Recensioni per
Impromptu
di Koa__

Questa storia ha ottenuto 114 recensioni.
Positive : 114
Neutre o critiche: 0


Devi essere loggato per recensire.
Registrati o fai il login.
Recensore Master
16/06/18, ore 20:56

Ciao!
Rieccomi ad andare avanti in questa storia. Avevo lasciato Sherlock alle prese con un vero e proprio colpo di scena per la sua routine, uno sconvolgimenti di cui forse, per la prima volta, non ha calcolato le conseguenze. Ci tenevo a ritornare il prima possibile per sapere la risposta di John, e ammetto che mi spaventa un po' un possibile rifiuto... e non so perché. Spero di sbagliarmi.
Al momento ho solo letto il primo paragrafo e ho avuto la necessità di fermarmi subito perché non volevo dimenticare di dirti una cosa: in questo particolare, in questa ricerca della solitudine, ho sentito molta, troppa empatia con Sherlock.
A parte il fatto che la prima frase con cui esordisci in questo capitolo l'ho trovata perfetta per introdurre quella che è una sorta di firma nell'atteggiamento di Sherlock e che mi ha colpito sin da subito nella serie. Ho sentito affinità soprattutto in misura di come il suo amore per il silenzio viene percepita come una sorta di anomalia dagli altri. Io scrivo molto e non parlo quasi mai, lo trovo noioso. Mia madre dice che non ho parlato fino ai tre anni perché mi facevo capire a gesti; l'asilo ha reso necessario emettere suoni, purtroppo. Ma ancora oggi è a forza di alzate di spalle ed espressioni facciali che comunico con lei, l'unica che non mi dice ogni due secondi "qualcosa non va?" o "Ma non hai un'opinione sull'argomento?", che poi portano a considerazioni come "Dovresti uscire di più" e "Dovresti cambiare i tuoi interessi". Ed è in questi casi che per loro è una fortuna che sto in silenzio, sennò sai che risposte.
Insomma, tutto sto papiro te lo becchi per colpa del momento di forte empatia provato. Scusa >.<

Una cosa che apprezzo tanto in questa storia, e probabilmente te l'ho già detto, è come riesci a inserire caratteristiche perfettamente canon del personaggio all'interno di un filo narrativo completamente tuo. Li getti lì, e sono belli e pronti per essere afferrati dal lettore. Come i modi spicci di Sherlock mentre "mostra" la casa a John, quel suo surclassare velocemente su passaggi sociali che lui reputa di poco conto. E mi piace un casino questo suo comportamento.
E un'altra reazione che ho semplicemente adorato è stata quella in cui dice "E allora che c'è?", con quel suo gesticolare nervoso ed esasperato. Sherlock in tutto il suo IC, in tutta la sua irritata frustrazione. Molto brava, davvero.

Ovviamente altrettanti lodi tesso per come stai portando avanti il personaggio di John, il suo pazientare davanti alle stranezze di Sherlock, il suo eccitante interesse, il suo assecondare interessato dei suoi modi di fare e delle sue azioni; e soprattutto la repentinità con cui anche lui, in modo diverso dall'altro, cambiava espressione, passando dall'impeto a un sospiro di tensione, proprio perché John, al contrario di Sherlock, si controlla, sopprime la parte più "impulsiva" che lo contraddistingue come il soldato annoiato dalla sua attuale vita.

Lo stacco degli ultimi due paragrafi non mi è dispiaciuto, anche perché è rivoluzionario, cambia totalmente passo di marcia, ambientazione e modalità di pensiero. Se la prima parte va molto a rilento, gioca ancora una volta tra il dentro e il fuori la mente di Sherlock (con il differenziare sia il ritmo che il cambiamento emotivo di dentro e poi visto da fuori) e analizza ogni più piccolo passaggio, in modo da far sentire al lettore la tensione, i dubbi, le paure e la disperazione di Sherlock (davvero brava) nella seconda parte c'è la fretta, l'agitazione, l'esasperazione e lo sconvolgimento, ma soprattutto c'è affinità con il nuovo ritmo che hanno preso i sentimenti di Sherlock, forse adesso un po' più consapevole di prima.
A me è piaciuto moltissimo. Mi è piaciuto come hai ripreso il discorso sul comportamento di Mycroft o sul suo lavoro e mi è piaciuto il modo in cui John ha pronunciato "Oh, dio sì!", il loro punzecchiarsi quasi infantile, il loro viaggiare, secondo le loro caratteristiche, sullo stesso binario, quasi influenzandosi a vicenda emotivamente parlando; e soprattutto mi è piaciuta la contrapposizione nella seconda parte in cui hai esaltato il loro modo di vivere la quotidianità, perché rispecchia anche il loro essere interiore.
Ancora una volta un coinvolgente capitolo, molto bello.

In ultimissimo, ho trovato due refusi (io rompo sempre con sta roba, scusa, a modo mio cerco di essere utile).
Preoccuparsi di lui e concentrarsi su quella maniera che aveva guardarlo -> di guardarlo
E ne contempo lo guardava in viso -> nel

Recensore Master
12/06/18, ore 21:10

Ciao, Koa.
C'ho messo troppo tempo per tornare da te, ma in questi giorni la mia voglia di fare qualcosa è stata pari a zero :(
Tra il sentirmi senza una "casa" (lo so, è stupido) e il combattere con la voglia di costruirmela con le mie mani (e questo è folle) ho passato le ultime quattro giornate a girare senza meta per il sito.
Ridicolo!

Bando alle ciance, (ogni tanto mi capita di annoiare la gente con i mie piagnistei, scusa) passiamo a questo capitolo.
La prima cosa che ho notato - e spero di non sbagliare, perché io non ci capisco niente - è il fatto che questa è la prima canzone che si discosta dai gusti musicali di Sherlock, e che in un certo senso esce fuori dalla scaletta. Questa non è un'opera o musica classica: questo è jazz.
Di conseguenza, anche questo capitolo esce un po' fuori dagli schemi. Innanzitutto, è un altro capitolo di transizione, non fermo ma va molto lento, dove il viaggio fino all'appartamento di Sherlock sembra durare una vita, dove i silenzi e le pause tra loro sembrano giorni e dove persino salire le scale, un gesto che Sherlock compie di fretta, subisce un rallentamento proprio dal fatto che la voce delle due vecchie "zie" riesce lo stesso a raggiungerlo.
Questo capitolo viene scandito da una musica che Sherlock non ama, una che lui non suonerebbe, e che persino odia (quindi non si tratta di essere una musica più semplice o difficile da suonare, ma direttamente fuori dalle sue corde); eppure segna un passaggio molto importante nel rapporto suo e di John. Mi verrebbe quasi da dire che questa potrebbe essere la "loro canzone", senza nulla togliere a Vivaldi e alla sua "stravaganza": quello segna un momento di "chi sei e cosa voglio io da te?" mentre questa segue il loro "primo appuntamento" (divertente John, mi piace la sua capacità di cambiare espressione e tono da un momento all'altro, credo sia questo che lo renda, in maniera differente, movimentato così come movimentato Sherlock è reso dal suo cervello. Si può dire che l'uno è sorprendente per la sua intelligenza, e quindi la parte razionale e logica, mentre l'altro per la sua emotività, il suo modo di reagire, e quindi la parte di sensibile. Anche in questo si completano).
Insomma una canzone fuori dal repertorio per un'azione del tutto istintiva, ragionata in pochi secondi e fuori dai suoi schemi abituali. Credo che sia il suo primo gesto impulsivo, quello in cui la ragione è stata soppiantata dagli impulsi emotivi.

