Recensioni per
Saga e Aiolos (BDT – Big Damn Table - 100 prompt)
di titania76

Questa storia ha ottenuto 195 recensioni.
Positive : 195
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
06/07/14, ore 16:07

Se c'è una persona che riesce a descrivere bene Saga e quello i prova, i suoi sentimenti, il suo dilaniarsi interno...quella sei tu.
La tua passione per questo personaggio ti ha portata a conoscerlo profondamente.
Questa piccola parentesi poetica inziale non era il solito complimento, ma bensì è davvero il mio pensiero.
Quale oggetto migliore di una maschera per celarsi al mondo?
Per celare quel volto che tutti conoscevano bene e che era sempre abbinato ad ideali di lealtà, giustizia e bontà.
Nulla.
Ricordo che da bambina quella maschera mi faceva paura :)
Saga vuole nascondersi, sparire, ma allo stesso tempo la sua sfrenata e oscura ambizione non gli da pace.
Nascondersi ma rimanere sempre lo sguardo della gente...che c'è di peggio per uno dei più forti Santi d'Oro.
Tradire e rendersi conto di farlo...non può non vedere quella maschera se non come la sua unica occasione di nascondersi al mondo.
Brava, ti dico solo "brava" perchè tanto altri aggettivi sono solo superflui ;)

Recensore Junior
06/07/14, ore 16:03

Allora aveva proprio ragione chi sosteneva che le cose che possiedi alla fine ti possiedono. Sembra che il mascherone sacerdotale abbia smesso da tempo di essere un simbolo di responsabilità e rispetto. Adesso sembra diventato una specie di droga per fuggire da se stesso. Lo intuisco dalla necessità di indossarlo, come se senza di esso mancasse una parte irrinunciabile senza cui la vita diventa impossibile. Vogliamo dirlo che dipende da quella maschera? Il fatto è che, grazie al pasticcio immondo in cui si è cacciato, la bussola è completamente persa. Addirittura, rispetto a tutto questo, sarebbe meglio se non la volesse mollare per questioni di onnipotenza e arroganza, a ribadire che il capo è lui e ci vuole rimanere. In realtà è smodatamente peggio: la maschera serve a nascondersi dagli occhi del mondo e a cancellare completamente la parte vera di lui. Conoscetemi solo come Grande Sacerdote, come manichino, ed evitare assolutamente di scoprire chi c'è sotto, perché non ha nessuna importanza. Certe volte mi sembra che la doppia personalità sia lui vs grande sacerdote, più che una paturnia mentale o possessione XD

E in tutto questo grandissimo problema, che fa servizietti a guerre sacre e invasioni nemiche, il senso più colpito è proprio la vista. Ho sempre notato quanto fossero spaventosi, perché indecifrabili, gli occhietti rossi della maschera, che forse sono contagiosi, ma non avevo mai pensato a come si vedesse attraverso di essi. Se all'inizio potrebbe sembrare eccitante, una specie di vista a raggi infrarossi o a ricerca termica, poi ci si rende conto delle orribili conseguenze che questo porta. Il rosso diventa un velo sul mondo, un qualcosa che uccide tutte le sfumature del mondo e le rende di un unico colore. La cosa peggiore è che dà assuefazione e si finisce per aver bisogno di quel rosso. La vista perde completamente di senso, la visione naturale diventa spavento e angoscia, l'animo si calma solo quando tutto diventa rosso. Sangue, tradimento, pericolo, appiattimento, qualsiasi cosa sia. Normalmente il rosso significa pericolo, ma in questo caso vedere rosso significa essere mascherati e nascosti al mondo intero, perfino a se stessi. Quando il mondo torna normale, è come essere nudi e in situazione di estremo pericolo; tutti possono vedere chi sei, scoprirti e far saltare quel piano cocciutamente portato avanti contro le numerose segnalazioni della sanità mentale.

Se il tatto era sinonimo di gloria, l'olfatto era meglio di un gps e l'udito era illusorio, la vista si conferma come il peggior senso fin qui. Porta la paura di vedere e di essere visti, il bisogno di alterare l'ambiente, la necessità di nascondersi e di vedere negli sguardi altrui la paura più grande: il fallimento e l'esplosione delle ambizioni. Non mi stupirei se fra un po' iniziasse a dormire con l'elmo: sarebbe la protezione non stop, la sicurezza, l'ultimo barlume di ansia che scivola via. Mai più senza, perfettamente nascosto. O così, o diramiamo un editto sacerdotale per cui tutti devono andare in giro bendati. La cosa funzionerebbe. Dei noti fessi, semplicemente tenendo gli occhi chiusi, non si sono mai accorti di niente.

