Non si trattava più di vivere, era arrivato il momento di sopravvivere.
Quel mondo non aveva nome e a quel destino non c'era fine.
Il cerchio si stava chiudendo ed io ne facevo inevitabilmente parte, ero come il sole che illumina i pianeti, che permette la vita, ero indispensabile.
Ma che vita era quella? Avrei voluto scappare, tornare indietro nel tempo.
Per me le lancette dell'orologio si erano fermate, lasciandomi bloccata lì, in trappola.
DALLA STORIA:
-Non dovevo fidarmi di te- gli dissi in tono deluso, ma freddo.
-Io non mento- pronunciò fermo cercando di sostenere il mio sguardo.
-Allora mostrami chi sei veramente-
NIENTE È COME SEMBRA!
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Cosa puoi fare quando l'insicurezza ti blocca? Cosa puoi dire quando la timidezza ti opprime la gola? Come puoi vivere quando attualmente vivi solo di malinconia e depressione?
-
«Non abbiamo bisogno di psicopatici appena usciti da istituti per depressi, tornatene a casa Howen»
(N.d.A: tematiche delicate trattate con estrema cura e cautela, realismo)

Mi allungai e posai le mie labbra sulle sue. Erano così calde e morbide che d’istinto sospirai e praticamente mi avventai su di lui. Lui mi baciò con delicatezza ma, di fronte al mio slancio, allontanò il mio viso e appoggiò la sua fronte sulla mia. - No, piccola -. Mi staccai furiosa e cominciai ad allontanarmi. Mi aveva appena rifiutata, non riuscivo a crederci. Volevo solo uscire di lì e tornare a casa. Barcollai verso la porta e uscii in giardino, guardandomi intorno confusa. Percepivo le lacrime offuscarmi gli occhi, mi sentivo ferita e offesa. - Scarlett, tesoro, non fare così - mi pregò raggiungendomi. Si piazzò davanti a me e mi prese il volto tra le mani. - Non ti preoccupare, ho capito. Non ti disturbero più - sbuffai mentre le prime lacrime scendevano. - No, ti prego, non piangere -, mormorò asciugandole con le dita, -E’ solo che… insomma, ci conosciamo da tre giorni e tu sei così ubriaca che non sai quello che stai facendo -. - Non fingere di essere un angioletto. Da quando ti interessa se una ragazza è ubriaca? - risi amaramente. - Da quando quella ragazza sei tu -.

Mentre 'sto tizio tenebroso mi fa entrare, Quinn ci passa davanti sorseggiando um bicchiere di aranciata. Si ferma di colpo, poi fa retromarcia fino a noi.
«Justin?» Sbarro gli occhi, mentre Jhonny Bravo fa un cenno di saluto a mia sorella.
«Tu... Conosci questo tipo?» Gli domando, incredula.
«Certo, é il nostro baby-sitter.»
«Piacere, il mio nome é Justin Bieber, e tu... Dovresti essere Kimberly, giusto?» Oh, cazzo.
In men che non si dica, mi metto ad urlare con le mani sul viso, scandalizzata.
Tutto questo non sta realmente accadendo.

Annie è una ragazza semplice e innamorata di New York e della vita semplice fatta di emozioni.
Justin è un cantante internazionale a New York di passaggio. Cosa succede se due storie completamente diverse si incontrano?

Lei lo stringeva tra le sue braccia ma qualcosa non quadrava, non poteva essere lei…
Il suo sorriso non sembrava per niente come quello di una madre felice di riavere il proprio figlio tra le sue braccia, sembrava quello di un padre che non vede l’ora di vendicarsi!
-Justin, scappa!- urlai più forte che potevo.
Lui si staccò subito dalla figura femminile e mi guardò confuso.
Il viso di “sua madre” era teso, teneva i denti stretti e i pugni chiusi sui fianchi.
-Cazzo, Justin! Scappa, corri!- lo presi per un braccio e iniziai a correre.
-Cosa stai facendo Eve, è mia madre!- urlò cercando di fermarmi.
-Non è lei! È tuo padre Justin!- urlai tirandolo ancora più forte.
Tratto dalla storia :)

Mi stava semplicemente aiutando.
Lui ne aveva 20, io ne avevo 16.
Perchè ignorare gli insulti, se la gente non fa altro che giudicarti?

Ashley, una ragazza diciottenne, autolesionista, dopo la perdita di sua madre e suo padre in prigione per aver causato l'omicidio, si ritroverà a vivere da sola per po' di settimane, fino alla chiamata di sua zia, che la inviterà a vivere da lei in Florida: nuova scuola, finalmente degli amici e degli amori.