Recensioni per
Pills of Johnlock
di Darlene_
Quel che concatena le Drabble di questo tredicesimo capitolo, il "Fil rouge" se così possiamo dire, è il passato. Un passato precedente, e anche di molto alla serie e che c'entra in special modo con Sherlock. Parto dall'ultima perché è quella che più mi ha colpita, sarà per la presenza di Eurus che non mi aspettavo minimamente e che tu hai inserito mostrandoci uno scorcio di lei e di Sherlock da bambini. Interessante, e anche tanto, è fatto che sia il suo punto di vista al centro della scena. Lei ha tessuto questa trama sottile e terrificante e lo ha fatto per un unico motivo ovvero giocare con suo fratello. Da pazzi davvero, a pensarci. Ancora non mi capacito di quel personaggio, ma anche per altre ragioni. Ad ogni modo, Eurus e le sue considerazioni che arrivano in un momento in cui già tutto è successo. Victor, Barbarossa, è morto. Lei lo ha ucciso e Sherlock ne piange la morte, non era pronto a dirgli addio. E come si potrebbe? Trovo incredibile la freddezza che hai delineato in lei, il suo averla ritratta bambina eppure tanto gelida e spietata, certamente sociopatica, in un'immagine che la serie ci ha mostrato a piccoli pezzi e di cui noi abbiamo dovuto tanto inventare. Ti sei imbarcata in un'impresa dolorosa e difficile, il sole cento parole era da pazzi, e il risultato ferisce e stordisce come è giusto che faccia. |
Ciao di nuovo, torno a lasciarti le recensioni che mi restano. Ho notato che la raccolta è segnata come completa, presumo quindi che la challenge sia finita. Un po' mi dispiace, ma ho ancora un pochino da recuperare... |
Ed eccomi già subito qui, a lasciarti una recensione. Questo credo sia il capitolo (o serie di Drabble che dir si voglia) che mi è piaciuto di più. Sarà che "The Great Game" è ancora oggi uno dei miei episodi di Sherlock preferiti, ma in tre Drabble di pochissime righe, hai ricalcato perfettamente l'intero episodio. Dalla noia delle prime righe, dal senso di inadeguatezza e solitudine che Sherlock sente, un'apatia data sicuramente dalla mancanza di casi e di conseguenza di stimoli cerebrali che lo tengano un po' sveglio. Sino alla famosa scena della piscina, osservata qua da due punti di vista. Il primo è quello di John, che nella seconda Drabble si ritrova a domandarsi chi sia quel tizio con un abito fatto su misura, che sembra matto da legare e che gli ha messo un giubbotto imbottito di Semtex addosso. Di Moriarty non ci dici molto, soltanto ciò che John recepisce ovvero che è un tizio molto elegante che però pare lo voglia vedere morto. La breve osservazione che fai di lui, così come il pensiero rapido di poter morire che gli attraversa la mente nelle primissime parole della seconda Drabble, viene spazzato via quando vede Sherlock. Gli appare quasi come una visione, e cancella ogni sentimento negativo, ogni pensiero riguardo alla morte che ha fatto. Ha paura di morire, ma non solo perché ha paura anche di fare del male a qualcuno pur non volendolo. E poi arriva Sherlock e allora John diventa consapevole del fatto che è lì per salvarlo, per mettere ogni cosa a posto e questo sembra bastargli. |
Ciao, sono rimasta indietro con questa raccolta di Drabble. Non mi ero affatto dimenticata di dover recuperare queste mancanti, ma nel fine settimana mi sono data alla scrittura intensiva e di leggere non ho avuto praticamente tempo. Inizio ora a lasciarti un commentino veloce a questa, e man a mano recupererò anche le altre. |
Questo capitolo è, credo, tra i più angst o comunque drammatici che hai scritto sino a questo momento. Gira tutto attorno a The Lying Detective, il peso di quell'episodio (uno dei miei preferiti oltretutto) lo si percepisce in ogni parola che hai scritto. Ognuna ha un proprio peso specifico, non è leggera né facile da digerire. Eppure è necessaria, ogni tanto serve anche trattare questo tipo di dolore. A me poi piace particolarmente leggere cose del genere, anche dove c'è frustrazione come in questo caso. La droga fa da collante, ma non soltanto. La droga è una conseguenza del dolore di Sherlock. Lui arriva a drogarsi dopo la morte di Mary non soltanto per riconquistare John, ma perché non riesce a gestire la solitudine e il pensiero che potrebbe rimanere solo per