Recensore Junior
02/07/14, ore 23:14

Ora qualcuno finalmente saprà cosa significa privare del senso del gusto le altre persone! In questa occasione credo sia addirittura peggio che avere le papille addormentate: non manca fisicamente, anzi i sapori si sentono distintamente, ma manca la cosa più importante in assoluto. Gustarseli. Sembra che dopo il ritorno in vita sia questo il danno più esteso: la vita non sa di niente. Anche se i sapori rimangono netti e riconoscibili, sono insoddisfacenti. Sarebbe superficiale adottare una serie di scusanti quali il troppo lavoro o le responsabilità che gravano sul testone di chi siede sul trono di comando (un ruolo a caso per una persona a caso, vero? >_>). Sembra che il problema risieda, come sempre, nel senso di colpa. Spesso si dice che la morte cancelli ogni peccato mortale commesso dall'individuo quando era in vita e in qualche modo contribuisca a lavarne l'immagine e alleggerire le responsabilità. Solo che nessuno era mai tornato in vita per confermare... e da quanto si capisce qui, in caso di ritorno in vita le cose non sarebbero affatto semplici o risolte come si potrebbe pensare. Un'azione disdicevole o un abbaglio ingiustificato preso lasciano trascichi che possono durare a lungo (true story -_-) e sicuramente non si cancella tutto con un colpetto di spugna o con un'assoluzione ricevuta. Quanto fatto, anche se frutto di un comportamento di cui si è poco responsabili, continua a pesare. Forse non è mai stato riportato in vita del tutto. Mi piace pensare che sia un ritorno alla vita solo formale e fisico, ma a cui manca il gusto per l'esistenza. Come dire che manca tutto.

Ho apprezzato l'idea di parlare, più che del gusto, del non-gusto e di farlo risaltare rispetto ai sapori che sentono gli altri. Il gusto fa da filo conduttore per l'intera esistenza e secondo me è un ottimo termometro per stabilire la felicità di un individuo. Dai sapori giovanili ed extra gustosi, probabilmente più di quanto non siano, ai sapori adulti e più intensi. Se prendiamo la comparazione tra i due cuoricinati per l'occasione, notiamo che non è tanto questione di età quanto di atteggiamento. Su Aiolos i sapori sono ancora intatti e intensi al punto giusto. Secondo me non è tanto questione di età e tempo da recuperare, quanto di tornare a godersi quei piccoli piaceri che la vita offre. È vero che ci sono persone molto restie, per non dire spilorce, che concedono poco e raramente. Però un tempo, quando tutto girava come doveva, tutto aveva il gusto che doveva avere. Penso sia davvero troppo presto per farsi trascinare nel gorgo della nostalgia. Il percorso di espiazione non sarà affatto semplice, ma è impensabile vivere in un mondo insipido e in un baratro di scarsa speranza. Dopo il gusto eccessivamente piacevole, il gusto assente, viene per forza il gusto perfetto. Necessario per se stesso e per chi gli sta intorno. Ritorna nel mondo una vita, figurati se non può tornare il piacere di gioire per un buon sapore.

Mai tirato in lungo, travagliato e stato così in difficoltà per una singola recensione. Stavolta la stellina la metto a me stesso.

Recensore Veterano
29/06/14, ore 03:36

Eh si...allora ricordavo bene il tuo talento per l'introspezione :)
Dovresti ricordare anche che non amo molto leggere dei sentimenti di amore reciproco tra cavalieri ma questa tua storia...bhe è tutto un altro mondo.
Fare le sostituzioni notturne in ospedale, anche se cado letteralmente dal sonno se non c'è nessun campanello che suona, mi ha permesso di leggere tutte queate tue riflessioni.
Che belle che sono!
Riesci a rendere questi personaggi vivi, davvero.
Non credo che ci sia bisogno di dirtelo ma te lo dico lo stesso.
BRAVISSIMA :)

