Dopo la ricomparsa di Yato, Yukine non gli aveva quasi parlato, nonostante la divinità avesse fatto di tutto per farglielo buttare fuori, quel problematico probabilmente pesante insieme di pensieri che sembravano irritarlo e comportarsi così, creando distacco e una sorta di vetro che pareva dividerli.
Il corvino voleva che si aprisse con lui, lo sentiva troppo distante, anche quando cercava di tirargli su l'umore e il semplice fatto che ogni suo tentativo andasse a vuoto lo irritava.
Forse era ancora per la questione di Noora? No, decisamente non era per lei... l'aveva liberata proprio davanti a lui, per fargli capire che da quel momento in poi non avrebbe dovuto più sentirsi messo in secondo piano.
L'aveva liberata e aveva sperato che il biondo sarebbe tornato all'atteggiamento solito...
O forse era lui a vederlo diverso? A volerlo diverso ?
Beh, volerlo diverso, sicuramente, perché non poteva accettare che lo esterniasse in un simile modo.
Ma non si sbagliava .

Lo vedeva lì, davanti a se, a ridere e scherzare con Hinata e compagnia bella, come se non sapesse nulla di cosa ne pensava.
Sembrava che, ingenuamente, quello stupido di un biondo non realizzasse.
Sembrava che si divertisse ad innervosirlo con quell' atteggiamento innocente che lo portava sempre e continuamente ad essere circondato da persone.
Lo stuzzicava, gli dava talmente tanto sui nervi che in alcuni di quei lunghi momenti di nervosismo gli avrebbe voluto urlare in faccia di smetterla, per poi trascinarlo dove altri non avrebbero potuto raggiungerli.
Voleva evitare che gli altri potessero toccarlo, guardarlo e anche solo pensare a lui come una possibile preda da catturare.
Si morse il labbro superiore appena vide Hinata abbracciare il ragazzo volpe, il quale sorrideva angelico.
Era come se attorno a lui si fosse formata un aurea di luce positiva, era diventato colui che tutti volevano come amico.
L'Uchiha questo non poteva e non voleva accettarlo

-G...Guren- l'albino ansimò, facendosi scappare un gemito all'infiltrarsi della mano dell'amante al di sotto dei boxer, prendendo ad accarezzare il suo membro con rapidità e attenzione -O...Ora? Ci se... anh... sentiranno... tu... tutti... Ngh!-
Ebbe uno spasmo irregolare quando invece l'altra mano, quella non occupata a giostrare con la sua erezione, si mise a spingere nell'orifizio.
Guren lo spostò verso la cattedra, posandovelo sopra da sdraiato, facendo una lieve pressione con le gambe sul suo ventre.
-Lascia che ci sentano, tanto ormai non ha più importanza, non mi importa della idea che si fanno gli altri se si parla di te e di me-

Haru divenne viola di imbarazzo quando Rin gli fece un baciamano quasi poetico in mezzo agli spogliatoi.
Ma il delfino divenne ancora più viola quando Makoto fece lo stesso dall' altra parte.
E fortunatamente, se fortuna si poteva definire, vi erano solo loro tre nello spogliatoio, siccome si erano protratti con gli allenamenti più del normale.
Il corvino cercó di dire qualcosa, ma non fece in tempo ad aprire bocca che Rin lo immobilizzó da un lato e Makoto lo aiutó a spingerlo verso il muro, passando dal baciamano al leccare le falangi sottili del giovane bloccato tra i loro corpi ed il muro.