il resto della sua vita. Lui ha bisogno della droga, per evadere e spegnere il cervello. Ci sono passaggi in queste tre drabble che conosciamo benissimo, a iniziare dall'incontro con Eurus, che Sherlock crede una cliente come un'altra. La figlia di Culverton Smith per la precisione. Questo Sherlock strafatto che senza rendersene conto registra dettagli sulla "cliente" in questione, che vede un John seduto sulla sua poltrona che sa perfettamente non esserci, a mio avviso trasuda dolore da tutte le parti. Quello è uno Sherlock dal cuore spezzato e in ogni passato Cumberbatch ce lo ricorda con la sua magnifica prova d'attore. E poi arriviamo alla seconda drabble. La linea temporale non è consequenziale, anche se il periodo resta quello. Sherlock qui è apatico, non ha quasi più voglia di lavorare perché farlo non lo diverte più. E il divertimento era ciò che lo spingeva, assieme alla curiosità, a svolgere questo insolito lavoro di consulente investigativo. Ma senza John e con un peso così grande da portare, che senso ha? Sherlock non lo trova e infatti il suo caso diventa uno soltanto, degli altri non gl'importa ormai più niente. Lui deve riconquistare John. Pare quasi imperativo, se non dovesse riuscirci... beh sappiamo che alla fine ce l'ha fatta, ma a che prezzo? E soprattutto cosa sarebbe successo se John non lo avesse più seguito? Se non lo avesse perdonato, o meglio, se non avesse ammesso che in realtà Sherlock non aveva nessuna colpa? Io credo che se fosse successa una cosa del genere, Sherlock si sarebbe distrutto sino a morirci. Ne sono assolutamente convinta. |
Ciao, eccomi di nuovo a recensire questa molto ricca raccolta che continua a interessarmi capitolo dopo capitolo, ogni giorno di più. Sono molto contenta di trovare così tanti aggiornamenti e così tante belle Drabble da leggere. E a questo proposito... in questo capitolo, il filo conduttore è meno evidente che nelle ultime che ho recensito l'altro giorno. Là era la terza stagione oppure il pre incontro e la vita di John prima di Sherlock Holmes. Qui invece trovo sia Sherlock stesso il filo conduttore. E anche nella prima in cui hai usato un punto di vista interno, dove il narratore è John stesso ed è lui che racconta ciò che accade dal suo punto di vista, beh, anche allora trovo sia Sherlock Holmes il solo protagonista. Nelle due successive è in realtà molto facile trovarcelo. La seconda parla di un argomento in realtà molto delicato che, intuiamo sia dai ricordi mostrati che dai racconti di Mycroft e Sherlock sulla loro infanzia, che non è senz'altro la prima volta che Sherlock viene bullizzato in questo modo. Sarà anche una persona a cui piacciono cose insolite, sarà che ha una passione per il macabro e sarà anche che non prende una lira dal lavoro che fa per Scotland Yard, il che potrebbe considerarsi strano o quanto meno atipico, ma sta di fatto che agenti come Donovan non fanno altro che bullizzarlo e trattarlo malissimo quando dovrebbero baciare la terra su cui cammina, e questo a me ha sempre fatto imbestialire. Sherlock risale con i ragionamenti lungo la strada che dalla parola "freak" a mio avviso intraducibile in italiano, ma il cui elenco che hai fatto rende molto bene l'idea, e arriva sino a rendersi conto che in realtà gl'importa che la gente lo chiami in quel modo. Certo che gliene importa a nessuno scivolano davvero addosso certi insulti o accuse di vario genere, io credo tanto meno a una persona sensibile come lo è Sherlock Holmes. La Drabble però non è drammatica in questo senso, ci mostri il dolore e il lato peggiore dell'essere umano, ma ci fai vedere anche un faro di speranza. Una luce nella nebbia. Sarà strambo per qualcuno, ma per John è unico e questo scalda il cuore di Sherlock, e rende questa seconda Drabble molto più leggera di come sia iniziata. Quindi sì, la seconda è incentrata su Sherlock, ma anche la terza in cui abbiamo sempre John di riflesso, in cui abbiamo Mary presumibilmente morta poco. In cui c'è Sherlock che prega, per la prima volta in vita sua. Il breve ragionamento su Dio sarebbe stato bello approfondirlo, per il semplice fatto che l'argomento Sherlock-Dio-Religione lo trovo molto affascinante, ma mi rendo sempre conto che sono Drabble e che quindi ci sono