Recensioni per
Into the darkness
di pattydcm

Questa storia ha ottenuto 37 recensioni.
Positive : 37
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
24/04/19, ore 23:18
Cap. 2:

In questo capitolo sentiamo ancora l’atmosfera rassicurante di quello precedente, di quel trovare, di Sh, rifugio al dramma che l’ha colpito, vicino a John, nello stesso letto, in una commovente ricerca di un calore tanto amato che possa proteggerlo dal buio della disperazione.
Particolarmente frizzante il contrasto che hai ideato tra la situazione, oggettivamente tristissima, in cui si trova Sh e ciò che John prova per lui: cieco o non cieco, il suo corpo ed il suo cuore non sentono ragioni perché Sh è Sh anche così e lui lo trova sempre dannatamente attraente.
Anche in questa long hai dato “un volto” alla voce della coscienza di Watson che, qui, è, almeno per ora, quella non troppo amorevole di sua madre, mentre in “Fenix” era quella più gradita ed efficace di Harry, sua sorella.
Sono tecniche queste che io apprezzo molto perché alleggeriscono la tensione di determinati momenti e caratterizzano, in modo più completo, il personaggio, permettendoci di entrare nei suoi pensieri senza essere troppo appesantiti da una pedante introspezione semplicemente raccontata dall’Autore.
Ed è così che il povero “maledetto perverso” ci riesce sempre più simpatico.
Il suo risveglio non è tra i più felici perché, oltre ad essere seriamente preoccupato per il danno subito da Holmes, la sua mente gli rimanda i ricordi di una situazione precedente, riguardante un certo Bryan. Da quello che possiamo capire, quest’ultimo aveva un legame chiaro con lui ed ha subìto un trauma che l’ha reso cieco, ma con Sh è diverso.
Infatti riemerge il suo perenne disorientamento anche per l’eterno “elefante nella stanza”, la cui gigantesca evidenza è, apparentemente, invisibile solo ai loro occhi.
Comunque, nonostante il terribile avvenimento, la mattina ritroviamo Sh con il suo amato violino e questo è già un segnale che indica la sua volontà di riprendersi la sua vita.
Hai descritto il suo osservare, alla luce della ragione, tutto ciò che è legato al suo stato di non vedente. Studia le informazioni che lo raggiungono tramite i sensi che ancora funzionano e così sono suoni, profumi, sensazioni tattili, sapori. Hai efficacemente ritratto il consulting, alle prese con il suo terribile handicap, come un grande bambino curioso in cui un’ eccezionale intelligenza sta elaborando sicuramente altre forme di presa di coscienza della realtà circostante.
Molto suggestiva la descrizione del momento della colazione, in cui la continua scoperta di cose che l’hanno precedentemente interessato in modo sfuggente, come il tè o la marmellata di arance, diventano occasioni di nuova conoscenza.
Davvero lodevole il modo con cui descrivi tutti i suoi gesti, la sua esitazione di fronte alla consueta quotidianità che, per lui, non è più tale ma diventa oggetto di una scoperta continua.

Trovo una piacevole nota ironica nell'annoverare, tra le conseguenze della perdita della vista, in Sh anche il via libera al turpiloquio e immaginare questo mi diverte, pur nella tristezza della situazione.
Oltre alla cascata di parolacce con cui il consulting "infiora" i suoi discorsi, e tu ne dai una professionale motivazione che rende tutto assolutamente non banale e fine a se stesso, ci fai osservare un altro cambiamento che è avvenuto in lui in seguito alla cecità. Ed è quell'atteggiarsi in ascolto, per esempio con Greg, con le braccia conserte, strette al corpo, quasi a voler trarne il più possibile un'energia particolare e, nel tempo stesso, difendersi da ciò che non può più vedere.
Altro comportamento “insolito” in Sh è quello nei confronti della signora Hudson: mentre prima della disgrazia era molto raro per lui l’uso delle buone maniere verso l’insostituibile “vestale” del 221b, ora sembra aver maturato, nei suoi confronti, un rispetto affettuoso quasi filiale.
Efficace questo tuo focalizzare, riguardo al consulting, degli elementi di cambiamento dovuti alla sua, forse non più guaribile, cecità. Il ritratto che ne fai viene così caratterizzato da una confortante credibilità, perché qui usi sicuramente il tuo professionale senso dell’osservazione in grado di cogliere le espressioni e le manifestazioni dei vari stati d’animo e delle personali caratteristiche psicologiche di chi abbiamo davanti.
A proposito di Martha Hudson, indimenticabile quella scena in cui lei “interrompe la corsa” di una lacrima che scende sul volto di Sh e poi lo stringe a sé, commossa un po’ come noi di fronte alla sofferenza che rende Sh bisognoso, accanto a sé, di presenze rassicuranti che possano infondergli sicurezza e rispondere alla sua necessità di sentirsi amato più che mai.
Il capitolo si chiude sulle angosce di John che teme di leggere, nei silenzi di Holmes, un’inquietante tensione verso qualcosa che lui ha già vissuto con Bryan e cioè la maturazione della scelta estrema di rinunciare ad una vita per lui inaccettabile.
Watson conosce bene il suo “coinquilino” e vede, con crescente preoccupazione che, quell’estraniarsi dalla realtà circostante, purtroppo, non è legato ai suoi consueti “viaggi” nel Mind Palace. È uno Sh muto e privo di tensione intellettiva che allarma giustamente chi gli vuole bene.
Bellissima storia.