Recensore Junior
23/06/14, ore 21:21

Il fascino dell'antichità può affondare chiunque con il carisma che si porta dietro, ma cela anche oscure responsabilità, come si è ben visto in questo caso. Sono azzeccatissimi i paragoni, ma io mi sono soffermato in particolare sulla cenere funeraria, è quello che mi è rimasto più impresso. Forse perché è il più veritiero. Quando erediti un'armatura, compresa nel prezzo c'è anche la volontà dei propri predecessori. Non sono solo imprese eroiche, quelle che tutti sognano di ripetere. Ci sono anche gli aspetti meno considerati, come i decessi eroici. Sfido chiunque a non dare più importanza al decesso... ricevere una simile reliquia è un ottimo sinonimo di morte, quasi scontato. Shion ha focalizzato bene il punto. Quello diventerà tutto il loro mondo. Muoiono gli uomini, muore la vita normale, nasce il guerriero, a breve morirà anche quello. Ogni sensazione è concentrata nel tatto. Io ci vedo, in sintesi di tutto quello appena detto, una sorta di sacro timore anche solo a sfiorare il premio che hanno inseguito così a lungo. Un conto è battersi per raggiungere qualcosa, un altro è ritrovarselo tra le mani. Poi è interessante che uno se le immagina fredde come il metallo e perfettamente splendenti, mentre qui mantengono quell'aria di vissuto e antico. Tutte cose che possono vivere soltanto toccando, quasi come se il sogno/incubo fosse finalmente diventato tangibile. Sono proprio le imperfezioni, addirittura i piccoli graffi non riparati, a portare quella piccola nota stonata in tutto il quadretto. Dal punto punto di vista è tutto a posto, hanno realizzato la prima parte del loro percorso e non si pongono troppe domande. La morte per loro non è mai un problema, sono lì per quello. Però, in un momento in cui tutto dovrebbe essere perfetto, c'è sempre un particolare sinistro che spezza l'atmosfera. Finiranno in cenere come tutti e quella polvere è lì perfettamente a ricordarlo.

Si sa che girano tante leggende e infiniti racconti sulle gesta dei predecessori e del modo in cui hanno onorato (si spera) il compito che sono stati chiamati a svolgere. Puoi ascoltare, puoi leggere, ma mai niente renderà l'idea come toccare. Penso che in questo modo si possa capire ogni cosa, arrivare a sentire tutto il percorso che l'armatura si porta dietro e cosa ha affrontato in passato. Sapere che ora tocca a loro è un grande motivo di orgoglio, perché l'unica consolazione che rimane è lasciare il proprio segnetto sulla cloth e sperare che il proprio successore, semplicemente toccandola, dia un senso al "mandato" ormai passato. Così il ciclo di storia sarà compiuto. Tutti dubiteranno, prima di indossarle, se quello che si dice su quegli oggetti mitologici sia reale o meno. Il tatto toglierà ogni dubbio, più di qualsiasi racconto intorno al fuoco o noiosa lezione di storia. Ora ci sono loro ed è più che giusto che si sentano in soggezione di fronte al peso della storia e del mito, che forse loro continueranno a prolungare.

Con il tatto non poteva esserci argomento più centrato. L'unico modo per credere davvero che tutto quello che si apprestano a fare non è affatto frutto di deliri inventati. Bella!

Recensore Junior
14/06/14, ore 01:21

Esistono sensi meglio sviluppati, o almeno sensi che si intensificano quando gli altri vengono meno. Siamo in ambito udito e secondo me è stata un'ottima idea inibire la vista. Mi è piaciuta particolarmente l'idea della danza delle ombre e l'atmosfera di finta solitudine che si è creata. Giocare con i sensi crea questi effetti, questa brutta sensazione di non essere mai soli nonostante le apparenze. Esistono ombre striscianti che possono solo essere avvertite ed è questo che le rende così inquietanti e pericolose. Esisteranno davvero? Saranno manifestazioni? Succederà qualcosa di spiacevole da un momento all'altro? Da sempre, stare sospesi è la cosa più pesante da sopportare. L'importante non è ciò che accade... è ciò che potrebbe accadere da un momento all'altro, senza mai avere la certezza che avvenga davvero. Eppure li senti. Questo ti dà la certezza di non essere solo. Sarebbe molto facile dare la colpa ai tuoni, alla stanchezza, ai rumori che provengono dall'esterno. Oppure... oppure c'è quella presenza che ti segue sempre, ti toglie l'equilibrio e ti ricorda che tu gli appartieni. È un sottile gioco mentale, ma che bisbiglio dopo bisbiglio porta rapidamente alla pazzia.

Chi sarà mai quest'ombra che non abbandona mai la tredicesima casa? Parlando di chi sappiamo, non è difficile immaginare che l'inquietudine derivi da qualcuno che sembra gironzolare, ma in realtà non è visibile. Si nasconde dentro la testa. Idea geniale, è proprio il posto dove uno non cercherebbe mai.

