmente e sente ancora più forte il richiamo della fatidica busta gialla che sperava di non ricevere. Ma, sotto sotto, il suo desiderio è completamente diverso…

P.S. avevo cominciato a recensire la seconda parte, poi mi sono accorta, che ce n’era un’altra. Infatti quando clicchi, sul titolo di una long, “ultimo capitolo”, non ti compare certo quello immediatamente precedente. Poi mi sono “autopresaingiro” (scusa il terribile neologismo) perché uno, se si mette a lasciare qualche osservazione e, sotto gli occhi, ha “seconda parte”, secondo me dovrebbe pensare che c’è anche una “prima parte”. Ma ci sono arrivata, eccomi…

Recensore Master
16/07/19, ore 17:24

Ora che ho letto la prima parte posso trarre qualche impressione rileggendo questo capitolo. Come accennavo anche poco fa nell'altra recensione, siamo di fronte a un uomo sconfitto dalla vita, distrutto dagli orrori della guerra. Un uomo che sta costruendo le basi di uno stress post traumatico e che lo sta facendo proprio in queste righe, in questo preciso momento. John c'è tutto qui, nella sua apparente serenità, nel suo nascondersi dietro a un sorriso. Ma c'è anche Harry, anzi soprattutto lei. La storia si concentra molto sui due fratelli, mostrandoci anche ciò che erano in un breve flashback. Il pretesto è parlare di Clara, di una separazione che è inevitabile e della quale noi conosciamo soltanto il finale. Abbiamo niente se non le deduzioni di Sherlock rilasciate a macchinetta e senza che John si metta poi a spiegare troppo. Non credo voglia farlo, ho sempre la sensazione che John voglia stare lontano da Harry tanto quanto voglia stargli vicino. La contraddizione di un rapporto difficile e non molto spiegato dai Moffitts. Il pretesto, come dicevo, è Clara e la separazione. Harriet lo confessa tramite lettera scritta a mano a un John che si è negato sempre al telefono, ma che legge le sue lettere. Una Harry che non deve saperne molto di esercito e che magari mentre scriveva era pure ubriaca. Che gli manda un telefono senza sapere che se non è satellitare non lo potrà usare. Sono stata davvero felice di vedere questo piccolo missing moment riguardo al telefono. Sappiamo che lo riceverà da lei, ma non ci hanno mai mostrato come e quindi ti sei preoccupata di colmare la lacuna. E ci mostri anche questa Clara in un momento di intimità, ci fai un accenno al matrimonio facendoci capire che il rapporto col padre non è dei migliori nemmeno con lei. Un padre che neppure viene nominato da John, il che fa intendere tantissime cose. E ci menzioni il matrimonio che c'è stato tempo fa e che John ricorda perfettamente. Non capiamo con precisione quali sentimenti abbia lasciato in John questa notizia, ma si aggiunge un velo di amarezza a quanto già di complesso provava. Una situazione difficile che a va provare un uomo ulteriormente.

Non è mai facile raccontare John in questo periodo della sua vita, perché ne sappiamo pochissimo ma tu hai come sempre fatto un ottimo lavoro.
Alla prossima.
Koa

Recensore Master
16/07/19, ore 17:16

Allora, non so cosa mi sia preso davvero. Ma avevo letto e recensito il capitolo 13 pensando che con "Seconda parte" tu ti riferissi a un proseguo dell'altra tua storia, quella ambientata in Afganistan. Però soltanto adesso che ho lasciato la recensione mi rendo conto di aver commesso un terribile errore. Non mi sono accorta di questa! Non è colpa tua, anzi... sei stata davvero molto chiara, ma non me ne sono proprio resa conto. Quindi ho cancellato tutto e ora mi metto a riscrivere, ovviamente dopo aver letto. Anche perché leggendo solo la seconda parte avevo tratto delle conclusioni che si sono rivelate sbagliate. Ovviamente dato che mi mancava un pezzo...