Recensore Master
21/04/19, ore 23:32
Cap. 1:

All'inizio siamo accolti da un'accurata ricostruzione ambientale del luogo in cui sta Sh e l'elemento forte di questo è il fatto che tu ne "hai preso coscienza", e noi con te, attraverso le formidabili capacità deduttive del consulting.

Evidentemente si tratta dell'ospedale, c'é John accanto a lui, un John che non ha mangiato, dunque ci fai capire che stiamo entrando in un accadimento particolarmente impegnativo, manifestato da uno stato fisico che evidenzia un grave trauma.
Sicuramente IC il "viaggio" che Sh compie all'interno del suo Mind Palace alla ricerca di risposte.
E, quello che colpisce allo stomaco anche noi , è la scoperta drammatica della lesione che gli ha fatto perdere la vista.
Mi sorprendi sempre per la tua puntuale capacità analitica che si estende non solo alle descrizioni, che diventano vere e proprie sessioni fotografiche, ma anche al campo linguistico; infatti mi ha proprio colpito la distinzione che hai fatto fare a John, nella differenza tra "dare un'occhiata" ed "ispezionare", in cui già percepiamo l'entità del dramma che ha colpito Holmes.
Un elemento particolare da filo conduttore qui e, sicuramente, rivela quale sarà l'arma vincente di Sh durante le indagini che lui vuole cocciutamente proseguire e cioè il fatto che, in seguito alla perdita della vista, gli altri sensi si siano acuiti.
Condizione questa che risponde alla realtà perché, chi non può più vedere, sviluppa, per esempio, un senso dell'orientamento che noi vedenti nemmeno immaginiamo o un istinto musicale fantastico.
Perciò, in questo modo, tu connoti il tuo racconto di un confortante realismo.
Un fluire di sensazioni, di emozioni lasciate in libertà, una continua scoperta di quello che è in realtà per lui John...
Questa è la prima impressione che ricevo dalla lettura di questo primo capitolo.
Di pari passo con il prendere coscienza, da parte di Sh, della drammaticità della sua condizione, introduci anche la storia “gialla”, cioè il “caso” di un misterioso, quanto pericoloso, dinamitardo.
Uno dei protagonisti di questo capitolo è la presenza di John, come viene percepita da Holmes, disorientato e bisognoso di certezze.
Sono il “respiro regolare”, il “profumo”, il” respiro caldo”, il tocco della “mano piccola e gentile”, la stretta rassicurante con cui argina il panico che minaccia la lucidità di Sh, il “calore rassicurante” che delineano la concretezza del “suo” medico.
Non può vederlo ma lo sente vicino a sé e ciò costituisce, per lui, un motivo per non perdersi completamente nella disperazione.
Mi è piaciuto molto il fluire di sensazioni attraverso le quali Sh ricostruisce, non potendola vedere, la realtà accanto a sé: rumori, odori, informazioni tattili…
Sei stata veramente in gamba a tradurre così l’ambiente ospedaliero che percepisce il consulting, privato della vista, in cui ci troviamo con lui ed il “suo” dottore.
Efficace la descrizione del momento della visita oculistica e di quella neurologica in cui il calore delle mani di John continua a tranquillizzarlo ed a mantenerlo collaborativo durante l’esame specialistico. Ma, soprattutto, è fondamentale per infondergli la speranza che c’è concretamente la possibilità di un esito positivo al suo dramma.
Il ritorno a casa ha delle sfumature di commovente realismo, in cui metti in evidenza la fatica con cui Sh cerca di non lasciarsi prostrare dalla situazione, come, ad esempio, quando scivola, per la condensa, sulle piastrelle del pavimento del bagno in cui ha cercato di lavarsi senza coinvolgere John. Davvero toccante quel suo abbandonarsi ad un pianto sconsolato tra le braccia accoglienti dell’altro e quell’affidarsi completamente a lui, senza più arroganza.
Il capitolo si chiude con la scena confortante di loro due che sono vicini, nello stesso letto, con naturalezza, senza malizia, insieme contro il buio.
Dal punto di vista della collocazione temporale dei fatti che racconti, se non erro, fai riferimento al loro essere coinquilini da circa sei mesi. Quindi ci fai tornare, e lo faccio volentieri, ai tempi mitici delle prime due stagioni, in cui davvero il 221b era la “casa”, nel senso più accogliente del termine.
In questa storia, addirittura, Sh trova rifugio in essa e, soprattutto in John. Qui c’è sì una grande angoscia, ma non come quella che ci prende dopo la visione di TRF, che segna la fine di un’epoca splendida.
Una storia che si annuncia davvero coinvolgente e che mi fa pensare a sviluppi veramente interessanti.

Recensore Veterano
15/04/19, ore 15:09
Cap. 5:

Non posso che rinnovare i miei apprezzamenti su John. Lo amo. No davvero, lo amo. È così sveglio, attento ai bisogni di Sherlock, nota molte più cose degli altri. Qui finisce che oltre a Sherlock mi innamoro io! Comunque lo dicevo che è più intelligente degli altri, su ciò che riguarda il suo adorato coinquilino poi non lo batte nessuno. Approfitto di questo capitolo per farti i complimenti sul caso, è davvero interessante e ben fatto. Sicuramente ti spinge ad andare avanti nella lettura, a volerne sapere sempre di più. Non è semplice metter su un giallo! Veramente brava, scrivere ti riesce benissimo! Al prossimo capitolo!
(Recensione modificata il 15/04/2019 - 03:11 pm)

Recensore Veterano
15/04/19, ore 14:17
Cap. 4:

