La bassa statura,un corpo tonico e allenato, il volto privo di ogni espressione se non quella di fastidio, capelli corvini dal taglio decisamente militare, occhi intensi e profondi, chiari, ma allo stesso tempo scuri come l’anima che doveva appartenere a quel ragazzo. Una semplice frase uscita dalle sue labbra “sono Levi”. La sua voce la roca e profonda, ma anche distaccata e infastidita, probabilmente dalla situazione. Mi guardai intorno per capire se soltanto in me, quel ragazzo, aveva lasciato quella sensazione di curiosità. Fu un 1000º di secondo, posò il suo sguardo su di me per poi guardare dritto davanti a sé. Due semplici parole che mi fecero venire i brividi su tutto il corpo.
Era il mio primo giorno come membro effettivo della legione esplorativa.
Ci avevano radunati nel cortile della base, Il nostro comandante di divisione doveva presentarci tre nuovi membri del corpo di ricerca, tre giovani che vivevano nelle città sotterranee e lui era uno di questi. Aveva l’aria di chi non si interessava del domani, ma che vivesse alla giornata.
Col tempo imparerai a conoscere quel ragazzo, la sua vita non era stata per niente facile, e più cercavo di stargli lontana più

La sua specialità era quella di controllare la vita di qualsiasi essere vivente, come le Moire, poteva controllarne la morte e la nascita, tuttavia, quest’ultima, purtroppo si limitava solamente alle piante. Avrebbe preferito essere motivo di vita piuttosto che di morte, ma il destino aveva deciso di renderla uno strumento perfetto più per troncare vite che per farne nascere di nuove. Per questo riteneva la sua specialità una sorta di maledizione invece che un dono che un qualche dio, o il destino, le avevano concesso. Il confine tra la salvezza e il più profondo dei baratri era talmente labile da far venire le vertigini e lei odiava brancolarci sopra col costante rischio di cadere dalla parte sbagliata. Quale fosse, poi, doveva ancora comprenderlo. Togliere la vita di un essere umano, qualunque fosse la sua natura, era sbagliato in principio. Non capiva, dopo venticinque anni di vita, secondo quale orribile sorte fosse stata eretta a giudice, a quasi divinità che, contro natura, aveva il diritto di decidere chi meritasse di vivere e chi no. Su nessun essere umano mortale avrebbe mai dovuto gravare quell’aberrante macigno.

Elizabeth è sempre stata sola al mondo.
Non sapeva cosa voleva o cosa fare, specialmente dopo aver perso tutto; sapeva solo che morire non era un'opzione.
Una singola scelta la porterà ad incrociare il proprio destino con quello di un certo Capitano, scoprendo sé stessa nel cammino mentre l'umanità si prepara ad affrontare la battaglia più grande di tutte.

Il passato e il presente di Natasha Romanoff in una raccolta di drabbles (ok, a volte anche un po' più lunghe di normali drabbles...)
Rosso sangue, bianco neve. I due colori predominanti nella vita di Natasha. E' una fiaba oscura, un viaggio senza ritorno nelle profondità dell'inconscio. E' la storia di una vita distrutta prima che iniziasse, di ingordigia e malvagità, ma è anche una storia di speranza... che arriva da chi e quando meno te l'aspetti...
[fortemente Winter Soldier-centric]

Il cavallo che mi aveva dato il capitano Levi era splendido, era una femmina nera imponente la cui schiena era più alta di me, semplicemente splendida! La signorina aveva carattere infatti aveva provato a mordermi peccato che avessi più carattere di lei .[...]- mocciosa riesci a salire? - Una voce mi ridestò dai miei pensieri, mi voltai alla mia sinistra e vidi il capitano Levi che stringeva la sua sella.
- Sto cercando un posto dove arrampicarmi, da terra ho paura di fare danni – dissi alludendo alla ferita e ripresi a guardarmi intorno , notai che Hanji era già salita e stava intimando agli altri membri della squadra di muoversi.
- Tsk.- Il capitano lasciò il suo cavallo e mi si parò di fronte con sguardo che sembrava minaccioso.
- C-Che ho fatto ? -mi morsi il labbro titubante mentre abbassavo lo sguardo immediatamente sugli stivali del capitano.
- Girati e piega all’indietro la gamba sinistra – Ordinò , io feci immediatamente come mi era stato detto e non so come in un batter d’occhio mi trovavo sulla groppa della cavalla .

Una giovane ragazza lupo lascia le sue innevate terre del nord per partecipare al Grande Torneo di tutti i tempi. Non sa ancora cosa troverà, chi incontrerà e come la sua vita cambierà drasticamente. Il racconto che vi narro è essenzialmente la storia degli eventi accaduti durante il torneo di Harrenhall, ovviamente tutto dal mio punto di vista. Ho cercato di essere il più precisa possibile con le citazioni tratte dai libri, visto che fino ad ora G.R.R.Martin non ci ha ancora onorati del vero racconto.

(Seconda parte di "Ricama il mattino con i fili della notte")
Dal nono capitolo:
"La luce opalescente del giorno vicino alla morte si riverbera suggestiva nei suoi occhi
e le iridi trasparenti albeggiano su un cuore che si strugge, nella forza tragica,
di un amore non corrisposto.".

Levi e Petra non sapevano come gestire i loro sentimenti l'uno per l'altra, fino a quando Levi non le pose una serie di domande, mettendo così le carte in tavola. Come reagirà Petra quando si ritroveranno entrambi bloccati al castello, da soli?

È buffo, di come a volte basti una sola frazione di secondo, per mutare totalmente le sorti del destino.
Un respiro, un battito di ciglio... uno sbadiglio, e le tessere del puzzle che formano la tua vita, semplicemente mutano, si mescolano, plasmano un nuovo disegno e tu ricominci daccapo ad assemblare tutti i tasselli per giungere al risultato finale.
Un singolo istante insignificante, che poi renderà importante il resto.

Durante "Captain America: The Winter Soldier" la Vedova Nera è l'unica a sapere chi è il Soldato d'Inverno. Questo fatto è veramente legato alla storia del proiettile che le ha lasciato la cicatrice? Oppure è frutto di un loro incontro passato? Davvero Natasha Romanoff odia l'assassino dell'HYDRA perché le ha sparato oppure ha altri motivi e lo vede diversamente da un nemico?
-Presente anche su Wattpad con lo stesso nome-