Passando, invece, a ciò che in questo capitolo mi ha colpito dei due protagonisti...
Una cosa che mi ha fatto pensare è che l'eccitazione che John prova nel sentir dedurre Sherlock sia paragonata da quest'ultimo a quella che il dottore avrebbe di fronte a un pericolo. Può sembrare sciocco, ma sembra quasi che Sherlock sia un pericolo, un pericolo eccitante che mette in discussione e sul bordo di un precipizio tutte le convinzioni su cui si era poggiato John fino a quel momento.
E' un uomo rigoroso, metodico, che ama avere sotto controllo le cose, capirle e studiarle. E' un uomo con una certa indole e una certa morale; e tutto questo Sherlock lo smonta semplicemente con la sua presenza.
E' un uomo però che il pericolo lo abbraccia, si lascia affascinare, ama l'azione e Sherlock è azione, è movimento, è frenesia e lo stimola in modi nuovi.
Mi piace!
Sono felice che tu abbia inserito anche la battuta più famosa: "elementare, Watson". *.*

Una cosa che mi piace è il fatto che Sherlock abbia bisogno di dedurre una cosa così "consueta" come un doppio senso. Sembra giungere alla verità con la stessa espressione di un bambino, e mi piace come anche in questi piccoli dettagli tu riesca a caratterizzarlo e a mantenere il filo conduttore con quelli che sono i suoi tratti peculiari, per poi farli riflettere in gesti nuovi e originali, come questa scena.
Un'altra cosa che mi fa impazzire è il livello di consapevolezza a cui è arrivato Sherlock: ha capito che prova qualcosa, ma rifiutando di uscire fuori dalla logica, o comunque dall'ambito chimico, la sua deduzione è che John piaccia al suo cervello. Quando l'ho letto mi ha fatto ridere, mi ha scioccato e sbalordito allo stesso tempo. In questo ci vedo il suo orgoglio, la sua paura ma soprattutto la sua arroganza. E' ancora convinto di potersene liberare una volta finito... lui non sa come funzionano i sentimenti, e lo sta per scoprire. Come già detto, e scusa se mi ripeto, mi ha fatto impazzire, davvero bello come concetto.

Insomma, questi due si stimolano a vicenda e fanno uscire dell'altro una parte che potrebbe sembrare contraddittoria del loro essere, ma che invece li completa.
Una menzione speciale alle due vecchiette, che io adoro sempre di più: così premurose, così attente, così affabili, così... pettegole. Povero Sherlock, stavo soffrendo io per lui in quel pianerottolo dove è rimasto bloccato, e ancora una volta ho potuto apprezzare la differenza tra ciò che pensa e il modo in cui agisce: sprofondava dall'imbarazzo dentro, ma fuori ha smantellato, anche con un certo gusto direi, le voci delle due, le ha liquidate ed è passato oltre, lui dice scappando, ma io me lo immagino esternamente risalire le scale con una certa indifferenza, quasi come se il conto non fosse il suoXD

Una sola cosa voglio chiederti: come mai hai cambiato la residenza di Sherlock? Forse l'ho già letto e l'ho scordato, o forse c'entra con qualche puntata della serie che non ho visto. Se è così, mi scuso per la mia sbadataggine>.<

Ancora complimenti per quest'altro tassello.
A presto!

Recensore Master
28/05/18, ore 16:16

Comincio subito col dirti che mi è venuta l'ansia, un'ansia che credo superi la stessa che ha provato lo stesso Sherlock. Sì, è poca modestia, ma consapevole. Perché se lui la sua ansia l'ha controllata quanto bastava per poter arrivare a finire di suonare il capriccio, io avrei battuto in ritirata prima ancora che Mike finisse la presentazione; anzi, con molta probabilità avrei avuto un mancamento davanti a tutti, e sai che imbarazzo dopo, semmai avrei riaperto gli occhi.
Niente da fare, la visione del pubblico davanti a Sherlock, quel suo analizzare fino ai più piccoli dettagli le espressione della gente e leggervi tutto quello sdegno e quel disinteresse malamente mascherato, e sentire quel brusio di sufficienza di chi cerca di far piano pur di non starsene comunque zitto... sei stata talmente brava nel farlo emergere dalla pagina che io ho ceduto.
Per un attimo, ho dimenticato la capacità che ha Sherlock di dissociarsi, a suo modo, al fine di giungere all'obiettivo finale, quella parvenza e apparente freddezza che mostra davanti a tutti... l'ho dimenticata, perché per un attimo avrei tanto voluto tenergli la mano o che John corresse da lui. Insomma, ho sentito il suo disagio, il suo odio, il disprezzo per quella falsità superare il suo stesso ego, e mi è dispiaciuto per lui. Ho empatizzato molto in questo punto.
Sembra quasi inutile dirti, a questo punto, che sei stata bravissima a creare i contrasti tra "dentro" e "fuori" la mente di Sherlock, ma anche tra il "prima" e il "dopo". Dentro Sherlock c'era il caos, la paura, i dubbi, la voglia di non suonare per loro, c'erano mille pensieri, alcuni infantili altri che mostravano le sue fragilità, tutte comunque erano un brusio alto quanto quello che c'era fuori; e poi c'era lo Sherlock che gli altri vedono, quello che riesce ad azzittirli finalmente, quello che aspira l'aria dalla stanza e riscrive il concetto di Tempo. Allo stesso modo c'era la gente del prima, quella che con gli occhi chiusi, per un attimo esprimeva genuina ammirazione, era l'emblema di ciò che l'ego di Sherlock, ma anche la sua parte che soffre la solitudine, reclamava, c'era il sogno di essere apprezzato per il proprio talento, di cancellare la parola "strambo"; e poi c'era la gente del dopo, quella che sotto quei sorrisi ammirati e quelli applausi e quelle richieste di ascoltarlo ancora, mostra la sua superbia, la sua finta ammirazione, l'invidia nascosta il disprezzo, quel male che sempre rivolge al "diverso".
Su tutto, però, spicca il disagio di Sherlock. Sì, perché come lui stesso dice, la musica abbassa le sue difese, lo mette a nudo: è successo quando ha suonato per John e riaccade adesso davanti a tutta questa gente. Solo che se davanti al primo il momento di vuoto e impotenza e immobilità lo hanno colto davanti agli stessi occhi di John (il che denota comunque una certa fiducia, anche se ancora inconscia(?) verso di lui) Sherlock non permette a se stesso di mostrarsi debole davanti a questo pubblico, estranei che non hanno niente da spartire da lui e davanti a cui torna a mascherarsi piuttosto che farli capire quanto profondo è stato il suo regalo.