Al centro di tutto c'è il rapporto fra Harry e John, un rapporto difficile e molto più complicato di quanto non possa sembrare. La storia, sia nella prima ma soprattutto nella seconda parte, è incentrata principalmente su questo. Però di questo aspetto della trama ne parlerò meglio nella prossima recensione. In questo mi soffermo più su John perché il suo ruolo nel mondo ha una parte molto più rilevante qui. Siamo di fronte a un John prima della serie, in realtà abbastanza diverso da quello che conosciamo. Leggendo la seconda parte avevo avuto la sbagliata impressione di trovarmi di fronte a un uomo che aveva, nella sua famiglia dell'esercito, trovato una sorta di pace e felicità. Appariva molto più sereno e tranquillo di quanto non mi ci si aspetterebbe da un uomo che sta in una zona di guerra (per sua scelta, ovviamente ma pur sempre ci sta). Ma leggendo qui mi rendo conto che in realtà c'è un sentimento diverso in lui, quella serenità che arriva appena apre la lettera di Harry e trova il telefono, è una serenità amara. Quasi arresa. In realtà in questa parte ci è molto più chiaro quanto stia soffrendo l'intera situazione, quanto la guerra sia arrivato a cambiarlo e strappargli ogni traccia di felicità dal petto. Per quanto il rapporto tra lui e Harry sia complicato e per quanto in futuro vada ulteriormente a complicarsi, John trova in quella lettera ricevuta, una sorta di sollievo. Significativo è il fatto che rifiuti le chiamate e che lo faccia per una sorta d'incapacità a comunicare nella maniera più corretta, come se non sapesse bene cosa dirle o spiegarle che cosa gli prende e quali orrori si è trovato davanti. Come accennavo anche prima, John ha fatto la propria scelta in modo volontario e noi sappiamo che in guerra ci rimarrà un po' per tutta la vita. Che avrà sempre bisogno di quella spinta, dell'adrenalina, del brivido per andare avanti. Ma è drammaticamente reale il non riuscire a trovare una sorta di pace e il rendersi conto di quanto si è diversi rispetto a qualche anno prima. John lo è e fa molto male, perché è un concetto verissimo che tu hai sottolineato in minuscoli dettagli. Si vede un uomo stanco, quasi sfinito. Insoddisfatto della vita e di ogni cosa e che non si aspettava di trovare tutto questo, forse un po' inconsciamente, dalla sua vita sotto le armi.

Una bella storia introspettiva, carica di dettagli e di piccolissime cose che vanno a formare un personaggio che tu hai ritratto in uno dei momenti più delicati e lo hai fatto ottimamente come sempre.
Corro a ri-recensire il prossimo. Questa volta partendo da un base sensata.
Koa

Recensore Master
11/07/19, ore 22:45
Cap. 11:

