Continuo di Lui vive in te. Mpreg: Male pregnancy, dove uno dei personaggi maschi rimane incinta.
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Da quel punto là in alto, sospeso nell’aria, anche per Mintachi sembrava possibile trasformarsi, essere diverso.
Magari un animale. Un falco: arrogante e solitario, con la freddezza di chi lotta per la sopravvivenza.
Già a cinque anni e mezzo sapeva che, per qualche strana ragione, lui non era come gli altri abitanti del villaggio.
Mintachi si guardò i piedi nudi che dondolavano dal ramo più alto dell’albero e rifletté sul motivo per cui si arrampicava fin lassù. I suoi genitori glielo avevano proibito, ovviamente, ma non era per spirito di contraddizione che lui lo faceva.
Si arrampica così in alto perché là sotto, nel villaggio, quasi non riusciva a respirare.
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-Arriveremo a Konoha… Tsunade saprà cosa fare, lo sa sempre.
Sussurrò a pochi centimetri dal suo viso.
Strinse le palpebre e poi appoggiò le labbra su Naruto, maledicendosi di non averlo fatto sempre.
Tutti quegli anni insieme sembrarono così pochi adesso.
Digrignò i denti, strofinando il capo nel petto squarciato di Naruto, cancellandosi le lacrime.
-Ti amo, ti ho amato per tutto il tempo… e sei troppo lontano adesso.

Naruto è stanco , stroncato nell'aspettare Sasuke , logorato dal lungo periodo di allenamento e dalla separazione voluta dall' amico.
Itachi vuole accanto a sè l'unica persona che abbia mai amato e che lo abbia ricambiato.
Sasuke è assetato di vendetta e nulla sembra avere priorità su essa ...ma c'è chi non è dello stesso parere.
In fondo la vendetta nasce solo dal passato ...e se Sasuke venisse privato di esso?
(Itasasu-sasuNARU)

(Altetrnative Univers)
Naruto e Sasuke sono due spie segrete.
Il loro rapporto è prettamente professionale.
Sono tutti e due sposati (Naruto con Hinata, Sasuke con Sakura) con figli.
Un giorno Tsunade, il loro capo, li manda in missione: devono catturare il boss mafioso Orochimaru, la sua base è nascosta nella "Grotta del Gelo".
Durante la missione accade un imprevisto e le due giovani spie rimangono intrappolate nella grotta.
Dovranno sopravvivere al freddo, alla fame e ad Orochimaru, intrappolato poco lontano da loro, almeno per dieci giorni, tempo necessario per radunare i rinforzi...
(Pubblicata anche su Wattpad)

"John gli sollevò il volto con due dita. «Sherlock, guardami.» mormorò, agganciando il suo sguardo. «Sono qui per te. Per qualsiasi cosa tu abbia bisogno.»
Quando il pollice di John si mosse sullo zigomo di Sherlock, un brivido risalì la sua colonna vertebrale e il sangue gli affluì alle guance. L’uomo rabbrividì sotto il tocco del medico, mentre i loro occhi continuavano ad essere incatenati gli uni agli altri.
Un leggero sospiro gli sfuggì dalle labbra. Quella vicinanza era piacevole, ma allo stesso tempo riusciva a metterlo a disagio. Era come se fosse tutto sbagliato. Perché in fondo era tutto sbagliato. Ciò che lui provava per John, ciò che sentiva nei suoi confronti da un po’ di tempo a quella parte… John aveva scelto Mary, apparteneva a lei, la amava. Non provava nulla per lui e non avrebbe mai provato nulla. Era inutile sperare e illudersi, considerando che il solo risultato sarebbe stato quello di soffrire ancora di più. Era arrivato troppo tardi. Non poteva rovinare la vita del suo migliore amico, solo perché aveva impiegato troppo tempo per rendersi conto di ciò che provava. Non poteva fare una cosa del genere a John."
[Post Abominable Bride]

«Perché non me lo hai detto, Sherlock?» domandò ancora, mollando la presa sul braccio dell’amico e riponendo la lettera nella tasca della giacca. «Perché non sei venuto da me?»
Sherlock chiuse gli occhi. «Non avevo il coraggio e non…» esordì, ma immediatamente esitò. «Se te lo avessi detto… se lo avessi ammesso ad alta voce, sarebbe diventato reale e impossibile da cancellare. Scriverlo era l’unico modo per non…» abbassò lo sguardo e le parole gli morirono in gola, prima di raggiungere le labbra.
John abbassò lo sguardo a sua volta, deglutendo a vuoto. Le sue mani presero a tremare. «Mio Dio, Sherlock, mi… mi dispiace… io non ne avevo idea.» dichiarò. «Non me ne sono accorto.»
«Ti ho detto mille volte che guardi ma non osservi.»