A un certo punto, però, mi viene anche da chiedermi, se oltre alla sua incompatibilità verso la gente non ci sia altro... tipo il fatto che lui non voglia che John scopra quanto può essere diverso Sherlock visto in mezzo a quella gente. Come se gli altri potessero dare la misura della sua diversità, e quindi accentuare agli occhi del dottore i suoi difetti. Gli altri potrebbero ancora far cambiare idea a John su di lui. E, ovviamente, ci sono i suoi sentimenti, sentimenti che Sherlock non sa gestire e che comunque si trova a dover affrontare insieme a un John genuinamente dall'intelletto nella media e dalle precisazioni superflue.
E ha ragione a definirle tenere, perché se di solito la gente precisa perché pensa che il suo interlocutore non sia intelligente abbastanza da arrivare a certe conclusioni, John fa precisazioni ovvie per propria modestia, non con malizia o cattiveria, ma con quelle gentilezza tipica di chi ha a cuore la sensibilità altrui.

La scena di loro due che superano il disagio con una buona bottiglia di scotch mi è piaciuta molto, perché la mente di Sherlock, che impregna lo stile di tutta la narrazione, si acquieta in qualche modo. I suoi pensieri diventano un filo unico che è più facile seguire, vanno in un'unica direzione; sono anche più essenziali e concentrati su un particolare, ovvero il dottor John Watson. I pensieri di Sherlock non si disperdono, sono tutti per lui. Allo stesso tempo, mi piace come lui regga meno l'alcool e John sembra intaccato dallo svuotarsi della bottiglia. Mi piace l'esuberanza finale di Sherlock e come la scena si concluda con un'altra rivisitazione della serie, ovvero John che lo segue, completamente dimentico del bastone.
Un'altra che ho apprezzato e trovato estremamente IC è sia la schiettezza senza fronzoli di Sherlock, il suo indossare la maschera da "adesso spiego le mie deduzioni", quella con gli occhi stretti e brillanti di furbizia, quella verità che sembra quasi mettere alla prova la capacità di John di sopportare il suo particolare carattere, sia e soprattutto l'amarezza che sembra quasi vomitare John, quel senso di disagio senso di colpa e frustrazione che lui quasi ringhia fuori e che Sherlock ha la capacità di trasformare in una specie di inseguimento.
Un altro capitolo molto bello e interessante. Nonostante lo stile molto introspettivo, tra l'altro perfettamente in tono con la mente di Sherlock, hai la capacità di farmi leggere senza pause, senza riuscire a staccarmi dalla pagina, con la voglia di arrivare alla fine e sapere sempre di più.
Brava.
Questo è l'unico refuso:
Un uomo che lo conosceva appena era andato a recuperare la custodia del suo strumento e si era impegnato tanto solo per portarglieli fin lì -> portargliela
A presto!

Recensore Junior
27/05/18, ore 16:46

Eccomi qui dopo tanto tempo. Mi era dispiaciuto lasciare questa storia in sospeso, la mia mente non era predisposta per riuscire continuarla con l'attenzione che una storia così bella meritava. Avrei voluto lasciarti una recensione ad ogni capitolo, ma ogni volta che arrivavo alla fine ero così curiosa di sapere cosa accadeva dopo, da passare direttamente oltre. Ho letto i capitoli mancanti tutti d'un fiato e commentare adesso capitolo per capitolo risulterebbe ripetitivo e forse anche stupido. Ecco perchè cercherò di lasciarti i miei pareri tutti in una recensione. 
Intanto inizio con il dirti che ho amato questa storia così piena di musica, di amore, di dubbi, di paure, di incertezze e di tutto ciò che caratterizza i nostri John e Sherlock. Li ho amati dal principio e li ho amati fino all'ultima parola. 

Riassumerò qui, o almeno ci proverò, le parti che mi sono piaciute in modo particolare. 
1. La mamma di Sherlock. L'hai caratterizzata in un modo bellissimo. Sai, non avevo mai provato simpatia per questo personaggio, almeno non prima di dedicarmi alla mia storia su Victor. Da allora ho iniziato ad apprezzarla e ad immaginarla in vari scenari e devo ammettere che il tuo modo di vederla rispecchia pienamente anche il mio. Non avrei mai pensato che alla fine del capitolo precedente Sherlock avesse chiamato proprio lei. Allora avevo anche ipotizzato che si trattasse di Moriarty, pensa te. 
2. L'incredulità di Sherlock che emerge con forza in ogni parte degli ultimi capitoli. Questo Sherlock che si chiede spesso cosa ci trovi John in lui e perchè abbia scelto proprio lui. Mi ha sempre colpito un pensiero del genere e, trovarlo qui in questa storia, mi ha dato modo di apprezzarlo maggiormente. 
3. La cena che Sherlock organizza per John. John in fondo è sempre il solito John. Sherlock non è mai chiaro, pensa troppo e spesso confonde chi gli sta accanto. Il suo piano era perfetto nella sua mente, forse lo era di meno nella realtà. Ma John, da bravo tonto, non aveva neanche sospettato che Sherlock avesse fatto tutto per lui. La parte in cui se ne va e lascia Sherlock da solo mi ha fatto venir voglia di prenderlo a schiaffi. Ma alla fine il capitolo prende la giusta direzione e, anche se in ritardo, la serata va come deve andare, regalandoci un meraviglioso bacio. 
4. Ma quella stronza di Mrs Taylor non l'ha mai presa a pugni nessuno? No, perchè io mi sarei offerta volentieri. Sì, in certe occasioni ho anche un lato aggressivo da John Watson. Comunque, a parte tutto, mi è piaciuto vedere questo Sherlock fragile che corre a rifugiarsi nella musica e questo John che lo segue e gli fa capire che niente di ciò che possono dire di lui può in alcun modo fargli cambiare idea su ciò che prova. "Voglio suonare solo per te" "Suona per me". E il mio cuore si è praticamente sciolto. 
5. Lo scambio dei regali. La reazione di Sherlock al libro di John è dolcissima, perchè John non sarà un genio, ma sa come colpirlo e sa cosa fare per sorprenderlo come nessuno. E la parte successiva è strepitosa. Sherlock che confessa di voler fare l'amore con lui, che decide di farlo su quella poltrona su cui si siede ogni giorno. Dio, mio... è una di quelle scene Johnlock che ho sempre immaginato e ti ringrazio di averla inserita (anche se inconsapevolmente). 
6. La gita. Bene, neanche io avevo immaginato che John avesse in serbo una sorpresa del genere. La parte in cui Sherlock si imbroncia, dicendo apertamente e senza alcuna vergogna che pensava si trattasse di una "vacanza del sesso" e non di un tentativo di ucciderlo di noia, mi ha fatto morire da ridere. E' stato molto bello che John lo abbia portato in un posto così particolare e gli abbia proposto un mistero irrisolto da un centinaio di anni. Non avrebbe potuto fare Sherlock più felice di così. 
7. John che pende completamente dalle labbra di Sherlock. Tutte le volte che gli chiedeva di raccontare come avesse fatto a risolvere il caso, tutte le volte che gli chiedeva semplicemente di parlare, perchè ama anche il solo sentirlo parlare di casi o di qualsiasi altra cosa, era un colpo al cuore. Nel senso positivo del termine, ovviamente. 
8. Il dubbio amletico di Sherlock e il modo così tenero in cui si comporta. Sherlock ha paura di poter rovinare tutto ed ogni problema, anche stupido, gli sembra quasi insormontabile. Questo è un aspetto che rivedo molto in Sherlock e che mi intenerisce ogni volta. Ma John è lì e sarà sempre lì per lui. Qualsiasi problema si presenti, qualsiasi dubbio sorga tra loro, John rimarrà sempre lì al suo fianco. E a Sherlock non serve sapere altro per iniziare a vivere con serenità la loro storia d'amore. Loro due da soli contro il resto del mondo, è sempre qui che alla fine arriveranno. 