Ho trovato questo brano piuttosto criptico, ho dovuto rileggerlo più volte per cercare di farmene un’idea precisa. Intanto la prima impressione è stata di un’atmosfera soffocante in cui è arenato il matrimonio di John con Mary. Lo sguardo alle Note iniziali, mi conferma, ma sinceramente non c’ero arrivata con convinzione, che siamo nel clima un po’ surreale e grottesca della s4, in particolare di quanto visto in TST.
Parallelamente alla lettura, ho rimuginato il significato del titolo che, una mia opinione, ovvio, si riferisce non solo a quanto ho scritto sopra e cioè al fatto che John non riesca a vivere “respirando” con libertà, perché intrappolato in una relazione che, palesemente, non può più dargli quello che lui ha sempre voluto e cioè Sh. Infatti io penso che la “Nube tossica” si riferisca, oltre alla presenza ormai avvelenante di Mary, anche per la definizione del suo inquietante ritratto di mercenaria, anche all’altra figura femminile, che poi scopriremo di portata veramente importante, che è Eurus, ancora nascosta nei panni di una graziosa ma anonima passeggera dell’autobus, interessata palesemente a John e con il quale inizia un flirt che rimane chiuso nel mondo delle comunicazioni telefoniche.
Mi ha colpito molto la struttura di questa OS perché rappresenta anche in modo strutturale il dramma che sta vivendo John. Evidentemente si sente come sdoppiato, incapace di compiere delle scelte che possano ridargli la pace. Un segno evidente di ciò è il collegamento geniale con il fumo che proviene dalla sigaretta di Mary, che lo raggiunge come un inquietante segnale di costante ed implacabile controllo da parte della moglie, e Sh, la follia, la libertà, il legame forte che trascende di molto la semplice amicizia, rappresentato da quel posacenere che il consulting ha portato via da Buckingham Palace , scena impagabile vista in ASIB.
Il clima attorno a quel tavolo tondo è veramente opprimente, giustamente tu usi il termine “prigione”. Lontane sono le avventurose indagini con Holmes ed il vivere, giorno per giorno, un’esaltante esperienza di condivisione, e sarebbe proprio il consulting la via d’uscita che John preferirebbe imboccare ma troppi sono gli ostacoli che si frappongono alla realizzazione di questo suo, non troppo recondito, desiderio. Il muro più alto, che lo tiene lontano da Sh e dalla sua carismatica presenza, è rappresentato dalla rabbia che Watson prova per lui, per averlo reso vittima di una colossale menzogna, da cui non riesce a scindere l’aspetto più importante che è il sacrificio grande che Sh ha compiuto per salvargli la vita. Pertanto, e si arriva alla seconda parte della tua storia, John trova più semplice tentare la fuga dalla triste realtà del suo matrimonio nelle lusinghe di Eurus. E questo, secondo me, non gli fa onore perché il suo voler uscire dalla gabbia, in cui si è messo volontariamente, scegliendo gli ammiccamenti di un’estranea, sicuramente non corrisponde a quello che veramente è il suo desiderio che è tornare da Sh e, finalmente, guardare in faccia a ciò che lo lega a lui. Un po’ codardo, da questo punto di vista. Per queste ed altre motivazioni la S4 mi ha angosciato non perché non abbia una qualità originale, ma in quanto mi ha lasciato un’immagine di lui davvero angosciante.
E tu, in modo efficace, senza banalità, ci presenti questo volto di John che non mi piace, perché, ancora una volta, non compie scelte chiare ed oneste verso se stesso e verso chi, molto probabilmente, l’ha amato dal primo momento in cui l’ha incontrato, nel laboratorio del Barts.
La figura di Mary è di un’impassibilità che fa rabbrividire. Quell’ “Illuso” che gli sibila in faccia è di una freddezza raggelante, perché ci fa intuire che lei è al corrente del disagio di suo marito ed anche della sua tensione alla “fuga” dalla triste realtà del suo matrimonio.
Ma, indubbiamente, è una donna forte e determinata, ed, in questo caso, che tu racconti con un tono secco, senza fronzoli o inutili sentimentalismi, l’antipatia che ho sempre provato per lei è superata dal sentimento negativo che mi suscita quel John così “piccolo” e stupido nel suo tradimento. Tradirebbe la moglie ma, secondo me, il tradimento più ripugnante è quello che lui sta attuando nei confronti di Sh.
Un pezzo, questo tuo, criptico, ma molto molto riuscito e di un’originale profondità.

Recensore Master
10/07/19, ore 23:04
Cap. 10:

L’inizio del capitolo già è condito da una piacevole ironia perché le prime tre frasi c’indurrebbero a pensare ad un problema professionale che affligge John, in quanto citi il suo essere medico “e un eccellente chirugo”.
Al secondo capoverso ci si accorge che l’idea che ci siamo fatti in partenza non è giusta perché il leggere di “punto indietro” e di punto “invisibile”, ci porta chiaramente fuori dal campo sanitario.
Ed è via via che tu, con eleganza e piacevolezza, ci porti a capire che cosa realmente John debba cucire. Intanto il fatto che si rivolga alla signora Hudson anche se non la conosce da molto, come precisi, ci fa collocare questa ff nella S1, quando Watson è arrivato da poco al 221b, come coinquilino di Sh.
Mi ha fatto molta tenerezza pensarlo a tagliare intenzionalmente i calzini per fingere che il problema fosse quello di rammendarli. Il fatto che, poi, scopriamo che è il fondo dei pantaloni ad impegnarlo in modo così angosciante, mi ha fatto nascere un po’ di riflessioni, non certamente importanti, anzi, un po’ sciocche, probabilmente.
Intanto, dietro a quel suo rivolgersi alla signora Hudson, potrebbe nascondersi la sua limitata possibilità economica, legata alla pensione da reduce, evidentemente non lauta, che lo obbliga a risparmiare sulle spese, quindi deve pensarci lui alla sistemazione dei pantaloni. E poi potrebbe esserci la sua inconscia vergogna di dover accorciare così tanto quegli indumenti (“…quindici centimetri di troppo…”), soprattutto di fronte all’evidente differenza di statura con il suo slanciato coinquilino.
A proposito di Sh, mentre nella precedente OS ce l’avevi portato in scena, anche se in posizione non centrale, qui la sua presenza è racchiusa tutta in quei passi veloci che avvisano Watson del suo rientro a casa.
Ma il fatto che lui, comunque ci sia, anche se non si vede concretamente la sua presenza, è innegabile perché, anche se non viene nominato, percepiamo il suo esserci costantemente nella testa di John.
Molto originale questa storia, tenera e scritta proprio in punta di penna (prendi per buona l’ultima, insensata immagine perché nessuno di noi, ormai, l’usa più molto…).

