A Jeon Jungkook non piacevano i ragazzi.
Il solo pensare di poter fare un certo tipo di cose con un uomo gli faceva salire la bile in gola.
Allora perché con Jimin questo non succedeva? Perché si sentiva pericolosamente attratto dal suo hyung?
➢ Jungkook, che cosa faresti se non ci fosse lui?
{ jikook }

“Smettila di ripetere quella dannata parola, Bilinski!”, latrò Derek, minaccioso, sporgendo il mento esageratamente in avanti, come se avesse un pugno cacciato nella bocca, mentre raddoppiava lì dove non ce n’era assolutamente bisogno il suono ski.
Stiles lo fissò intensamente, perso nel movimento della sua mascella squadrata, larga e spessa di barba fosca. Con le dita si sprimacciò le palpebre: “Quale parola? Pene?”, borbottò, grattandosi poi la punta del naso lentigginoso, mentre alzava allusivamente le sopracciglia castane e tanto sottili da sembrare depilate.
“Ma cos’hai: un’ossessione per il pene?! Intendevo scientificamente”, sbottò Derek, esasperato mentre alzava gli occhi verdissimi al soffitto.
“Mi piace il pene”, gli rispose Stiles, guardandolo quasi di soppiatto, con un’inflessione più che maliziosa nella voce e non del tutto involontaria.
“Lo so che ti piace il pene”, disse Derek, con una leggera pausa, facendo una di quelle sue smorfie dinamiche, non completamente irritate od indignate, benché vicinissime ad esserlo, ma anche semplicemente dinamiche, di quando voleva caricare le parole di un significato violento. “Non c’è uomo o mostro o divinità in questa microscopica città che non ne sia al corrente, non che tu sappia tenere una cosa per te stesso”.

[Sterek | mini-long]
Le sue mani, strette in una morsa nervosa, circondavano le ginocchia, futile tentativo di fermare il loro incessante scuotersi – scosse impercettibili, ma incredibilmente scattanti e veloci – dovuto alla natura di quei pensieri. Il verde degli occhi, i capelli castani, l’accenno di barba ruvida che permeava sul volto pallido – un lieve scattare della mascella a pochi centimetri dalle sue labbra tremolanti. Si alzò di scatto, compiendo, quelle che parvero centinaia di volte, il medesimo percorso.
Stiles logorava la sua anima di pensieri contorti, sporchi, inadeguati. Sfruttava le centinaia di occasioni in cui i suoi occhi si erano riempiti della mole di Derek, durante le quali si era sentito confuso in balia di quella matassa di sentimenti, per sognare ad occhi aperti.

"È tardi, dobbiamo andare" gli mormora Hansol, il viso nascosto nella schiena dell'altro.
Jiho si volta, prendendogli le mani e rispondendo: "Un'ultima volta, devo riuscirci"
Le passioni di Xero e Hansol

Dal primo capitolo:
"“Ehi amico. Ce l’ho fatta” esordì Stiles quando Scott rispose alla sua chiamata.
“Di che stai parlando?”
“So quando dovrò presentarmi alla bancarella per avere il mio primo bacio dall’amore della mia vita” spiegò gongolando il figlio dello sceriffo."

[Sterek. Rivisitazione della 2x12]
Gerard ha rapito Stiles, vuole sapere dove si trova l’Alpha ed è disposto a tutto pur di ottenere quell’informazione. Stiles, però, è più fedele di quanto sembri.
Peter obbliga Derek ad andare a salvare l’umano, solo in questo modo otterrà la fiducia di Scott e si unirà al branco.