Sempre ottima la cura dei dettagli, la posizione delle braccia di Sherlock che indica chiusura una su tutte. Ci stai mostrando uno Sherlock fragile, provato e come dice lo stesso Mycroft terrorizzato, ma senza che in realtà lo esponga. Lui prova tutti questi sentimenti, ce ne rendiamo conto, ma ci rendiamo conto anche di tutto ciò che fa per nasconderlo. Non è un qualcosa di ostentato e sei riuscita a renderlo veramente bene.
Adoro il senso di protezione di John. Vuole proteggere Sherlock ed è pronto a mettersi contro chiunque, contro Sally e Anderson, contro Mycroft, contro se stesso anche.
Ma arriviamo a una parte che mi piace particolare. Sei riuscita a mettere in evidenza una questione molto particolare, che spesso nelle ff si dà per scontata: un amico sacrificherebbe la propria vita in nome di un'amicizia? L'amicizia è sicuramente un bel sentimento, importantissimo, ma personalmente io credo che no, quasi nessuno (se non proprio nessuno) sarebbe pronto a un simile sacrificio. E non è nemmeno qualcosa di deprecabile. Secondo me questo è un sacrificio che si potrebbe fare solo per amore (e anche in questo caso un sacco di persone se ne andrebbero). Io non so se il John della serie lo farebbe davvero, io credo di sì, ma perché io ci vedo amore tra i due. Sarebbe curioso sentire la risposta di qualcuno che invece ci vede solo una bella amicizia. In ogni caso ho apprezzato tantissimo che John si ponga il problema (o almeno una parte dentro di lui), non è una cosa da dare per scontato. Quindi ancora una volta complimenti, stai affrontando la storia con molto realismo. Mi piace anche quell'io interiore un po' irritante che John si porta dentro e che cerca costantemente di non ascoltare. Non dargliela vinta Johnny! Almeno tu devi cercare di non crollare. Al prossimo capitolo cara!
(Recensione modificata il 15/04/2019 - 02:18 pm)

Recensore Veterano
15/04/19, ore 10:43
Cap. 3:

Di questa storia mi sta piacendo particolarmente il personaggio di John. Ovviamente Sherlock è fantastico, si dimostra brillante anche in questa condizione, ma John mi colpisce in particolar modo. Da una parte perché è estremamente supportivo, è l'unico di cui Sherlock si fidi appieno e che riesce ad essergli davvero d'aiuto, lo sostiene e lo protegge ma dandogli dignità e i suoi tempi. Dall'altra perché si ritrova costretto ad accendere il cervello e ad usarlo, cosicché ha modo di dimostrare di essere molto più intelligente della media. Non sarà un genio come Sherlock, ma è brillante anche lui, di certo superiore a tutti gli altri presenti. Ma in fondo se Sherlock si è innamorato di lui un motivo deve esserci, non poteva di certo essere uno stupido! La storia torno a ripetere è davvero bella, ti prende da subito. Hai fatto un ottimo lavoro. Al prossimo capitolo!

Recensore Veterano
14/04/19, ore 23:46
Cap. 2:

Ciao! Ritorno dopo un po'. Ho letto tutta la storie e l'ho amata, ora mi è venuta voglia di rileggerla e questa volta vedrò di recensire per bene, anche se non prometto tempo brevi, il tempo è sempre poco. Però questa storia merita tanto, è davvero bella. Credo però che abbia risentito del fatto di essere stata pubblicata due volte e dell'aver pubblicato i capitoli tutti assieme, altrimenti avrebbe molte più recensioni (le meriterebbe). Mi stupisco ancora una volta, come nel precedente capitolo della verosimiglianza delle reazioni, che a me appaiono davvero realistiche, ma vista la tua qualifica è più che giustificato. Ciò non toglie che sei davvero brava nel renderle nella scrittura. Le reazioni di Sherlock e John mi spezzano il cuore, l'unica consolazione è che almeno sono vicini, Sherlock ha il conforto di John. In generale non amo molto che John abbia avuto esperienze omosessuali prima di Sherlock, più che altro perché vedendo il John della serie non si capirebbe la sua cocciutaggine ad ammettere di provare qualcosa per Sherlock, però devo dire che è coerente con il John della tua storia, sei riuscita a ben integrare la cosa e non è un qualcosa che stona. In più questo Bryan non è mai un personaggio 'invadente". Bel capitolo, è una storia che ti prende fin da subito e ti tiene col fiato sospeso. Attenta ai refusi, ogni tanto sfuggono! Al prossimo capitolo!

Recensore Master
03/03/19, ore 10:26
Cap. 15:

E sono finalmente giunta al capitolo finale di questa bellissima storia. Un finale interamente dedicato al processo ad O'Neel, in una citazione stupenda al processo a Moriarty che si vede in Reichenbach Fall. In realtà è tutto diverso, le situazioni e Sherlock stesso ovviamente... ma la citazione c'è e l'ho trovata anche bella importante. Fa sorridere la preoccupazione di John in merito a quanto Sherlock possa essere offensivo. Preoccupazione che ci sta tutta, considerata la schiettezza di quest'ultimo, ma che qui arriva a passare in secondo piano. Sì, l'avvocato della difesa fa il proprio lavoro e su questo non ci piove, ma confesso che mi ha fatta innervosire non poco il fatto che abbia tentato di screditare il testimone, con il fatto che è cieco. Come se Sherlock fosse una persona vendicativa o che accusa gente a caso solo perché, non so frustrato? Diciamo pure che avrà il fatto il suo lavoro, ma che è stato anche un bel bastardo. Perché noi sappiamo che non lo è, ma l'avvocato lascia supporre tutt'altro. Insomma, John ha ragione e Sherlock avrebbe dovuto dosare le parole e non interrogare l'avvocato (una scena spassosissima a proposito), ma al tempo stesso ero tutta dalla sua parte. Il modo in cui ha fatto capire che la sua cecità non è un intralcio al lavoro è stata grandiosa, il modo perfetto per far capire al mondo che Sherlock Holmes non è soltanto chiacchiere e fama, ma che anche dati di fatto e solo pura genialità. E questo è Sherlock Holmes, il motivo per cui lo adoro insomma.

