CIAO BONAZZA
No, ok, non posso iniziare così tutte le mie recensioni, quindi riprendo un contegno ed esordisco con un formale "Vossignoria Cosa" con tanto di saluto col cilindro perché siamo persone per bene (CERTO).
Ora la smetto di dire nefandezze, e parto in quarta dicendoti che no, non me l'ero aspettato manco per il piffero, tutto ciò! O meglio, sì, avevo subodorato il viaggio nel tempo volontario di Peter, anche se mi ero fatta mille turbe mentali bruttissime su una potenziale illusione causata da: a) I cinque anni passati nel limbo; b) Mysterio (pensa te che trip mi son fatta); c) Vari ed eventuali sogni/coma/disagi/cambi d'universo o dimensione. Per fortuna non era nulla di tutto ciò, ma un "normalissimo" e ben congegnato balzo all'indietro.
Quello che non mi sarei mai aspettata, nei secoli dei secoli, era di vedere Peter e Tony adulti insieme, come coppia affermata e comprovata anche dopo trent'anni. Il modo in cui presenti questo fatto è studiato nei minimi dettagli e mi ha spiazzata, totalmente: parti con una descrizione (meravigliosamente incorniciata da una New York invernale) in cui li poni più affiatati di quanto non li avessimo visti solo nello scorso capitolo, e si pensa a qualche mese, magari uno o due anni; poi arriva quel "da una vita" che, magari, agli occhi di un ragazzo giovane, potrebbe significare qualcosa di più, una storia che supera i cinque anni o persino una convivenza. Quel "dieci", subito rincarato dall'"undici" arrivano a raffica tra capo e collo, ribaltano ogni prospettiva, si danno lo slancio su quelle rughe di un Tony quarantenne e atterrano su quel definitivo "trent'anni di relazione". E io ci son rimasta di stucco, Co', in senso assolutamente positivo. Perché, te l'ho detto, io per questa storia non mi aspettavo per nulla un lieto fine e, dopo aver realizzato la materiale quantità di tempo trascorsa, che si conta in ogni battuta e sguardo e riga, ho desiderato ancor più intensamente di leggerlo, di lasciare che questa storia d'amore nata in modo così singolare continuasse ancora per trent'anni e oltre. E ho trovato quel cercavo e anche di più, in un certo senso.
La verità è che ci sono talmente tante cose che vorrei dirti, che un po' mi si incastrano in gola. Perché sì, questo è il lieto fine migliore a cui potessimo ambire... ma lascia dei vuoti che non possono essere ignorati. Lascia un Peter solo, senza zia May, o Ned, o MJ o il ricordo tangibile dei genitori. Lascia un mondo ancora vivo grazie a Tony ma senza il proprio Spider-Man. Lascia Tony con dei segreti che non dovrà mai conoscere, e che se mai scoprirà finirà spaccato in due, perché è così che reagisce quando gli si nasconde qualcosa. Lascia un ragazzino di quattordici anni allo sbando, con uno zio Ben destinato a morire (e Peter lo sa, lo sa e fa male, quegli sguardi commossi mi hanno lacerato l'anima), privo di una guida o di un eroe di cui seguire le orme... lo Spider-Man come lo conosciamo dal principio, insomma, quella storia raccontata mille volte di cui nessuno può prevedere il percorso sempre nuovo. E lascia Peter, il nostro Peter, con un carico di responsabilità e segreti più pesante che mai, ben lungi dall'averlo abbandonate assieme al costume in un altro tempo, sicuramente con più di un rimorso e un rimpianto al riguardo e con un futuro che da un punto in poi diventa incerto, imprevedibile.
È un lieto fine dal retrogusto amaro, come d'altronde è spesso la vita. Ed è proprio per questo che lo amo intensamente e che, più lo rileggo, più mi scalda e mi fa male al contempo.
Ti lascio con la frase che mi ha rubato il cuore:
"... sono due antipodi che si sono trovati tra il bianco e il nero delle loro differenze, in mezzo a sfumature che, inesorabilmente, finiscono per mischiarsi."
E vi aggiungo il parallelismo dei loro due punti di vista in quel bacio che chiede risposte e non ne trova, almeno non quelle che cercava, ma trova comunque la sicurezza che stavolta, in questo tempo, in questo luogo, andrà tutto bene, per davvero. All'inizio avevo storto leggermente il naso per il "fattore-responsabilità" sopracitato, credendo che Peter non avrebbe mai potuto abbandonare Spider-Man in favore di un suo desiderio personale... per poi rendermi conto che ne ha accettate altre, diverse, meno lampanti. Adesso è Tony, la sua responsabilità, e qui mi diviene chiaro anche il senso del titolo, di quell' "almeno tu", che io interpreto forse erroneamente come "almeno Tony, quel Tony": tenerlo al sicuro, prevenire gli eventi che lo hanno fatto soffrire così tanto e che hanno cambiato di conseguenza il mondo; proteggere anche quest'ultimo come può, perché Peter è pur sempre Peter, e non potrebbe mai rimanere a guardare. E sapere di poter contare comunque su un altro se stesso, su un ragazzino in calzamaglia che spara ragnatele e che si impegnerà a garantire la sicurezza per tutti coloro che ne hanno bisogno. Finché, in un problema di mai, il mondo non avrà bisogno anche dell'altro Spider-Man... e allora sono sicura che Peter saprà quale scelta compiere.
Co', io chiudo qui perché sennò mi mandi la postale e rischio di sproloquiare ancor di più, ché mi rendo conto che è un commento ancor più sconclusionato del solito... ma dovevo, perché questa è una di quelle storie che mi ha smosso qualcosa dentro, che mi spinge a volerlo esternare in qualche modo, non importa quanto caotico, e spero ti sia arrivato anche in minima parte, tra le mie malinterpretazioni e congetture.
Grazie per aver scritto ancora di loro due in questo modo... lo sai che te lo dico sempre col cuore, ma stavolta anche un po' di più :')
Rovino il tutto con un "daje forte, come 'na catapulta!"
Te se vo' bbene <3
-Light-
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