Penso che come atmosfere create questa sia una delle migliori della raccolta. Sembra un film thriller in cui si percepisce una sensazione di pericolo quasi, con qualcosa che potrebbe accadere ma potrebbe anche solo essere la suggestione di un momento. Per quanto sia indefinita nel tempo, è indicativa che qualcosa di macabro ha iniziato a mettersi in moto. L'udito fa questi scherzi. Sembra di sicuro affidamento, ma in certi casi può solo aumentare la preoccupazione. Tutto l'ambiente è teso, sembra quasi che i rumori concreti, come i tuoni, passino del tutto in secondo piano rispetto a quelli appena percettibili. Però la cosa migliore è che una risposta non c'è mai e forse non è nemmeno importante. Scoprire l'origine dei bisbigli non ha molta rilevanza, perché quello che conta non è il mistero che celano ma quello che provocano. In tal caso, la quiete non è affatto apparente e non è nemmeno quiete. Per quanto non si scomponga, si percepisce che qualcosa non vada. Io vado per la suggestione. Non solo perché è l'ipotesi più affascinante ma anche perché sarebbe ancora più tetro. Fin quando qualcosa sta nella tua testa, si può essere irrequieti ma conviverci. Ma quando il tuo ospite inizia a manifestarsi nel mondo fisico, o così ti sembra, significa che non esiste più alcuna realtà. Solo visioni e riscritture. Il che è perfetto per abbandonarsi ad azioni non consone e a lasciar andare in via definitiva ogni freno morale e non. Il disastro è fatto insomma, non resta che seguirlo fino in fondo con tutte le conseguenze del caso.

A questa piazzo la stellina, è riuscitissima.

Recensore Master
12/06/14, ore 16:36

Bella.
Mi sei davvero piaciuta, come si dice da me, ora che ci mostri il momento in cui due ragazzini sono entrati a contatto con le loro corazze. Perché si possono spendere tante parole sull'onore e l'onere che comporta essere dei Santi di Athena (una Athena che ancora non c'è e che richiede, quindi, un ulteriore atto di Fede); ma la realtà è che noi - che loro - siamo fatti di un impasto di acqua e terra. E che dobbiamo toccare con mano per comprendere, forse, l'enormità del nostro destino. O quantomeno per provarci.
E nei tuoi paragoni, nel trittico di polveri bianche a cui i due paragonano la polvere del tempo che si attacca ai loro polpastrelli, c'è un'umanità fatta di piccole cose che ce li rende bambini sì, col bianco della farina; ragazzi, col gesso che si attacca alle dita durante gli allenamenti; e uomini - guerrieri - con quella cenere funeraria ingrigita che, lo sanno, li aspetta alla fine della giostra.

Recensore Master
04/06/14, ore 09:06

Terribile.
Ma non la storia, capiamoci, quanto le sensazioni che suscita andando a toccare quelle corde, così sottili e leggere, come un bisbiglio, ma trasmettono l'idea del continuo borbottio, del continuo bisbigliare. Che non ti lascia mai. E che ti fanno quasi -impazzire - apprezzare il fragore roboante del tuono ed il crepitio del fulmine. Perché mette a tacere quei sussurri costanti. Come se fosse un sollievo, un palliativo.
E poi, come ogni volta che abbiamo a che fare con Saga, ci poniamo la domanda: è la voce di Saga, dell'entità benigna, quella che borbotta in sottofondo, come un disturbo di fondo... oppure è la sua controparte malvagia che lo aizza e lo pressa e lo?
Bellissimo quadretto.

Recensore Junior
13/05/14, ore 23:04

Sì, ce lo vedo molto bene il quadrupede cacciatore! E se non avessi abbastanza fiducia nelle sue qualità, eviterei di immaginarmelo mentre si sbatte l'arco su muso invece di scagliare le frecce.
Non devo affatto dire che i rigiri artistici sono qualcosa che apprezzo sempre enormemente: è un vero e proprio mestiere rigirare le questioni per uscire brillantemente da situazioni che potrebbero risultare scomode o imbarazzanti. L'olfatto è sì una prerogativa molto importante, specie se usato in combinazione con gli altri sensi. Come da tradizione, bisogna usarli tutti per trarre il meglio dai pastic... dalle situazione scomode in cui si cade proprio malgrado. Tuttavia, un dubbio di quelli uccidi sonno mi ha assalito: non è che il pesce è stato arrostito strategicamente per richiamare all'ovile, una volta appurato che questa non ritornava? Io ci vedo l'intenzione di richiamare il quadrupede smarrito, con tanto di sguardo annoiato e acidità gratuita, della categoria... "se non lo riporto io a casa chissà questo quando torna -_-". Comunque sia, l'intesa ha funzionato alla perfezione: il segnale di fumo è stato lanciato, il segnale di fumo è stato colto. Poi pazienza se è stato un caso fortuito, l'importante è sempre non dare nell'occhio con le proprie mancanze e millantare capacità fuori dal comune per fare bella figura. Non a caso, se non ci fosse stato alcun aiutino, io mi immagino un eterno girotondo senza più ritorno a casa. Sono bellissime cose, oltre al fatto che fanno venire voglia di mettersi le mani nei capelli e anche altrove: se la giustizia è in mano a chi neanche trova la via di casa, siamo in ottime mani e il futuro è rosa pastello proprio -_-

