Era un soldato, era un medico, aveva visto la morte sotto i suoi occhi ma la verità è che non era pronto ad affrontare la Sua morte. Aveva salvato molte vite ma avrebbe sacrificato tutte quelle persone, se avesse potuto in quel modo salvarne una sola, l’unica che contasse per lui.
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_ AVVISO _ : LA SECONDA PARTE DELLA STORIA PROSEGUE SOTTO IL TITOLO DI:" RULE REVERSED PARTE SECONDA".

L'ultima e diretta discendente di Sherlock Holmes, il suo assistente, uno studente di medicina, e i loro casi.

Questa è la mia primissima Fanfiction, vi prego di essere clementi.
Era da più di un mese che non si recava a casa del suo ex coinquilino, da quando una sera era uscito per andare a trovarlo ed era rimasto sorpreso dal vedere un giovane ragazzo uscire in tutta fretta dal 221B di Baker street. La gelosia lo aveva preso allo stomaco come una morsa e non lo aveva più lasciato da allora. Quella sera non aveva avuto il coraggio di bussare alla porta del suo amico per chiedere spiegazioni. Era passato un mese da quella sera e aveva deciso che non poteva andare avanti così, che doveva avere una spiegazione. Così, dopo cena, avvisò Mary che quella sera sarebbe uscito e che probabilmente avrebbe fatto tardi, di non aspettarlo alzata.

Una delle fanfiction più amate nel fandom di lingua inglese di Sherlock. La storia è narrata in prima persona dal punto di vista di Sherlock. Sherlock è innamorato di John, John non sa cosa fare. Poi arriva Mary e le cose si complicano inevitabilmente.

School!AU - teen!Sherlock prof!John
John indossa jeans scuri e una camicia azzurra, i primi due bottoni slacciati che lasciano intravedere sotto il girocollo bianco della maglietta, e le maniche arrotolate fino ai gomiti. La mente è distratta, lontana, ferma su un pensiero fisso che lo accompagna da diversi giorni a questa parte. Che non lo lascia in pace e non lo fa riposare di notte. È un pensiero animato, vivo, che respira. Che ha due gambe lunghe, occhi penetranti come pugnali e capelli folti e morbidi come la seta, belli come un tramonto.

C'è una questione legale che Sherlock vuole risolvere, peccato che John ne sia colto... alla sprovvista.
Note: questa follia mi farà perdere punti, lo so, ma ho avuto un attacco di idiozia oggi pomeriggio e vi prego di perdonarmi. Però ho riso tanto nello scriverla. Ogni tanto ce vò, no? Vabbè, leggete, se volete, e poi DIMENTICATE.
Disclaimer: nessun personaggio o situazione mi appartiene, nè lo farà mai.

Il lettore non mi biasimi: se la Patria mi avesse richiamato alle armi sarei partito con il petto gonfio di orgoglio verso il fronte. Ma ormai non era più il mio tempo.
Ho trascorso la vita in un’epoca diversa, ben lontana dalle modernità che quel periodo stava mostrando al mondo.
Era giunto il momento di lasciare spazio alle nuove generazioni anche per quanto riguardava il campo bellico: io la mia battaglia l’avevo combattuta in un passato che appariva già incredibilmente lontano.

Sherlock aveva sempre saputo di non avere una vita lunga davanti a sé, ma non credeva che sarebbe finita così.
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Autore:Mad_Lori
traduzione: Charles

Eppure in quel momento l’idea di provare a suonare quello strumento, il violino di Sherlock, lo attraeva in un modo irresistibile, perché c’erano state notti in cui l’Afganistan era così vivido nella sua testa da sentire la consistenza della sabbia sotto le dita e il rimbombo delle esplosioni nelle orecchie, e John sgusciava fuori dalle lenzuola come se il letto improvvisamente fosse diventato incandescente, sudato e ansimante come in una di quelle mille corse che aveva dovuto fare per non essere colpito da un proiettile. Disorientato si guardava intorno per capire dove fosse, fino a quando la melodia di quel violino suonata nel cuore della notte non lo ancorava nuovamente alla realtà, quasi come se il suo musicista sapesse. Cercando di imitare la posa che tante volte aveva visto assumere a Sherlock, posò lo strumento sulla spalla e ci appoggiò il mento sopra, tenendolo per l’estremità allungata con la mano sinistra, mentre con l’altra sollevò l’archetto e lo appoggiò sulle corde. John sorrise, sentendosi un po’ come quando da bambino rubava la giacca e la cravatta al padre, per sentirsi già grande.