In ultimo due parole su Donovan, avrei dovuto dire qualcosa anche già nei capitoli passati ma ho preferito lasciare le considerazioni per il finale. Io ho una mia teoria su di lei e sulla sua stronzaggine, oltre che l'accanimento nei confronti di Sherlock. Teoria, che ho notato essere molto ma molto diversa dalla tua. Quindi non posso dire di sposare la tua idea al cento per cento, ma posso dire d'aver apprezzato la crescita del suo personaggio. C'è stata un'evoluzione pazzesca nel rapporto tra lei e Sherlock che ha fatto nascere un rapporto se non di amicizia, di sicuro di stima reciproca. E questo è un cambiamento incredibile se si considera da dove sono partiti. Mi è piaciuto il fatto che lei sia riconoscente del fatto che Sherlock gli ha salvato la vita, non era un gesto scontato e l'ho apprezzato anche se non amo molto il suo personaggio.

In conclusione, mi è piaciuto davvero molto leggere e recensire tutti i capitoli di questa storia. Come già avevo accennato so di averne un'altra tua da leggere, il proseguo di Fenix, ma temo che aspetterò un pochino per quella. Intanto mi ha fatto piacere ritrovarti qui con così tante nuove storie.
Koa

Recensore Master
03/03/19, ore 10:14
Cap. 14:

In questo penultimo capitolo abbandoniamo tutti quelli che sono i temi legati all'amicizia, alla fratellanza e all'amore e li consideriamo come già risolti, per poterci dedicare esclusivamente al caso in questione. Così come ho notato per diverse tue storie, la narrazione resta incentrata sul caso anche dopo che questo è stato risolto da Sherlock, il che è un po' una novità per Sherlock, che invece tende ad abbandonare tutto dopo che il caso in questione è stato risolto. Insomma, dopo le sue deduzioni miracolose. L'iper-analisi in questo caso riguarda ovviamente Moriarty. Non sappiamo come Sherlock abbia fatto a dedurlo, ma guardando ai fatti così come li propone lui sembra quasi ovvio che dietro a tutto ci sia stato Moriarty. Moriarty che sembra abbia vissuto tutto questo come la continuazione del "grande gioco" che già aveva iniziato, quella sfida a Sherlock Holmes che anche in quel caso riguardava delle bombe. Qui si è tirato più indietro e ha sfruttato il desiderio di vendetta di un ragazzo piuttosto sfortunato, oltre che non propriamente equilibrato dal punto di vista mentale e ha fatto in modo che Sherlock Holmes venisse colpito. Mi aveva già impressionata molto l'idea che il dinamitardo fosse riuscito ad arrivare così tanto vicino a Sherlock, col senno di poi mi rendo invece conto del fatto che dev'essere stato guidato da Moriarty anche in questo, il suo lasciarsi trovare e inseguire era in realtà un piano prestabilito di Moriarty. E il buon vecchio Jim io credo sia caduto in un errore più grosso di quello che commette nella serie, là sottovalutava il legame tra Sherlock e suo fratello, qui sottovaluta Sherlock stesso. Crede che senza vista sarà più vulnerabile, ma non pensa minimamente al fatto che questo incidente avrebbe potuto rafforzarlo. Perché è così che è successo e da questa brutta cosa ne esce benissimo non soltanto il rapporto tra Sherlock e John, ma anche Sherlock stesso e il modo in cui si approccia al lavoro che fa. Ha imparato a usare anche altri sensi, a usare la logica e il cervello più di quanto già non facesse, è diventato più forte e lo sarà ancora di più quando tornerà a vedere. Insomma, Moriarty ha fallito e ora grazie a O'Neel riusciranno anche a catturarlo.

Il capitolo si snoda interamente attorno all'interrogatorio di Sherlock, si intravede in lui una certa serenità ma anche il desiderio di metter fine una volta per tute a Moriarty. Si percepisce la volontà di Greg d'aiutarlo e di John di stargli vicino in tutto e per tutto. Un capitolo insomma che ci porta al migliore dei finali.
Koa

Recensore Master
03/03/19, ore 10:02
Cap. 13:

Allora, questo è stato un capitolo davvero ma davvero corposo in cui le fila iniziano a tirarsi e la conclusione è sempre più vicina. Ho diverse osservazioni da fare e per questo procederò per punti.

La prima cosa che ho notato riguarda quel "Sociopatico iperattivo" che, perdonami, ma ogni volta che lo leggo mi fa salire l'omicidio. Per carità, non è affatto colpa tua. Presumo tu abbia visto soltanto la versione in italiano, perché in originale Sherlock dice tutt'altro e con tutto un altro significato. Anzi, a oggi e dopo così tanti anni che ho visto questa serie tv, ancora non mi so spiegare come gli sia venuto di tradurlo in questo modo. Sherlock dice di essere un "high functional sociopath" ovvero un sociopatico ad alta funzionalità, che non è di sicuro la stessa cosa che definirsi iperattivo. Ma comunque... ho voluto comunque farlo notare, anche se magari già lo sapevi e ribadisco che non è ovviamente colpa tua, ma di chi traduce e adatta le serie tv. Ad ogni modo, se non l'hai fatto ti consiglio di guardare gli episodi in inglese e sottotitolati in italiano, perché al di là di quella frase sono proprio tutta un'altra cosa.