È strano pensare che per una volta a salvare la situazione non sia stato Sherlock Holmes, ma la sua nemesi, James Moriarty. Ma quando il suo volto compare sugli schermi di tutto il paese, Sherlock sa bene che non può essere Jim, l'autore di quel messaggio. Qualcun altro sta tentando di trattenerlo a Londra. Qualcuno che sta tentando di ottenere qualcosa da lui. Qualcuno che conosce i suoi punti deboli e sa come sfruttarli a suo favore. Qualcuno che si spingerà così oltre da riuscire a stravolgere completamente il mondo di Sherlock Holmes, un mondo che il giovane consulente investigativo aveva sempre dato per scontato.
Questa volta, Sherlock non si ritroverà ad affrontare un semplice criminale, ma dovrà fare i conti anche con se stesso e con le proprie ombre e come sempre non sarà solo.
Il gioco è ricominciato.

«Lo amo.» sbottò John. «Amo Sherlock.» ripeté quando l’uomo si volse verso di lui, per essere sicuro che avesse compreso appieno le sue parole.
Magnussen, con un sorriso malizioso a illuminargli il volto, non fermò la sua tortura nei confronti di Sherlock. «Come faccio ad essere certo che lei non mi stia dicendo solo ciò che voglio sentirmi dire?» chiese. «Probabilmente sta mentendo per salvare la pelle al suo migliore amico. Per non doversi sentire in colpa.»
«No, non è vero!» replicò Watson. «Lo amo. Sono innamorato di lui.» disse tutto d’un fiato, questa volta puntando lo sguardo negli occhi blu di Sherlock. «L’ho sempre amato, fin dalla prima volta. E continuo ad amarlo tutt’ora.» concluse, gli occhi colmi di lacrime esattamente come quelli dell’amico. «Lo amo.»
Dopo un momento di immobilità e completo silenzio, Magnussen parlò. «Bene. Finalmente si è deciso. Era ora, direi.»

«L’ha fatto perché ti ama.»
«Davvero?» chiese il medico. «Secondo la mia modesta opinione, da persona comune quale sono, non le è molto chiaro cosa significhi amare. Come non è molto chiaro a te se credi che le sue azioni possano essere giustificate.»
«Amare significa anteporre il bene dell’altro al proprio.» affermò Sherlock, puntando gli occhi in quelli dell’amico. «Significa essere disposti a tutto per proteggerlo e impedirgli che gli venga fatto del male. Significa prendersi cura di qualcuno incondizionatamente, anche se quel qualcuno non ne è consapevole.»
John si bloccò, stupito.
«Amare è saper rinunciare a tutto per la felicità dell’altro.»

Josh adorava i pisolini.
Tyler odiava i pisolini. Ma adorava Josh.
Ispirata allla canzone Oh Ms Believer

A seguito delle vostre richieste, ho trasformato la one-shot postata in una piccola raccolta di momenti fluffosi tra Merlin, Arthur e il loro bambino. Spero possiate goderne!
* I STORIA:
“È meraviglioso. È meraviglioso”, continuava a ripetere, come un disco rotto, e Merlin poteva solo accarezzarlo e provare a zittirlo con un bacio lento e lungo. Ma quando si erano separati per riprendere fiato, Arthur ancora borbottava: “È meraviglioso”.
Perché sì, lo era.
* II STORIA:
Appoggiato contro lo stipite della porta, Merlin osservò silenziosamente ciò che di più prezioso aveva.
Arthur, sdraiato sulla sedia a dondolo, canticchiava una ninna nanna e cullava il loro bambino, mentre il famelico – dispotico – principino della casa suggeva rumorosamente la sua doverosa dose di latte dal biberon.
* III STORIA:
Gabriel amava il suo papà biondo.
Ma adorava l’altro papà.
ATTENZIONE: Modern!AU con magia, merthur of course, fluff a palate, mpreg.

