Ero a pezzi, fisicamente e mentalmente. Stavo cercando disperatamente di dire quello che pensavo, ma la mia gola era chiusa e non riuscivo a respirare dal dolore: "A-Avete la minima idea di quello che ho dovuto sopportare? Di quello che ancora sopporto, tutti i giorni?"
Li guardai con sfida. Due di loro era chiaramente confusi, come se non avessero la minima idea di cosa stessi parlando. Liam e Niall, invece, abbassarono lo sguardo.
[...]
"Per favore, Taylor! Lasciati aiutare." Liam mi stava supplicando, ma i suoi occhi non riuscivano a scollarsi dalle mie braccia. Niall era così disperato che per poco non si metteva a piangere. Dieci minuti dopo questo teatrino mi abbandonai alle lacrime, lasciandomi scivolare lungo il muro del bagno.
Basta, ora basta.
Srotolai le bende bianche e voltai le braccia verso di loro.
E proprio in quel preciso istante, la porta si aprì, e Zayn entrò nella stanza. No, lui no. Lui non doveva vedere i tagli, non potevo permetterlo.
I suoi occhi saettarono verso le mie braccia scoperte, e la sua espressione cambiò di colpo.
[Gli aggiornamenti sono molto lenti. Siete avvertite.]

QUESTA NON SARA' UNA STORIA COME TUTTE LE ALTRE..PREPARATEVI A VEDERNE DI TUTTI I TIPI E COLORI!!
Lui:Harry Styles
Lei:Emily Twain
TRAILER SERIE http://www.youtube.com/watch?v=8PkDMFKHgeQ

INCOMPIUTA
Quando sentii due colpi alla porta, per poco non cacciai un urlo.
«Chi è?» esclamai.
Non ottenni nessuna risposta.
«Chi è?» chiesi di nuovo; la voce mi tremò un paio di volte.
Non avevo il coraggio di guardare dallo spioncino.
Non rispose nessuno. Mi accasciai a terra, tenendomi la testa tra le mani.
Sentivo il cuore sbattere violentemente contro il petto, il battito mi assordava, mentre le mie gambe iniziarono a tremare.
[...]
«Ti apro» dissi cercando di controllare il tremolio della voce.
Quando spalancai la porta – dopo aver tolto catena, chiavistello e aver dato tutte le mandate possibili – mi ritrovai davanti un Louis stranito.
«Va… va tutto bene?» chiese insicuro.
Seguii il suo sguardo e vidi che stava osservando il coltello che avevo in mano. E il mascara colato sulle guance.
Scossi il capo in modo confuso, per poi annuire decisa e stamparmi un sorriso falso in faccia.
«Benissimo» dissi, sperando non avesse notato la mia voce incrinata.
«Lyn… sei sicura? Insomma… hai un coltello in mano» disse con fare ovvio.
«Oh» mormorai. Dovevo sembrargli una fuori di testa. In fondo lo ero. «Io… stavo cucinando».
«Piangendo?»
Inarcò un sopracciglio.
«Cipolle» dissi in fretta.

[TEMPORANEAMENTE SOSPESA]
-Verginella?-
Domandò Qualcuno
E quel Qualcuno era Zayn.
-Sei vergine?-
Domandò con un tono malizioso.
-Anche se fosse?-
-Bé sarò il tuo primo..-
-Fottiti, non la perderò mai con uno stronzo come te!-
-Prima o poi me la darai, e sarai mia.-
-Aspetta e spera.-
Si morse il labbro inferiore e si avvicinò a me
prendendomi per i fianchi.
-Mi farai impazzire, piccola..-
-Allora vai al manicomio.-

“Non sono ciò che tu vuoi che sia.” Deglutisce, rumorosamente, ferma il dito, arrivato al capolinea agli estremi del suo polso, e “ci sono troppi scheletri nella mia vita, non lascerò mai che spaventino anche te” conclude.
Le sue iridi azzurre sono trasparenti, le dita sono ancora sporche di vernice, e la sua palle profuma di vita, profuma di dolore, profuma di mistero, profuma di un amore per il quale ne vale la pena lottare, profuma della più bella opera d'arte che un essere umano possa aver mai rappresentato.