Ma a parte questo dettaglio, il capitolo inizia a tirare le fila non soltanto del caso ma anche della situazione di Sherlock. Avevamo intuito che c'era un miglioramento, perché i lampi di luce e le ombre significavano una cosa soltanto e infatti qui è stato confermato che riprenderà a vedere. Con pazienza e una cosa alla volta, e sperando che si riposi oltre che a finire in edifici che decidono di saltare in aria all'improvviso... e di questo sono davvero molto felice, specie perché all'inizio quando ho cominciato a leggere la tua storia non ero affatto sicura che avresti risolto le cose anche per la vista di Sherlock. E invece hai fatto finire il tutto più che bene, certo non sarà più quello di prima ma poteva andare decisamente molto peggio. Quindi su questo aspetto sono contenta. Anche perché si nota che Sherlock sta vivendo in maniera ben più leggera, che il suo animo si è alleggerito insomma ed è meno gravato da brutti pensieri e paura per il futuro. Complice non solo quanto si è detto con Mycroft, ma soprattutto questa ormai certezza mostrata dai dottori. Ne sono davvero felice, ecco.

Ma ciò che più mi ha fatto piacere è stato quel bel momento tra di loro, una volta che fanno ritorno in stanza. Neanche si dicono qualcosa, in effetti, perché le parole che si scambiano sono poche e non hanno comunque il potere di fermare i gesti. John è eccitato, Sherlock se ne accorge e non fa niente per ignorare la cosa (anche se avrebbe potuto). Non sappiamo di preciso cosa li abbia spinti fino a questo punto, se la consapevolezza che non fa che crescere in loro o se invece si tratta del pericolo che hanno di nuovo corso, ma finalmente succede qualcosa d'importante fra di loro ed è così naturale che ci si ritrova a dirsi che non poteva che finire in questa maniera, perché è giusto e quasi ovvio insomma. Il momento è stato bellissimo, di nuovo ripeto che io preferisco la descrizione di scene in cui lo stile diventa più poetico ed enfatico, ma sono gusti personali e le scelte che fai restano comunque tutte valide. Alla fine è questione di punti di vista, oltre che di come si concepiscono i personaggi e ognuno ha la propria visione ed è giustissimo così.

In ultimissimo, mi preme dire due parole su Moriarty. La sua presenza non era stata preannunciata, se Sherlock l'aveva ipotizzato, il pensiero si è perso in altre cose. Il che è anche giusto così se si pensa che cosa ha passato dal primo capitolo a questa parte. Io comunque ammetto che non mi aspettavo che l'avresti portato in scena. In questo senso, e perdonami non è una critica ma soltanto una mia impressione, noto un po' di ripetitività tra questa e l'altra storia. Nel senso che tra ambientazione, sviluppo e maniera in cui finiscono ovvero tornando sul tema di Moriarty e su come sconfiggerlo evitando Reichenbach, noto un po' gli stessi temi e trattati praticamente nello stesso modo (salvo i dettagli che sono per forza di cose diversi). Anche qui infatti Sherlock e John sono finiti per parlare dello sconfiggerlo insieme dopo che Sherlock ha dovuto accettare l'idea che John non si sarebbe lasciato proteggere restando in disparte senza fare niente. Come dicevo non è una critica, perché ognuno concepisce le cose come vuole e va bene così, è più che altro un'osservazione che faccio. Anche se magari piuttosto inutile se si pensa che magari già te n'eri resa conto tu stessa, oppure hai fatto così di proposito.

Tengo a specificare che la storia, così come la precedente che ho letto tua, restano sempre molto valide e ciò non mi impedisce d'apprezzarle di meno. Forse in un certo senso quella che manca è un po' d'innovazione, ma anche questo è un punto di vista come un altro.

Koa

Recensore Master
03/03/19, ore 09:30
Cap. 12:

Ciao, di nuovo. Ormai sono in dirittura d'arrivo con le recensioni che mi mancano con questa storia il che significa che riuscirò a lasciartele tutte quante entro oggi. Ammetto che un po' mi mancherà questa storia, ma è anche vero che ho ancora altro di tuo da recuperare quindi non resterò senza per troppo tempo. Ma comunque, bando alle ciance. Di nuovo si tratta di un capitolo breve, ma qualche riflessione te la voglio comunque lasciare sperando che io mi ricordi tutto quello che avevo pensato quando l'ho letto la prima volta.