Sono davvero felice di essere riuscita a finirla. Hai fatto un ottimo lavoro come sempre, Koa. Riesci sempre a sorprendermi con la tue storie cariche di intensità e di dettagli. La scelta dei brani è stata perfetta, li ho adorati tutti e tutti calzavano a pennello con il capitolo prescelto. Ti faccio i miei complimenti. Un abbraccio, alla prossima. 

Marilia. 
 
(Recensione modificata il 27/05/2018 - 04:51 pm)

Recensore Master
16/05/18, ore 14:14

Oh. Mio. Dio.
Ok, ci siamo, siamo giunti alla fine.
Anzitutto, devi sapere che io amo molto Madame Butterfly. Ricordo che quando lo studiai a scuola me ne innamorai, penso sia una delle cose che mi è rimasta più impressa. E l'ho trovata perfetta con questo epilogo che ho amato dall'inizio alla fine. Ho amato tutta la storia in effetti, è stato un crescendo di emozioni. E' stato vedere Sherlock cambiare, aprirsi a questo sentimento e a questa felicità che non crede possibile. Lo trovo molto tenero nel suo preoccuparsi e nel suo avere paura. Perché dopotutto, quando ci si sente così felici, viene naturale temere che tutto possa finire. E la risposta di John è qualcosa di disarmante, perché con l'intensità delle sue parole gli fa capire che lui lo sceglierebbe sempre. Ho adorato questa cosa!
Lui lo sceglierebbe sempre, in qualsiasi situazione. Anche qui, credo di starmi sciogliendo per la tanta dolcezza e bellezza del concetto.
Alla fine era normale che Sherlock avesse dei dubbi, quando un sentimento è così forte e conturbante tende a scuoterti anche l'anima. Ma John lo rassicura, sono certa che lo rassicurerà sempre.
I loro momento, che siano di dolcezza o erotici, sono sempre descritti con così tanta delicatezza da lasciarmi incantata. Devo ammettere che all'inizio del capitolo ho respirato un'aria quasi... onirica, direi, aria che ho poi ritrovato alla fine. Insomma, ho trovato la chiusura del capitolo perfetta. Ho amato questa storia fin dall'inizio, l'intensità delle emozioni che ho provato e il modo in cui tutto è stato scritto. Credo che mi mancherà questa storia.
Ovviamente un grosso COMPLIMENTI a te, che come sempre hai fatto un lavoro splendido. Non mi aspettavo oltre da una delle mie autrici preferite di EFP (sì lo so, sembra una cosa da ruffiani detta così, ma l'ho pensato sin da quando ho iniziato a leggere i tuoi scritti xD).
E niente, mi fermo qui o rischio di stra parlare.
A presto! ^^

Recensore Master
13/05/18, ore 16:50

Ciao, ho deciso di continuare con la long, perché ci tenevo particolarmente ad arrivare al punto della festa (ormai mi era salita la voglia di sapere a mille e passaXD). Fatto sta che è stato difficilissimo resistere alle altre storie nel tuo account (ho notato l'ultima che hai pubblicato, ma devo resistere fino alla fine della serie prima di potermela gustare appieno).
Finora credo di non averlo detto, ma mi piace come definisci la mente di Sherlock: palazzo mentale. Dà subito l'idea di qualcosa di imponente, che incute riverenza ma allo stesso tempo suona molto grande e quindi solitario; qualcosa lontano da tutto e tutti, dove nessun altro può entrare. Credo che questo termine renda perfettamente il modo di pensare di Sherlock. Così come ho notato la battuta di aver suonato Bach solo per farli tacere (tipico di Sherlock, fare qualcosa che distragga gli altri e mostri la sua seccatura nell'ascoltarli, solo che questa volta il suo gesto è risultato più apprezzato del solito). Non so perché (forse perché in questo capitolo è la prima volta di questa storia è il narratore a confermare che Sherlock ha dei sentimenti, tratto fondamentale del suo personaggio a parer mio), ma mi ha ricordato il suo scatto con John nella puntata 2x02, dove per la prima volta è egli stesso che ammette di avere paura (devo ancora finire la puntata, però la scena con John è stata davvero bella<3). Comunque, quello che ho notato, è il modo in cui lui si muova quasi sempre per voler "attaccare" la gente, per assicurarsi che no si avvicini troppo a lui: allontana le chiacchiere noiose di due persone che lo venerano così come rifiuta l'aiuto e la preoccupazione di John. Dipendere dagli altri rappresenta una debolezza per lui, è troppo orgoglioso.

Ho amato il pezzo dove c'è la ripetizione d "John" seguita dalle sensazioni che questo gli causa. Mi piace il ritmo sempre più incalzante, fino a diventare uno scatto secco e lapidario, per poi scorrere di nuovo in frasi più lunghe e melodiose.
Ma soprattutto bellissimo l'effetto dell'intero secondo paragrafo dove con la mente di Sherlock siamo già in mezzo alla folla, a girare per le sale e ci stiamo dirigendo verso il buffet, per poi scoprire che nella realtà siamo ancora sulla soglia. Mi hai catturato moltissimo in questo pezzo, e hai ricalcato, perfezionandolo direi, lo stesso effetto che ti ho già detto nel capitolo precedente, se non sbaglio (forse due capitoli fa, per la risposta data per la festa).
Un altro elemento che salta all'occhio in questo paragrafo è la sensibilità di Sherlock, il suo ferirsi senza darlo a notare, ma soprattutto la sua voglia di impersonare un personaggio, che in questo caso non è per stravaganza o diletto ma per necessita, con una certa nota amara nel petto.

