SECONDO POSTO PARIMERITO, CON UN TOTALE DI 38,75/40
Al di là del Limes, di alessandroago_94
Grammatica e Stile: 6,5/7 (3/3 di g. e 3,5/4 di s.)
Come ho già specificato, la valutazione della grammatica sarà molto generica: non segnalerò quindi gli errori a meno che non comportino una grande sottrazione di punteggio per la loro gravità.
La grammatica è sostanzialmente perfetta, hai indubbiamente curato sia l’aspetto sintattico che quello della punteggiatura: il punteggio pieno è quindi dovuto. Devo dire anche che il tuo stile mi piace molto: è ricercato e raffinato, adatto al contesto, presenta termini specifici e, cosa molto importante, è quasi sempre fluido. L’unico appunto che ho da farti riguarda la suddivisione dei paragrafi, che interrompe spesso il flusso della narrazione visti i troppi “punto e a capo”: ho rilevato questo problema soprattutto nei primi capitoli e nel decimo, mentre nella parte centrale e nel finale non trovo che si noti così tanto.
Trama e originalità: 9,5/10
Lo sviluppo della trama non è lineare, ma segue due filoni paralleli collegati tra di loro dalla figura di Rufillo. Il principale è quello a cui sono dedicati l’inizio e la fine del racconto; sinceramente, ho trovato l’inizio fin troppo lento, e non nego di essermi annoiato per i primi due capitoli: sono d’accordo con te sul fatto di dover presentare l’ambiente in cui si svolge la vicenda, ma penso che in contemporanea alla magistrale atmosfera che hai creato nella Selva Litana avresti dovuto introdurre fin dal prologo (almeno un po’) i personaggi, magari presentando prima alcuni accenni sul vescovo (figura sulla quale ritorni solamente dopo la fine del flashback). La parte del flashback mi è piaciuta decisamente di più, complice anche la mia passione per il thriller (ti sei infatti meritato il premio speciale “Verità o Menzogna”): hai saputo amalgamare perfettamente il mistero sulla morte del sovrano e del suo primogenito con la cultura e i valori dell’epoca, espressi soprattutto attraverso la voglia di non morire in un luogo diverso dal campo di battaglia e la cerimonia dell’ordalia; inoltre la scena della battaglia, un momento in cui è sempre facile perdersi, è descritta con ordine e coinvolgimento e risulta perfettamente adeguata. Una menzione positiva va fatta anche al finale: innanzitutto per aver nominato il celebre Evangelario di Teodolinda, poi per la scelta, a mio parere sacrosanta, di far restare il monaco a Mutina, alla corte di colui che ha cresciuto e protetto quasi a costo della propria vita; la sua morte poi, alla fine dell’ultima missione affidatagli da Dio, chiude il cerchio delle vicende passate di quella terra. Il voto sull’originalità, invece, è certamente pieno, soprattutto per la meticolosa maestria con cui sei riuscito a descrivere la misteriosa e dimenticata cultura longobarda, che tuttavia ha condizionato enormemente l’intera storia d’Italia.
Utilizzo del Pacchetto: 6/6 (2 x categoria)
Ambientazione - penisola Italiana, Sicilia, Sardegna, Malta, Istria, Dalmazia: il luogo principale della narrazione è Mutina, ovvero Modena, quindi l’indicazione è rispettata. 2/2
Prompt - libro: un libro (in questo caso la Bibbia) è l’elemento fondamentale del “presente” di Rufillo, l’oggetto che va portato alla regina Teodolinda. 2/2
Obbligo: il protagonista principale deve essere un uomo (maschio): il protagonista è indubbiamente Rufillo, quindi l’obbligo è rispettato. 2/2
Caratterizzazione e introspezione dei personaggi: 10/10
Eccoci al punto che ho indubbiamente preferito: i personaggi. Ognuno di essi, anche il più sfuggente, non è stato lascato al caso nemmeno per un secondo e ritengo che, in una storia che si snoda nel tempo come questa, esso sia un eccelso risultato. La caratterizzazione meglio eseguita, ovviamente, è quella di Rufillo, il monaco: in lui si ritrovano molti dei tratti dell’epoca, soprattutto per quanto riguarda la fede incondizionata, ma la sua figura è stata resa un tramite tra due culture un tempo completamente diverse, quella barbarica e quella romana, che poi si sarebbero fuse, insieme a quella greca, in quella proto-italiana. In questo senso, si può dire che sia Rufillo il vero Limes, un punto sia di unione che di separazione tra due popoli diversi; questo espediente, insieme al suo opposto (cioè presentare due personaggi uguali ma opposti), fa esplodere tutto il potenziale della figura che si è andata a creare, rendendola sia protagonista che sfondo della narrazione. Per questo motivo ho deciso di assegnarti il premio “rivelazione maschile” per il miglior personaggio maschile.
Meno marcati, ma ugualmente eccezionali, sono i tratti che hai dato alle restanti figure principali: innanzitutto Rhotar, che ha scelto di inscenare il proprio omicidio piuttosto che far trapelare le sue debolezze; poi Agilulfo, scosso da un impeto giovanile di rabbia ma ucciso subito dopo, e Adalberto, colui che diventerà il nuovo duca e che guiderà, insieme alla regina Teodolinda, il proprio popolo “fuori dall’ombra”, cioè lo introdurrà nella storia che è a noi chiara. La regina, anche se solo nominata, copre comunque un ruolo di rilievo all’interno della trama nel suo filone principale: è lei il centro di tutto, l’obiettivo da raggiungere e l’alleanza da ottenere per il Pontefice e l’Esarca, quindi il suo ruolo di donna forte ma misteriosa è stato ricoperto magnificamente. Si passa poi al fratello di Rhotar, sopraffatto dalla fama, e ai due servetti delle cucine, due italioti succubi del potere dei propri superiori e condannati a patire quelle pene infernali dell’ordalia. Una menzione speciale va inoltre al vescovo di Nursia, Flavio Massimo, che rappresenta essenzialmente il primo, vero, contatto tra l’autorità romana e cristiana e il mondo sconosciuto degli ex-nomadi Longobardi. Hai riassunto in questi personaggi tutta la mentalità dell’epoca, in ogni sua minima sfaccettatura, è il punteggio pieno è essenzialmente un obbligo.
Titolo: 2/2
Penso che il titolo che hai usato sia perfetto per questa storia. È una domanda che ricorre per tutto il testo, in particolar modo nella mente del vescovo: l’unico che lo sa è Rufillo, e noi lettori scopriamo il passato e il presente di quelle terre attraverso i suoi pensieri.
Gradimento personale: 4,75/5
Ho amato tantissimo la tua storia: ho già commentato precedentemente i pregi della trama e dei personaggi, ma qui aggiungo la cosa che me l’ha fatta piacere così tanto, la cultura Longobarda. Ho apprezzato infinitamente tutti i cenni alle usanze come l’ordalia, le fare e il mundio, che mi hai fatto conoscere o approfondire in maniera approfondita ma essenziale grazie alle tue magnifiche note; un tocco di classe sono, inoltre, le citazioni iniziali di autori sia contemporanei ai fatti, sia successivi e perfino moderni: rappresentano un’opinione, un fatto sulla cultura e sulle relazioni di questo popolo, qualcosa che la tua storia sia smentisce che conferma in egual misura. La piccola sottrazione è solo per la lentezza dell’inizio, ma ti sei completamente riscattato immergendomi completamente nell’atmosfera medievale: la tua storia è quello che cercavo con questo contest. |