Ti sento.
Il tuo sguardo scivola su di me, lento, paziente, bramoso. E siamo viso contro viso, il tuo respiro che si fonde col mio, il tuo sguardo esprime il desiderio che hai di me.

"Sono i tuoi gemiti rochi a svegliarmi; sussurri deliziosi carichi della più densa voluttà e del più disperato bisogno che scivolano nei più neri abissi della mia incoscienza e mi rapiscono dai miei sogni più selvaggi con la promessa di piaceri ben più reali e altrettanto proibiti."
Un incontro proibito, illecito, sconveniente... ma troppo seducente per poter essere fermato, biasimato, represso; una promessa di piaceri oscuri e dolcissimi... troppo carezzevole per poter anche solo pensare di scappare.
E tu? Riuscirai a resistere a questo perverso, delizioso, suadente richiamo?

Lei è Mia, 25 anni.
Lui è Michele, 30 anni.
Si conoscono in discoteca e finiscono a letto insieme... ma poi?
Si tratta di sesso occasionale o c'è dell'altro sotto?
"«Mia, piacere.»
«Michele, piacere mio.» mi stringe forte la mano e quasi mi sembra che quel calore si irradi direttamente nel fulcro della mia eccitazione.
«Mia, eh? Nome interessante...» dice afferrando con le labbra la cannuccia e sorseggiando il suo Mojito.
Oh Gesù! Fatemi essere quella cannuccia! Vi prego!
«Ah? Sì, già...» bevo un lungo sorso d'acqua per riprendermi e non fare la figura della cogliona. «Mia madre era una fan accanita di Mia Martini al tempo.»
«Ti va se usciamo a fumare che qua non si respira?» annuisco ammiccando e lo precedo.
Tie', caro! Non sei l'unico ad avere un sedere perfetto!"

Entro, lascio le scarpe davanti la porta e chiudo fuori il mondo.
Ti arrivo addosso e ti bacio.
Ti bacio la fronte, le tempie, le guance.
Ciao ti dico piano all'orecchio e ti metti a tremare.
Hai gli occhi tristi allora ti raccolgo tra le mie mani.
Afferro le tue cosce e le porto su, vicino ai miei fianchi. Con le braccia finalmente mi stringi, ma io addosso ho solo una pietra.

'Quanto sei bella.' sibilò a contatto con la mia pelle, fragile sotto il suo tocco, il suo respiro i suoi occhi. Lo disse più a se stesso che a me, come se davanti a se avesse la più bella creatura del mondo, mentre invece ero solo io, io nel mio corpo pieno di imperfezioni. Sei bella riencheggiò di nuovo nella mia mente appannata.

Mi sorrise con quel suo sorriso che mi dedicava sempre.
Assottigliò gli occhi, mise una mano sul mio petto spingendomi indietro facendomi andare sott'acqua bagnandomi tutti i capelli.
Ri-emersi e lei mi saltò letteralmente addosso.
Fece appoggiare la mia schiena al bordo della vasca e si mise sopra di me baciandomi.
Prese a succhiarmi il labbro come se volesse lasciarci un succhiotto sopra.
-Sei eccitante, Styles, lo sai?
Sussurrò spostandosi dalle mie labbra al collo.
- Me lo dicono in molte...
Alzò lo sguardo in un secondo guardandomi fisso negli occhi assottigliati.
- Ah si?!
Rispose seccata. Si alzò in piedi e uscì dalla vasca prendendo l'asciugamano e andando in camera sbattendo la porta.
-Cazzo.

"Sei imprevedibile" sussurrò Dann "da quando ti sei avvicinata a me quella sera, per poi piantarmi in asso" ridacchiai al ricordo "quando hai deciso di fare l'amore con me, per poi tornartene a Roma.. ad oggi, che hai preso il primo treno che hai trovato e che sei capace di farmi confessare qualunque cosa, persino quello che ti farei in questi momenti"
Sorrisi furba posandogli una mano sul volto "E' perché adoro la tua faccia spaesata"

Eppure quando le vede compra quelle orchidee, perché sa che staranno sul tavolino accanto alla porta, e quando lei lo sente uscire, e gli chiede di chiudere a chiave, lui fissa l'orchidea, vano omaggio a vana vanità, e vi vede la sua bocca, scura contro la pelle chiara, e gli sembra di sentirvi rotolare l'amore che lo dilania da dentro.
Storia II° classificata alla II° Disfida di Criticoni.

Quando era arrabbiata tendeva a fare una confusione tale da ammutolire perfino i Fab Four, che riecheggiavano per la stanza come una musichetta lieve quanto quella di un carillon, nonostante il volume non proprio basso dello stereo. Lui le andò dietro, mollando con poca grazia Sulla Strada di Kerouac tra i cuscini del sofà e trovandola esattamente dove si aspettava che fosse: seduta sulla sedia più vicina alla dispensa, un barattolo di Nutella stretto da nocche quasi livide e un cucchiaio colmo di crema alle nocciole pericolosamente vicino alle sue labbra. [...]
Si ritrovò di nuovo senza cucchiaio, in un secondo che a lei bastò per riempirlo di nuovo e metterlo in bocca per intero, mentre con le labbra ne disegnava la traiettoria, sporcandole lungo i bordi. E lui non poté fare a meno di pensare [...] a quanto gli sarebbe piaciuto essere al posto di quel cucchiaio - non solo con le sue labbra - a farsi assaggiare e vezzeggiare, coccolare e assaporare, fino a che non fosse stato svuotato di ogni cosa, esausto ma pieno di lei in quella maniera così incredibile che ogni volta rischiava di mandarlo fuori di testa.

“Sei tu che fai morire me.” e per accentuare il concetto avvicino il mio bacino al suo. Al contatto non riusciamo a nascondere un gemito e lui preso dalla foga torna a baciarmi, stavolta avido, come un assetato nel deserto che trova la sua oasi. La sua lingua esplora furiosa ogni centimetro della mia, dal palato, ai denti alla mia di lingua, che rincorre, trova, succhia, morde e venera.
Le sue mani nel frattempo scendono dalla vita al fondo schiena, ma non glielo impedisco, al contrario quando sento che entrambe lo afferrano mi spalmo su di lui, divaricando leggermente le gambe per far venire meglio in contatto le nostre intimità. Le mie mani passano fra i suoi capelli, sconvolgendo ancor di più quella maledetta chioma castana e le mie labbra scendono al suo collo, dove lascio leggeri baci, lì fino al pomo d'Adamo, dove so che è più sensibile, e lì puntualmente, solleva la testa e geme, riempiendomi di orgoglio e gioia.