Dal punto di vista dei caratteri si sono viste cose molto simpatiche. Da un lato c'è il Saga sempre scostante e annoiato, quello che neanche ti guarda in faccia e ti manifesta apprezzamento per le capacità dimostrate. Anzi, a momenti si glorifica da solo per la stupenda pensata di aver cucinato un pesce-bussola e aver tirato fuori dai guai una bestia sprovveduta, che però attendeva con ansia. Figurati se lo manifesta però! Dall'altra c'è un quadrupede insolitamente orgoglioso che, tra il serio e il faceto, mette da parte l'umiltà che lo caratterizza e cede ad un pizzico di vanità per l'impresa appena compiuta. Ma sarà così davvero? E se ci fosse stata la giornata nazionale della grigliata di pesce cosa faceva, vagava da una casa all'altra? In ogni caso voglio pensare che questa sia stata una buona dimostrazione di quello che di solito si intende per lavoro di squadra: gente che collabora e si aiuta per raggiungere un obiettivo comune. Certo che se uno si aspettava abbracci e trionfi urlanti dopo tale prestazione, chiedeva la luna: abbiamo un taciturno e un aspirante figo che preferiscono vivere di frecciatine. Nessuno però dà veramente importanza all'elemento chiave: un naso che funziona può salvare la vita. In battaglia, così come nella vita, bisogna usare ogni arma a propria disposizione. E se non lo sanno loro! Simpaticissima questa, apprezzo sempre i momenti di vita quotidiani.

Recensore Junior
25/04/14, ore 23:49

Già, mancava davvero poco. Essendo io però fan estremo del moribondo, che alla faccia di pecore e pecoroni che parlano con lo stampino e il disco rotto in un vero proprio pensiero unico, diciamo che non mi sento dispiaciuto più di tanto per come è finita. D'altro canto lo insegnano spesso in ogni ambito a non cantare vittoria prima dell'effettiva conclusione di un evento: tutto può succedere e a volte un solo secondo di distrazione può costare l'intera posta. Anche, o forse soprattutto, in questo caso, dove gli antagonisti erano numerosissimi e non sempre all'esterno. Se in fondo perdere contro il più forte mai visto e che mai si vedrà ci può stare, perché in certi casi bisogna solo fare i complimenti e arrendersi alla bravura esterma, ben diverso è il discorso contro la personalità interiore. Quando si dice il punto di vista! Eppure "lui" è il titolare ufficiale della mente, quello apprezzato da tutti e che ha fatto la fortuna dell'uomo e del saint. Per il lui ambizioso e crudele, non rappresenta nient'altro che un ostacolo al raggiungimento dei propri obiettivi di dominio. Ribaltare le situazioni e subire un doppio conflitto del genere inevitabilmente porta alla pazzia e a non capire più dove sta la legittimità di un obiettivo e dove invece si sta eccedendo oltre ogni limite. La parte usurpatrice emerge prepotente e anche sadica, ridefinendo i concetti stessi di etica e convincendosi di essere nel giusto, nonostante lungo il cammino in tanti ci abbiano lasciato la pelle per essere stati coinvolti in un disegno più grande di loro. Tuttavia, come nei migliori finali, alla fine il giusto riesce sempre a prendere il sopravvento, o almeno la predominanza. Proprio il lasso di tempo rende tutto più gustoso: quando gli spazi sono ristretti e il tempo manca, soltanto un colpo di genio può risolvere la situazione. Questa è l'ingiustizia del "non è finita finché non è finita", poiché più il trono è alto e più la caduta può far male.

Molto interessante il punto di vista Evil che ribalta completamente la concezione degli eventi. Purtroppo per lui il piano era di una complessità notevole e non si sa nemmeno quanto avrebbe rispettato le intenzioni originali, in quelle condizioni di completa mancanza oscura di lucidità. Facile dire "voglio proteggere l'umanità dalla triade", ma ti voglio vedere a tener fede ai propositi una volta che ci arrivi. Invece, alla fine, la giusta conclusione ha posto fine ad ogni discorso. La vita sarà stata anche maledetta, ma è stata la sua. Tra errori, sensi di colpa, piani diabolici, caduti a non finire in un momento tanto delicato, la cosa più bella è che tutto è stato cancellato con un colpo di spugna. Finalmente lui è riuscito a liberarsi: se prima il tempo era "troppo poco" ed è sfuggito di mano proprio nel momento cruciale, creando rimpianto e rabbia, quei pochi secondi di redenzione, sempre "troppo pochi" sono in realtà il tempo perfetto per ottenere il perdono e non perdersi in un'intera esistenza di rimpianto: meglio l'assoluzione e il decesso: quel "troppo poco" è in realtà fin troppo per spirare in pace, senza rimpianti e con un'anima pulita, o ripulita, da tutto ciò che non ci sarebbe dovuto essere.