Dunque, il punto di vista del nostro caro ispettore Lestrade, ci accompagna verso la risoluzione del caso del dinamitardo. E con lei arriva anche quel sentimento di leggerezza e di rivalsa che aveva spinto Sherlock a occuparsene nonostante tutto quello che gli era successo. Se nel precedente capitolo Sherlock si era ritrovato a dover districare il proprio rapporto fraterno conflittuale con Mycroft, in questo ogni sentimento di quel tipo viene messo da parte. Di nuovo si nota l'amicizia tra Sherlock e Greg, un qualcosa che rimane a sobbollire, che non viene mai fuori in modo plateale, ma che c'è e si vede. Lo si percepisce dalla leggerezza delle parole di Greg, dal modo gioviale con cui si fa vivo in ospedale. Greg è sollevato dal fatto che Sherlock stia bene, anche se non lo dai mai troppo a vedere. In questo caso il suo sguardo ci accompagna alla scoperta di quanto è successo mentre Sherlock dormiva. L'assassino dinamitardo è stato catturato anche grazie alla rete di Sherlock, una rete di senzatetto particolarmente coinvolta da un punto di vista emotivo e che sembrava tenerci in maniera particolare a catturare il colpevole. Un sentimento che non è puramente nobile in senso stretto, ma che c'entra col fatto che la rete per prima è stata colpita al suo interno. Di conseguenza è perfettamente credibile il loro essersi messi in primo piano e d'impegno per risolvere il caso. E bravo John che c'ha pensato, ormai sta imparando a ragionare esattamente come farebbe Sherlock, il che ci mostra quanto da lui abbia imparato e fino a che punto i due siano in perfetta sintonia. Sono quindi molto contenta che il caso si sia risolto. Mi è piaciuto anche in maniera particolare il fatto che tu abbia voluto dare al colpevole una storia travagliata. Era orfano, adottato da genitori amorevoli ma morti anch'essi quando il ragazzo era ancora giovane... certo questo non giustifica le sue azioni, ovviamente, ma aiuta a capire il quadro generale, oltre che il movente dell'omicidio e delle bombe piazzate in luoghi che abbiamo poi scoperto essere collegati da una pista religiosa.

Corro a recensire il successivo.
Koa

Recensore Master
02/03/19, ore 17:00
Cap. 11:

La brevità di questi capitoli della parte finale mi permette di lasciarti recensioni è vero più brevi, ma a una distanza più ravvicinata di tempo. Come in quelli immediatamente passati, le cose da dire non sono poi molte ma qualche osservazione ce l'ho da fare comunque, specie perché qui compare Mycroft, personaggio a dir poco controverso che nelle tue storie assume un ruolo che lo rendono ancora più ambiguo che nella serie.

La prima impressione che ho avuto riguarda la sorpresa di Sherlock, il quale si stupisce nel rendersi conto che Mycroft è stato tutta la notte al suo fianco. Non che non lo credesse possibile, anche perché lui stesso ricorda di quando si drogava e in un simile stato ci finiva piuttosto spesso e Mycroft lo assisteva. No, non credo che sia stupore legato all'incapacità di Mycroft di dedicargli un'intera notte, quanto del fatto che non ritiene se stesso e il problema che ha avuto sufficientemente grave da obbligare Mycroft a una notte in ospedale. E infatti appena sveglio tenta di scacciarlo, minimizzando sulla propria condizione e ovviamente alla sua maniera e facendogli presente che non serve che stia lì perché adesso può vedere anche le ombre, come abbiamo già capito dal finale del capitolo passato. Il loro rapporto resterà sempre complicato a mio avviso, ma c'è comunque un margine di miglioramento e questo è dato proprio da Mycroft, se non è lui ad aprirsi e a far capire al fratello che gli vuole bene e che non è un punto sull'agenda tra un impegno da risolvere e l'altro, Sherlock non si sentirà mai accettato. E infatti qui succede, per ben due volte oserei dire. Credo che Mycroft fosse sinceramente stupito nel rendersi conto che Sherlock era riuscito a tornare a vedere le ombre in poco tempo, conoscendolo e sapendo del suo passato ritengo che Mycroft lo credesse già dedito alla droga e preda di pensieri negativi. Così non è stato, perché il caro dottore che se ne sta svenuto su una poltrona non molto lontano da lì, è l'uomo che l'ha tenuto ancorato alla vita, che gli ha permesso di riprendersi facendolo lavorare a un caso non qualunque, ma proprio quello per cui Sherlock stesso cercava giustizia. Anche se Lestrade l'avesse preso da solo, il dinamitardo, Sherlock non si sarebbe sentito comunque in pace con se stesso. Voleva essere lui a mettere le mani sul colpevole, per dimostrare a tutti e prima di tutto a se stesso, che è ancora Sherlock Holmes, il detective col cappello.

Per tornare a Mycroft, in questo caso riprendo in mano un discorso che ho già fatto in uno dei primi capitoli a proposito della fiducia che Sherlock ha o non ha in lui e del loro ingombrante passato. Ritorna perché è qui che Sherlock confessa i suoi timori, la paura d'essere rinchiuso da cieco in un posto orribile e dove lo tengono prigioniero... non l'avrebbe sopportato. E il via a questa confessione lo dà proprio la sincerità di Mycroft, la sua apertura e questa ammissione totale che lascia Sherlock sconvolto. "Sei stato eccezionale" gli dice e basta questo a cambiare le cose e a far crollare Sherlock. E lì confessa tutto, la paura, i ricordi del passato... la cecità è una prigione di per sé difficile da accettare, ma se a questa ci si aggiunge anche una prigione materiale e fisica che gli ricorda un trauma del passato... Sherlock è una mente libera, uno spirito libero e non avrebbe sopportato d'essere rinchiuso. Come ha quasi detto una volta a John, facendolo spaventare, meglio la morte che questo. E non posso dire di capirlo, ma trovo il ragionamento adatto al personaggio, alla sua mente, al suo intelletto privo di preconcetti e condizionamenti. La sua totale libertà intellettuale è venuta fuori grazie a un concetto in realtà piuttosto semplice, che c'entra con una prigione fisica fatta apparentemente per il suo bene. E io credo che qui, finalmente, Mycroft l'abbia capito.