«Ciao» mormorò lui.
Ana si stiracchiò. «Ciao» rispose consapevole del fatto che non stesse sognando e che lui si trovava in camera sua nonostante avessero litigato poche ore prima.
«Come va?».
«Potrebbe andare meglio, ho litigato con il mio ragazzo. A te come va?» disse poggiando il gomito sul cuscino e sostenendosi la testa con la mano per poterlo guardare dritto negli occhi.
«Potrebbe andare meglio. Ho trattato male la mia ragazza, l'ho fatta piangere e l'ho spinta tra le braccia di un altro. Volevo andare a chiederle scusa per essermi comportato da cazzone».
«Capisco. Sono sicura che accetterà le tue scuse».
«Dici?».
Ana annuì.
«Cosa dovrei fare per farmi perdonare secondo te?» chiese il moro.
«Potresti baciarla e dirle che ti dispiace» disse sorridendo.
Zayn salì sopra di lei, prese il suo volto tra le mani e premette le labbra sulle sue.
«Mi perdoni?».
Ana annuì nuovamente e lui la ribaciò.

- Hei bambola guarda dove cammini - disse una voce maschile.
- Bambola lo dici a tua sorella - raccolsi velocemente i libri da terra e feci per andarmene.
- Comunque piacere sono Zayn Malik - ma che voleva ancora quello?
//
- HARRY STYLES? LIAM PAYNE? LOUIS TOMLINSON? ZAYN MALIK? DAVVERO? E QUESTI SAREBBERO I TUOI AMICI? -
- Abbassa la voce cogliona! Che problemi hai? -
- Niall. James. Horan. Te lo ripeterò una volta sola. Voglio quei quattro tizi fuori da casa mia. - sibilai.
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- Per questa volta passi okay? Ma basta, è arrivato il momento di cambiare. Buttati, cambia, e inizia a vivere Viviane -
//
Piansi tutta la notte. Piansi per la morte di mia madre. Piansi per mio padre. Piansi per le botte ricevute in quegli ultimi 5 anni. Piansi per tutte quelle sere che lui tornava a casa ubriaco. Piansi, non avevo mai avuto il coraggio di piangere cosi tanto.
//
''Ciao'' ''Chi sei?'' ''Mmm diciamo un ammiratore segreto'' mi tornarono in mente le parole di Horan. Buttati, cambia e inizia a vivere. Gli risposi.
//
E vissero per sempre felici e contenti. Ma la mia storia non parla di questo. Viviane. Un passato pericoloso incombe su di lei. Un ammiratore segreto. E Zayn. Il coraggio di vivere ancora.

Il palco era ancora illuminato dai faretti colorati posti sopra la mia testa, le uniche luci presenti nello stadio al momento, oltre ai cartelli illuminati che segnavano l'uscita. Non avevo idea del perchè mi trovassi ancora lì, al buio, da sola, sapevo solo che dovevo rimanerci. Avevo ancora l'immagine di quel ragazzo moro che, con la chitarra in mano, faceva muovere il pubblico da una parte e dall'altra, come se fosse suo padrone. Vidi, nella mia testa, il suo sorriso compiaciuto a fine concerto, mentre, insieme ai suoi fratelli, spariva sotto il palco. Proprio in quel momento, una figura, uscì dalla porta situata in fondo al palco, dietro la batteria. La luce soffusa illuminava solo i suoi contorni, ma mi bastava per capire chi fosse. «Nicholas» sussurrai. Il suo sguardo scattò verso di me, mentre il suo corpo si paralizzava sul posto. Mi vide subito, seduta sulla passerella, a cavalcioni. Pensai di essere un'ombra indistinta nel buio, fino a che, a denti stretti, aprendo la bocca in un enorme sorriso, lui non pronunciò il mio nome. «Julie» il mio nome si perse nell'enormità di quello stadio.