A conti fatti, le volte in cui Kacchan era stato visto piangere si potevano enumerare sulle dita della mano di un monco. Accadeva così raramente, e sempre in maniera per niente annunciata, che Izuku ancora non aveva capito cosa di preciso innescasse la rottura dei suoi condotti lacrimali. A scuotergli le iridi era un’incontrollabile rabbia che sfociava nell’insofferenza più pura, a propria volta masticata così alacremente da diventare frustrazione. C’entravano il suo orgoglio ferito e l’eventualità di sentirsi privato della propria potenza, amalgamati alla paura di non farcela e di uscirne sconfitto.
Altro particolare in comune a tutte e tre le volte in cui Kacchan aveva pianto: in un modo o nell’altro, Izuku ci era sempre finito nel mezzo.
(Storia ambientata in un momento molto preciso tra "Absolute Beginners" e "Tonight we honor the hero")

Izuku lo ha sempre saputo, che non è il quirk a rendere speciali le persone.
(E' il tempo che hai perduto per la tua rosa che ha reso la tua rosa così importante)

Terza Legge di Murphy: «Se ci sono due o più modi di fare una cosa, e uno di questi modi può condurre a una catastrofe, allora qualcuno la farà in quel modo.»
Qualche mese dopo Warm Foothills.

Izuku impiegò due minuti e cinquantasei secondi a materializzarsi davanti alla porta di Katsuki: aveva battuto il proprio record di ben quattro secondi. Bussò una volta, due, tre, e ad ogni bussata sentiva il proprio corpo farsi più teso e impaziente. Quando Kacchan aprì la porta, Izuku percepì nettamente i propri muscoli rilassarsi di botto, ma durò solo un secondo.
Indossava gli occhiali, Kacchan.
Izuku lo aveva sempre sospettato, ma finché erano stati al liceo si era trattato di un puro presentimento. Poi, qualche anno prima, l’innegabile conferma: Katsuki era leggermente miope da entrambi gli occhi, e per tutta l’adolescenza aveva ovviato al problema indossando perennemente le lenti a contatto.
Non gli piaceva portare gli occhiali; a Deku, invece, piaceva un sacco quell’aria seria che gli conferivano. Quel fare quasi intellettuale, o per meglio dire maturo. Gli piaceva un sacco.
- Deku, smettila di fissarmi come un imbecille. – grugnì il diretto interessato - Che sei venuto a fare? -
("Tonight we honor the hero" shameless sequel)

- Lo specchio… come si è rotto? –
Sbuffò - E adesso perché vuoi saperlo? –
- Perché porta sfortuna rompere uno specchio. Sette anni di disgrazie. –
- Da quando ti conosco saranno almeno venti anni di disgrazie. – borbottò lui, e Deku aprì un occhio probabilmente solo per guardarlo male.
- A volte non capisco se dici sul serio o se è solo il tuo modo di fare. –
Katsuki si sarebbe tagliato una mano, piuttosto che rispondere a quella domanda.

CONTIENE SPOILER DEL MANGA
E se il dolore fosse troppo grande? E se le lacrime versate fossero troppe? E se i ricordi non facessero altro che alimentare la sofferenza? E se tutto ciò diventasse un tormento, sia di giorno che di notte,
ci sarebbe un modo per porvi fine ?

Si è reso conto, lentamente, con ogni scatolone che chiudeva e ogni granello di polvere che veniva spazzato via, di non aver mai dovuto dire addio al suo ufficio prima d’ora.
[Erwin/Levi; post-canon]

[...] la sua guerra si sta combattendo da un'altra parte, in petto e in gola, e Levi lo sa perché si sente così anche lui: squarciato in due dal bisogno di ripetersi di aver preso la scelta migliore – dalla consapevolezza meschina e gelida di aver lasciato che quegli occhi si spegnessero per sempre.
[contiene spoiler sui capitoli 84-85]

"Levi si chiude la porta alle spalle e ci appoggia contro la schiena.
Gli sembra di non fare altro, ultimamente - chiudere porte, mettersi tra Erwin e il resto del mondo. Cercare di tenerlo al sicuro."
[Erwin/Levi; missing moment del capitolo 72]

"Le mutande sembrano troppo piccole - gli ci vuole un po’ a capire come sistemarle davanti senza far uscire di fuori ogni cosa, ed è abbastanza sicuro che gli coprano a mala pena metà del culo - ma Erwin gli aveva assicurato che erano della misura giusta quando gliele aveva presentate, un’insolita sfumatura di rosso sulle guance che aveva distratto Levi dal chiedergli come potesse esserne sicuro, quindi magari è normale che stiano così. Per quanto sia normale che un uomo vada in giro mettendosi mutande da donna."
[Scritta per il giorno #5 della NSFW Eruri Week 2016. Prompt: lingerie]

Prompt: Una casetta vicino al mare, la pace e la tranquillità dopo al guerra. E la fortuna di poter invecchiare assieme.
Quanti anni erano passati? Forse trentacinque, forse quaranta… non aveva tenuto il conto e neppure Erwin lo aveva fatto. Da quando avevano abbandonato l’esercito, molti anni addietro, nessuno di loro si era più premurato di contare il tempo. I giorni, in fondo, erano tutti così deliziosamente monotoni: era una pace meritata, guadagnata col sangue e col sudore e, adesso, non dovevano fare altro che assaporarne ogni momento, senza più lasciarla fuggire.

“Che ci fai ancora qui?”
Erwin fa un sorriso tirato e indica con un gesto stanco i fogli che costellano la sua scrivania. “Il dovere chiama, purtroppo.” Lo guarda per un secondo dal basso della sua posizione, cercando di decifrare la sua espressione. “Mi stavi aspettando?”
[Erwin/Levi]

"Noi siamo come rondini, eh, Levi?"
Se c'è una cosa di cui Levi è sicuro, è che non vuole essere ne la sua puttana ne il suo cane.
[ambientata fra il capitolo 72 e il 73]

Sopra di sé, il cielo libero – alza mano e braccio verso le nuvole bianche.
[Storia scritta per la Corsa alle 48 ore di Torre di Carta]