Al prossimo capitolo.
Koa

Recensore Master
02/03/19, ore 16:39
Cap. 10:

Ciao di nuovo, allora, capitolo benché non poi tanto più lungo del precedente decisamente più corposo. Come avevo già accennato, Sherlock è fantastico. Procede nel buio di un palazzo che sta crollando in maniera splendida, occupandosi anche del sergente Donovan, ferita e con una gamba rotta. La situazione non è facile e adoro come tenta di infondersi coraggio e di trovare il modo giusto per procedere quando dice: "Non ci sono problemi, solo soluzioni", lascia intendere che Sherlock stia facendo di tutto pur di non crollare e che stia tentando di tenere duro per avvicinarsi il più possibile a John e Greg. Mi sta piacendo davvero tantissimo il modo in cui l'hai caratterizzato perché ha perduto tutti i suoi punti focali, tra cui John (importantissimo, visto che è i suoi occhi, il suo "tutto") che non sa dove si trovi e lo sta facendo splendidamente. E a proposito di John, lui è l'ansia fatta a persona qui... XD Però non posso dire di non capirlo, e lo trovo anche stupendamente IC. John è molto protettivo con Sherlock di per sé, lo è anche nella serie dove si mostra persino geloso, spesso si sente in dovere di fare cose che chiunque riterrebbe stupide, come colpire con un pugno il detective capo di Scotland Yard e soltanto per difendere il suo onore. Quindi sì, è molto protettivo e in questa fan fiction lo diventa ancora di più, perché Sherlock è cieco e per quanto straordinario, per quanto geniale possa essere, ha comunque bisogno di qualcuno che gli stia accanto. E soprattutto in una situazione come questa in cui sarebbe già difficile uscirne vivi da persone perfettamente sane e con entrambi gli occhi ben funzionanti. Quindi la sua preoccupazione, il suo volersi gettare dentro al fumo senza preoccuparsi di niente e trascinandosi dietro anche il povero Lestrade, beh, ho rivisto un bellissimo John. Un John che amo alla follia e che tu fai rivivere in questa storia.

Ovviamente Sherlock ne esce vivo, si è comportato magnificamente, ha dato a Donovan la propria benda per aiutarla e alla fine è riuscito addirittura vedere delle ombre. Insomma, è fantastico e io non so più come dire per farti capire che adoro questa storia. Non so se l'ho ancora detta, ma se l'ho fatto lo ribadisco qui. Perché è scritta anche molto bene, con sempre il tuo stile e quindi molto dialogato e molto asciutto. Non ci sono poetismi né uno stile particolarmente ricercato, scrivi a tuo modo. Analizzando a fondo situazioni e personaggi, imprimendo una caratteristica tutta tua ad ognuno di loro. E questo lo apprezzo sempre, perché ogni cosa che fai rientra in quella che definirei una cifra stilistica ben precisa e che ti appartiene in toto.

Complimenti, ora corro a commentare anche il prossimo.
Koa

Recensore Master
02/03/19, ore 16:26
Cap. 9:

Ciao, rieccomi a lasciarti un po' di recensioni per questa bellissima storia che sto rileggendo con davvero tanto piacere. Temo che, al contrario delle altre, questa recensione sarà piuttosto breve, ma per il semplice fatto che si tratta di un capitolo tutto sommato molto corto e temo di non aver molte cose da dire.

Il capitolo riprende esattamente da dove il precedente aveva lasciato, ma questa volta il narratore si sposta su Sherlock e Sally Donovan, permettendoci di capire come hanno vissuto loro l'esplosione. La cosa che mette più ansia di tutte riguarda Sherlock e il fatto che è completamente cieco, in un posto che non conosce (e di cui ha una mappa mentale, ma non è la stessa cosa che stare a casa sua, ecco) e con gli altri sensi (olfatto, tatto e udito) assolutamente inutili dato che c'è fumo e non c'è molto che lo possa aiutare. E non è tutto, adesso che l'edificio è bella che saltato per aria, i suoi riferimenti fisici (come porte, muri, un particolare rumore o odore) potrebbero esser saltati in aria assieme a tutto l'edificio. Quindi non ha poi molto che possa fare se non affidarsi alla memoria. E beh, trovo la sua reazione davvero stupenda e lo sappiamo che Sherlock Holmes è un genio, che è un grande uomo e una persona in grado di fare cose strabilianti, oltre che deduzioni brillanti ma io credo che in questo capitolo e nel prossimo superi persino se stesso. Il modo in cui si muove all'interno della stanza, come fa di tutto per aiutare la Donovan quando avrebbe potuto provare del panico e restare impietrito dove stava ed essere comunque giustificato. Beh, credo che l'adrenalina giochi un ruolo fondamentale in simili casi e che Sherlock sia rimasto in piedi, vigile e attento a salvare se stesso e un'altra persona, soltanto per merito di essa. Oltre che del suo sangue freddo, questo è un altro fattore da non sottovalutare. Insomma, mi piace il tuo Sherlock. Salva le persone anche quando è cieco, non si lamenta e al contrario va avanti diritto per la sua strada.

Mi dispiace per suor Domiziana, il dinamitardo ha indubbiamente ottenuto ciò che voleva uccidendola. Adesso però è praticamente stanato e non c'è più molto che possa fare per nascondersi.
Al prossimo capitolo.
Koa

Recensore Master
02/03/19, ore 11:16
Cap. 8:

Ciao di nuovo, temo che sarà l'ultima recensione che ti lascio per adesso ma mi auguro di riuscire ad andare avanti nel pomeriggio. Non so ancora però. Ad ogni modo, mi è piaciuto davvero tanto anche questo capitolo e non soltanto perché ha un cliffhanger finale davvero notevole, con questa esplosione che deflagra esattamente dove Sherlock e Sally Donovan stanno interrogando suor Domiziana, ma anche per il bellissimo dialogo tra Sherlock e John.