Il terzo paragrafo contiene un'altra verità: il valore e il ruolo che ha il violino per Sherlock. A lui cede i suoi più puri sentimenti, è di lui che si arma quando vuole scacciare pensieri torti o mormorii estranei.

rimare in disparte era meglio -> rimanere... (è l'unico refuso di un capitolo impeccabile)
E dal terzo paragrafo in poi ho smesso di prendere appunti perché ho letto a tavolettaXD Sempre più emozioni, sempre più coinvolgimento. Senza nulla togliere ai precedenti capitoli, questo è stato il mio preferito, perché ha unito il tema della musica all'altro pilastro fondamentale della nostra vita: la danza.
Ero con Sherlock mentre desiderava ardentemente fare la cosa più naturale del mondo: muoversi, vivere, danzare. Ed ero con lui mentre soffriva in un angolo, deriso ed evitato. Ed ero con lui quando ha deciso di buttare tutto alle ortiche, pur di appagare le sue voglie; voglie che poi trovano la massima espressione nel danzare con John. Credo che Sherlock sia in fondo egoista e egocentrico, ma credo anche che queste due caratteristiche non siano smodate come lui creda né così negative come pensa, ma sono elementi che ognuno di noi possiede. Chi non ha mai voluto passarsi un capriccio o dire "adesso penso un po' a me". In lui sono atteggiamenti che spiccano per i suoi modi molto eleganti e schietti insieme, senza veli né mezze misure, ma sono sensazioni che lo rendono comunque umano. Ed è questo il bello di questo personaggio.
Ho adorato la danza, il ritmo di nuovo ritmato e e via via più incalzante nel momento in cui Sherlock elenca per quale motivo gli piace danzare con John; e altrettanto ho amato il modo in cui la bellezza di questo ballo unico poi si identifichi allo stesso tempo, e in maniera paradossale, nel valzer più brutto della sua vita, proprio perché abbiamo di nuovo avuto un'esperienza "dentro e fuori" dalla sua mente, distinzione di tempo e spazio tra pensieri e realtà. Bello anche il modo in cui questo capitolo si dilunga, sembra soffrire, arricchirsi di malinconia e solitudine per poi concludersi in due righe l'attimo dopo che Sherlock ottiene ciò per cui è venuto.
Altrettanto tipico di lui è il fatto che, nonostante pensieri e narrazione si siano concentrati sui suoi sentimenti e sulla bellezza del momento e su tutti i particolari, quello che poi lui confessa di aver fatto, nella sua disarmante sinteticità è il fatto che John non abbia bisogno del bastone (proprio come accade nella serie, dopo l'inseguimento... ora capisco cosa intendevi quando mi hai detto che c'erano diversi riferimenti alla serie, solo "sfasati" nel tempo e nello spazio della storia).

Mi piace come in John dolcezza vada a pari passo a un sentimento più cruento e da decifrare come la rabbia o la voglia di "azione" di qualcosa di forte e violento, che lo riesca a sconvolgere, a suscitare la sua attenzione.
Il valzer sulle cui note danzano lo conoscevo: credo che sia il più famoso, non che il più bello. Così leggero, così fresco, così spensierato... rappresenta perfettamente lo sbocciare di questa affinità ma anche il senso di liberazione che coglie Sherlock nel momento in cui John è al suo fianco. Sembra quasi che l'assenza di John vada di pari passo con le percezioni negative e funeste di Sherlock, quel suo sentirsi isolato e deriso; e sembra che John sia l'unico a poter riempire quel vuoto. Un vuoto che poi si fa più pesante e tangibile nel momento in cui si devono separare; ed ecco che torna il tema del ferire per non essere feriti, lo stesso che avevo colto all'inizio.

Mi piace il rapporto che Sherlock intesse con questa coppia di festeggiati: mi ricordano molto il rapporto che ha con Mrs Hudson, perché anche nei suoi confronti, anche se Sherlock non nasconde del tutto i suoi modi, in lui vedo quella stessa voglia di curare e non deludere.
Infine (ho fatto un po' sali e scendi in questa recensione, scusa>.<) ho adorato il modo in cui, nonostante le voci assillanti di Mrs Barnes, è il silenzio e la frase arrivata e passata nella "realtà" pronunciata da John: il mondo va avanti, ancora una volta non aspetta Sherlock e i suoi palazzi mentali, eppure il tempo per lui si ferma a quella frase.
Davvero un bellissimo capitolo. Non so se ho detto tutto, ma comunque credo di aver sbavato abbastanza. Complimenti vivissimi.
A presto!
(Recensione modificata il 13/05/2018 - 04:54 pm)

Recensore Master
13/05/18, ore 14:03

Ciao **
Innanzitutto, Mrs Hudson e Mrs MacGill che spiano Sherlock e John e spettegolano sono qualcosa che va oltre ogni mia immaginazione xD
Troppo belle.
Poi, ma quanto carini sono quando accenni al loro futile litigio? Praticamente non possono stare lontani l'uno dall'altro. Io amo davvero l'introspezione di Sherlock e il suo sorprendersi del fatto che senza la mancanza di John, anche proprio a livello fisico. Inoltre, anche solo il fatto che questo pensiero lo distragga dai suoi "doveri lavorativi" e la cosa lo fa innervosire, è adorabile xD
Poi l'idea della gita... da qua in poi è stata un'escalation di cose epiche. Anzitutto Sherlock che si annoia da morire tra mucche e paesaggi. La sua uscita bellissima con John del: "chissene delle mucche, sc***i", e poi scoprire che John lo ha portato sulla scena di un delitto. Come rendere felice Sherlock Holmes in una semplice mossa, ci sei riuscito!
Ma come si fa, come? Sono troppo adorabili.
Tu non puoi vedermi, ma ti assicuro che in questo momento ho la dolcezza che se provassi a togliarmi ne uscirebbe zucchero anziché sangue!
Cioè.. ma Sherlock che scappa sotto la pioggia e grida "ti amo" a John?
Non ho aria per respirare, seriamente. E' tutto così bello, suggestivo e romantico. E sono quasi alla fine, accidenti.
Ho amato questo capitolo, davvero.
A presto!