-Cos'era quello?!- quasi urló Mello quando si riprese, mettendosi in piedi solo per venir spinto nuovamente con un rapido gesto di mano del rosso che lo fece cadere sul divano.
-Era un bacio, non ci arrivi? Ti credevo ben più intelligente, sai-
-So benissimo cos'é un bacio, grazie tante! Perché cazzo mi hai appena baciato, scusa? Per farmi imbestialire a tua volta?! Non ti basta che lo faccia già quel tappo inserito probabilmente in della cancellina? Huh?!-
-É per questo che l'ho fatto, deficiente! Tu e i tuoi 'Near qua, Near là', quando la pianterai? Non esiste solo lui!-

Il suonare di un campanello lo portó in semi coscienza.
Gli occhi chiusi, il respiro lento e cadenzato, in parte trattenuto dalle labbra, le ciglia lunghe e curve, segnate da cristalli intrappolati tra di esse, i capelli bianchi che si sparpagliano sul cuscino.
Sulle guance morbide, rosate, vi erano segni di lacrime, scese una serie di ore prima, soffocate dall'ammasso di piume sotto il suo capo in cui aveva nascosto il volto.
Un secondo scampanellio al piano di sotto, breve, che quasi tirava un gemito frustrato.
Si rigiró, mettendo quasi all'aria le coperte già sfatte, in parte scivolate ad un lato del letto.
Non si mosse, non volle muoversi di un muscolo.
Voleva dormire, voleva pensare, di certo non andare giù ad aprire a quello che -poco ma sicuro- stava continuando a suonare.

-Sono qui per rivederti, non come rivale, non come avversario... ma per rivedere Nate-
Un sussulto involontario scappó alle labbra del bianco.
Era da tempo che non si sentiva chiamare in quel modo, ma udire quelle quattro lettere pronunciate da Mihael, beh... quello gli avrebbe portato sorpresa in ogni singolo caso in cui fosse capitato.
Il suo sangue avrebbe continuato a pompare folle attraverso le sue vene, la sua pelle avrebbe continuato ad essere percorsa da un fremito fino a strapparglielo, quel semplice segno di sorpresa.
-Ti ricordi quando ti ho baciato sotto il vischio quel Natale?-

Di nuovo, si ritrovava col cuore che sbalzava nel suo petto, l'aria ferma nei polmoni che sembrava non volesse più uscirvi, le lacerazioni interne che pensava di aver chiuso che si riaprivano, una dopo l'altra, inondandolo di ricordi.
Quegli occhi neri che lo squadravano, quella pelle bianca e perfetta come il marmo che lo faceva apparire immortalato, bellissimo e perfetto al suo sguardo.
Non sapeva cosa dire, ogni pensiero nella sua testa sembrava essersi volatilizzato.
-L'unico legame che io ho é quello di odio per mio fratello- disse il corvino, l'espressione illeggibile e priva di vere emozioni.
Naruto percepí come una lama penetrargli lo stomaco, le sue parole erano così taglienti che riuscivano a farlo morire internamente, a spingersi fino in fondo nel suo essere.

Quello non era Natsuki, ma Satsuki.
Decisamente la seconda personalità si faceva notare, diversa dalla personalità gentile, affettuosa e molto spesso pasticciona del giovane.
-Non é uno scherzo- ribatté quello, lo sguardo verde che era tagliente quasi quanto la lama di un coltello, mentre buttava fuori quelle parole con un accenno irato -E non ho intenzione di slegarti-
Syo lo fissó disorientato, chiedendosi cosa avesse potuto stravolgere il compagno.
Che avesse fatto qualcosa di sbagliato? Perché ce l'aveva con lui? Perché lo aveva rapito e legato? Non voleva mica tenerlo lí per una settimana o anche un mese, vero?
Tali domande cominciarono a ruotargli nella testa, interrotte peró all' improvviso, nel momento esatto in cui percepí le mani dell'altro che andavano a slacciargli la cintura dei pantaloni, strappandogli un sussulto inatteso mentre sgranava gli occhi dalla sorpresa.