dei limiti di parole da rispettare, che sono già difficili da mantenere di per sé (questo lo so bene, credimi). Certo, comunque sia è stato interessante che tu abbia inserito quel breve ragionamento. Sherlock non ha mai creduto in Dio, ma crede in John Watson e soprattutto conosce bene la gestualità religiosa. E quindi prega John in ginocchio, ha bisogno di redimersi. Non di lavarsi la coscienza, ancora crede di aver ucciso Mary, come ci ricorda il finale. Deve solo chiedere perdono, ne ha bisogno. Non conosciamo la risposta di John in questi passaggi, ma temo non sia delle più rosee. Ad ogni modo, anche la prima a mio avviso parla di Sherlock. Devo ammettere che non ho mai creduto troppo nello Sherlock inappetente a vita. Io sono convinta che Sherlock non mangi durante i casi, perché l'atto lo distrae, ma non che faccia storie in generale nella vita. Anche perché nella serie mangia spesse volte, specialmente dolci. Quindi non sono mai troppo d'accordo con questa visione del personaggio, ma appunto è una visione e apprezzo comunque ciò che hai scritto. Anche perché ricordo sempre che sono scritte per un gruppo Hurt/Comfort e in un certo senso quella prima Drabble è Hurt/Comfort. John si prende cura di Sherlock, in un certo senso. Molto particolare la scelta della prima persona, se non sbaglio questa è la prima volta che cambi narrazione, mostrandoci la prima persona. Diciamo che sono rimasta sorpresa ecco, ma mi è piaciuto molto come l'hai gestita. |
Ciao, eccomi di nuovo. Come accennavo ho saltato il capitolo sette perché le storie sono identiche a quelle del capitolo 6, ma intanto recuperò questo capitolo e poi, quando correggerai, passerò direttamente a quello. Anche qui, come per l'altro capitolo, il sesto, c'è un filone narrativo e se là era la terza stagione e tutto ciò che ne derivava, qua invece è quel periodo di cui sappiamo poco che c'è poco prima del primo episodio. Un'epoca affascinante a mio avviso e il cui approfondimento da parte del fandom altro non fa, a mio avviso, che sottolineare quanto John sia in realtà rinato dopo l'incontro con Sherlock. Incontro che qui non viene mostrato direttamente, ma di cui notiamo le conseguenze. Il John Watson della prima Drabble è già profondamente diverso rispetto a quello dell'ultima. Nella prima, si trova ancora sul campo di battaglia. Gli hanno appena sparato, ma tutto ciò a cui pensa non è potrebbe anche morire (se non per quel colpo, magari per un colpo futuro sparato da qualche altro nemico), no, il suo primo pensiero è che dovrà lasciare l'esercito. Ciò di cui sappiamo di John Watson è che ha concepito l'esercito come la sua famiglia e lasciare il campo di battaglia, ma anche i compagni e soprattutto l'idea di non avere più una divisa da portare, sono state un peso enorme per lui. Tanto che come sappiamo tutto questo gli mancava. E quindi il John sconfitto della prima Drabble, quello che medita il suicidio della seconda, incontrano Sherlock Holmes e tutto cambia. Ottimo lo stratagemma del post del blog, un passaggio solo in cui ci fai capire quanto si senta già rinato, quanto l'adrenalina abbia già fatto il proprio dovere e soprattutto quanto John sia rimasto affascinato da Sherlock Holmes. Se non sbaglio, tra l'altro, usa anche parole simili a queste... Mi è piaciuto molto anche il fatto che tu abbia citato Mike Stamford, una figura molto ignorata, ma che a me piace sempre ritrovare in qualche fanfiction. Lui è stato importante, è stato il primo a essersi reso conto che Sherlock e John potevano avere qualcosa da condividere e non soltanto un semplice appartamento. Letteralmente Mike salva entrambi. Dalla noia, dalla solitudine e da una vita monotona. Sebbene in modi diversi, perché anche Sherlock è stato salvato da John Watson. Ha ritrovato la sua umanità perduta, ha scoperto il piacere di avere degli amici o qualcuno a cui volere bene. Insomma, hanno trovato entrambi una ragione in più per vivere. E questa sensazione viene molto fuori dalla tua storia. |
Ciao di nuovo, avrei voluto passare ieri sera a dire il vero, ma ero troppo stanca per lasciare delle recensioni. Le leggo comunque tutte quante adesso intanto che ti lascio qualche parere. |