Non sempre sconfiggere il male vuol dire vincere una battaglia.
Lo sa bene Harry. Ha ucciso Voldemort e liberato l'intero Mondo Magico dalla minaccia mefitica che la sua presenza rappresentava eppure lui non si sente di aver vinto nulla anzi, quel giorno ha perso tutto: la sua umanità ponendo fine alla vita di un altro essere umano, i suoi amici scegliendo di mentire loro per non farli soffrire, la sua dignità ...
Ha perso tutta la sua intera vita e i sogni ingenui che parlavano di felicità e famiglia ed è scappato. E' andato via da quel mondo che ha spremuto ogni singola goccia del suo essere succhiando sino a lasciarne un guscio vuoto e rinsecchito; lontano da quelle persone che non avrebbero capito, non avrebbero accettato, perché Harry quel giorno aveva perso tutto se stesso e non sarebbe mai più riuscito a ritrovarlo. "

Harry Potter ha sconfitto Lord Voldemort, il Signore Oscuro. Ma qualcosa è cambiato dentro di lui, qualcosa che non riesce a capire, a comprendere. Ma tutto il Mondo Magico lo acclama e lo esalta, tutti vogliono vederlo, ringraziarlo... ma nessuno, nemmeno i suoi migliori amici, riescono a capire che cosa sia successo al loro amico, all'Eroe del Mondo Magico... che lui è cambiato, anche se non lo comprende appieno neanche il Bambino Sopravvissuto. E l'unica persona che potrà aiutarlo, sarà quella che lo conosce meglio di tutti, che l'ha sempre osservato attentamente... l'unico che non lo vede avvolto dalla patina dorata che il Mondo Magico ha messo addosso al suo Eroe.

Ancora. Era crollato ancora una volta dopo quel maledetto giorno. Aveva perso di nuovo il controllo di se, del suo dolore, quello che per lui era sempre stato troppo. Crollato, indifferente a tutto ciò che lo circondava, pieno di dolore e di rabbia. Sapeva qual'era l'unica soluzione, l'unica cosa che lo aiutava era quella scatolina, quel piccolo involucro pieno di quelle che lui considerava essere la sua salvezza. Perché lo portavano via, lo trascinavano lontano dal dolore. Quel piccolo scrigno che si era procurato grazie ai compagni di dormitorio era la sua ancora di salvezza. Quell'ancora, quell'unica cosa in grado di tenerlo ancora a galla, che lo salvava dal tormento che gli opprimeva il petto. Un semplice laccio emostatico e e puff! tutto svaniva.

"Mi hanno catturato.", pensai spalancando gli occhi. -Ohi ohi. Si è ripreso.-, alzai gli occhi e mi ritrovai circondato da dei membri dell'organizzazione. Mi alzai e mi preparai per lo scontro.
Uno di loro si fece avanti e parlò. -Tranquillo se ci dai subito quello che vogliamo non ti faremo niente... evoca la volpe a nove code e noi la prenderemo lasciandoti... libero, diciamo.-
-Libero, certo.-, se mi avessero preso la volpe sarei morto di sicuro.
-Se non la evochi spontaneamente, te la faremo evocare noi e non sarà piacevole.-
C'era solo un modo per forzarmi ad evocare la volpe ed era...
-Esatto ragazzino. Ti tortureremo finchè non ce la farai più e la evocherai. In quel momento noi saremo pronti a prenderla.-
-Mai.-, dissi a denti stretti.
-La quantità di dolore che precederà la tua morte dipende da quanto ti opporrai Naruto Uzumaki.-
"Maledizione!"

I cavalieri, ora riuniti in cerchio attorno alla brandina, avevano fatto irruzione lì pochi minuti prima, un Merlin svenuto tra le braccia di Percival e il panico generale sui loro volti. Leon aveva riferito qualcosa a proposito di un attacco di notte nella foresta, e di Merlin che si era svegliato per primo e aveva fatto da scudo.
Flashfic di cinquecento parole esatte.
I cavalieri si spupazzano un po' un Merlin ferito e Gaius giudica col suo sopracciglio alzato.
Merlin/Arthur, se vi va.