Recensore Master
10/07/19, ore 08:12
Cap. 9:

Le terribili immagini di Sh, viste in TEH, in cui viene sottoposto ad un brutale “trattamento” da agenti serbi sono fotogrammi che mi sono rimasti impressi, e credo non solo a me, anche se stemperati dall’acida ironia che vede il consulting distrarre il suo aguzzino con delle notizie riguardanti il suo matrimonio.
Tu hai soffermato la tua attenzione sulle cicatrici che, senz’ombra di dubbio, sono “tornate” a Londra assieme alla voglia di rivedere John ed alla sicurezza di ricevere un’accoglienza calorosa da parte sua. I Mofftiss non ci hanno fatto sapere se Watson fosse più o meno a conoscenza di quei segni dolorosi o, addirittura, di ciò che ha subito Sh. In questa ff tu compi un passo in avanti in questo senso, idea molto originale, brava, perché fai scivolare la coperta che gli copre le spalle, rivelando agli occhi di John un panorama desolante di violenza subita. Molto probabilmente, per lui, vista la riflessione finale con cui liquida quel momento imbarazzante, non si è ancora conclusa la parentesi temporale in cui il sentimento, che ha costituito il suo “benvenuto” ad Holmes, è stato la rabbia più irrazionale.
L’atmosfera che dà significato alla scena che descrivi è quasi sospesa in un silenzio surreale. Se non erro, è la prima OS di questa raccolta in cui compare Sh, sia pure ritratto in un momento in cui non è protagonista, visto che la tecnica narrativa, che hai usato, si basa sulla seconda persona singolare, che ci avvicina al POV di John.
Ed è la durezza con cui egli accoglie quella visione di sofferenza, espressa nei segni “perlescenti di un rosa tenue” che violano la pelle di Sh, che ci lascia con l’amaro in bocca. Tanto più che, un medico come lui, avrebbe più chiaro il significato espresso dalla traccia di quelle ferite, rispetto ad un profano. Molto dolore, penosa umiliazione e violenza bestiale.
Ma John tira dritto, mettendo in salvo la sua sensibilità da cadute in quello che ritiene sentimentalismo, rifugiandosi nel suo essere soldato e quindi impermeabile, per necessità, alla considerazione soggettiva di una sofferenza.
Infatti lui è convinto, o preferisce pensarla così, che Sh abbia compiuto non un atto di eroismo ma semplicemente un’attività investigativa particolarmente “impegnativa”.
Ho trovato molto significativo il tuo richiamare una scena similare, vista in ASIB, in cui il consulting, nudo, è avvolto in un lenzuolo, e s’intravvede la sua pelle candida. Una pelle che ancora non aveva ricevuto segni di violenza e, parallelamente, il rapporto tra i due del 221b aveva ancora la leggerezza goliardica dell’empatia e la profondità di un legame che stava affondando le sue radici fino in fondo al cuore di entrambi.
Il tuo pezzo si chiude con quella che si può considerare come la risposta, silenziosa, di Sh all’asprezza di John. Sono pochissime parole, accorate e struggenti che sgorgano direttamente dal suo animo (“…Oh, John, sbagli…”). La sua razionalità è ammutolita di fronte alla rabbia di John ed al rancore che questi dimostra nei suoi confronti.
Il suo pensiero è un’accorata invocazione ed il riconoscimento disperato di quello che è il vero volto dell’amicizia tra lui e Watson.
Sicuramente, anche se non lo palesi nel testo e non l’hai scritto, John, fisicamente e mentalmente tira dritto e non si sofferma. Sh, da lettore eccezionale della realtà che lo circonda e di Watson, ovvio, intuisce dolorosamente i suoi pensieri.
Una riflessione che potrebbe consolare noi, mai sconfitti cultori della Johnlock, è che il carattere di John, piuttosto lento a cogliere i significati più profondi delle cose, arrivi finalmente a capire cos’è lui veramente per Sh e così aver chiaro davanti agli occhi il valore di quelle cicatrici.
Poche parole le tue, ma suscitano tanti pensieri. Brava.

