Mi chiamo Hope,ho 18 anni e vivo da sola a Londra. Lavoro da Starbucks nel centro e sono una di quelle ragazze scontrose che riescono a fare amicizie raramente.. Ma infondo sono una ragazza semplice e dolce,ma nessuno conosce questo mio lato. Faccio la 4°del liceo linguistico,tutti mi conoscono,diciamo che sono una di quelle ‘fighe’ che tutti vorrebbero farsi,ma a me non importa... Vorrei semplicemente avere un migliore amico,nemmeno una ragazza,un RAGAZZO... beh... forse anche un fidanzato... ma torniamo a noi. Ho gli occhi verdi e i capelli lunghi,lisci e biondi e infine sono alta.
La mia casa è abbastanza grande,lavorando in un bar affollato quanto lo Starbucks in cui lavoro io.. posso permettermelo. I miei beh... non mi piace affrontare questo argomento... sono morti in un incidente stradale,mentre venivano a prendere me a casa,così dovetti stare da mia zia fino a poco fa,quando compiuti 18 anni,sono andata nella mia attuale casa..
Torniamo a noi,è il primo giorno di scuola,la casa affianco alla mia è stata comprata qualche giorno fa da un ragazzo,credo sulla mia età.. Mi ero appena alzata,così iniziai a prepararmi..

"Cinque ragazzi. Lei. Una sola scelta. Una collana. La speranza di sopravvivere. Un mondo nuovo. Un ragazzo speciale. Complicazioni. " Non ci avete capito niente? non importa, sarà una FF molto diversa dalle altre :3 PASSAAAAATE :')

Non avrei pensato che finisse tutto così, avevamo appena cominciato, perchè doveva succedere?
Tutte le cose successe, per arrivare fino a qua. Cosa abbiamo sbagliato?
-Louis ti amo- dico con le lacrime che ancora mi scendono sul viso.
-Anche io Jade.. non ho mai smesso- risponde, socchiudendo gli occhi. Era finita.

Era dalle otto di quella mattina che me ne stavo in piedi, cercando di entrare in quella stramaledettissima sala per far autografare quello stramaledettissimo cd da quegli stramaledettissimi mocciosetti, che, tra l’altro, erano arrivati appena due ore fa, alle undici, con ben tre quarti d’ora di ritardo sulla scaletta del programma di quella giornata. [...]
Sì, lei e il suo maledettissimo concerto, ecco perché non me n’ero ancora andata. [...]
Non seppi neanche io il perché, ma prima di uscire definitivamente dalla sala mi voltai per guardare un ultima volta in direzione di quel tavolo e per uno strano motivo i miei occhi si incrociarono per un’altra frazione di secondo con quelle pozze verdi.

L'ho odiato, tanto.
L'ho odiato per cinque lunghi anni.
Non ho mai smesso di odiarlo.
Anzi, non ho mai smesso di amarlo.