Recensore Master
09/05/18, ore 19:17

Ne ho approfittato subito per andare avanti^.^
Questo capitolo mi ha sorpreso per due motivi: il primo è che mi aspettavo che continuassi da dove avevamo lasciato Sherlock e John; il secondo è che avevo prospettato di giungere alla fatidica festa.
Possiamo definire questo un capitolo di passaggio, molto introspettivo, pieno di tensione nell'aria che preparava all'elettrizzante festa, ma che comunque ha una grande funzione nell'economia della trama: ti permette di inserire una pausa tra la sequenza di eventi che accadono; ti ha permesso di creare una sorta di "flashback" all'interno della storia, proprio come accade nei film.
A questo proposito, mi è piaciuto molto il fatto che inizialmente ci sia questo stacco di tempo tra il secondo e il terzo capitolo: il lettore si sorprende, un po' come è accaduto a me, smania per sapere come alla fine Sherlock abbia risolto il problema, e non rimane deluso perché è proprio la mente di Sherlock a svelare l'arcano, un po' più avanti. Comunque, questo "salto" l'ho apprezzato sia per la sorpresa sia proprio per questo effetto "riavvolgiamo il nastro" che hai attuato.

Ho ascoltato le due musiche da te consigliate (inutile dirti che di musica io non me ne intendo proprio, a maggior ragione lirica, quindi vado un po' ad associare quello che mi trasmette la musica e quello che mi dice il testo) e mi sembra di poter collegare le due musiche come sfondo di due fondamentali pezzi: la prima, "vedrò qual sommo incanto", ha unn motivo piuttosto incalzante ma mi è parsa molto riflessiva, pensierosa, e a tratti drammatica, esattamente perfetta per fare da sfondo ai pensieri e alle descrizioni fisiche e caratteriali e un po' impertinenti di Sherlock e circa la sua persona; la seconda, invece, era più incalzante, fatalistica all'inizio, quasi intimasse a Sherlock di non avere scampo o scelta a riguardo, quasi provocatrice ma anche tranquilla e leggera, e mi è sembrata perfetta per creare l'atmosfera giusta all'indagine stuzzicante e sorniona di MacGill.

Andando a guardare nello specifico il testo, ho ritrovato Sherlock in tutte le sue parti nella descrizione iniziale e nel suo comportamento nel flashback della lezione di biologia (e in parte me lo avevi anticipato anche tu nella tua precedente risposta): uno Sherlock che si diverte e rinfacciare la parola "dieta" al fratello, uno Sherlock che adora l'arte del travestimento, uno Sherlock che si annoia e infastidisce ad aver a che fare con la gente dalla mente banalmente nella media, uno Sherlock che ama viziarsi e farsi viziare; ma anche uno Sherlock che prova a fare del termine "amore" una questione di logica e chimica.
Mi è piaciuto come l'indagine di Sherlock, durante la lezione di biologia, abbia portato alla conclusione della prima puntata della serie, ovvero che John sente nostalgia dell'azione sul campo di battaglia; ma soprattutto mi è piaciuto vedere come ci sia un diverso suo modo di rapportarsi a Sherlock rispetto alle altre persone. Il nostro consulente investigativo ha affibbiato tale differenza a una questione di interesse e azione mista al mistero, ma secondo me anche il nostro medico militare è rimasto affascinato da Sherlock. Ma, come hai più volte sottolineato, Sherlock tende a non notare o comunque a dedurre nel modo errato quando si tratta di sentimenti. E questo è un particolare che emerge anche dalle conclusioni che lui ha tirato fuori quando John si è defilato dalla stanza.
A proposito di quella scena, hai fatto bene a cercare la soluzione in esterno ai due personaggi, perché davvero non so come avrebbe potuto fare Sherlock, mentre lo stare fermo ad aspettare di John ha messo in evidenzia le stesse espressioni un po' costernate e incredule che tira fuori davanti a certe bravate di Sherlock. Insomma, la soluzione poco scontata mi è piaciuta.

Il personaggio di Beatrice mi par di capire che sia un tuo OC (si dice così, giusto? quando si inserisce un personaggio originale in un fandom) e mi piace molto. D'ora in poi la immaginerò con il volto di Angela Lansbury. Tra l'altro questo personaggio ha lo stesso acume della signora in giallo, e il fatto che dal suo scranno di intelligenza nella norma questa signora riesca a smascherare i tarli che feriscono Sherlock, forse anche prima di lui, mi piace tantissimo: è un po' come avere uno Sherlock in gonnella che si occupa di questioni di cuore.

Gli unici refusi che ho trovato, infine, te li segnalo qui:
Sherlock, al contrario, era odiava la sola presenza di chicchessia attorno a sé -> senza era
la gente di gli dava del pazzo quando s’infilava in monologhi su questo argomento -> senza di
il fatto entrambe portassero il cognome del rispettivo marito -> il fatto che
perché le fiamme ardevano allegre regalandogli un tepore piacevole che risaliva su lungo corpo -> sul lungo corpo
Era sicuro che non si fosse accordo di nulla -> accorto

A presto!

Recensore Master
08/05/18, ore 12:26

Ciao, Koa ^.^
Rieccomi da queste parti. Ho rimandato questo capitolo per troppo tempo, e nonostante ci siano altri titoli interessanti nel tuo account, ho deciso di continuare un altro po' con questa storia prima di farmi distrarre di nuovo :)
Allora, la prima cosa che voglio commentare è il titolo.
Mi vien quasi da dire che il titolo "stravaganza" renda perfettamente l'eccitazione e la situazione surreale in cui Sherlock si va a cacciare sin dal momento in cui decide di farla finita. Ho ascoltato la musica, e a un certo punto diventa così effimera e bassa pur senza perdere quel ritmo leggermente veloce che ne segna i vari passaggi, e poi c'è la grinta e la forza, l'esuberanza di alcuni momenti in cui vedo Sherlock volare per la stanza, volteggiando e sognando. Quindi abbiamo da un lato la coerenza di significato, quella immediata, dove il titolo si adatta perfettamente all'insolito problema di Sherlock, ma soprattutto alla sua personalità che io trovo irresistibile; e dall'altro lato abbiamo il ritmo e le sensazioni che questa musica sprigionano, sembra quasi di sentire le farfalle dello stomaco di Sherlock volare per la stanza, note effimere, che nemmeno lui ha capito fino alla fine del capitolo, e che si trasformano in un vero e proprio attacco alla sua mente. La musica è perfetta per seguire i palpiti del suo cuore, i ritmi forsennati della sua mente, ma anche la direzione che stanno prendendo i suoi sentimenti.

Per quanto riguarda la grammatica, ho solo trovato semplici refusi (scappano a tutti, e spero di poterti aiutare segnalandoteli):
col riempire ogni anfratto, decorare ogni stanza e fatto propria ogni cosa ("fare", qui forse è un'impressione mia, però credo che usare l'infinito per coordinare il verbo agli altri sia meglio)
Tono che s’allargo anche sul suo viso qualche istante più tardi (allargò)
più un leggero vagare che una mediazione profonda (meditazione?)