Se dovessi definire con poche parole questo quinto capitolo, o meglio le tre drabble che le compongono, direi che è una bella: variazione su tema. Il tema sono sempre John e Sherlock, la Johnlock. La variazione sta nel fatto che in tre drabble hai toccato così tanti punti diversi che forse neanche una long di mille e mille parole avrebbe sfiorato. Nel primo si ha quasi la sensazione di trovarci dentro a un AU. Non ho altra spiegazione a quella Drabble. Sappiamo che Sherlock è rimasto pulito dalla droga almeno fino a The Sign Of Three, dove John di certo non lo conosceva da poco. Ho quindi presunto che dovesse trattarsi di un universo differente, uno in cui uno Sherlock che ha conosciuto da poco John Watson, è già preda della droga. Per la precisione di una cristi d'astinenza, il che vuol dire che si sta disintossicando e proprio grazie a John, che alla fine gli dice un "ti amo" che ammetto mi ha colta in contropiede. Qui è tutto diverso, lo sono John e Sherlock e probabilmente lo è stato anche il loro primo incontro. Non sappiamo altro e quasi mi dispiace, per la prima volta mi piacerebbe saperne di più. Ma invece tutto resta in ombra, lasciato al non detto. Se ce la farà Sherlock a disintossicarsi e cosa ne sarà di loro in futuro, questo non lo sappiamo. Forse però basta quel "ti amo" a spiegare tutto e a farci capire come andranno le cose. Per questa prima Drabble sottolineo anche la citazione al teschio, mi è piaciuta molto. Un riferimento "all'amico" di Sherlock citato nei primi episodi e poi quasi del tutto dimenticato da quelli successivi. |
Ciao, rieccomi di nuovo qua e molto prima rispetto al previsto. Anzitutto permettimi di dire, che lasciarti queste recensioni è davvero un piacere. Mi piace sempre recensire gli autori, quando le storie sono così belle poi, è ancora più piacevole. |
Ciao di nuovo, devo ammettere che aggiorni piuttosto velocemente e ovviamente ne sono parecchio felice. Spero solo di riuscire a starti dietro-. Intanto recensisco questo capitolo. Sto notando che l'ordine di pubblicazione è completamente scollegato, per citare una frase famosa, è come una scatola di cioccolatini... non sai mai quello che ti capita! Non so, mi è venuto in mente il cioccolato, sarà che sono appena stata alla Lindt o sarà che queste piccole drabble mi ricordano proprio dei cioccolatini, ma l'accostamento ci sta. Ognuna è diversa dalla precedente, alcune sono collocate dentro la serie stessa (come la prima di questo trio) altre invece no e hanno un'ambientazione molto generica. Apprezzo questo ordine sparso, rende ancora meglio l'effetto sorpresa e poi come dicevo, non sai mai quello che ti capiterà quindi è ancora meglio. |
In questo mini capitolo (come ce lo descrivi) torna la stessa struttura della precedente. Solo che in questo caso ogni breve drabble segue di pari passo fatti accaduti o raccontati nella serie. Rigorosamente non consequenziali e in ordine sparso. E quindi si va da Moriarty e il processo contro di lui, fino a The Lying Detective e le sue immediate conseguenze. Questo sembra, almeno finora, il tema portante della tua raccolta. Quello su cui hai speso più parole. Nell'ultima drabble Sherlock si sta disintossicando dalla droga mentre nella seconda John torna da lui dopo la morte di Mary, qua non se ne parla strettamente, ma il periodo della serie è quello e Sherlock sta nelle condizioni che sappiamo. Si parla molto di fiducia in quella drabble, ne fa da prompt e in un certo senso dà quasi da titolo. Mi piace molto perché è proprio quello che è successo. In fondo e nonostante tutto, John si fida ancora di Sherlock. Quello che non riesce a fare è perdonare se stesso e anche lui di conseguenza. Però lo segue, e gli sta dietro anche durante la disintossicazione. Il fatto è che John non riesce a fare a meno di lui e forse non lo vuole nemmeno. |
Ciao, ho subito notato ieri questa raccolta di drabble molto brevi e ho pensato di fare un salto a lasciarti due parole. Sono in giorni un po' critici per la vista, quindi ti lascerò poche parole adesso perché altrimenti temo che dovrò aspettare giorni prima di lasciarti una recensione e quindi eccomi qua. A dirti due parole ci tenevo anzitutto perché di te e delle tue storie mi ricordo piuttosto bene e poi perché era parecchio tempo che non leggevo nulla di tuo. |