Bella? Troppo poco!

Recensore Junior
25/04/14, ore 23:47

Bellissimo mistero quello dell'illusione diavolesca. Uno scenario che Mastro Kuru per primo non aveva minimamente previsto, come non aveva previsto nient'altro di quello che è accaduto. Lui ha fatto come gli girava e come gli piaceva, ma mai avrebbe immaginato di avere fan armati di lanternino di ingrandimento pronti ad analizzare ogni singola parola che lui abbia mai scritto, perfino i "ku ku ku" e i "mmmmmfp". Non se la immaginava di certo una vivisezione simile al suo lavoro e che ci fosse gente in grado di chiedersi se la barriera agisce solo sugli esseri umani e non sulle piante. A lui piaceva un colpo speciale utilizzabile dalle alte sfere. Mai avrebbe pensato di scatenare un flame così feroce sull'attribuzione del colpo. Salvando capra e cavoli, sarà una tecnica proibita dei gemelli custodita nelle sale del grande sacerdote, di cui anche lui giocoforza viene a conoscenza. Ma se la usano solo i gemelli...

Sempre parlando di gemelli, come possono amare e non avere gli occhi luccicosi per la citazione direttamente da Lost Canvas? Continuity o meno, mi piace l'idea che le gesta dei predecessori siano conosciute e tramandate, come monito o come esempio. Il fatto che qualcuno 240 anni prima fosse già caduto nella trappola poteva essere ambivalente: da un lato poteva servire da deterrente, poiché conoscere la storia aiuta a non ripetere gli stessi errori. Dall'altro c'era la non molto piacevole presa di posizione che chi nasce sotto quella stella è e resta sempre con lo stesso carattere, destinato a compiere sempre le stesse azioni. Altrimenti non sarebbe lui! A discolpa della gattina curiosa che ci ha lasciato lo zampino per la seconda volta, va detto che un aspetto molto irritante di ogni buon maestro è parlare in modo astruso e incomprensibile: la conoscenza non si insegna, va ricercata attraverso se stessi e la propria interpretazione. Poi si lamentano, o meglio prendono a sprangate, se uno non riesce ad interpretare il giusto significato de "La conoscenza è potere" e finisce per impelagarsi in un guaio di cui ovviamente il gran maestro se ne lava le mani, in quanto non è responsabile di allievi che prendono lucciole per lanterne. Bello fare il maestro, preferibile senza dubbio.

Il problema, tra il serio e il faceto, è facilmente risolvibile: se è una tecnica per grandi sacerdoti, basta diventare tali per poterla padroneggiare senza patemi. Sciaguratamente l'ha presa alla lettera e così ha fatto. Il colpo ha causato più danni della grandine ma alla fine, gemelli o no, era destinato a saperlo usare. Per natura, per caratteristiche, per inclinazioni, per necessità di dover portare avanti un piano. Proprio quella che si chiama affinità. Il sesto senso, esattamente rappresentato come l'intuizione, può essere ingannevole. È un segnale di avvertimento, un'intuizione che si rivela una grande scommessa: può portare a risultati straordinari o al baratro, ma non si può mai avere la certezza della sua bontà. In questo caso quindi, perché fermarsi? È facile dire dopo "ci aveva visto giusto", ma semplicemente in quel momento cedere alla tentazione era la cosa più naturale: può essere sesto senso anche non fidarsi del proprio sesto senso e non ascoltarlo.

La citazione mi ha fatto felice, così come l'associazione a persone di dubbia levatura che mettono la propria curiosità e i propri istinti davanti a tutto. Aveva di fronte la tentazione e ha ceduto, ma non per questo è da condannare: il suo sesto senso in fondo lo sapeva che non sarebbe stato ascoltato. Ottima.

Recensore Master
08/04/14, ore 19:52

Chapeau.
Le dodici, lunghissime, interminabili ore di quel giorno maledetto racchiuse in sole centodieci parole.
Sole per modo di dire, visto che sappiamo bene quanto lavoro di cesello ci sia nella scelte di ogni, singolo termine per creare queste istantanee. E ci hai regalato un quadro di una potenza espresisonista, quasi: la rivincita di Saga, del bene, sul demone che gli si era annidiato nel cuore, e che infiniti addusse lutti agli Achei, per dirla con Omero.