Riguardo allo stile, invece, mi piace il flusso di coscienza della mente di Sherlock, mi piace l'uso di questo narratore sempre coerente con il personaggio; e mi piace come pieghi il ritmo della narrazione alla sua caratterizzazione. Un ritmo che, aggiungo, si dilata durante il flusso di coscienza, in cui inserisci paragrafi interi sulle sue elucubrazioni, e poi riprendi il filo della realtà facendo perfettamente sentire che il lasso di tempo che abbiamo speso per leggere i suoi pensieri nella realtà dura un secondo. Questo dà anche la misura della velocità alla quale viaggia il suo cervello.
Mi ha colpito in positivo il tono più colto che il testo assume non solo attraverso il lessico ma anche con l'elisione di "gli". Ha conferito al testo un taglio più "retrò" se così vogliamo dire, si viene a formare un suono non comune leggendo al giorno d'oggi ma che qui si adatta ancora una volta perfettamente al contesto e al personaggio. Il testo inoltre scorre veloce, fluendo da un pensiero all'altro sì con metodica precisione ma anche con un tono molto frettoloso e "superficiale", a indicare l'insistenza di Sherlock al non voler dare troppa importanza all'influenza che ha John su di lui. Ho notato però anche alcuni "rallentamenti" bruschi (voluti ovviamente) proprio quando viene buttato fuori dal suo palazzo mentale, e poi un tono più sommesso (come nella musica) quando Sherlock, pur arrivando fino in fondo, continua ad avere dubbi sulla sua decisione di far ascoltare la sua musica e quindi si volta ad assicurarsi che sia ancora John a seguirlo.

Giungendo alla trama, mi ha fatto morire il sentire lo sconvolgimento di Sherlock nello scoprire che il tempo non si era fermato ad aspettare i suoi ragionamenti. E' da lui, dopotutto, enfatizzare il suo genio, a tal punto dallo sconvolgersi se la terra non segue i suoi ritmi.
Mi piace il parallelismo che nella mente di Sherlock assume la musica di Vivaldi e John Watson: anche John è elementare, un uomo comune, dal comune intelletto; eppure possiede sfumature che Sherlock desidera studiare e catalogare. Lui è percettivo verso la sua presenza; ed ecco che, in mancanza di John, lui studia ossessivamente e senza comprendere fino in fondo Vivaldi. E' stato forse frettoloso a catalogare John? No, lui è come tutti gli altri; eppure continua a richiamare il suo interesse. E come può qualcosa di elementare essere diverso dagli altri? Come può un'addizione risolversi in modo differente?
Questo è John: l'eccezione che conferma la regola. Lui è il suo personale Vivaldi, l'opera elementare che ha capito troppo presto ma su cui continua a tornare, perché pur nella sua semplicità c'è qualcosa che non coglie, ed è forse che "anche qualcosa di semplicemente prevedibile può sorprendere per sua stessa natura".

Ho visto i primi due episodi di Sherlock - e conto di vedere entro stasera il terzo - quindi non ho potuto che godermi in pieno la scena in mensa con l'arrivo di Angelo. E non solo: ho notato altri particolari che prima - ma c'erano sempre stati o li hai inseriti solo in questa storia? - non avevo colto (inutile: conoscendo un po' del fandom diventa tutta un'altra storia. Le ho apprezzate nella loro originalità, finora le tue storie, adesso posso apprezzarle nella loro capacità di fluire dentro e fuori dal canone). Per esempio, un particolare che mi è saltato all'occhio è stato il modo di fare di Sherlock: adesso colgo meglio la sua esuberanza, il suo scattare da una posa all'altra, il suo dissociarsi dalla realtà, il suo entusiasmarsi all'improvviso e per qualcosa che coglie solo lui, ma soprattutto ho notato il modo in cui ha fatto irruzione a casa urlando "Vivaldi" (povera Mrs HudsonXD). E ancora: John e il suo modo di studiarlo, quella genuina curiosità che anch'io, adesso che ho visto i primi due episodi, fatico a comprendere fino in fondo. E forse è questa la nota stonata che Sherlock sente in questo personaggio: non è tanto il suo essere semplice, ma sono le sue reazioni genuine quelle che non comprende, proprio perché diverse dalle solite reazioni che la gente ha in sua presenza.
Mi è piaciuta tantissimo la parte finale del pezzo in cui è John che studia Sherlock e lui si deve ripetere di respirare. Un'altra cosa che ho apprezzato è il riferimento a ciò che è logico - e che Sherlock coglie subito - e ciò che è parte della sfera emotiva - e che lui confonde. E' un qualcosa che apprezzo meglio dopo aver visto il loro primo incontro e l'interpretazione di Benedict Cumberbatch.
Nella scena finale, quello che ho notato è il suo passaggio dal volteggiare e dall'eccitazione all'imbarazzo e alla depressione con cui scivola contro la parete del muro, stringendosi il violino. Mi è sembrato di vederlo rannicchiato nella sua poltrona con la vestaglia addosso e quell'espressione di bimbo spaesato (su una cosa concordo: ha degli occhi bellissimi, molto limpidi e innocenti).
La scena finale mi ha fatto sì sorridere ma soprattutto mi ha fatto domandare cosa si dovrà inventare ora Sherlock per tirarsi fuori da quell'inghippo (o se sarà lo stesso Watson a sorprenderlo ancora una volta).
Bellissimo capitolo, come sempre. Bravissima.
A presto!

Recensore Master
29/04/18, ore 16:03

... Io ti abbraccio.
Mi hai fatto venire i brividi **
Come al solito, tenterò di andare con ordine, sebbene non sia facile, da brava emotiva quale sono.
Il natale... che palla passarlo con i parenti con cui non andiamo d'accordo.
Tra l'altro, un abbraccio per un piccolo Sherlock traumatizzato da Mycroft. E pure tu, dovevi per forza dirgli che Babbo Natale non esiste? xD
Fortunatamente, Sherlock ha un piano, come sempre del resto.
Una cena e poi... carini quando si scambiano i regali, direi che sono stati entrambi molto azzeccati. Già che io amo John, qua me ne sono innamorata ancora di più, perché è così dolce **.
E qui arriva la scena che mi è piaciuta di più perché - onestamente - ho avuti i brividi per tutto il tempo. E' chiaro che Sherlock abbia cercato un contatto fisico, dopotutto quando si ama una persona è più che normale.
Ovviamente si lascia prendere dalla foga e inizialmente si stacca. La sua è effettivamente paura, ma non come la intende John. Semplicemente non sa come approcciarsi, per lui è tutto nuovo. Di qui in poi è stato un'alternarsi di passione/fluff/il mio cuore che implodeva.
E mi è venuto il batticuore in particolare in quei brevi momenti prima che tutto accadesse. Quando Sherlock aspetta che John scenda al piano di sotto. Lì mi sono sentita proprio nei suoi panni e devo dire che è stato emozionante.
Poi, vabbé, la dolcezza con la quale questi due fanno l'amore mi ha sciolta, ma completamente. Ed è stato bello, perché non è stato perfetto - quale prima volta lo è? - però allo stesso tempo lo è stato!
C'è un amore che si respira anche solo nell'aria, un amore che finalmente ha trovato il suo apice!
Sì, direi che un capitolo del genere mi ci voleva. Stupendo!
Ancora una volta ti sei superata. Ti rinnovo i miei complimenti.
A presto **