Ma procediamo con ordine. Dunque, la presenza di Sally non è a me molto gradita, perché come personaggio la detesto proprio e tu la riesci a fare talmente IC con quel suo "freak" che non posso non detestarla anche qui allo stesso modo. Nel loro breve scambio di battute, però, io avuto la sensazione che Sherlock ne fosse in parte sollevato. Credo che una persona come lui non tollererebbe la pietà che la sua nuova condizione potrebbe suscitare nelle persone. Sally Donovan resta odiosa come sempre, non si lascia impietosire e credo che Sherlock gliene sia segretamente grato, anche se non lo ammetterebbe mai. Di questo però non me ne posso dire troppo sicura, ma diciamo che mi fa piacere pensare a una simile eventualità.

Mi è piaciuto tantissimo il dialogo tra Lestrade e John, perché apre uno scenario diverso e che finora non si è visto affatto. Sappiamo quanto Lestrade tenga a Sherlock, si conoscono da anni e Greg gli ha io credo anche salvato il culo più di una volta. C'è un legame strano e insolito che in altre storie hai meglio approfondito e che qui viene richiamato, ma non ti sei soffermata mai troppo sull'amicizia invece che lega Greg a John. Viene lasciato intendere nella serie che i due sono soliti frequentarsi al di là dei casi di Sherlock, il che lascia supporre un tipo di amicizia. In questo caso l'atteggiamento di Lestrade è quello di uno che tiene il piede in due staffe. Decide di fare a John quel discorso non semplicemente perché è un suo amico, ma perché tiene a Sherlock come se fosse suo fratello. In questo, Greg si mostra quasi più fraterno di Mycroft con il quale Sherlock ha un legame di sangue. E mi è piaciuto, perché Lestrade capisce molte più cose di quante Sherlock non voglia ammettere e si è reso conto di cosa sta succedendo tra i due e quindi da tutto questo nasce quel breve scambio di battute. Dove per la prima volta vediamo John parlare di quanto sta succedendo con qualcuno e in totale libertà. Con Mycroft non l'avrebbe mai fatto, John si sarebbe sentito giudicato e in soggezione. Ma con Greg è diverso, Greg è un amico fidato e non lo giudica. E io credo che se quella bomba non fosse esplosa, John avrebbe riversato sull'amico Lestrade un fiume di parole in piena. Un'altra cosa che mi è piaciuta è il fatto che il discorso ha una matrice fondamentalmente scherzosa. La buttano sul ridere, parlano di scommesse di Scotland Yard, ma è un modo come un altro per stemperare la tensione. E questo l'ho adorato, il loro modo di interagire è bellissimo. Un'amicizia davvero molto bella è la loro.

Insomma, finale stupendo. Con questa bomba che esplode e John che non riesce a pensare ad altri che a Sherlock, e che scatta in piedi in questa maniera. Tutto il suo amore, la sua preoccupazione per la persona che ama vengono fuori in momenti di tragica tensione. E tu li hai caratterizzati come al solito benissimo, complimenti.

Mi auguro di pote riprendere prestissimo questa maratona di recensioni.
Koa

Recensore Master
02/03/19, ore 10:49
Cap. 7:

Ciao, riprendo a lasciarti le recensioni per questa stupenda storia e mi ritrovo a rileggere questo in realtà molto breve capitolo, in cui però accade un fatto interessante. Il personaggio della suora è praticamente una meteora, ma ha un ruolo molto importante che è quello di portare Sherlock e John a conoscenza di un fatto molto importante. Insomma, la verità viene svelata poco a poco e mi piace molto tutto questo.

Il precedente capitolo aveva chiarito una cosa su tutte, ovvero l'identità del morto. Avevamo saputo che il suo nome era O'Malley e che era legato all'ambiente religioso, che era un frate per la precisione. Ciò che avevamo intuito, e qui di seguito confermato, era che non teneva un comportamento propriamente corretto per un religioso cattolico. E in questo capitolo ci confermi tutto questo, la suora porta delle novità interessanti e ci fa capire che in realtà O'Malley era bisessuale e che praticava sesso sia con donne che con degli uomini, il che potrebbe spiegare il motivo di quell'omicidio. Un religioso che fa sesso potrebbe essere un possibile movente per un invasato religioso. In futuro ci renderemo conto che c'è più di questo, ma adesso non importa. Ho amato la deduzione di Sherlock sul profumo di gelsomino infilato dentro la tasca, un'abitudine che sembra da niente, quasi sciocca, ma che se contestualizzata in realtà fa capire tantissimo della persona che ci si trova davanti. Una suora non può usare profumi e non si può truccare, ma una suora interessata al sesso e che vuole piacere a qualcuno, usa ciò che ha a disposizione e che può passare inosservato. E quindi fiori di gelsomino che sono tanto profumati. Insomma, deduzione interessante fatta su un personaggio che lo è altrettanto. La suora come ho detto arriva e subito sparisce, ma svolge il proprio compito con precisione. Pur essendo inizialmente reticente nel raccontare ogni cosa, alla fine si lascia andare e accetta di parlare con la polizia.

In tutto questo non passa in secondo piano il fatto che Sherlock abbia iniziato a vedere dei lampi, cosa che sappiamo essere importante affinché lui riprenda la vista. Lui stesso ammette che è un fastidio, ma non sembra pesargli troppo. Semplicemente al momento non ci vuole pensare, adesso deve risolvere il caso e pensa a quello. Razionalizzerà in futuro e insomma l'ho trovato molto corretto.

Alla prossima.
Koa