Recensore Junior
09/07/19, ore 18:21
Cap. 4:

Ciao,
Questa non vuol essere un’offesa, ma sol, si, re: È un sol maggiore . L’accordo di sol minore è formato Dalle note sol, la diesis e re.

Recensore Master
09/07/19, ore 15:57
Cap. 11:

Decisamente questa è tra le storie più complesse a livello d'interpretazione che hai prodotto per questa raccolta. Tanto che ammetto d'averla dovuta leggere due volte per poter essere certa d'aver capito giusto quello che intendevi. Non ne sono sicura, ma d'altra parte nessun lettore può esserlo mai. Questo però non è affatto un difetto, anzi. Di sicuro è un valore aggiunto, le storie non devono essere necessariamente immediate da un punto di vista della comprensione di quanto succede. Dipende da molte cose, dal contesto che si sceglie di utilizzare, dallo stato emotivo dei personaggi, fino a come si decide di girare le frasi e utilizzare la sintassi. E indubbiamente questo periodo è tra i più complessi dell'intera serie. Una delle ragioni è che il fandom lo ha poco esplorato, headcanonizzando ben poco ma questa è una caratteristica che permea questa raccolta, il fatto di analizzare dei momenti fugaci che riguardano principalmente John e la sua sfera emotiva, ma non solo e spesso lo hai fatto da un'ottica differente rispetto a quanto siamo abituati. E ogni volta interessante. Questa, a differenza di alcune altre, è meno immediata e ovviamente mi è piaciuta moltissimo come tutto quel che hai scritto.

Come dicevo l'ambientazione non porta con sé leggerezza e semplicità. E se la "pesantezza" dei contenuti, specie a livello emotivo, è strettamente legata all'episodio nel quale hai deciso di ambientarla vuoi perché muore Mary, vuoi perché John si ritroverà a incolpare Sherlock e a causare una rovinosa frattura, e vuoi perché si darà la colpa per essersi allontanato da lei, ma non è un episodio semplice da analizzare. La complessità è invece dovuta al personaggio di John e alla situazione spinosa dentro la quale si trova. C'è di mezzo Eurus, e questo sembra ovvio anche se qui non compare neppure. Si sa che c'è perché John la nomina e la percepisce e qui mi piacerebbe soffermarmi su quanto i messaggi di Eurus mi abbiano ricordato Sherlock. E potrei anche teorizzare che Eurus, per far innamorare di sé John si sia calata nei panni di quest'ultimo (così come si calerà in quelli di John, per colpire Sherlock), ma eviterò di far partire un pippone. Posso dirti che questa storia mi ha ricordato tutta quella vicenda che avevo in parte scordato. E che credo dovrò ripassare con un bel rewatch di questa quarta stagione. Ma a parte questo. C'è un fattore che mi ha colpita fin da subito ovvero questa nube tossica di cui parli e che dà anche il titolo alla storia. Sulle prime mi ero convinta che la nube tossica fosse il matrimonio, un legame dentro quale John si sente costretto e che percepisce come una prigione dalla quale la sola fuga sono i messaggi (possibilmente di Sherlock). Sappiamo che John trova in lui e nel loro lavoro una via di fuga e tu hai riportato esattamente questa idea. Poi alla seconda lettura mi sono invece detta che la nube tossica è invece Eurus, questa "lei" che cita e che sembra riuscire a irretire John e attirarlo a sé contro la propria volontà. Pensandoci ora credo sia una commistione di entrambe queste cose. La vita di John è diventata una nube tossica dentro quale non riesce più a respirare, o a vivere degnamente. E lo trovo un concetto molto interessante perché John paragona il flirtare con una sconosciuta a un matrimonio dentro al quale evidentemente non vuole più stare. Io sono convinta che John e Mary sarebbero stati condannati alla separazione se lei non fosse morta. Insomma, lui se n'è andato di casa mollandola quando lei era ancora all'inizio della gravidanza. Poi lo ha mollato anche lei, andando per i fatti suoi "per il loro bene". E quando sono insieme, John è distratto da altro. Insomma, non è un matrimonio felice. Forse lo è stato all'inizio, ma si è logorato in pochissimo tempo e tu descrivi l'inizio della fine in una maniera molto precisa.

