L'amore tra fratelli.
L'odio tra rivali.
Una città sull'orlo della catastrofe.
[Medici/Pazzi]
{Ho modificato titolo e descrizione, perché non ero soddisfatta. Se vi va, lasciate una recensione c:}

Londra, 1894
L’epoca vittoriana è solitamente nota per i salotti londinesi, le dame dai grandi e possenti abiti sfarzosi, il lusso dei ricchi e la miseria dei poveri; è un’epoca dove l’arte viene costantemente arricchita, dove la poesia e la letteratura vengono ornate da sempre più sfumature, dove tutto cambia.
Se sperate di leggere una storia che mostra il fascino di tale epoca vi sbagliate, perché ciò che ci attira con la propria bellezza in realtà ci distrugge con le proprie insidie.
Nessuno conosce il valore della propria vita, solo dopo averlo appreso ci si rende conto che non bastano le parole per spiegarlo; la vita può essere solo vissuta. Così come quella di Charlotte e Lily, due anime in un copro solo, costrette a convivere per colpa di un insolito destino.
Storia presente anche su Wattpad e Writer's Wing

Il trono inglese in cambio di un figlio maschio, è questo il patto che un angelo propone ad Ambrose Killingworth.
Ambrose, distrutto dalla perdita del terzo figlio, non può che accettare; l'ambizione, il folle desiderio di portare sul capo la corona di uno dei regni più cristiani d'Europa e di vedere un proprio figlio crescere sano e forte, lo spingono a sporcarsi le mani di sangue.
Ma un tradimento lascia profonde cicatrici sia nel tradito che nel traditore e se il tradito è il Divino, allora la punizione è ancora peggiore.
La maledizione dei Killingworth rimbalzerà generazione dopo generazione, fino a che la famiglia non verrà distrutta e i superstiti non potranno fare altro che strisciare sul ventre come serpi tra la cenere degli antenati ridotti in polvere dal fuoco.
*
«Siamo figli di dio, nati quando le fiamme della febbre bruciavano l'Inghilterra» disse Ursula passando la spazzola d'argento tra i boccoli color ebano, «Ma i cieli non avranno pietà di noi: moriremo come cani rabbiosi.»

Agrippa sa che Ottavio sta guardando il mare ma sta pensando ai lupi, e a un certo tipo di futuro, a un certo tipo di solitudine.
Marco Vipsanio Agrippa guarda il giovane Ottavio diventare Ottaviano, diventare Augusto.

Posai i miei occhi per l'ultima volta su quel quadro che mi ritraeva, così altera e regale in quella veste dorata, come una dea dell'Olimpo scesa a esibire ai mortali la propria bellezza e magnificenza. Quel quadro che lui aveva dipinto per me, che proseguiva sempre dopo aver fatto l'amore con me, seduto su uno sgabello traballante in quello studio buio e polveroso che era il nostro covo. Tutto di quel quadro mi ricordava i momenti di estasi trascorsi con lui, il mio Gustav, il mio Gustav Klimt.

Apollo è decaduto. Ormai ha perso la sua luce.
Costretto a lavorare in un hotel veneziano come un umano qualsiasi.
La sua vita è un ripetersi continuo delle stesse azioni, fino a quando fa la sua comparsa un impacciato ragazzetto.
Ganimede, fidanzatino del direttore.
Apollo si troverà di fronte ad emozioni che mai avrebbe creduto possibili: amore, affetto, delusione, malinconia.
Perché Ganimede non sembra intenzionato a ricambiare i suoi sentimenti.
Ripercorrendo le tappe fondamentali della sua vita, il dio del Sole si rende conto che senza la sua potenza divina non sarebbe mai riuscito a farsi amare da tante creature.
Ma se c'è una lezione che ha imparato dagli umani, è quella di non arrendersi neanche davanti all'evidenza. Perché tutto può cambiare: la vita, gli affetti, i sentimenti.
Il Sole non è ancora tramontato, e Ganimede dovrà capirlo.
D'altronde, lo sguardo che il giovane riccioluto gli riserva di tanto in tanto, è troppo caldo per sembrare semplice amicizia.