Recensore Master
22/04/18, ore 09:55

Ok, per me è stato doveroso prendere cinque minuti di pausa, altrimenti rischiavo di scrivere COSE e non una recensione vera e propria, tuttavia qualche mezzo sclero potrebbe scapparmi mentre scrivo.
Posso affermare tranquillamente che questo sia uno dei miei capitoli preferiti, per tutta una serie di motivi che con molta calma e a mente lucida andrò ad elencare:
- Sherlock. L'ho ripetuto mille volte che amo la caratterizzazione che ha in questa storia, e credo che continuerò a ripeterlo. Lui è intelligente, sveglio e razionale, per questo, quando si innamora, diventa quasi come un bambino. E' insicuro, ha paura di fronte quel sentimento nuovo e quelle sensazioni mai provate. Ovviamente lui e John si sono baciati, ma non c'è stato un chiarimento immediato. Quindi lui adesso non può che domandarsi: cos'ha significato? Cosa siamo io e lui?
Che dovrei fare?
Quindi ho trovato adorabile il suo non sapere come agire, la sua insicurezza, il suo desiderarlo ma non saperlo esprimere.
E veniamo quindi alla parte della mensa. Si sa che Sherlock è sempre un po' mal guardato, a causa della persona che è sempre stata. Anche qui si capisce che il suo passato, per questo motivo, non è esattamente stato rosa e fiori. E' bravo a dimostrarsi indifferente alle parole, ma in fondo non lo è del tutto. Davvero, stavo per attraversare lo schermo del PC e picchiare Mrs. Taylor. Ma quante cattiverie?
Purtroppo è anche un dato di fatto che quando uno è "diverso", automaticamente viene trattato male/bullizzato ma in maniera forte.
Ma qui: O vuole farmi credere che lo stato delle sue ginocchia deriva da un’attenta opera di pulizia del pavimento?»
Io veramente, stringo la mano a Sherlock. Alla fine però, lei continua a inveire, e Sherlock se ne va. Ho provato tanta tenerezza nei suoi confronti, e volendo un pochino lo capisco anche.
Speravo che John venisse a consolarlo... e infatti è successo!
Sherlock mette subito in chiaro le cose, affermando che non abbia fatto nulla di compromettente per ottenere il suo ruolo di insegnante. Ma direi! Non farebbe mai certe cose.
Comunque sia, il capitolo è un crescendo di emozioni e tensione, fino ad arrivare al finale che, da come avrai capito, ho adorato!
Le parole di John sono super dolce! Quando abbraccia Sherlock e gli sussurra che avrebbero affrontato tutto insieme, mi sono completamente sciolta.
O vogliamo parlare del fatto di quando lui gli dice di voler suonare per lui?
Una scena passionale ed assolutamente romantica <3
HO AMATO DAVVERO TUTTO.
E sono così contenta che Sherlock e John si siano trovati. Per questo, non ho idea di cosa gli ultimi tre capitoli mi riserveranno, ma sarò contenta di scoprirlo.
Ottimo lavoro!
A presto! <3

Recensore Junior
18/04/18, ore 22:43

Un finale stupendo per questa bellissima storia!!! Complimenti koa, le tue fanfiction sono sempre scritte in maniera impeccabile, ricche di dettagli e mi fanno emozionare tanto.. 💖

Recensore Master
18/04/18, ore 19:26

Buonasera, ovviamente non potevo mancare e quindi eccomi qui.
Manco a dirlo, il capitolo finale mi è piaciuto tantissimo, e non poteva essere altrimenti dopotutto... scritto bene come sempre, piacevolissimo da leggere, con personaggi piuttosto IC. Ancora una volta ti faccio i miei complimenti per come hai reso John e Sherlock, mi sono piaciuti moltissimo, così come la storia in generale, la prima long che io abbia mai seguito su questo fandom. È stata una bellissima AU, con un tema meraviglioso a fare da collante come la musica e ringrazio il pomeriggio di fine Gennaio in cui la storia mi è salata all’occhio e ho deciso di darci un’occhiata, perderla sarebbe stato un vero peccato.
I dubbi che Sherlock continua a dimostrare in questo capitolo sono perfettamente adatti alla sua personalità, che hai sempre gestito egregiamente, ma John è stato meraviglioso come sempre e li ha cancellati in un attimo.
Bravissima davvero, questa storia ora che è finita finisce dritta tra le Ricordate... spero di leggere presto qualcos’altro di tuo su questo fandom, quindi ti saluto!
Buona serata e a presto,
Signorina Granger

Recensore Veterano
18/04/18, ore 12:07

Ciao
Dolce e appassionata come sempre, hai creato un epilogo meraviglioso per questa storia. Delicato e fragile, come un fiore di ciliegio, appunto.
Grazie
A presto

Recensore Master
18/04/18, ore 07:44

Ciao! Non poteva esserci finale più bello per Sherlock e John! Ho pianto dalla prima all'ultima parola!! I dubbi di Sherlock sono più che normali per uno come lui, abituato a tenere sempre tutto sotto controllo, specialmente i sentimenti.. John è riuscito ad abbattere tutte le sue difese, lo ha travolto con il suo sconfinato amore, e Sherlock si è perso, non si riconosce più! Addirittura pensa che quello che sta vivendo con John sia solo un'illusione, perché fa fatica ad accettare l'idea che qualcuno, soprattutto uno come il suo John, possa innamorarsi di lui! Meno male che Watson lo rassicura su tutti i fronti! La sua dichiarazione d'amore mi ha commossa profondamente!!
Alla fine, Sherlock si abbandona anima e corpo all'amore del suo John, e il mondo intorno a loro scompare, ci sono solo Sherlock e John, che non sono più quelli di prima, ma qualcosa di completamente nuovo.. Il vero amore fa proprio questo: ci cambia, ci rende più coraggiosi, ci chiede solo di fidarci di lui, e non possiamo ignorare la sua voce!
La colonna sonora mi ha dato il colpo di grazia! 😊 Adoro la storia di Butterfly, anche se è molto triste! 😞
Mi mancherà un po' tutto questo, ma sappi che sono prontissima a lanciarmi in una nuova avventura!
A presto, spero!!