Non è propriamente una storia leggera questo l'ho già detto, però mi è piaciuta davvero molto.
Alla prossima.
Koa

Recensore Master
08/07/19, ore 22:36

Indubbiamente le feste, ed in particolar modo il Natale, ma questo è un mio pensiero, mettono a dura prova soprattutto chi ha un grosso problema personale, nel senso della mancanza di qualcuno d’importante vicino a sé, per i più svariati motivi.
In questa ff chi è in difficoltà non è solo un personaggio ma, addirittura, due.
Infatti ci presenti un John, piuttosto in crisi, che io porrei nel periodo del dopo Reichenbach, ovviamente, con Mary tra i piedi ed un Greg altrettanto opaco, a causa della travagliata situazione coniugale.
L’atmosfera che circonda le due coppie è alquanto spenta, senza la sferzata d’energia di sentimenti che possano far sentire vivi e partecipi del clima di festa. E così accendi il contrasto tra quella “tavola riccamente imbandita”, “le luci, le canzoncine e il profumo di spezie” e lo stato d’animo di John che si sente assolutamente un elemento estraneo in quel clima festoso e con quelle persone. Lo descrivi efficacemente nel suo silenzio e nella sua incapacità di comunicare e di partecipare, se non altro, alla parvenza di conversazione che un imbarazzato Greg cerca, inutilmente, di animare. Ed il motivo esce, lapidario e gigantesco, nella frase che Lestrade gli rivolge, lanciandogliela contro quasi con dolore e rabbia ( “…da quando Sherlock è morto…”). Ho trovato particolarmente indovinata la tua scelta narrativa di richiamare l’improvvisa, brutale verità che lo yarder ricorda a Watson, forse, chissà, anche per scuoterlo dal suo torpore o, più semplicemente, stanco del clima falsamente allegro in cui sta scivolando la cena. L’unica a suo agio sembra Mary, personaggio che, se non ci fosse stata, era meglio non inventarla…
Chiaramente è stata per John un’ancora di salvezza ma, dopo il ritorno di Sh, secondo me, diventa un elemento veramente destabilizzante nei rapporti difficili tra il consulting, ritornato dal buio di una finta morte, ed il suo “conduttore di luce”, accecato dal dolore e dalla rabbia per essere stato coinvolto, ignaro e lasciato solo, in una colossale menzogna.
E così, abilmente, fai dilagare, sulla scena di quella che doveva essere una festa tra amici, l’elemento che ha fatto compagnia a John in un 221b vuoto e cioè il silenzio più profondo ed angosciante.
Come di consueto la tua prosa si adatta alla situazione quasi ipocrita in cui tutti, tranne Watson, cercano di fingere d’essere felici perché si deve, perché è Natale. Le tue sono frasi scarne, quasi scontate che rappresentano perfettamente lo squallore della scena.
Come ho già scritto, è Greg a scuotere il clima surreale, appunto riportando tutti, anche se stesso, di fronte al fatto innegabile che incombe su di loro e cioè la mancanza di Sh. Un buon pezzo.

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