Recensore Junior
20/03/14, ore 00:14

Sulla domanda, passo. Non mi assumo nessuna responsabilità visto che troppe cose mi sfuggono e lascio parola agli eventuali chiamati in causa. Meglio tacere e dare l'impressione bla bla bla

Lo schema sì, è abbastanza diffuso, ma spesso usato a sproposito o costruito talmente male che la sorpresa finale fa cascare gli orgogli genitali, li fa schiantare a terra, li fa rimbalzare verso l'alto e li fa incastrare di nuovo al loro posto. Quest'ultima operazione fa più male di quanto sembri. Tuttavia, poiché non ho ambizione e complessi di superiorità e nemmeno miro ad elevare determinate cose smontandone altre, resta semplicemente un mio pensiero. Dicevamo che la struttura "costruisco una situazione che sembra seria e poi la chiudo con una minchiata" è comune, ma essendo appunto struttura ognuno ci può mettere dentro i contenuti che vuole senza incappare in problemi, che non siano contenuti gemelli ovviamente, ma queste sono beghe tra autori. Qui mi fa piacere di non aver trovato una minchiata a chiudere la parte impegnata, bensì una fettina di vita simpatica e un missing moment di cui c'è sempre bisogno.

La signora a me ha ricordato più una nonna, di quelle che magari non vedi spessissimo ma che alla prima occasione buona ti devastano con un pranzo fuori scala per un essere umano. Porzioni triple ricaricate almeno tre volte, resistenza stagna ad ogni lamentela, stroncata spesso con il terribile "mangia e taci, che fa bene!", e quel ghigno sadico e soddisfatto quando ormai implori pietà e ti muovi a fatica. Sicuramente ci sono ostacoli e ostacoli, ma è anche vero che spesso a mettere più in difficoltà persone con elevato spirito e preparazione sono proprio gli ostacoli comuni e banali, perché tutti hanno delle debolezze. Il bello di vedere una sorta di figura guida per questi due ragazzotti sempre persi dietro il dovere attenua un po' il senso di solitudine che aleggia all'interno del Santuario. Inoltre tra i doveri di un saint c'è anche quello di essere un supporto e una guida per la povera gente. Sarebbe veramente un peccato deludere chi ha preparato con tanto amore quelle pietanze e si impegna giorno per giorno a fornire una buona alimentazione tipica greca. Insomma, quegli allenamenti consumeranno una barcata di calorie che gli esseri umani non possono neppure immaginare. Se l'alimentazione non è adeguata, collassi seduta stante, cosmo o non cosmo!

L'ho apprezzata molto. Soprattutto i due punti chiave di una struttura di questo tipo non mi hanno deluso. La parte impegnata rende bene la fatica del mestieraccio e riporta il tutto in una dimensione di sacrificio e impossibilità di lamentela. A maggior ragione per loro, che i limiti li devono distruggere in continuazione nella rincorsa alla perfezione. Non si possono permettere i cedimenti da esseri umani medi, ma ci dovrà pur essere un contraltare. Le porzioni di cibo troppo abbondanti e il desiderio di non deludere chi li accudisce mi sembrano una buonissima idea che li riporta al loro stato di ragazzini alle prese con una persona troppo amorevole per essere delusa. Quando è troppo è troppo, ma troppo non è mai abbastanza. Buona situazione e sfumatura sufficientemente delicata per essere credibile e non far chiudere la finestra con un vaffa, almeno per me. Quello lo metto in riserva e me lo tengo per occasioni più consone. Pericolo scampato :p

Recensore Junior
13/03/14, ore 23:35

Dubito sinceramente che esista un momento in grado di rinnovarsi e offrire miliardate di spunti come questo. La prigione del capo è peggio di una scatola da prestigiatore. Quando pensi che sia vuota e abbia svuotato il proprio contenuto, ecco che qualcosa spunta sempre fuori dal quintuplo fondo. L'idea dei dardi avvelenati è proprio azzeccata per le parole di Kanon: in quel momento aveva tirato fuori tutta la cattiveria e la perfidia possibile, studiando con cura le parole migliori per fare del male e provocare la marea di danni che aveva in mente. Sappiamo bene che l'anatema è stata solo una cosa superficiale: lì voleva esclusivamente sfogare la rabbia che aveva in corpo e destabilizzare il fratello nel nervo più scoperto in assoluto. Desiderio di far male. E tutti gli elementi di contorno del paesaggio sembrano essere in sintonia con quella dimostrazione di odio e vendetta. I gradini insolitamente pericolosi che possono riservare più di un'insidia quando sono scivolosi, il mare in tempesta, il vento...