Quella sera però era diversa e Michael stava incontrando non poche difficoltà a capire dove dovesse andare o quale fosse la direzione giusta da prendere: normalmente tornava a casa con Robert, sorreggendosi l’uno all’altro ubriachi ed ondeggiando come se non riuscissero a stare più in piedi sulle loro stesse gambe, biascicando domande e farfugliamenti tra un passo e l’altro fino ad arrivare a destinazione. Spesso iniziavano a ridere incontrollatamente, sotto effetto dell’alcool, e si accasciavano all’angolo di una strada a chiacchierare o a semplicemente a sussurrare frasi senza senso, per poi stendersi sull’erba, viso all’insù, a smaltire la sbornia guardando le stelle.
Ma Michael era ora solo, e strani pensieri si agitavano nella sua testa.

La macchina gira. Gira col suo snervante ronzio – mette la nausea e il mal di testa, l'incessante ruotare degli ingranaggi su se stessi; e lei mastica lettere a vuoto con i suoi secchi schiocchi che fanno sempre sperare in una risoluzione, mentre invece va solo avanti e avanti. Avanti, sempre ferma, sempre così distante dalla meta, avanti con la sua assurda e martellante precisione, così inumana, così metallica, così strana.
Spesso Hugh è l'ultimo che rimane a guardarla insieme ad Alan, se il gruppo si disperde per un'ora di pausa; la ascolta aspettando il silenzio e lei continua ad assordarlo.
[Hugh Alexander/Alan Turing]

Londra,2011.
Ciel Phantomhive è il giovane rampollo della famosa industria Phantom, tanto nobile nel portamento,quanto fin troppo arrogante.
Nel suo nuovo anno scolastico, ritroverà vecchie amicizie,ma farà anche nuove conoscenze,fra cui il nuovo e attraente docente di matematica,che gli procurerà non poche grane.
Fra questi due individui dai caratteri contrastanti, potrà mai nascere qualcosa?
(SebastianxCiel)
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Prima storia su Kuro,spero sia il più IC possibile,anche se ho i miei forti dubbi xD Spero però vi piaccia lo stesso ^ ^

Tony Stark non era affatto preparato alla vista di Steve Rogers in uniforme militare vintage.

Cinque volte in cui Stiles cerca di far sorridere Derek ed una in cui ci riesce.

Come Wakaremichi è una serata d'estate, di quelle malinconiche che sanno di arance essiccate e brezza. Come Untitled è il cielo notturno, le sue stelle, l'aurora rosata che porta cambiamento.
Come Vortex è un tramonto travolgente, Cassis un tenue vespro.
Ogni istante per me è prezioso, così come per quei due ragazzi che si tengono per mano.
Forse è il vento caldo, la sabbia, tutta questa vita, questa freschezza. O forse sono i due ragazzi che camminano per mano, proprio laggiù. Sono carini, sorridono. Hanno indosso delle semplici divise scolastiche, la giacca nera dal colletto rigido è stata sbottonata e la camicia è per metà fuori dai pantaloni. Sulle spalle hanno due zaini grigi. Non mi è difficile capire che hanno bigiato. Ma sorridono.
-Non dimenticare il calore che sentivo-

Io non sono un rifiuto, io non sono sbagliato. Chiudo gli occhi e vorrei dispiegare le ali ed andarmene, volare via, essere libero.
Ma sono bloccato qui, nell'oscurità. E solo la luna mi benedice, mi bacia, mi sfiora, come fossi suo figlio.
Mi piace - Penso - Essere un figlio della luna

Ora è mio. Fisso la sua persona, osservandola nei minimi dettagli. Lo conosco talmente bene che potrei disegnarlo ad occhi chiusi.
ReitaxRuki

Tra tutti quei corpi io ne distinguo uno. È lui, non può sfuggirmi ora che l'ho trovato. Sgomito per arrivare sotto al palco, mentre i ventagli iniziano a vorticare. Si rivelano così i loro volti, piegati in sorrisi. Ma per quanto possano essere tutte ammalianti, io non riesco a distogliere lo sguardo dalle sue labbra dipinte di rosso.
10 Drabble. 10 pezzi di uno stesso sogno. 10 diversi volti dell'unica Geisha sul palco.