Una famiglia. Una contea. Una residenza.
Jenkins. Buckinghamshire. Winslow Hall. Anno 1896.
Tre storie apparentemente scollegate fra loro. Tre mondi. Tre amori. Tre, il numero perfetto.
Daniel Shaw è un poeta profondamente enigmatico, strano, seducente, romantico. Cerca la sua musa ispiratrice, trovandola d'improvviso in Wendy, una ragazza benestante e solare, con un segreto. Così nasce un amore sconfinato, senza vie, dal sapore della proibizione e dello sbagliato. Un amore fatto di sguardi e di intensi contatti umani.
Viktor Mitchell, uomo di ventotto anni, rude, agognato, senza alcuna forma di desiderio. Veterano di guerra. Ed ora divenuto professore per l'istruzione di famiglie d'alto rango. Un uomo davvero, forse troppo, sbagliato e pieno di peccati. S'innamora perdutamente di Katherine, una ragazza di diciassette anni, giovane, ribelle, forte, eppure la sua unica alunna.
E infine Gerard Collins, ventiduenne, senza tetto, soldi o famiglia. Un gigolò in cerca di amore tra persone che non lo completano. Per questo quando incontra Henry il tumulto di sentimenti che si forma nel suo cuore, lo confonde.
Henry, Wendy e Katherine sono fratelli. Sono la famiglia Jenkins. Sono sbagliati perché non seguono le convenzionali etichette ma lo struggente filo conduttore dell'amore più remoto.

Sai, lo scorso settembre non avrei mai pensato di dover mettere piede in un obitorio per riconoscere un cadavere, né mai avrei immaginato che sarebbe stato quello di Michelle. L’ultima volta in cui l’avevo vista – il mio grande amore – se ne stava piegata su un letto e, indovina?, quello che se la stava ripassando non ero io.
Te lo giuro, la vita è la cosa più strana che esista.
Nel frattempo ho dovuto adottare Nicole, figlia non mia, la bambina più buona del mondo che ieri è uscita da scuola dicendomi: "tutti mi chiamano brutta cicciona”; sono tornato dai miei genitori, con un conto in banca strapieno di soldi che non possono aiutarmi in niente; sto imparando da mia sorella Riley come aprire un preservativo con una mano e svariate altre cose; sto cercando, con tutte le mie forze, di tirare fuori Jude da quel casino alcolico che sono stati i suoi ultimi quindici anni, tentando di renderlo il padre che non vuole essere.
Comunque, prima di tutto questo, ero un compositore di successo e, oltre a piangere e sperare che questo incubo abbia un lieto fine, vorrei raccontarti la mia storia.

1974. Berlino. Martin con la sua rosa di identità scisse vive in una città divisa, nella Berlino Ovest, in un periodo in cui lo spleen dilaga, e sa di non avere prospettive od un futuro dignitoso come sa che anche il suo rapporto con Viktor è senza prospettive e di certo non è dignitoso. Martin usa e si lascia usare da Viktor. Aspetta la Bomba H come redenzione di quegli attimi vivi della sua esistenza, vivi solo grazie al peccato ed alla volgarità del corpo, della bocca e dell’amore che va a braccetto con la paura. Martin vive tra strade, ospedali, ed appartamenti-scatola. Nell’ombra di un padre che non conosce, tra gli uomini di sua madre e tra i suoi, sempre e comunque brutali, come lo sono i tempi, come è la vita.
“…Già. Viktor ha una vera e propria –infondata- fobia per gli aghi. Forse è per questo che ogni volta che tra loro qualche cosa si strappa, si squarcia, come la carne di un animale nella morsa metallica della tagliola, pretende che sia Martin a ricucire i cenci della loro simbiosi…”
Come tutte le mie faccende è forse un pò lenta. Titolo in revisione.