Era nel giusto? Chissà, non lo sapremo mai. Il cazzottone in pieno stomaco che si è preso Kanon probabilmente non ci spinge verso quella direzione. È vero che da una parte c'era un individuo fuori di sé che delirava di complotti e di conquiste del mondo. Essere un fratello significa anche punire il tuo stesso sangue, per non dire che è una punizione inflitta anche a se stessi. In questo caso dover ingabbiare Kanon è stato un fallimento per tutti, su tutta la linea, ma il senso del dovere come prima cosa non può tenere conto di rimorsi di coscienza, affetti ed eccezioni. Due volte crudele quindi dover punire l'ultima persona a cui vorresti fare del male. Se nella drabble prima tutto finiva con una morte luminosa, qui si prosegue con una vita che prosegue nelle tenebre. Le stesse tenebre che da questo momento in poi non possono più essere contenute e prendono il sopravvento. Il crepuscolo delle buone intenzioni e il trionfo del buio. Proprio diversi questi due per attitudine e modo di vivere. Un vero peccato che tutto poi si concluda con il medesimo epilogo, con la conferma che gli attimi prima di morire sono i più pacifici di tutta la vita.

Qui si è virato sulla ricercatezza delle parole. Per fortuna che non ci sono stati eccessi di pesantezza e si è rimasti nella giusta dimensione di abbinamento e ricerca senza finire nel mattone. Questo è abbastanza complicato da fare ed è un attimo lasciarsi prendere la mano. Soprattutto perché il tutto è stato concentrato nella prima parte, lasciando poi spazio ad un rifiatamento nella successiva. Il tutto così risulta ancora piacevole e questa è sicuramente una nota di merito. D'altra parte era necessario enfatizzare il momento e sottolineare un'atmosfera e un conflitto per sempre senza fine. E poi fu tramonto.

Recensore Junior
13/03/14, ore 23:35

Sembra proprio vero che in prossimità della morte c'è una sorta di pace che cancella le sofferenze di una vita intera. Forse sono il premio che ripaga di tutte le sofferenze provate in vita. Chissà, magari è soltanto la perdita di sensibilità del corpo che anestetizza il dolore e in fondo non è il caso di passare gli ultimi momenti a rammaricarsi. Quel che è fatto è fatto. Inutile ripensare ai voltafaccia, ai muri sfondati, alle ferite lungo tutto il corpo. Il ciclo della natura è a suo modo spietato e perfetto al tempo stesso. L'alba generalmente rappresenta l'inizio, il nuovo che sopraggiunge. Proprio per questo è ironico che una vita si spenga proprio in questa fase. Ripensandoci a fondo non è un male. A volte si entra nel mito più per quanto non si è fatto che per quanto si è fatto. Aver salvato una vita e assicurato una speranza alle future generazioni è già qualcosa di enorme, ma lo sarebbe stato meno se fosse rimasto in vita. Le leggende nascono proprio dalla voglia della gente di esplorare pagine mai scritte e rendere tributo all'eroe di turno. Il suo dovere l'ha fatto, non vivrà per vederne gli effetti ma in fondo non è necessario né desiderabile: tutto è già scritto. Uscire di scena a questo punto significa semplicemente aver dato un senso alla propria esistenza. Tutto il resto è superfluo. Così è l'alba di un nuovo giorno, l'alba di una nuova era, l'alba di una guerra da vincitori. Solo la sua vita è al crepuscolo, ma ogni eroe ha bisogno di un velo di romanticismo e amarezza per essere tale.

Un commiato decisamente azzeccato per una figura dalle soli luci e nessuna ombra. Una fine del genere non è certo un'ambizione, ma l'alba è come un'entità che ti assolve da ogni peccato (che non aveva in alcuna misura, lui maschere non ne ha mai indossate :p) e ti garantisce uno sguardo su un futuro migliore. Diciamo che il bello di questa drabble è la serenità che traspare. Per chi non sta tirando le cuoia è divertente immaginare un vecchierello che ha tutta la forza concentrata nel basso ventre che fa l'equilibrista per portare via l'armatura e non far schiantare di faccia la neonata sul terreno XD Ma quel che conta è che il tramonto è ancora lontano per gli amici, gli affetti e l'umanità. A lui resta un sacrificio di grande peso. Per quanto secondo me si sarebbe aspettato di bruciare la sua vita per la causa, fin dagli esordi, è tutto un altro conto ritrovarsi davanti all'evento. Per fortuna c'è la serenità, la soddisfazione di se stessi e, come direbbe qualcuno più bravo di me, il tramonto dell'uomo e l'alba del mito. Se lo meritava tutto questo tributo e almeno evita di farsi troppe domande e di lacerarsi ulteriormente per il tradimento subito.