'Aaaah! Bre...ah! Break, sto per venire'
-Aspetta... che? Uno dei protagonisti sei tu?-
Il giovane si accorse da sé del tono geloso che aveva utilizzato per parlare e si maledisse mentalmente.
Dopotutto, perché doveva essere geloso di un uomo di una fanfiction che stava facendo sesso con il suo...
"Con Break" si corresse mentalmente, coprendosi la faccia con le mani dall'imbarazzo.
Imbarazzo per la lettura e imbarazzo per il pensiero
**
Una OS in cui, tramite un computer di una Sharon pervertita, Break ed Elliot capiranno di amarsi

Rin si umettò involontariamente le labbra a guardare Haru che lo fissava interrogativo.
Decisamente il corvino sembrava non aver compreso il motivo per cui l'altro lo aveva obbligato a incontrarlo quel pomeriggio.
Tanto meno riusciva a capire come aveva finito coll'essere davvero lì, era stato così preso dalle domande che l'aver raggiunto la piscina a piedi era stato un passaggio praticamente annullato dalla sua mente.
Ed ora che aveva il rosso di fronte, le domande si erano fatte ancora più fitte, occupando la sua mente, rendendogli impossibile respirare

Ed era lí, seduto sul pavimento e con la schiena appoggiata al muro, col respiro corto e la pelle che aveva anche più pallore rispetto al solito.
Non tremava, né di freddo, né per spasmi di dolore, ma soltanto perché si tratteneva dal farlo.
La ferita non era fortunatamente molto grave, ma era abbastanza profonda, tale che si intravedeva l' osso e che due o tre garze non bastavano e il rosso fluido continuava ad uscire senza tregua, macchiandole e inzuppandole.
Levi rimase immobile tutto il tempo, a fissare Eren mentre il ragazzo si impegnava ad avvolgergli il fianco per bene, cercando di non arrossire come un pomodoro al fissare i suoi pettorali scolpiti, perfetti, concentrandosi solo e soltanto sul bloccare il sangue alla bell'e meglio.
Levi non poteva lamentarsi del fatto che si stesse comportando in maniera stranamente seria, anche ... - continua

Avevano da poco finito di apparecchiare la tavola con il necessario, ogni particolare ben sistemato, che il ragazzo dai capelli neri tiró fuori un incubo di sostentamento.
Makoto fissó con aria abbastanza contrariata e piena di disgusto il piatto che Haru aveva davanti.
C'era uno sgombro avvolto in una poltiglia giallognola che faceva schifo al solo guardarla.
-Mi potresti spiegare cosa sarebbe?- borbottó, inclinando appena la testa, il giusto per mostrare il suo disappunto nei riguardi di quel bizzarro pesce ormai mal ridotto e che a suo parere sembrava avvolto da muco.
Già, un impressione davvero schifosa che gli piegó lo stomaco al solo guardarla, facendogli venire voglia di vomitare .
E se il sapore era come l' aspetto, allora...

Era una giornata di calda estate, in parte soffocante, umida e calda, dall' altra, perfetta per divertirsi e mangiare un gelato per diminuire l' esagerato calore che sembrava aleggiare dappertutto, impossibile da fermare, per via di un sole bollente e di un cielo azzurro privo di nuvole riparanti.
Vi era ben poca ombra e a casa di Sugawara c'erano tutti i giocatori della squadra di pallavolo intenti a rinfrescarsi e a divertirsi nel modo migliore possibile.
Appena ci si avvicinava alla piscina, si potevano udire le urla, gli schiamazzi di ragazzi già intenti a scherzare e a spruzzarsi addosso, come ad esempio Hinata e Kageyama, che non riuscivano a smettere di farsi i dispetti.
Altri preferivano invece starsene dentro casa, affianco ad un condizionatore acceso e con in mano qualsiasi cosa che si potesse definire fredda

Guardava Gabi sorridere affianco a Riccardo, come non aveva mai fatto con lui.
Vedeva come si guardavano.
Notava quando si prendevano per mano, abbozzando espressioni gioiose come poche.
Si costrinse a reprimere l' impulso di correre via, lontano da lí, lontano da quel fastidio opprimente che gli piegava il cuore.
Lontano e basta.
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Double-shot